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Emetto dunque pago

La mia auto è diabolica, il contachilometri ti dice anche le ore di moto del motore. Quando passi circa tre ore al giorno nel traffico per percorrere poche decine di chilometri queste sono cose che ti fanno sognare di trasformarti in Michael Douglas e fare la tua personale interpretazione del film “Un giorno di ordinaria follia“. Nel mio caso l’aggravante è inoltre l’abitudine a tradurre tutto in termini di dibattito sui cambiamenti climatici. Vi spiego perchè.

Ieri ho fatto un pò di conti. L’ultima volta che ho resettato il contachilometri della mia auto è stato circa otto mesi fa. Ora segna la bellezza di 1050 ore di funzionamento, fatte percorrendo 25.000km alla media stratosferica di 43kmh. La mia auto è Euro 4 ma non ha (per fortuna) il FAP. Produce 142 g/km di CO2, perciò a quella media avrei sparato la bellezza di tre tonnellate e mezza circa di anidride carbonica in atmosfera. Dato che la stessa media, considerando le ore di moto e non la distanza percorsa, indicherebbe una percorrenza di 43.150km (quasi il doppio di quanti ne ho fatti in realtà), ho probabilmente prodotto molte più emissioni. Forse non proprio il doppio, perchè con il motore al minimo si emette poco, ma direi che ci può stare un bel 50% in più. Il tutto è accaduto tra un viadotto e l’altro mentre meditavo di proseguire a piedi come accade quasi tutte le sere. Inutile dire che per far ciò mi sono dovuto attrezzare come tutti pagando l’auto, il carburante e le tasse necesssarie alla circolazione.

A metà tra la crisi di nervi e la rassegnazione mi è venuto in mente che se invece di metterci due ore per tornare a casa, ce ne fossero volute quanto indica la velocità media del contachilometri, il tempo di percorrenza si sarebbe dimezzato, e così le mie emissioni. Mi sono sentito in colpa, ed ho avvertito immediatamente la necessità di espiare il tremendo peccato di essere costretto ad andare al lavoro e pretendere anche di tornare a casa la sera evitando di camminare o pedalare. In fondo nel primo caso basterebbero dieci ore di buon passo, nel secondo solo due o tre. E sarebbe tutta salute.

Che fare? Sono un figlio dei tempi, votato al consumismo sfrenato, perciò scelgo di mettere mano al portafogli per l’ennesima volta. Non potrò pulire l’aria, ma posso pulirmi la coscienza, visto che oggi anche quella si compra su internet. Dove? Su questo sito. E’ così, le emissioni della mia auto mi costerebbero “solo” più o meno 260 Euro che il volenteroso imprenditore dopo aver validato la transazione con la mia carta di credito, spenderebbe piantando un certo numero di metri quadri di foresta in Costa Rica. Se invece gli alberi li volessi far piantare in Italia ci vorrebbe una somma più o meno tripla. Del resto il problema è globale no? Io pago e i caraibi respirano. E se invece fossi anche io un imprenditore potrei ottenere anche una bella certificazione di buona condotta.

Questo è quello che qualcuno vorrebbe far passare per green economy, a me sembra solo un gran bel business. Invece di migliorare e razionalizzare i servizi impiegando le somme stratosferiche che già paghiamo per essi, si fa leva sui nostri “sentimenti” ambientali per spillarci altre cospicue somme ed alimentare il circo del terrore. Avete capito a cosa servono i programmi TV, gli editoriali sui quotidiani, gli interventi di questo o quel tuttogeologo (indovina chi è?) che quotidinamente ci dicono quanto siamo stati cattivi?

NB: Grazie a Teodoro Georgiadis per la segnalazione del link.

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5 Comments

  1. Angelo

    Scusate, ma non ne posso proprio più.
    Con ‘sta storia della CO2, ogni volta che ne sento parlare in TV o intravedo sulle pagine dei quotidiani la scritta “CO2” sento che inizia a pulsarmi la palpebra e tutta una serie di tic nervosi… ho notato perfino che fissando la scritta mi crescono chiazze rosse sulla pelle.

    Diavolo! Che brutto segno.

    Ci mancavano anche le linee guida del congresso americano! Chissa se saranno intelligenti e pratiche come sono gli americani o ideologiste, inutili e impossibili da raggiungere come le nostre.

    Quanto danaro pubblico, tempo e risorse inutilmente sprecati…

  2. Su La Stampa di ieri Luca Ricolfi parlava di “arredo dell’anima”. Direi che mai definizione è stata più azzeccata per questo

  3. A chiosa del tuo cammino di espiazione, Guido, ripropongo un altro paradigmatico cammino: http://www.climatemonitor.it/?p=2215

    E’ una sorta di emission trading personale, ne parleremo… ne parleremo…

    Anche perchè è stato finalmente partorito il testo del congresso americano che contiene le linee guida per la riduzione delle emissioni. Fa solo 932 pagine, conto di finirlo per il 2020… vi farò sapere. Ho solo un dubbio: lo stampo tutto, sprecando carta, inchiostro e corrente elettrica, o lo leggo sullo schermo del pc, consumando molta più corrente elettrica (oltre al gasolio per andare dall’ottico a comprare un paio di occhiali)??

    Come diceva qualcuno: “… sì la vita è tutta un quiz …”

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