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E il Clima che dice? Boh!

Il riscaldamento globale sta causando un’estremizzazione del clima.

Vero? Falso? “Boh!” dice una voce in mezzo alla sala. In mezzo? Anzi no, è una voce che viene dal palco.

Ma come, il palco è stato occupato da negazionisti?

No. Il palco è sempre occupato dall’IPCC. Solo che questa volta, un suo rapporto ha detto (in maniera molto convoluta) una verità scientifica molto scomoda: che dopo quattro decenni di climatologia a tutto spiano, non possiamo ancora rispondere a una semplice domanda:

E’ vero che il Clima sta diventando più estremo?

E se non possiamo rispondere, cosa possiamo dedurne se non che tutti coloro che si sono riempiti la bocca, la carta stampata e i blog riguardo un clima sempre più estremo e magari per cause antropogeniche, non hanno evidentemente alcuna idea né di quale sia lo stato-dell’-arte della climatologia, né di come funzioni la scienza?

Ed ecco allora un estratto, e poi, per chi volesse, il testo completo del rapporto SREX:

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FAQ 3.1 È vero che il Clima sta diventando più estremo? […] Nessuno degli strumenti [qui menzionati] è stato ancora sufficientemente sviluppato per consentirci di rispondere confidentemente alla domanda qui posta.

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Segue il testo integrale

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FAQ 3.1 | È vero che il Clima sta diventando più estremo?

Mentre ci sono prove che gli aumenti nelle emissioni di gas serra hanno probabilmente causato cambiamenti in alcuni tipi di estremi, non c’è una risposta semplice alla domanda se il clima, in generale, sia diventato più o meno estremo. Entrambi i termini ‘più estremo’ e ‘meno estremo’ possono essere definiti in modi diversi, risultando in diverse caratterizzazioni dei cambiamenti osservati negli estremi. Inoltre, da un punto di vista fisico in climatologia è difficile concepire una metrica completa che abbracci tutti gli aspetti del comportamento estremo nel clima.

Un approccio per valutare se il clima stia diventando sempre più estrem sarebbe quello di determinare se vi siano stati cambiamenti nel campo tipico di variazione di specifiche variabili climatiche. Per esempio, se vi fossero prove che le variazioni di temperatura in una data regione siano diventate significativamente più grandi rispetto al passato, allora sarebbe ragionevole concludere che le temperature in quella regione siano diventate più estreme. Più semplicemente, le variazioni di temperatura possono essere considerate sempre più estreme in caso di aumento della differenza tra la temperatura più alta e la più bassa osservate in un anno. Secondo questo approccio, la temperatura giornaliera sul globo potrebbe essere diventata meno estrema, perché ci sono stati generalmente maggiori aumenti medi delle temperature minime giornaliere che di quelle massime, dopo la seconda metà del 20° secolo. D’altra parte, si potrebbe concludere che la precipitazione giornaliera sia diventata più estrema, perché osservazioni suggeriscono che la grandezza degli eventi più importanti di precipitazione è aumentata in molte parti del mondo.

Un altro approccio sarebbe quello di chiedere se ci siano stati cambiamenti significativi nella frequenza con la quale le variabili climatiche attraversano soglie fisse che sono stati associate con impatti su persone o cose. Per esempio, un aumento della temperatura media in genere si traduce in un aumento degli estremi caldi ed una riduzione negli estremi freddi. Tale spostamento nella distribuzione della temperatura non aumenterebbe la ‘estremizzazione’ delle variazioni di temperatura giorno per giorno, ma sarebbe percepito come risultante di un clima caldo più estremo, e un clima freddo meno estremo. Così la risposta alla domanda qui posta dipenderà dalla variabile di interesse, e su quale misura specifica di “estremizzazione” di tale variabile venga esaminata.

In aggiunta a ciò, per fornire una risposta completa alla domanda precedente si dovrebbero anche raccogliere non solo le tendenze nelle singole variabili, ma anche indicatori di cambiamento in complessi eventi estremi risultanti da una sequenza di singoli eventi o il verificarsi simultaneo di diversi tipi di estremi. Quindi sarebbe difficile descrivere in modo completo la suite completa dei fenomeni di interesse, o trovare un modo di sintetizzare tutti tali indicatori in un’unica metrica di “estremizzazione” che potrebbe essere utilizzata per valutare complessivamente se il clima in toto sia diventato più estremo dal punto di vista fisico. E per rendere tale metrica indicativa di più di un luogo specifico, bisognerebbe combinare i risultati in molti luoghi, ognuno con una prospettiva diversa su ciò che sia ‘estremo’.

