Salta al contenuto

Judith Curry: l’IPCC ha fatto il suo corso.

Alcuni giorni fa, nel solito giro giornaliero di blog, mi sono imbattuto in una intervista che Judith Curry ha concesso ad un media il cui nome è tutto un programma: Oilprice.com.

Marò, il diavolo in persona! E invece pare di no. Al termine dell’intervista, non so se su richiesta della Curry o per semplice furbizia mediatica mascherata da quieto vivere, c’è un disclaimer dell’autore del pezzo che recita così:

[notice]

Devo sottolineare che non c’è stato alcun compenso per questa intervista – Oilprice.com non ha affiliazioni con industrie del petrolio, del gas o di altre risorse energetiche, ed è in contatto con Judith Curry già da un po’ ed è stato un piacere per noi poter parlare con lei delle sue opinioni sulla scienza del clima e su perché la comunità climatica abbia bisogno di lavorare tutti insieme per risolvere i problemi con cui l’umanità sta confrontandosi.

[/notice]

Ora che ci siamo messi tranquilli – salvo ricerche più approfondite che i soliti noti vorranno fare – possiamo mettere in evidenza qualche passaggio di questo interessante scambio di battute.

Il classico sasso nello stagno (a ben vedere è tutt’altro che una novità,  ma a più di qualche delegato saranno venuti i brividi lungo la schiena), è quello che ha ispirato il titolo di questo post. Vediamo:

[success]

Domanda. Lei è stata notata in passato per aver criticato piuttosto apertamente l’IPCC su parecchi argomenti. Al punto di arrivare a dire: “E’ la mia triste conclusione che aprire la mente su questo argomento (il dibattito sul cambiamento climatico) ti porta sul tereno scivoloso di contrastare molti aspetti del consenso dell’IPCC”. Ritiene che l’organizzazione debba essere rivista per produrre maggiori progressi sul cambiamento climatico? Che suggerimenti  avrebbe circa come dovrebbe funzionare questa organizzazione?

Risposta. L’IPCC potrebbe aver esaurito la sua utilità. Vediamo cosa uscirà fuori dal prossimo report. Ma stiamo avendo sempre meno da questi report, e questi portano via una quantità enorme di tempo agli scienziati.

 [/success]

[success]

Domanda. Quali sono le sue opinioni circa il fatto che la CO2 potrebbe non dare un contributo significativo al cambiamento climatico? Come pensa che una tale scoperta, se vera, possa avere impatto sull’economia mondiale e magari minare la fiducia dell’opinione pubblica in istituzioni che hanno detto che si devono necessariamente ridurre le emissioni per salvare il pianeta?

Risposta. Personalmente,  penso che abbiamo messo il carro delle policy di stabilizzazione della CO2 molto avanti al cavallo della scienza. Il trattato ONU su di un pericoloso cambiamento climatico del 1992 è stato scritto e siglato prima di avere una prova tangibile del riscaldamento indotto dalla CO2, come riportato dal secondo report IPCC del 1995. In conseguenza di ciò, abbiamo considerato una sola opzione di policy (la stabilizzazione della CO2), che per quanto mi riguarda non è una opzione solida in relazione all’incertezza su quanto stia cambiando il clima a causa della CO2.

[/success]

[success]

Domanda. Ritiene che i climatologi dovrebbero fare sfrozi maggiori per comprendere il ruolo del Sole sul nostro clima? Dato che l’IPCC si è focalizzato essenzialmente sulla CO2 come causa de cambiamento climatico – l’mportanza della CO2 e del Sole, sono rispettivamente sovrastimata e sottostimata?

Risposta. Credo che sia assolutamente necessario un maggiore impegno nel determinare il ruolo del Sole sul nostro clima. Il sole sta ricevendo maggiore attenzione (e finanziamenti) e c’è un vivace dibattito in corso sull’interpretazione delle ultime misure satellitari, sulla ricostruzione della variabilità solare nel passato, e sulla previsione di questa variabilità per il 21° secolo. Praticamente tutti gli scienziati solari prevedono un certo raffreddamento ad opera del Sole  nel prossimo secolo, ma l’ampiezza di questo possibile o probabile raffreddamento è molto dibattuta e altamente incerta.

[/success]

Direi che basterebbe. Ma vi assicuro che c’è anche molto di più. Trovate tutto qui.

