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Quanto basta per bagnarsi i piedi

Molte volte, magari sbagliando, sulle pagine di CM ci siamo lasciati andare a considerazioni in materia di policy climatiche, confondendo la discussione con quella più specificatamente dedicata alle dinamiche del clima e per questo più appropriata. Il fatto è che l’ipotesi del prevalente contributo antropico alle recenti evoluzioni del clima, di fatto è diventata la base di quelle policy praticamente in tutto il mondo.

Ci sono alcuni paesi un po’ riluttanti, ma ce ne sono alcuni molto attivi. L’unione Europea nel suo complesso appartiene senz’altro alla seconda categoria, sebbene poi nello specifico i singoli paesi cerchino di cavarsela a buon mercato, ma questa è un problema che pervade un po’ tutto il funzionamento dell’Unione.

Fanno più impressione i singoli paesi, sebbene molto grandi, che hanno invece deciso di fare il classico salto in avanti. Tra questi senz’altro l’Australia, che ha visto i contendenti delle ultime elezioni politiche confrontarsi proprio (e quasi esclusivamente) su questa materia. Come molti sanno, ha vinto la parte che è convinta che si debba assolutamente far qualcosa e che lo si debba fare anche in fretta. Tanto che uno dei primi atti normativi è stata l’istituzione di una carbon tax vera e propria. Tutti i tributi, anche quelli climatici, hanno però necessità di essere sostenuti da adeguata informazione perché l’opinione pubblica li possa digerire. Sicchè, per un paese la cui maggioranza della popolazione vive in zone costiere, quale migliore informazione a supporto di una tassa climatica della minaccia dell’incipiente salita del livello del mare?

Una vera jattura. Accade però che un paio di giorni fa, sul blog di Roger Pielke Sr, sia apparso il commento ad un articolo scientifico pubblicato molto recentemente

Is there any support in the long term tide gauge data to the claims that parts of Sydney will be swamped by rising sea levels?

L’abstract recita così:

[success]

Il governo australiano sostiene l’affermazione che il livello dei mari stia salendo più velocemente che mai a causa dell’aumento delle emissioni di anidride carbonica. In conseguenza di ciò, le aree costiere depresse, dove è concentrata la maggior parte degli Australiani, sono state dichiarate a rischio di inondazioni. Sono state pubblicate mappe di Sydney, la più importante città australiana, con livello del mare in salita di 0.5, 0.8 e 1.1 mt. Tuttavia, le serie storiche di lungo periodo dei livelli di marea, che registrano il livello del mare a scala globale così come lungo le coste australiane e all’interno della baia di Sydney, non mostrano alcun attuale segno di accelerazione dell’aumento del livello del mare.

[/success]

Mentre nelle conclusioni:

[success]

La valutazione dei dati misurati in un periodo significativamente lungo dimostra che il livello del mare sta aumentando senza mostrare alcun segno di accelerazione.

Il livello di marea a scala globale ottenuto considerando tutti i dati inclusi nel dataset del Permanet Service for Mean Sea Level mostra un aumento modesto e un’accelerazione prossima a zero.

Il livello di marea di Fort The Fort Denison, Sydney, mostra lo stesso aumento modesto e accelerazione prossima a zero in perfetto accordo con i risultati a scala globale.

Il livello di marea di Freemantle, l’unica rilevazione in Australia con dati superiori al secolo, mostra lo stesso aumento modesto in perfetto accordo con i risutati a livello globale e con quelli di Sydney.

Gli altri rilevamenti lungo le coste australiane sulla più corta scala temporale di 30 o 40 anni mostrano in media anch’essi l’assenza di una componente di accelerazione nel rateo di salita del livello dei mari.

L’innalzamento del livello del mare nella baia di Sydney per il 2100 è quindi più probabilmente meno di 50 mm così come misurato sin qui negli ultimi 100 anni piuttosto che il metro previsto da alcuni modelli.

