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Tutti verdi, tutti al verde

Questo post ha due puntate precedenti.

La prima: No AViation Without Taxation – 16 gennaio 2012

La seconda: Lotta alle emissioni e aviazione: Incoscienza (in)consapevole – 23 gennaio 2011

Così abbiamo chiarito l’argomento, cioè la politica – per alcuni ambiziosa per altri suicida – della UE in tema della tassazione delle emissioni del comparto dell’aviazione civile.

Nelle ultime settimane questo argomento è stato affrontato sui media con scarso entusiasmo. Ora che sono entrati nel merito il Financial Times (a pagamento) e la Reuters, forse qualcuno drizzerà le antenne.

Voi ci imponete una tassa se con i nostri vettori decolliamo, atterriamo o semplicemente attraversiamo il territorio della UE? E noi non compriamo più i vostri Airbus. Questa la mossa dei committenti cinesi. Totale: 2000 posti di lavoro a rischio nel territorio UE (Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna) e 12 miliardi di Euro che sfumano, per 45 velivoli che i cinesi minacciano di non acquistare.

Così ben sette tra le compagnie aeree più importanti hanno preso carta, penna e calamaio e hanno scritto una letterina ai leader politici dell’Unione chiedendo di rivedere la decisione.

Davvero una interessante dinamica di ripresa.

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Published inAttualità

5 Comments

  1. donato

    I cinesi riescono sempre a toccare i tasti giusti quando vogliono imporre le proprie idee. 🙂
    Non sono politicamente corretti, ma efficaci.
    Mah! Mi sa che le prossime generazioni di giovani occidentali dovranno seguire il percorso di Marco Polo per avere qualche speranza di affermarsi. Ho la netta impressione che il nostro mondo occidentale non abbia più le energie per innovare, migliorare ed inventare in modo da riuscire a competere con le tigri orientali e del sud del mondo. I nostri politici, i nostri opinionisti, i nostri analisti sono talmente intenti a parlare ed a discutere con tutti e di tutto che non riescono più a decidere per il bene di tutti. Nel frattempo il prezzo dell’energia cresce a dismisura grazie alla fame di energia della Cina e delle economie in forte sviluppo e noi, appesantiti da apparati burocratici elefantiaci, stati sociali costosissimi, apparati produttivi oberati da costi enormi ed impastoiati da lacci e lacciuoli di ogni tipo, sistemi di formazione sclerotici ed incapaci di formare le nuove classi dirigenti, un mondo industriale e della ricerca ormai incapace di innovare e perfezionare, siamo del tutto incapaci di reagire.
    Potremmo essere, veramente, di fronte ad un evento come quello della caduta dell’impero romano!
    Speriamo che questi pensieri siano i postumi della forma influenzale che mi ha afflitto nei giorni scorsi (di una mente “allucinata”, insomma) e che non trovino mai riscontro. Per evitare altri “danni” vi saluto tutti e me ne vado a dormire. 🙂
    Ciao, Donato.

    • Paolo B.

      L’impero sta crollando, quello globale però. Se l’occidente cadrà prima, i paesi emergenti lo seguiranno a ruota.
      Le risorse energetiche e non, sono in declino e le economie emergenti, che hanno copiato pari pari il modello consumistico occidentale, sono il classico colpo di grazia ad un insostenibile sistema economico basato sulla crescita infinita. Competere con loro significa solo accelerare il crollo del sistema.
      I nostri giovani in futuro dovrebbero prendere la via della seta? Non ci saranno vie da prendere nel futuro, e questa è una certezza. Il Titanic sta affondando con tutti i suoi passeggeri/nazioni mondiali mentre l’orchestrina (la dittatura finanziaria mondiale) continua a suonare sul ponte…

    • Paolo per favore, sembri Zaratustra…
      gg

    • Paolo B.

      Sono espressioni colorite, vero, ma rendono bene la realtà. Per chi la vede…

  2. La cosa divertente è che sull’ultimo numero della rivista italiana del WWF si sostiene che per ogni euro investito in tecnologie verdi ne rientrano tre. Ovviamente non ci sono riferimenti a come è stato fatto il conto. Ricordo che in passato sia in Spagna che in Germania, due paesi che sugli investimenti verdi si sono gettati a pesce, si sono ricreduti (qui se ne è già parlato). Anche in USA alcune aziende verdi, per esempio nel settore dei pannelli solari, sono fallite, nonostante robuste iniezioni di fondi pubblici (anche di questo si è parlato qui). Ora, questi sono chiaramente episodi; tuttavia sufficienti per me ad avere dubbi e il bizzarro desiderio di vedere come sono stati calcolati quei tre euro. Ma sono sicuro che se chiedo al WWF riferimenti mi diranno che ci sono domande più interessanti a cui vogliono rispondere.

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