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Le risposte al global warming: Tempi climatici? No, biblici.

Quanto segue è tratto da un articolo di Willies Eschenbach pubblicato su WUWT un paio di giorni fa. Sì, lo so, quello è un sito di scettici, Eschenbach non è un climatologo e bla, bla, bla. Vi chiedo però un po’ di attenzione al merito.

Sembra che sia uscito recentemente un report dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana. Obbiettivo: rispondere su commissione del governo USA a quache quesito ‘semplice semplice’ in materia di riscaldamento globale e cause dello stesso.

  1. Identificare i fondamenti concettuali su cui si basa l’attuale comprensione degli effetti sul clima della CO2,
  2. Definire quantitativamente l’attendibilità e l’incertezza della nosta conoscenza di questi fattori e processi, e
  3. Riassumere in termini concisi ed oggettivi l’attuale comprensione della relazione anidride carbonica/clima per gli usi dei policy makers.

Un lavoretto mica male. Non solo, un lavoro che, se completato, avrebbe risolto tutti i nostri problemi. Data l’impossibilità di compierlo però, la risposta a questi quesiti non è arrivata. Gli esperti interpellati hanno preferito rispondere diversamente, mettendo a punto una nuova domanda e fornendo la risposta:

Domanda: Se fossimo certi che l’anidride carbonica atmosferica dovesse aumentare secondo uno schema noto, quanto bene potremmo immaginarne le conseguenze sul clima?

Risposta: Si stima che il riscaldamento più probabile per un raddoppio della CO2 possa essere intorno a 3°C con un errore di +/- 1,5°C.

Sicché non si cerca la causa e non si danno risposte. Si assume che la causa sia la CO2, si aggiusta la domanda e si fornisce la risposta. Più facile. Ma, sin qui, cosa nota. Ora il ‘succo’ di questa stima.

La dinamica delle nubi costituisce uno dei maggiori punti deboli delle simulazioni climatiche. Nonostante ciò, dopo aver tenuto conto di tutti i possibili feedback negativi e considerato il feedback positivo più rilevante, ovvero quello legato al vapore acqueo, abbiamo concluso che le imprecisioni e le approssimazioni necessarie a descrivere la dinamica delle nubi non hanno un impatto significativo sull’attendibilità delle simulazioni. Ne consegue perciò che sebbene i feedback negativi possano in qualche modo ridurre il riscaldamento, essi non avranno ampiezza tale da ridurre in modo significativo gli effetti di quelli positivi.

Segue breve spiegazione dell’incertezza legata alla dinamica delle nubi e alle scarse capacità predittive di queste simulazioni a scale spaziali inferiori a quella globale.

Riassunto del riassunto.

Sicché, la sensibilità clmatica è di 3°C per un raddoppio della CO2 con un errore di +/- 1,5°C. Il feedback netto è positivo sebbene non si comprendano efficacemente le nubi. I modelli non riescono a simulare il clima regionale. Nessuna novità significativa rispetto a quello di cui discutiamo tutti i giorni.

Bene, tenetevi forte, il report è del 1979. Da oltre trenta anni, quindi, si discute esattamente delle stesse cose e si hanno esattamente le stesse risposte, senza che siano stati fatti in questo campo dei progressi significativi. Con una differenza. All’epoca queste risposte potevano anche avere un senso, perché – si deve dire per pura coincidenza – l’evoluzione del clima sembrava andare in quella direzione. Oggi non è più così, quella incertezza si è tramutata in una distanza sempre maggiore tra le simulazioni e la realtà osservata. Nonostante ciò, qualsiasi sostenitore dell’ipotesi AGW vi risponderà esattamente le stesse cose. Sensibilità tot, nubi incerte, feedback positivi, AGW assicurato.

Nel frattempo il mondo è diventato un’altra cosa. Ieri è stato lanciato il nuovo Ipad, un oggetto che ha prestazioni alcuni ordini di grandezza superiori a quelle del più potente computer dell’epoca. I calcoli necessari a produrre le simulazioni climatiche di oggi impegnerebbero per millenni i computer di allora. E la quantità enorme di ore-uomo, di ore di calcolo, di risorse destinate alla ricerca ha prodotto quantità altrettanto enormi di informazioni sui dettagli, ma non ha fornito alcuna risposta tangibile ai quesiti fondamentali. Quanto pesa la CO2? Quanto pesano le nubi? Quanto aumenterà (se aumenterà) la temperatura in ragione di questi forcing? Cosa cambierà realmente nelle dinamiche del clima?

Non lo sappiamo noi scettici impenitenti, non lo sanno quanti combattono con ogni mezzo questo scetticismo. Perché il mondo va avanti e queste risposte non arrivano? Eschenbach propone una risposta abbastanza condivisibile. L’errore è nell’assunto, nell’aver ‘deciso’ a priori che il clima debba rispondere necessariamente in modo lineare al forcing antropico e – aggiungo io – nell’aver cercato per decenni di identificare questa risposta nel comportamento di un parametro che si conosce poco e male come la temperatura superficiale globale, che per di più, anche dovessimo conoscerlo esattamente, non rappresenta affatto l’integrale del sistema.

Domandone finale: quanto ci vorrà per venir fuori da questa gabbia concettuale? Dobbiamo aspettare che le temperature tornino a salire per garantire un altro paio di decenni di allarme o possiamo provare a capire sin da subito che occorre battere altre strade?

