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Potere alla rete (e alla parola)!

La rete, non c’è un giorno che non mi sorprenda. Pensate solo un attimo che tutte le nostre discussioni su clima, tempo e affini senza la rete non sarebbero mai esistite. Eh, lo so che in qualche aia si starà dicendo “Magari!”, ma tent’è, qua stiamo e siamo anche fermamente intenzionati a restarci.

Ma, naturalmente non siamo affatto soli. Perché la rete sì che è trasversale, globalizzata e democratica. Così accade che mentre per chi fa ricerca e scrive pubblicazioni l’accesso alle riviste scientifiche specializzate sia piuttosto difficile, per ragioni ovvie di controllo qualità ma anche meno ovvie e poco condivisibili di policy editoriale, c’è on line il meraviglioso e affollatissimo mondo di arXiv, la biblioteca in line della Cornwell University.

Grazie ad un post di Willis Eschenbach su WUWT, ho scoperto che il loro sito web dispone di uno strumento di interrogazione del database veramente spettacolare, si chiama “Bookworm”. Metti dentro due parole, scegli la categoria nella quale vuoi fare la ricerca et voilà, una bella curvetta su un grafico ti dice con quale frequenza quello o quei termini sono comparsi nelle pubblicazioni disponibili nel loro database.

Si poteva resistere?

“Global Warming” e “Climate Change”

Praticamente l’isteria è iniziata verso la metà degli anni ’90. Poi, dopo circa un decennio di crescita stabile e appaiata, il cambiamento climatico ha iniziato a staccare il global warming nel cuore di quanti hanno sottomesso i loro studi. Sarà forse perché parlare di riscaldamento mentre le temperature non crescono è meno efficace di parlare di cambiamento climatico? Può darsi, di sicuro questa differenza è chiaro segno di una metamorfosi del messaggio.

E’ anche interessante l’oscillazione di breve periodo (più o meno annuale) del ritmo delle pubblicazioni. Sembra quasi il respiro di Gaia :-), ma più probabilmente ha qualcosa a che fare con le scadenze degli anni accademici, oppure, come siamo abituati ormai da qualche anno, con la preparazione delle adunate climatico-negoziali nelle più amene località del Pianeta.

Nel trend, inoltre, si staglia chiaramente il picco del 2007, anno della pubblicazione del 4° Report IPCC. Meno chiari invece il picco del 2011 e la successiva caduta. Non pare sia accaduto nulla di particolare nel 2011, per cui forse con il numero delle pubblicazioni in argomento che cresce, si accentua anche l’oscillazione ad alta frequenza, del resto la pendenza dei trend nel breve è sempre la stessa.

Insomma, due parole (anzi quattro), sulle quali si può fare parecchia dietrologia. Piuttosto sarebbe interessante sapere cosa ci riserva il futuro. Nel breve probabilmente un altro picco in occasione del 5° rapporto IPCC. Poi, magari, se dovesse continuare a latitare il warming, vedremo anche placarsi l’isteria.

Vi lascio al “Verme nel libro”. Ogni riferimento a fatti o persone realmente accaduti è, naturalmente, voluto.

 

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Published inAttualità

6 Comments

  1. Soluzione in cerca del problema? Il grafico, aggiustato stagionalmente, segue probabilmente l’andamento delle emissioni. Quindi arxiv ci sta dicendo che un mucchio di persone si sta occupando di trasformare un’osservazione in qualcosa “da fare”.

    • Maurizio Rovati

      Secondo il ben noto schema del “se non facciamo subito qualcosa… il disastro”?

  2. luigi Mariani

    Caro Guido,
    Arxiv è un’area in cui si pongono pubblicazioni che non hanno ancora trovato spazio sulle riviste referate le quali sono il vero obiettivo di chi fa ricerca.

    L’accesso ad Arxiv non è comunque totalmente libero: ad esempio qualche anno fa provai a depositare un articolo su Arxiv ma mi fu risposto che non potevo farlo in quanto mancavo del necessario “endorsement” da parte di persona che già scrivesse su Arxiv.

    Gli aspetti suddetti ed il fatto che Arxiv sia a mio avviso assai più frequentata da “critici dell’AGW” che da “credenti nell’AGW” mi fanno sorgere il sospetto che possano sussistere seri problemi di rappresentatività statistica del dato Arxiv rispetto a quello che succede nelle riviste referate.
    Ciao.
    Luigi

    • Luigi sono d’accordo con te. Avevo pensato di includere una breve considerazione sulla probabile scarsa rappresentatività del campione ma poi mi è sfuggito. Penso comunque che il cambiamento nel genere di messaggio sia comunque avvenuto. Magari si potrebbe aggiungere una error band alle curve! 🙂
      gg

  3. Voi mi perdonerete se faccio il rompicoglioni, ma Dio mi ha creato per questo scopo. 🙂 I motori di ricerca, con grafici di trend annessi, sono una delle tante cose che mi lasciano perplesso. Nel mio mondo sono spesso usati per verificare il trend delle tecnologie, e vedeste che dibattiti, ma più passa il tempo più mi convinco che producono troppo rumore. Il motivo è che la ricerca non è semantica, per cui non si sa i termini cercati come sono correlati ai risultati. Per esempio, cliccando su un punto del diagramma “global warming” ho potuto verificare che gli articoli trovati sono:

    Pushing Your Point of View: Behavioral Measures of Manipulation in Wikipedia by Sanmay Das
    Throughput of Wireless Networks Powered by Energy Harvesting
    Anisotropic magnetic properties and giant magnetocaloric effect in antiferromagnetic
    A fractal climate response function can explain global average temperature trends of the modern era and the past millennium

    L’ultimo c’entra, il penultimo direi per niente, il secondo probabilmente conterrà una citazione contestuale inutile, ed il primo probabilmente cita il global warming solo come un esempio.

    Troverete un segnale anche se cercate “global cooling”, ma di nuovo due articoli a caso sono:

    Gamma-ray burst afterglow scaling relations for the full blast wave evolution
    Spiral flows in cool core galaxy clusters

    DIrei che non c’entrano niente. Ora è molto probabile che termini molto popolari, come “global warming” producano comunque un segnale significativo… Ad esempio, cercando “cloud computing” ho trovato a campione articoli quasi tutti significativi; ma come la misuriamo questa probabilità?

    Insomma, da questi strumenti si possono tirare fuori segnali significativi ed altri che hanno la stessa significatività dell’hockeystick, ma non abbiamo strumenti per distinguere i casi. Secondo me, quindi, li valutiamo secondo le nostre convinzioni a priori, quindi non sono un pezzo d’informazione in più.

    • Fabrizio, io non cercavo una informazione, ma una riflessione. Il fatto che compaiano anche articoli che non hanno nulla a che vedere con i termini cercati, significa anche che, magari a volte tanto per esserci, molti li usano o includono perché va di moda. E questo a mio parere avvalora la tesi del messaggio e anche la sua intrinseca diffusione sia consapevole che inconsapevole. Una sorta di pubblicità sub-liminale insomma. Fermo restando che si tratta di un gioco, beninteso!
      gg

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