 

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

12 Comments

  1. Guido Botteri

    Qui potete trovare la foto di Josh Willis (fervente sostenitore dell’ipotesi AGW), ed anche una foto di una “buoy duck” (che serve per misurare la temperatura degli oceani, da una profondità di 2000 metri fino alla superficie.).
    Mi ha molto rallegrato trovare quella foto perché i miei precedenti tentativi mi avevano restituito immagini di giocosi salvagenti a paperella, che ben difficilmente avrei potuto spacciare per rigorosi strumenti scientifici 🙂
    La pagina è firmata NASA, e riguarda il dietro-front di Willis rispetto ad una sua dichiarazione che gli oceani starebbero raffreddandosi. Tale dichiarazione era in contrasto coi risultati dei modelli climatici e quindi il nostro scienziato è riuscito, dopo profondi studi, e dopo aver corretto in vari modi i dati (trovate tutto nelle varie pagine dell’articolo citato) a rientrare nell’ortodossia serrista. Quando i dati contrastano con i modelli, non c’è dubbio, bisogna correggere i dati. E tutti sono più felici:

    Since the revision, says Willis, the bumps in the graph have largely disappeared, which means the observations and the models are in much better agreement. “That makes everyone happier,” Willis says.

    Beh, scopriamo che seppure chi non è d’accordo vada tacciato di negazionismo (“global warming deniers cited the results as proof that global warming wasn’t real and that climate scientists didn’t know what they were doing.”), le cose che dicono i serristi, guarda caso, possono essere sbagliate, qualche volta, anche se non è lecito agli scettici dubitarne:

    “Models are not perfect,” says Syd Levitus. “Data are not perfect. Theory isn’t perfect. We shouldn’t expect them to be. It’s the combination of models, data, and theory that lead to improvements in our science, in our understanding of phenomena.”

    Insomma, i serristi possono sbagliare, ma se si pensa che i serristi possano sbagliare, si è “negazionisti”.

    Dopo aver preso conoscenza di questi fatti, mi domando che attendibilità abbia la notizia da me prima riportata a nome dello stesso scienziato, e se sia ancora valida o se sia stata già corretta. Se ne avrò notizia, ve ne farò partecipi.
    (In questo articolo non si parla infatti della Corrente del Golfo)

    • donato

      Gli aneddoti “familiari” dei vari scienziati costituiscono dei siparietti molto divertenti. Mi meravigliano sempre queste mogli americane che nell’imminenza di uscire per andare a cena fuori tollerano che i mariti si dedichino agli ultimi ritocchi alle mappe: la mia, infatti, è molto meno tollerante e molto meno remissiva 🙂 .
      Comunque, tornando all’oggetto del contendere vorrei notare due cose.
      1) I dati “revisionati” riguardano il decennio 1975/1985. Per il resto la revisione non ha prodotto molte variazioni. Levitus, inoltre, nonostate la revisione continua a individuare delle variazioni multidecadali.
      2) La revisione lascia del tutto indenni i dati successivi al 2000. E’ proprio a partire dal 2003/2004, infatti, che i dati delle boe ARGO hanno mandato in soffitta (nelle polverose ed ammuffite cantine, per usare il linguaggio colorito della NASA) i vecchi strumenti di misura. E da quel momento il contenuto di calore degli oceani ha cessato di crescere.
      Cosa succederà ora? Semplice, le boe ARGO sono poco affidabili, stanno cominciando a dirci, perché è impossibile che il calore immagazzinato negli oceani non cresce più. Se ciò si verifica è perché le incertezze nei dati ARGO sono troppo ampie: dovremo ripescare dalle cantine polverose ed ammuffite i vecchi secchi. 🙂 E’ pacifico, infatti, che se i dati ed i risultati dei modelli non coincidono siamo tutti meno felici. Domanda impertinente: se i risultati dei modelli non coincidono con i dati perché non buttiamo alle ortiche i modelli e ci fidiamo dei dati?
      Ciao, Donato.

