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Incentivi che Passione

Notare la P maiuscola. Trattasi di analogia con la Passione pasquale, non di innamoramento con la politica degli incentivi. Innamoramento che in effetti c’è stato, ma che sembra giunto ad una crisi tipo quella del settimo anno nelle relazioni coniugali.

La notizia arriva dalla Global Warming Policy Foundation, sebbene almeno sin qui non abbia trovato conferme. Non che queste fossero attese così, nell’immediato, perché in effetti si tratta di un articolo che parla della bozza di un documento della Commissione Europea che dovrebbe essere reso pubblico dal Commissario per l’energia il mese prossimo.

Due gli higlights. Il costo delle politiche incentivanti per le risorse rinnovabili potrebbe diventare a breve proibitivo, sicché il sostegno a queste ultime dovrebbe essere superato al più presto possibile.

Questa notizia, se confermata, rientra nel breve scambio di opinioni che abbiamo avuto sulle nostre pagine appena qualche giorno fa, in ordine alla diminuzione dei costi di produzione, alla maturità raggiunta dalle tecnologie rinnovabili principali, eolico e fotovoltaico e alla insostenibilità economica degli attuali volumi delle politiche incentivanti.

Leggiamo (commenti e neretto aggiunto):

[info]

Se i programmi degli incentivi sono troppo rigidi, c’è il rischio [rischio???] che i produttori siano ricompensati oltre il dovuto e il costo dell’energia rinnovabile diverrebbe intollerabile. La rapida diminuzione dei costi di molte delle nuove risorse energetiche insieme alla forte espansione dell’energia solare ed eolica ha spinto i costi al consumo e, in alcuni casi, per i contribuenti [questi siamo noi] molto in alto. Per molti, il costo dell’energia era già troppo alto, specialmente alla luce delle attuali difficoltà economiche. Il costo dell’energia rinnovabile come solare e eolico dovrebbe quindi essere lasciato interamente al libero mercato al più presto possibile.

[/info]

Pare non sia tutto. Nel documento, trova spazio anche la presa di coscienza del fatto che delle politiche incentivanti altamente disomogenee tra gli stati dell’Unione, hanno portato a distorsioni evidenti nello sviluppo delle risorse rinnovabili, come ad esempio il loro sviluppo in aree dove non risultano essere convenienti.

Staremo a vedere se suona la sveglia.

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Published inAttualitàEnergia

3 Comments

  1. Guido Botteri

    Vediamo quanti green jobs si sarebbero dovuti creare e quanti se ne sono creati:
    http://thegwpf.org/best-of-blogs/4979-hows-that-green-job-creation-working.html

    …mi pare che il fallimento della green economy sia di tutta evidenza, a giudicare dal grafico
    (in blu i green jobs previsti, in rosso quelli davvero creati)
    …e se gli stessi soldi, invece che nella green economy (la verde che porta “al verde”) fossero stati impiegati in una real economy, di quelle che i posti di lavoro li creano davvero…quanti posti avremmo creato ?
    Che sciupìo di risorse !
    Secondo me.

    • donato

      … green economy (la verde che porta “al verde”) 🙂
      Guido, non so come fai a trovarle: sono “fulminanti”!
      In merito ai green jobs, è di oggi la notizia della prossima “creazione” di 65000 nuovi posti di lavoro, rigorosamente green, in Italia. Parola del Ministro per l’ambiente Clini, stando alla news di televideo RAI. Dove? Nel campo delle energie rinnovabili, ovviamente. A chi mi obietterà che molte aziende stanno fallendo, rispondo che non vi è nulla da preoccuparsi: saranno tutti destinati ad installare e manutenere pannelli solari made in China :-).
      L’ottimismo è l’anima dell’impresa, ma ciò che mi fa rabbia è che qui, più che di ottimismo, sarebbe meglio parlare di illusionismo: posto verde che c’è, posto verde che non c’è. Possibile che i dati reali, i numeri, ormai, nessuno li prende in considerazione?
      Ciao, Donato.

  2. Guido Botteri

    Speriamo che diano retta alla saggia proposta di lasciar fare al mercato.
    Facciamo un parallelo coi telefonini.
    Ricordate quando costavano un occhio della testa ? Immaginate se si fossero incentivati quei telefonini, enormi, costosissimi, e si fosse voluto imporli alla popolazione, come ora si vogliono imporre le fonti rinnovabili.
    Certo, tante più persone avrebbero potuto permettersi quei costosi apparecchi, a spese di Pantalone.
    Ma che ne sarebbe stato dell’economia ?
    Ora tutti possono permettersi un telefonino, o anche più. Chi compra quello economico, chi quello super-accessoriato. Il mercato ha detto sì ai telefonini, senza traumi.
    Invece per le rinnovabili non si è voluto aspettare che diventassero economiche, che corressero con le proprie gambe. Invece di incentivare semmai la ricerca, si è voluto incentivare il mercato, con operazioni che non hanno alcun senso economico.
    E stiamo pagando questa politica delle brioche (rinnovabili).
    La stiamo pagando cara.
    Secondo me.

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