[/success]

Dati. Misurazioni. Osservazioni. Sì, va bene, i dati costieri non tengono conto dei movimenti isostatici e di tanti altri fattori. Ma il mare può venire solo dalla costa. E se sulla costa non sale c’è ben poco da inondare.

Di seguito da climate4you.com i grafici relativi al livello del mare a scala globale e il rateo di variazione dello stesso. Non mi pare che l’aumento sia veloce, né che stia accelerando. Semmai, frena.

Mi chiedo semplicemente per quanto tempo ancora si potrà continuare a far proclami che la realtà smentisce ogni giorno, che servano per sostenere delle scelte politiche o semplicemente per vendere i giornali. Arriverà un giorno in cui la realtà supera l’immaginazione no?

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Published inAttualitàClimatologia

8 Comments

  1. Alberto

    Complimenti, articolo molto bello come del resto anche gli altri. Vi seguo da un po’ e, devo ammettere, mi avete salvato la vita. Ero rimasto praticamente isolato nelle discussioni sul clima, l’energie rinnovabili e le varie bufale tipo quella degli orsi che stavano affogando! Io capisco che, visto il flusso di denaro circolante, molti provino a cavalcare il momento nella speranza di spartirsi la torta; mi sconvolge invece l’utente medio credulone! Possibile che ci siano così poche persone con la curiosità di andare a fondo dei vari argomenti per capire se sono presi per i fondelli? Anche perchè di mezzo ci sono balzelli e tasse che ti arrivano in un momento molto felice :-/ e che vengono giustificate dalle eco-balle. E la gente muta, paga ed è felice perchè è più verde! Piccolo esempio per chiarire. La scala “euro” per le emissioni. Pochi sanno che dall’euro 0 (cioè senza catalitica!) all’euro 1, le emissioni si abbassano di circa il 90% (correggetemi se sbaglio!) Da quel punto in avanti ogni salto comporta un abbassamento di circa la metà di quel 10% che resta per arrivare ad emissioni 0. Quindi, rispetto l’euro 0, l’euro 2 è -95%, la 3 è -97,5% … etc. Ora anche un bimbo capisce che già con l’euro 5/6 hai raggiunto un livello di abbattimento tale per cui andare oltre non ha senso perchè a fronte di costi sempre più elevati hai un beneficio dello 0,qualcosa! Eppure nessuno lo fa notare. E avanti così anche su altri temi nella più completa ignoranza. Sto sbagliando? Mi scuso per la lunghezza ma era uno sfogo per gli anni passati a parlare con teste vuote.
    Grazie per lo splendido lavoro che fate.

    • Maurizio Rovati

      Una cosa che disapprovo con forza è il fatto che gli incentivi alle rinnovabili vengono prelevati dalle bollette degli utenti tramite i gestori ma non fanno ufficialmente parte del carico fiscale sull’energia. Sono a tutti gli effetti una tassa occulta che non compare nella stima della pressione fiscale e anche la gestione dei proventi mi sembra poco trasparente.

      Vorrei sapere da Alberto da dove si ricava la scala euro di riduzione delle emissioni.
      Io non ne ho mai sentito parlare nei termini molto precisi che hai descritto. Dato che mi interessa molto, puoi indicarmi la fonte, per favore? Grazie.