    • Guido Botteri

      Prendo spunto dal tuo punto 1)
      “I dati “revisionati” riguardano il decennio 1975/1985”
      La mia domanda però è sempre quella:
      non si sono fatte calibrazioni e verifiche PRIMA di validare un nuovo metodo di misura ?
      Nel nostro piccolo, noi facevamo così.
      Perché questa metodologia di correggere i dati a posteriori (magari dopo anni che sono stati raccolti e documentati), sulla base della loro non concordanza coi modelli climatici, NON mi piace per niente.
      Se avessero ragione, c’è da domandarsi con che serietà e competenza abbiano validato certi metodi e certe misure.
      C’è anche da chiedersi se nel periodo in cui i dati erano sbagliati fosse lecito dubitare di quei dati, o si incappasse comunque nell’accusa di “negazionismo” ?
      Un serrista può correggere dei dati “sbagliati”, ma guai se uno scettico dice che sono sbagliati, ne va, magari, della sua carriera, o per lo meno della sua immagine, perché deve aspettarsi per lo meno un fuoco di fila denigratorio e accuse di ogni genere.
      Un serrista può ammettere un errore “gratis”;
      uno scettico, invece, se rileva che quegli stessi dati (che poi, dopo, sono dichiarati sbagliati dai serristi) non sembrano plausibili, lo farebbe perché sarebbe pagato dai soliti petrolieri (che se vai a verificare danno molti più soldi ai sostenitori dell’ipotesi AGW).
      E’ questo aspetto della questione che mi irrita, perché poi, quando sbagliano loro, ti vengono a dire che sbagliare è umano ed inevitabile e che la Scienza va avanti per successive correzioni. Vero, ma perché poi aggrediscono chiunque osi contestare dati che potrebbero essere sbagliati, e che magari lo sono davvero ?
      (cioè, io un’idea del perché ce l’avrei 🙂 ma è meglio che mi stia zitto…)

    • donato

      Il problema è di fondo. Secondo me non si possono mettere in discussione dati misurati nel passato. Io so perfettamente come far quadrare dei conti che … non tornano in modo da ottenere quel che voglio. Solo che se mi pizzicano vado a farmi qualche mese di vacanza nelle patrie galere (per modo di dire perchè un periodo di arresti domiciliari non si nega a nessuno). 🙂
      Qualche anno fa si pose il problema del “panettone” delle temperature dell’acqua marina negli anni ’40. Le temperature, a partire da una certa data, cominciarono a salire e, poi, a scendere. Questo comportamento delle temperature, nel passato, non aveva creato grossi problemi: così era e così restava. Con l’avvento delle ipotesi AGW era inconcepibile che le temperature seguissero andamenti diversi da quelli lineari (maggiore CO2, maggiore temperatura) per cui quel “bubbone” che deturpava il grafico delle temperature, doveva essere eliminato. I ricercatori si misero alacremente al lavoro e il panettone sparì (in realtà fu molto ridimensionato). La giustificazione fu che nel periodo della guerra i dati erano stati raccolti in modo approssimativo e, inoltre, erano preponderanti quelli di origine russa rilevati con metodiche differenti da quelle americane ed inglesi per cui si rendeva necessario omogeneizzare i dati. Anche in questo caso i dati furono adeguati alle esigenze dei modelli e tutti furono più felici. L’omogeneizzazione dei dati è pratica diffusa in ambito scientifico, però, richiede la conoscenza precisa di tutte le caratteristiche degli strumenti di misura utilizzati. Ha senso, invece, parlare di omogeneizzazione rispetto ai risultati di un modello? Secondo me no. Il mondo, però, segue altre strade.
      Ciao, Donato.

  2. donato

    Articolo molto interessante anche se il pensiero di J. Curry è ormai noto. Molto interessante anche la discussione che è scaturita dall’articolo e che può essere seguita su Oilprice.com. Molto bello, almeno per me, il commento in cui si fa il confronto tra la vicenda del neutrino superluminale e le vicende del clima. Il commentatore fa notare che nel primo caso la scienza si è auto corretta in quanto, individuato un errore, è stata capace di metterlo in evidenza e mettere in discussione tutte le conclusioni cui si era giunti. Il commentatore si chiede perché, alla luce delle sempre più puntuali critiche in merito all’ipotesi dell’esclusiva responsabilità dell’uomo nel provocare il disfacimento climatico, i climatologi di stretta osservanza AGW non modificano di una virgola la loro posizione. Domanda estremamente interessante che condivido pienamente.
    Mi sono dispiaciute, inoltre, alcune espressioni poco rispettose della persona e del prestigio scientifico di J. Curry che hanno utilizzato alcuni commentatori. La cosa, però, non mi meraviglia più di tanto in quanto è quasi normale essere insultati dai censori della sponda AGW appena si osa mettere in dubbio la solidità dei pilastri portanti di tutto il sistema: il consenso del 97% degli scienziati e il divieto per i non addetti ai lavori di esprimere opinioni 🙂 . Uno studente di fisica, in particolare, si è chiesto come mai persone che non sono scienziati possano mettere in dubbio le conclusioni degli scienziati. Secondo lui una persona che non è in grado di far girare un modello climatico su un supercomputer farebbe bene a restare in silenzio invece di criticare le conclusioni dei climatologi! Che dire, tutto il mondo è paese! 🙂
    In proposito mi sembra estremamente condivisibile l’idea che la prof.sa Curry ha del consenso e del problema della comunicazione scientifica in ambito climatico:
    “I think the biggest failure in communicating climate science to the public has been the reliance on argument from consensus. We haven’t done a good job of explaining all this, particularly in the context of the scientific disagreement.”
    Inutile dire che condivido totalmente.
    Ciao, Donato.