Tre tipi di metriche sono state considerate per evitare questi problemi e quindi consentire una risposta alla domanda originale. Un approccio è quello di contare il numero di eventi che battano i record precedenti per una variabile e esaminare un tale conteggio alla ricerca di una qualsiasi tendenza. Tuttavia, ci si scontra allora con il problema di cosa fare se, per esempio, estremi caldi stiano stabilendo nuovi record, mentre estremi freddi non si verifichino frequentemente come in passato. In tal caso, contando il numero di record si potrebbe indicare non se il clima stia diventando più o meno estremo, ma solo che c’è stato un cambiamento nel clima medio. Inoltre, bisognerebbe considerare la questione di come combinare il numero di record di eventi estremi sotto vari aspetti (ad esempio, precipitazioni giornaliere e temperature massime). Un altro approccio è di combinare indicatori di una selezione di estremi importanti in un singolo indice, come l’Indice degli Estremi del Clima (CEI), che misura la frazione della zona di una regione o di un Paese che stia vivendo estremi nella temperatura mensile superficiale media, nelle precipitazioni giornaliere, nella siccità. Il CEI, tuttavia, omette molti importanti estremi come i cicloni tropicali e i tornado, e potrebbe quindi non essere considerato un indice completo di ‘estremizzazione’. E non tiene neppure conto di estremi complessi o multipli, né delle soglie diverse riguardo estremi e i loro impatti in vari settori.

Un terzo approccio per risolvere questo dilemma deriva dal fatto che gli estremi spesso hanno deleterie conseguenze economiche. Può essere pertanto possibile misurare gli effetti economici integrati del verificarsi di diversi tipi di estremi in un strumento comune come i rimborsi assicurativi per determinare se c’è stato un aumento o una diminuzione in quello strumento. Questo approccio ha il vantaggio di prendere chiaramente in considerazione questi due estremi, con conseguenze economiche. Ma tendenze in un tale strumento saranno dominate da variazioni di vulnerabilità ed esposizione e sarà difficile, se non impossibile, districare variazioni dello strumento causate da cambiamenti non-climatici in termini di vulnerabilità o esposizione al fine di lasciare un residuo che rifletta le variazioni solo in eventi climatici estremi. Ad esempio, lo sviluppo costiero può aumentare l’esposizione delle popolazioni agli uragani, pertanto, un aumento dei danni nelle regioni costiere causati da uragani starà in gran parte a riflettere i cambiamenti in esposizione e potrebbe non essere indicativo di attività degli uragani in aumento. Inoltre, non è sempre possibile associare uno strumento misurabile a impatti come la perdita di vite umane o danni a un ecosistema causati da fattori climatici estremi.

Nessuno degli strumenti di cui sopra è stato ancora sufficientemente sviluppato per consentirci di rispondere confidentemente alla domanda qui posta. Così ci siamo limitati alle questioni riguardo il fatto che estremi specifici siano sempre più o meno comuni, e la nostra sicurezza nelle risposte a queste domande, comprese la direzione e la grandezza degli specifici cambiamenti in estremi, dipende dal tipo di estremo, nonché dalla regione e dalla stagione, collegati con il livello di comprensione dei processi sottostanti e l’affidabilità della loro simulazione modellistica.

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NB: questo post è uscito anche sul blog di Maurizio Morabito, mentre la vignetta in testa al post è di Massimo Cavezzali.

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

8 Comments

    • Era una previsione della previsione. Che spettacolo! Scatta il bullshit button!

  1. Franz P

    La ripsosta alla
    <>

    per me parte già male:

    <>

    Una domanda: se in tribunale un PM porta prove che “probabilmente” l’imputato è un assassino, altrettanto probabilmente perde la causa.
    Forse io sono digiuno di approccio scientifico, ma per me una prova serve per sostenere la risposta sintetica (SI/NO) ad una domanda.
    Altra cosa è dire che rispondo si o no in base al livello di conscenza disponibile (chessò…le prove per un delitto prima che scoprissero il rilevamento delle impronte digitali).
    Scusate il paragone forense, ma quello è un contesto in cui il concetto di prova è comprensibile a tutti. Poi, si potrebbe discutere anche di quello, ma non mi pare questa la sede opportuna!
    Grazie!

