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Non solo Peer review

Siete preoccupati degli Editors di molte riviste scientifiche, fin troppo interessati a pubblicare solo ciò che confermi e sia conforme ai loro pregiudizi? Di un processo peer-review basato troppo sulla omertà reciproca di un gruppo di “amici” uniti dall’ideologia e nemici di tutto cio’ che possa contraddire il loro lavoro? Di istituzioni piu’ preoccupate a mettere tutto a tacere che ad investigare ben circostanziate accuse di frode?

E allora non provate a rilassarvi, perche’ ora c’è qualcos’altro di cui preoccuparsi nel regno della pubblicazione scientifica: la slealta’ nelle citazioni (alias “negligenza bibliografica” o anche “amnesia nelle citazione”). Vale a dire, il malcostume di “dimenticare” di citare un articolo o intere parti della letteratura scientifica, vuoi perche’ opera di un “rivale”, vuoi perche’ rischiano
di minare la propria tesi, vuoi perche’ si vuole presentare una ricerca come pionieristica (e quindi, importantissima).

Sono furberie di cui ha recentemente parlato la rivista The Scientist, in un editoriale scritto da Richard Gallagher per il numero di Maggio 2009 e dal titolo molto esplicito: “Gli scienziati sono colpevoli di negligenza bibliografica. Ecco come controllare meglio le pagine delle riviste“.

Cosa suggerisce Gallagher come soluzione? Qualcosa di molto semplice: “Per quanto riguarda le citazioni abbiamo bisogno di un codice deontologico, che sia esplicitamente accolto dalle riviste scientifiche. E’ un’idea di cui parlo’ anni fa anche Gene Garfield, suggerendo che gli autori firmino per garantire che abbiano fatto un minimo di ricerca della letteratura e che, al meglio delle loro conoscenze, non hanno dimenticato di citare nessun altro lavoro rilevante. D’altronde si tratta ne’ piu’ ne’ meno che del giuramento richiesto all’atto del deposito di un brevetto statunitense.”

Ma non si rischia cosi’ di dare spago a chi voglia infangare la scienza moderna? Certo che no, anzi. Ascoltiamo ancota Gallagher: “A giudicare dal numero di notizie riguardo frodi e avidità nel campo della scienza, sembrerebbe che gli standard siano molto peggiorati. Non sono sicuro di essere d’accordo. Penso che la trasparenza che ci ha donato Internet stia rivelando standard lassisti che sono sempre esistiti. La forza purificatrice dell’esposizione in pubblico può in realta’ aiutare noi [scienziati] a mettere la nostra casa in ordine.-mi auguro solo che gli Editors delle riviste scientifiche lo capiscano.”

Voi che ne dite, lo capiranno?

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Published inAmbienteVoce dei lettori

3 Comments

  1. @Achab: esiste gia’ qualcosa di simile, come citato, nel caso di richiesta di brevetto. Esistono anche altre dichiarazioni gia’ da rilasciare, come quella sull’eventuale conflitto di interesse. E se a nessuno si puo’ imputare una svista, i casi di cui e’ a conoscenza The Scientist sono cosi’ grossi ed evidenti da non lasciare spazio a molti dubbi.

    Segnalo anche che la sincronicita’ 8) ha fatto commettere proprio in questi giorni negligenza bibliografica alla forse non piu’ tanto prestigiosa rivista The Lancet.

  2. Achab

    Non sono certo io a poter dire se questo malcostume esista o meno. Trovo però curiosa la proposta; mi sfugge del tutto il criterio con cui si possa stabilire cosa deve essere citato e cosa può essere omesso.
    Purtroppo, o forse per fortuna almeno in alcuni casi, non tutto può essere soggetto a norma; è una questine di serietà professionale non codificabile con delle regolette per forza aride e rigide.

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