  3. Paolo B.

    Temo di aver espresso male (anzi, sicuramente mi sono espresso male) il mio pensiero. Ho scritto ingenuamente “reale o meno” volendo intendere quanto sia reale imputarlo all’uomo o no. Personalmente, da profano in materia ma da grande lettore in merito, propendo per cause legate primariamente alla nostra stella (che gira al minimo dal 2008 però), anche se sparare nell’atmosfera immani quantità di CO2 (ed ora anche metano) non può non contribuire ad alterare in qualche misura la circolazione atmosferica.
    Ora ti chiedo se è vero, come ho letto da più parti, che le temperature medie globali si siano stabilizzate da qualche anno e che la corrente del golfo stia mostrando segni di preoccupante rallentamento.
    Inoltre, se sei il Guido Guidi delle previsioni in RAI, ti faccio i miei complimenti per la chiarezza di esposizione. In qualche modo non fai rimpiangere le previsioni di Guido Caroselli 🙂

    PB

    • Paolo,
      più che essere vero è nei dati. Da un quindicennio ormai, la temperatura media superficiale globale (stimata) non ha subito variazioni statisticamente significative. Non è certamente aumentata quanto avrebbe dovuto reagendo al forcing antropico (stimato e quindi errato con riferimento ad un periodo che comicia ad essere non così breve). Quanto alla CdG non ho notizie, è un po’ che non la sento al telefono 😉

      Sul tuo ultimo periodo preferirei glissare, ma ti confermo che sono quello. Non fosse altro perché se ci fossero due persone con questo nome che fanno lo stesso lavoro con questi deludenti risultati sarebbe davvero troppo anche per questo malandato pianeta.
      Ciao
      gg

    • Guido Botteri

      La Corrente del Golfo sembra che abbia sempre più fretta, e forse per questo non ti ha telefonato, e nemmeno a me, devo lamentare. 🙂
      Ma ci sono delle notizie
      http://www.meteogiuliacci.it/la-corrente-del-golfo-non-rallenta-anzi_sn_633.html
      “Una recente ricerca condotta da Josh Willis del Jet Propulsion Laboratory della NASA ha però dimostrato che, nonostante il rapido surriscaldamento del nostro Pianeta, negli ultimi 15 anni la Corrente del Golfo non ha subito nessun rallentamento e anzi ha addirittura… accelerato!”
      Giuliacci, lo so per aver studiato sul suo corso meteo, è sostenitore dell’ipotesi AGW, non certo uno scettico come me.

  4. Maurizio Rovati

    “Causa peak oil nella realtà” (?!)
    Non sapevo che il peak oil fosse reale.
    Pensavo fosse uno dei tanti trucchi per far apparire necessarie delle operazioni inutili e dannose all’economia occidentale e favorire lo sviluppo di nuovi e fiorenti mercati burocratici sovrannazionali.
    Una storiella come l’esaurimento e la demonizzazione dell’uranio, la demonizzazione del carbone e del fracking, dei pozzi offshore etc e la contemporanea santificazione del solare eolico biomassivo che deve accompagnare la decrescita felice (e costosa) verso la “sostenibilità”.
    Una cosetta alla Gleick, così per dire…

  5. Paolo B.

    Di certo c’è che far accettare alle masse il principio del riscaldamento globale (che sia reale o meno) aiuterebbe i governi ad imporre senza troppa resistenza nel breve termine delle politiche impopolari di risparmio energetico. Causa peak oil nella realtà, ma questo è meglio non farlo sapere ai popoli buoi…

    • Paolo,
      il GW è reale. Si può discuterne la stima in termini quantitativi, ma che la temperatura media superficiale del Pianeta sia aumentata (ove prima era diminuita e prima ancora aumentata) è un fatto assodato. Ciò che assodato non è, è quanta parte di questo riscaldamento sia ascrivibile alle attività umane, quanta alle dinamiche naturali (di breve, medio e lungo periodo) e quanta ad una combinazione di questi fattori. Non confondiamoci su questo, altrimenti i sapientoni hanno ragione a darci dei negazionisti. 🙂
      gg

Rispondi a Guido Botteri Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »