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Tutto da satellite

E pensare che c’è qualcuno che continua ad andare in giro raccontando che conosciamo sufficientemente bene il sistema clima di questo Pianeta da poter separare la variabilità intrinseca che lo ha sempre contraddistinto da quella che si sarebbe innescata recentemente.

Alcuni giorni ho letto un articolo in cui si parla di utilizzo dei segnali GPS (sì, quelli dei navigatori satellitari) per migliorare la qualità delle osservazioni satellitari dei parametri atmosferici, soprattutto la temperatura. Lo scopo è ovviamente quello di poter disporre di dati di analisi affidabili ai fini dell’inizializzazione dei modelli meteorologici per le previsioni del tempo, che come si sa pur essendo migliorati tantissimo negli ultimi anni, soffrono ancora moltissimo per l’assenza di dati di analisi sufficientemente attendibili ed omogenei.

Due giorni fa ne ho letto un altro, ancora più interessante.

L’ESA, in collaborazione con l’Università di Vienna, sta mettendo a punto il primo dataset globale dell’umidità del suolo, parametro quanto mai importante perché certamente condizionato da eventuali variazioni del ciclo idrologico. La disponibilità di umidità nel terreno, ove anormalmente bassa per esempio, può essere all’origine di feedback positivi che favoriscano e eventualmente amplifichino l’occorrenza di pattern atmosferici bloccati, le configurazioni all’origine di onde di calore. Viceversa, una accresciuta disponibilità di umidità può eventualmente inibire o attenuare gli effetti di questo genere di configurazioni. Non a caso nella documentazione con cui è stato presentato questo progetto e sono stati resi disponibili i primi risultati, si trova un immagine con i dati del 2010, l’anno della formidabile onda di calore in Russia. Per quell’evento, pur in un contesto di variabilità inter-annuale, il feedback positivo c’è stato di sicuro.

Questa sotto, invece, è un’immagine che riproduce le variazioni stagionali dell’umidità dei suoli.

Click per l’animazione

C’è anche un video molto interessante, in cui sono rappresentate le anomalie mensili di umidità presente nei suoli per l’intero dataset, che va dal 1978 al 2010.

Attraverso un form di registrazione gratuita si può accedere ai dati. Nei prossimi giorni cercheremo di ottenere quelli relativi al nostro territorio. Chissà che non esca fuori qualche sorpresa, specialmente relativamente al sud del Paese e agli ultimi dieci anni. E chissà che non si riesca finalmente a vedere qualche mappa sul rischio di inaridimento dei nostri suoli un po’ più aggiornata di quelle che ci vengono ripetutamente proposte negli ultimi anni.

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Published inAttualità

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