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Published inAttualità

7 Comments

  1. Maurizio Rovati

    Comunque un po’ di buonsenso comincia a farsi strada.
    http://www.universetoday.com/94079/fears-of-tornado-catastrophes-due-to-global-warming-unfounded/
    Almeno si sente discutere dei fondamenti scientifici della connessione tra GW, danni e intensità dei tornado.
    La discussione tiene conto delle prove oltre che delle teorie alla base della formazione dei tornado e considera anche il fatto che l’intensità dei fenomeni misurata in funzione dei danni osservati ha una scarsa attendibilità scientifica.

    • donato

      Speriamo che “la politica dei piccoli passi” porti a qualche risultato degno di rilievo. Per il bene della Scienza, ovviamente.
      Ciao, Donato.

    • Maurizio Rovati

      Oddio, va bene la scienza, ma anche l’economia… buttare nel cesso tanti soldi per il grande circo del CAGW non mi rende sereno per il futuro dei miei amatissimi nipotini.

  2. donato

    Mentre leggevo l’articolo riflettevo sull’oziosità delle domande che si pongono ai climatologi e sul fatto che sono un paio d’anni che le sento ripetere fino alla noia senza che nessuna risposta appaia all’orizzonte. Quando, poi, G. Guidi ha avvisato di mantenersi forte e ha citato la data in cui le tre domande furono fatte, veramente sono sobbalzato sulla sedia. E’ proprio vero: tutto cambia affinché nulla cambi. 🙂
    E come non essere d’accordo con F. Giudici. Potersi scegliere le domande che più ci piacciono e rispondere solo ad esse sarebbe una pacchia. Invece nella vita alle domande poste bisogna rispondere e rispondere anche bene altrimenti ne va della pagnotta. 🙂
    Altro aspetto veramente irritante della vicenda è che in questi trent’anni si sono spesi milioni e milioni di euro/dollari in ricerca e miliardi di euro/dollari in iniziative per la mitigazione degli impatti della CO2 senza che si sia riusciti a dare una risposta definitiva a quelle domande. Anzi, rispetto ad allora i dubbi sono solo aumentati e l’avvento di Internet ha consentito di rendere di pubblico dominio questa situazione di stallo. Nel frattempo gli scienziati climatici si impegnano ad adattare i dati sperimentali ai risultati dei modelli o a dimostrare che i dati sperimentali non riescono a replicare i modelli a causa delle incertezze che affliggono queste misurazioni. Altro che ritorno al metodo scientifico-sperimentale!
    Ciao, Donato.

  3. Paolo B.

    Anche oggi dei meccanismi climatici si capisce ancora poco, nonostante l’evoluzione della climatologia e dei computer dal 1979 ad oggi. Quello che nel frattempo è cambiato è la disponibilità di petrolio a basso costo la cui produzione globale ha raggiunto il picco tra il 2005 e il 2008 (e tra qualche anno anche per il gas naturale). Ce n’è e ce ne sarà sempre di meno per tutti e non manca molto al momento che molti governi dovranno iniziare a ridurre nettamente i consumi energetici e a razionare i carburanti con politiche impopolari. Il riscaldamento globale per “causa antropica” capita a fagiolo per far digerire alla gente le suddette politiche, e quindi la politica, quando prima ha sempre ignorato gli allarmi degli scienziati pro GW, ora ha cominciato a cavalcarlo decisamente.
    Penso che nessun modello matematico oggi possa prevedere quale tipo di feedback prevarrà in base alle conoscenze scientifiche e ai computer attuali.
    Penso anche che la bassa attività solare, che ormai si protrae da qualche anno, deponga contro i feedback positivi.
    Ma queste sono solo delle mie opinioni.

  4. Da cui si capisce che siamo tutti invidiosi dei climatologi AGW. Facciamo tutti dei lavori che, in sintesi, possono essere ricondotti al concetto “rispondiamo a domande”. Sarebbe molto bello se potessi ignorare le domande dei clienti, scegliermi invece quelle che mi piacciono e poi rispondermi da solo. Ah, che pacchia!

  5. Maurizio Rovati

    Onestamente le risposte mi pare ci siano anche se la domanda viene riformulata, l’originale chiede:

    “1.Identificare i fondamenti concettuali su cui si basa l’attuale comprensione degli effetti sul clima della CO2”

    Di CO2 e non di altro si parla perchè probabilmente è chiaro al governo USA che l’umanità comincia a produrne parecchia, USA in testa, e si sta accumulando in atmosfera ad un rateo facilmente misurabile.

    Il problema è che da allora non s’è fatto un passo avanti decisivo nella comprensione del clima ma si sono radicalizzate delle posizioni fortemente condizionate dall’ideologia e si è aperta una ferita nel mondo scientifico che col tempo appare essersi infettata con i virus della politica e dell’economia.
    Anche la stessa domanda potrebbe essere nata a seguito dell’azione della leva psico-scientifica, che appartiene in prevalenza all’ideologia verde a sua volta connessa prevalentemente all’ala sinistra nell’ambiente politico.

    Quali altre strade potremmo battere?
    Forse, oltre a battere altre strade, non sarebbe opportuno cambiare atteggiameto e ritornare al metodo scientifico anche in climatologia?

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