  2. Guido Botteri

    trovo interessante quest’intervista di Nils Axel Morner
    http://www.climatechangefacts.info/ClimateChangeDocuments/NilsAxelMornerinterview.pdf
    in cui, tra le altre cose, dice:
    “if the radius of the Earth increases, because sea level is rising, then immediately the Earth’s rate of
    rotation would slow down. That is a physical law, right? You have it in figure-skating: when they rotate very fast, the arms are close to the body; and then when they increase the radius, by putting out their arms, they stop by themselves. So you can look at the rotation and the same comes up: Yes, it might be 1.1 mm per year, but absolutely not more”
    cioè “se il raggio della Terra aumenta, perché il livello del mare sta salendo, allora immediatamente la velocità di rotazione della Terra rallenta. E’ una legge fisica, no ? Pensate al pattinaggio: quando ruotano molto velocemente, le braccia sono strette al corpo; e quando aumentano il raggio, sporgendo in fuori le braccia, si fermano. Così potete guardare alla rotazione e ottenete lo stesso risultato: sì, [ l’aumento del livello del mare ] può esseer si 1,1 mm all’anno, ma assolutamente non di più.”
    Lo scienziato parla anche di “fattori di correzione” introdotti dall’esterno, rispetto alle misure fatte. Al solito, se le misure non concordano con i modelli (che sono solo un tentativo ancora incompleto e impreciso di rappresentare la realtà) si preferisce “correggere” la realtà, piuttosto che allontanarsi dai modelli. Tanto che alcuni dati satellitari vengono corretti, dice Nils Axel Morner, e poi la gente pensa che siano dati oggettivi.
    Parla del famoso albero delle Maldive, tagliato dagli “amici della natura” perché con la sua scomoda presenza dimostrava l’infondatezza di certi allarmismi. E delle isole Tuvalu, dove è stato attribuito al riscaldamento globale un problema di cattiva gestione aziendale, e parla dell’erosione delle coste, che non è variazione del livello del mare, della deforestazione alle basi del Kilimanjaro, e di tanti altri argomenti.
    Vorrei concludere con questa frase:
    “We are basing ourselves on the observations—in the past, in the present, and then predicting it into the future, with the best of the “feet on the ground” data that we can get, not from the computer.”
    cioè “Noi ci basiamo sulle osservazioni – nel passato, nel presente, e poi facendo previsioni per il futuro, con i dati che possiamo ottenere mantenendo i piedi ben per terra, non [ dati ottenuti ] dal computer”

  3. Paolo B.

    Vedo che anche il titolare del blog sospetta 🙂 che il GW di origine antropica sia una comoda scusa per i governi, così da attuare politiche di risparmio energetico impopolari.
    Di certo il non inverno 2011-2012 in gran parte degli USA, aiuterà molto i catastrofisti GW a portare avanti la loro opera di convincimento sulle masse.
    Purtroppo torna comodo sbandierare episodi climatici come dimostrativi di un trend.
    Vabbè, se è vero che la PEG sembrerebbe correlata alla serie di minimi solari tra il 14° ed il 19° secolo, tra poco, perdurando l’attuale bassa attività solare, dovremmo cominciare a sperimentarne gli effetti sul clima…

    • Paolo B.

      Avevo letto che le misurazioni delle temperature locali non sono completamente affidabili perché nel tempo molte postazioni di misurazione sono state inglobate dall’urbanizzazione sfrenata. E si sa che una città è un’isola di calore.
      Non so se è un argomento che hai già affrontato nel blog, essendo io un visitatore recente, però ti chiedo se i dati delle temperature globali sono al netto delle misurazioni nelle città o nel calderone dei dati ci mettono pure i valori “cittadini”?

    • La faccenda e’ centrale e controversa allo stesso tempo. Ne abbiamo parlato non una ma mille volte. Metti le parole ‘isola di calore’, ‘uhi’ oppure ‘urban Heat island’ nel search della home page. Mi sa che avrai parecchio da leggere.
      gg

    • Maurizio Rovati

      “Di certo il non inverno 2011-2012 in gran parte degli USA, aiuterà molto i catastrofisti GW a portare avanti la loro opera di convincimento sulle masse.”

      Una volta tanto pare di no…
      Sempre da Watts:
      “Despite the wailings at various blogs and news outlets about this mild winter in the USA being the result of global warming, NASA says otherwise. Not a mention of AGW, CO2, or any of that blame game can be found in their summary, just AO patterns and La Niña.”

      Nonostante i lamenti in vari blog e organi di informazione riguardo questo inverno mite negli Stati Uniti causa riscaldamento globale, la NASA non li segue. Non un accenno AGW, CO2, o niente di tutto questo può essere trovato nella loro sintesi, solo i modelli AO e La Niña.

      http://wattsupwiththat.com/2012/03/14/nasa-on-the-snow-and-the-mild-winter-agw-not-mentioned/#more-59164

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