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Periodicità nei dati NOAA: un aggiornamento

In un post precedente avevo scritto:

Il dott.Chen mi ha risposto e mi ha mandato i dati originali del rapporto W/C su cui è stata calcolata la fig.6C del suo articolo. In questo modo ho potuto ricalcolare lo spettro a risoluzione maggiore e ho potuto verificare la struttura a tre massimi attorno al periodo di 11 anni, come si vede in Fig.1 (pdf), sulla scala delle frequenze per un confronto diretto con la Fig.6C di Chen et al.(2011)

Fig.1- Spettro di potenza del rapporto W/C tra il numero di dinoflagellati(1) che vivono in acque calde e di quelli che vivono in acque fredde. I numeri sopra i massimi sono i periodi in anni.

Per controllo ho calcolato anche lo spettro con MTM (Multi-Taper Method, Ghil et al.,2002) e con la routine MEM contenuta nel pacchetto software per MTM. Il risultato è mostrato in Fig.2 (pdf)

Fig.2- Spettri: MTM con i parametri proposti dal programma e MEM con 38 poli. numeri in rosso sono i periodi, in anni, relativi allo spettro MEM.

L’analisi spettrale del rapporto W/C(2), relativo al numero dei dinoflagellati(1) che vivono in acque calde e quelli che vivono in acque fredde mostra, tra le altre, una periodicità complessiva di 11 anni, scomponibile, come nel caso del numero delle macchie solari (Scafetta,2012), in tre sottoperiodi di circa 10, 11 e 13 (12 nel caso delle macchie solari) anni. Vedere anche qui, Fig.6.

  • I grafici e i dati numerici sono disponibili qui(1) “Dinoflagellates are primarily unicellular organisms with two distinctive flagella and a characteristic nucleus.” (Chen et al. 2011)
    (2) “Qualitative information about variations in sea surface temperature is obtained using the following ratio: W/C = Wn/(Wn+Cn) where n = number of specimens counted, W = warm water species, C = cold water species. W = Impagidinium aculeatum, Impagidinium paradoxum, Impagidinium patulum, Operculodinium israelianum, Polysphaeridium zoharyi, Spiniferites mirabilis. C = Bitectatodinium tepikiense.” (Chen et al. 2011)
    Bibliografia
  • Chen, L., Zonneveld,A.F., Versteegh,G.J.M. (2011) Short term climate variability during “Roman Classical Period” in the eastern MediterraeanQuaternary Science Review ,30, 3880-3891, 2011
  • Ghil M., R. M. Allen, M. D. Dettinger, K. Ide, D. Kondrashov, M. E. Mann, A. Robertson,
    A. Saunders, Y. Tian, F. Varadi, and P. Yiou, 2002: Advanced spectral methods for climatic time seriesRev. Geophys.40(1), pp. 3.1-3.41, 10.1029/2000RG000092.
  • Scafetta, N. (2012) Multi-scale harmonic model for solar and climate cyclical variation throughout the Holocene based on Jupiter-Saturn tidal frequencies plus the 11-year solar dynamo cycle J. Atm. & Sol-Terr. Phys., doi:10.1016/j.jastp.2012.02.016, 2012, pdf 
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Published inAttualità

2 Comments

  1. donato

    Se non ho equivocato nella lettura dei grafici, gli spettri di potenza applicati all’analisi dei dati proxy desunti dal pozzo salentino dal dott. Chen et al. e pubblicati nell’articolo del 2011, dimostrano senza equivoci la periodicità undecennale e confermano i tre sottoperiodi di Scafetta. La cosa è oltremodo interessante in quanto dimostra che nei record storici è conservata la ciclicità climatica. Neanche a farlo apposta essa coincide con la ciclicità delle macchie solari. Semplice coincidenza? Ai posteri l’ardua sentenza! 🙂
    Ho notato, inoltre, che è presente anche un periodo di 35 anni (molto vicino a quello di 28/32 anni di Scafetta) e, probabilmente, quello di 60 anni. Per quest’ultimo, però, ho qualche dubbio. Questo fatto rende ancora più stridente la mancanza di questi periodi nei nuovi record NOAA e rende sempre più stringente il quesito: perchè nelle rielaborazioni (moderne) dei dati del passato stanno scomparendo le periodicità che erano presenti nei dati del passato (prossimo e remoto) prima delle rielaborazioni?
    Ciao, Donato.

    • Hai ragione Donato: i dati di Chen mostrano che il rapporto W/C (anche Chen lo
      chiama rapporto, ma è la percentuale di dinoflagellati che vivono in acque
      calde rispetto alla totalità dei dinoflagellati) riproduce il ciclo di
      Schwabe e non solo; anche la struttura del periodo di 11 anni scomponibile
      in tre periodi, come sottolineato da Scafetta (2012), si ritrova nettamente,
      con valori dei periodi uguali o molto poco differenti da quelli di Scafetta
      e confermati dalla MEM inserita nel pacchetto del Multi-Taper Method
      (tra i cui autori c’è Mann e quindi è vangelo: ma questa è una battutaccia
      che mi è scappata senza volerlo …) quando uso un numero di poli pari alla
      metà dei dati. Anche altri periodi potrebbero forse essere legati a valori
      caratteristici del “modello planetario” se si potesse assumere un ritardo
      nella “risposta” (qualunque essa sia) di questi unicellulari alle
      sollecitazioni che possiamo chiamare “astronomiche”. Infatti i periodi di 35 e
      25, 18.1, 15.7 anni (i picchi compresi tra 35 e 12.97 anni nelle figure 1 e
      2 sopra) potrebbero far pensare ai 28/32, 21/22 (il ciclo di Hale), 14.5-15
      anni che Scafetta nota e definisce “meno importanti dei tre picchi di Schwabe
      osservati sopra”, proponendosi di ritornare su questi valori in un altro
      articolo.
      Non c’è invece la periodicità di 60/62 anni. Il primo picco a sinistra di 35
      anni è 80.808 anni e in mezzo non c’è nulla, nemmeno un sospetto di
      crescita, come si può vedere dal file dei dati riportato nel link in fondo
      al post, anche se, per problemi di impaginazione, si vede con difficoltà.

      Mi piacerebbe verificare se altri organismi viventi seguono ciclicità legate
      al sistema solare e se ne avrò l’occasione proverò a fare analisi spettrale
      di comportamenti di specie animali e vegetali (Scafetta parlava di simili
      ciclicità nella pesca delle sardine o delle aringhe, non ricordo bene).
      Anche in questa prospettiva ti rinnovo il mio ringraziamento per aver
      divulgato l’articolo di Chen e per avermi aperto un nuovo campo di curiosità
      da soddisfare.

      Franco

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