    • Franz P

      Ho sbagliato a quotare!
      Intendevo scrivere:
      la risposta alla domanda
      “FAQ 3.1 | È vero che il Clima sta diventando più estremo?”
      per me parte già male:
      “Mentre ci sono prove che gli aumenti nelle emissioni di gas serra hanno PROBABILMENTE causato cambiamenti in alcuni tipi di estremi”

  2. donato

    Metrica 1, metrica 2 e metrica 3, scegliete la vostra metrica! Metrica che vince, metrica che perde, scegliete gente! Il gioco è facile e si vince facile, puntate sulla metrica che più vi piace!
    Sì è il gioco delle tre carte (pardon, tre metriche).
    Mi sa che stiamo a questi livelli (più o meno). Un evento può essere estremo o non estremo a seconda della metrica che considero. Un pezzo di legno, invece, è lungo tanto e basta (a meno che non viaggi a velocità vicine a quella della luce, ma questo è un altro discorso). Se un sistema di misura non riesce a darmi dei risultati oggettivi, non è un sistema di misura accettabile (lo si insegna nei corsi di fisica del primo anno delle scuole superiori). Qui, invece, si scrive uno sproloquio di molte centinaia di parole per dire che: “Nessuno degli strumenti di cui sopra [le famigerate metriche n.d.a] è stato ancora sufficientemente sviluppato per consentirci di rispondere confidentemente [con accettabile certezza n.d.a.] alla domanda qui posta.”. Della serie: mi sembra, però, non mi pare.
    Su questa “indeterminatezza”, però, si vorrebbe decidere del nostro futuro.
    Ciao, Donato.

    • Caro Donato, il peso della Cina nel processo decisionale della poliscienza si comincia a sentire. L’AR5 riserverà qualche sorpresa vedrai. Non credo sia meglio, ma chi di spada ferisce di spada perisce.
      gg

    • Alberto

      Come non essere d’accordo!! Mi piacerebbe invece capire come si fa a sostenere, e a dargli la patente di autorevoli, ad enti e “scienziati” che per dire di non sapere cosa succede, scrivono quasi 600 pagg.? Anch’io sarei capace di risolvere il problema evasione in Italia: 3/400 pagg. di esempi, test e pistolotti vari poi alla fine … eh ma gli strumenti attuali non sono ancora a punto …. Ma vi rendete conto delle montagne di denaro che questi prendono e spostano? Dovreste scrivere ogni tanto, almeno sui temi più urgenti e alla portata della gente, anche sui quotidiani e riviste. Certe cose la gente deve saperle altrimenti questi signori, come giustamente fai notare, decideranno del nostro futuro!! Loro che ammettono di non saperne un tubo!!

  3. Paolo B.

    Siamo in pieno post peak oil. Inoltre è allarme produzione gasolio mondiale (per i motori diesel) entro il 2013, in pratica chi possiede l’auto diesel farebbe meglio a prendersene una a diversa motorizzazione (per guadagnare poco tempo però); e di gas metano non è che ce ne sia per tanti anni ancora a buon mercato. Notizie che ovviamente non vengono divulgate alle masse.
    E allora non mi stupisce per niente tanto allarmismo sul riscaldamento globale da parte dei media soliti e di tante pseudopersonalità che si vedono su giornali e TV. Anche diversi volti più noti delle previsioni meteorologiche si sbilanciano adesso a prevedere rialzi di diversi gradi centigradi entro questo secolo.
    Prepariamoci a pesanti politiche di risparmio energetico giustificate dal GW, l’opinione pubblica è ormai cotta a puntino; al riscaldamento globale senza se e senza ma, oggi come oggi ci credono in tanti.
    In questa direzione sembrerebbe andare il recente inasprimento delle accise sui carburanti, un modo per scoraggiare l’uso dell’automobile (e si nota) e compensare contemporaneamente il prelievo di denaro dai contribuenti. Due piccioni con una fava.

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