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Caronte: i’ vegno per menarvi a l’altra riva / ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo…in gelo a luglio?

Se aveste un vicino di casa che ogni tanto vi viene a trovare, cosa penserebbe vostra moglie se ogni volta gli deste un nome diverso? O che si tratta di gemelli sempre diversi oppure che state cercando di far confusione. Una volta avvertite che arriva Dracula, la successiva Scipione, poi Caronte, etc.

Qualcosa di molto simile sta accadendo con i mass-media italiani quando si descrivono le situazioni meteorologiche che si determinano quando “l’anticiclone subtropicale africano” si estende fino alla nostra penisola, portando in estate le tipiche “onde di calore”. L’anticiclone staziona normalmente sempre sull’Africa settentrionale, però con il trascorrere del tempo subisce delle deformazioni/espansioni interessando temporaneamente, oltre l’Africa del Nord, talvolta anche il Mediterraneo e l’Europa.

A portare il caldo è sempre “il nostro vicino” ”anticiclone subtropicale africano”, ma ogni volta i mass-media lo chiamiamo in un modo diverso e sempre più truce, curando maggiormente l’impatto mediatico che la rispondenza storica e l’aspetto meteorologico/climatologico. Aveva iniziato, negli indimenticabili duetti con Emilio Fede, il Prof. Maracchi a far divenire l’anticiclone africano la temibile “bolla calda di afa africana” (già sudo leggendo).

Arrivando ai nostri giorni, prima è stata la volta di “Scipione l’africano” nonostante storicamente questo personaggio ha impedito l’invasione di Roma da parte degli africani. Poi, in questi giorni il nuovo nome-tormentone è Caronte, anche se  questi porta Dante nell’Inferno sia al caldo che al freddo. Ad esempio nell’inferno dantesco nel terzo cerchio i golosi subivano grandine e neve ed al IX cerchio i traditori erano immersi nel ghiaccio. Le parole esatte con cui il Poeta descrive Caronte sono:

[blockquote]

Ed ecco verso noi venir per nave

un vecchio, bianco per antico pelo,

gridando: «Guai a voi, anime prave!

Non isperate mai veder lo cielo:

i’ vegno per menarvi a l’altra riva

ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo.

[/blockquote]

Insomma chi se ne frega se non è corretto! L’importante è che renda emotivamente!

C’è un altro aspetto però ancor più inquietante. Una volta era normale che ogni tanto si estendeva sull’Italia l’anticiclone africano o delle Azzorre o quello russo. Tutti li conoscevano, anche per mia nonna quasi analfabeta erano una presenza nota ed amichevole. Adesso invece ogni tanto succede qualcosa di meteorologico che sembra una novità, arriva sempre qualcosa di nuovo: Attila, Dracula, Godzilla, Mandrake, Pomata. Ogni volta sembra che il “rischio catastrofe” aumenti…è per questo  che mia nonna ha dedotto che un tempo tutto ciò non accadeva, che ora tutto è cambiato ed il mondo sta peggiorando.

Sarà “piscione l’africano” ad infrangere prossimamente il record d’intensità di pioggia? Cominciamo a preoccuparci.

************************

NOTA:

Che gli Anticicloni dinamici stazionino generalmente in determinate aree geografiche, dalle quali di solito prendono il nome, è noto probabilmente dal 1860 quando Francis Galton (1822-1911, cugino di Charles Darwin e fondatore dell’eugenetica) “scoprì”, dandogli il nome, il famoso “Anticiclone delle Azzorre”. Prima di Galton erano noti solo i cicloni e le sue deduzioni furono riportate nel libro del 1863 “Meteorographica: Or, Methods of Mapping the Weather”,  London: Macmillan e con una comunicazione alla Royal Society.

Negli anni ‘30 il climatologo tedesco Alfred Hettner (1859 – 1941) fondò la “climatologia dinamica” (*) basata sulla classificazione dei tipi circolatori (tipi di tempo). Fra le prime classificazioni dei tipi circolatori per l’area italiana si ricorda quella di Filippo Eredia (1941) che in base alla circolazione al suolo definì 12 tipi di tempo caratteristici (dal Prof Luigi Mariani). Negli studi riguardanti i tipi di tempo si ritrovano le configurazioni per le “ondate di calore”, forse ne parleremo su CM in prossimi post per confrontarli con le situazioni e frequenze attuali. All’epoca e fino a pochi anni fa il clima era determinato dalla configurazione degli anticicloni e cicloni  nominati sempre allo stesso modo, al massimo Bernacca e Baroni utilizzavano un numero progressivo per le perturbazioni durante il mese (es.come nel filmato 1977, qui, oppure nel 1985, qui).

(*)Alfred Hettner defined geography as chorology, about which he wrote, “The goal of the chorological point of view is to know the character of regions and places through comprehension of the existence together and interrelations among different realms of reality and their varied manifestations, and to comprehend the earth surface as a whole in its actual arrangement in continents, larger and smaller regions, and places.” An academic definition but it sums up the challenges for climate science.

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Published inAttualità

12 Comments

  1. […] condottieri e i personaggi danteschi ora pare si debba scendere addirittura all’inferno. Come già detto su queste pagine, nomi diversi e spaventosi per cose sempre uguali. Ognuno si diverte come può, ma non è detto che […]

  2. davide imola

    Caro Mario si battono record anche di freddo e di nevosità,come per febbraio
    qui in romagna,il problema a mio parere è che non si ha o non si vuole avere
    memoria del passato anche recente.Un ultimo appunto riguarda la diversità del
    territorio(cementificazione)e la strumentazione di qualche decennio fa,che lo capisce anche un bambino NON sono certo come le attuali.

  3. Piero

    Gentile dott. Guidi, vengo direttamente dal blog del prof. Enzo Pennetta per porre delle domande:
    e’ vero che i sorgenti dei modelli di simulazione di cui si servono i fautori del “global warming” non sono di pubblico dominio?
    E’ vero che non vengono forniti i “dati grezzi” ma dati gia’ elaborati?

    Grazie a chi vorra’ gentilmente rispondermi.

    • Piero, chiedo scusa per il ritardo ma il commento mi era sfuggito.
      1. Mi sfugge il senso della tua prima domanda. I modelli sono tanti e sono sviluppati da diversi gruppi di ricerca, spesso in collaborazione tra loro. Chi li sviluppa, se i risultati compaiono in pubblicazioni e’ normalmente tenuto a spiegare di cosa si tratta. Cosa intendi per ‘sorgenti’? Qualcosa tipo Windows e Linux?
      2. E’ ovvio che le informazioni non possono essere grezze. Non esiste dato osservato che abbia una densita’ e organizzazione spaziale ‘digeribile’ per modelli che necessariamente lavorano su grigliati a tre dimensioni.
      gg

    • Piero

      Gentile dott. Guidi,
      chiedo scusa per l’imprecisione con cui ho posto le domande, cerco di spiegarmi meglio:
      1) No affatto. Intendo con “sorgente” il codice sorgente dei programmi con cui fanno le simulazioni. Il listato dei programmi, insomma.
      Avevo letto di questa cosa, ma purtroppo non ricordo dove. Percio’ chiedevo conferma.
      Come dicevo sul blog di Pennetta, avevo anche letto che la maggior parte di questi programmi sarebbero scritti in FORTRAN, cosa che di per se’ non ha nulla di male. Pero’ potrebbe (ripeto: potrebbe) anche essere indice che questi programmi non siano “aggiornati”, cioe’ li ha scritti uno trenta anni fa e non sono piu’ stati manutenuti.
      – Ma come funziona il modulo che simula l’evaporazione dei Grandi Laghi?
      – Ma che ne so? tu usalo e basta!
      😉
      2)riguardo ai “dati grezzi”: mi riferivo ai dati utilizzati proprio per “far partire” la simulazione”. Va da se’ che, partendo da condizioni iniziali sbagliate, anche tutto il resto… Voglio dire: le temperature, quali sono state prese? quelle prese nel centro di Roma, proprio sopra la fermata del bus? E a partire da quale data? Anche le temperature interpolate in mezzo all’oceano? (ovviamente sto estremizzando).
      Grazie per la pazienza.

    • Allora,
      al primo punto la mia risposta è dunque “non lo so”. Si dovrebbe contattare uno dei centri che fa modelli climatici e provare. Che poi accada quello che dici circa l’uso di strumenti preconfezionati è probabile ma non necessariamente negativo, nel senso che non necessariamente chi fa modelli li fa anche girare e viceversa. Nessuno può sapere tutto di tutto. Quel che conta è il risultato, che però, almeno sin qui, è scarsino :-).
      Al secondo punto la risposta resta la stessa del commento precedente. I dataset delle temperature superficiali globali più in voga sono 4/5. Si parte da lì e il discorso sulle procedure di omogeneizzazione e correzione dei dati grezzi è lungo almeno quanto quello dei modelli, diciamo pure infinito. Attenzione però, le simulazioni climatiche generalmente non tengono conto delle condizioni iniziali, quindi il discorso dell’analisi c’entra poco o nulla.
      gg

    • Piero

      Nel ringraziarLa per le risposte, ci tenevo soltanto a precisare che, in merito a
      accada quello che dici circa l’uso di strumenti preconfezionati è probabile ma non necessariamente negativo
      non mi lamentavo tanto del “preconfezionato”, quanto al fatto che, magari e’ stato realizzato 30 anni prima, ma poi magari si sono capiti meglio certi meccanismi che non sono stati riportati nel modello, o magari il modello si basava su assunti poi rivelatisi sbagliati. Tutto qui.

  4. Guido Botteri

    A forza di trovare nomi sempre più paurosi…quando ne avranno finito la scorta, cosa si inventeranno, per spaventare la gente ?
    Mi vien da pensare al “bianco così bianco che più bianco non si può”…ma poi s’è potuto, eh se si è potuto !
    Però è amaro vedere la meteorologia ridotta a pubblicità…
    Secondo me.

    • Fabio Spina

      Se succedesse l’analogo in medicina ogni anno per l’influenza userebbero nomi diversi: sta arrivando Attila, Dracula, Mastro Titta, etc. Ormai si fa di tutto per andare in TV e sui quotidiani, cmq le mode passano in fretta. BUona domenica

  5. Mario

    il problema e’ che ogni anno battiamo i record di caldo..quindi tanto tipiche queste ondate di calore non lo sono..sopratutto per la loro frequenza ed intensita’ negli ultimi anni..
    rimpiango l’alta delle azzorre…quando ero bambino era lei la protagonista..

    • Fabio Spina

      Non so se i record a cui ti riferisci sono del tipo di cui ho scritto l’altro giorno http://www.climatemonitor.it/?p=26387 .Comunque appena ho tempo vorrei mettere insieme un post riprendendo i dati di “Climatologia dinamica” del passato per vedere le frequenze; sicuramente attualmente esiste un problema di “urban warming” che è più preoccupante dell’AGW. Speriamo che quando arrivi l’alta delle Azzorre non la chiamino con nomi diversi in modo da renederla sempre meno protagonista. Grazie del commento ed a presto.

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