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Nature Climate Change: Prima faceva più caldo. Chissa’ il team come la prenderà.

Il team non è la nazionale di calcio spagnola, con la quale sconsiglierei a chiunque di misurarsi per qualche anno ancora. Il team, o meglio il CRUTeam, è quel gruppo di scienziati del clima che fa capo alla Climatic Research Unit della East Anglia University, zoccolo duro del Working Group I dell’IPCC, il panel ONU che ogni tot anni ci dice come siamo messi in fatto di clima.

Dal CRUTeam, anche noto come hockey team, per aver prodotto e sponsorizzato la famosa ricostruzione delle temperature medie degli ultimi mille anni con la classica forma del bastone da hockey, abbiamo saputo che le temperature medie superficiali degli ultimi decenni sarebbero senza precedenti. Ergo, nel trend climatico di medio periodo, ci sarebbe senza dubbio lo zampino dell’uomo.

Ma, guarda cosa ti va a capitare, un gruppo di ricercatori si mette in testa di assemblare una serie di dati di prossimità per la temperatura, fitta e lunga come mai prima era stato fatto. Non solo, pensano anche di mettere in relazione questa serie con la forzante orbitale, uno dei parametri che sappiamo essere tra quelli che nel lungo periodo dettano legge in materia di temperatura.

Sorpresa, non solo le serie sono consistenti, ma mostrano un trend negativo di lungo periodo di circa tre decimi di grado per mille anni. In pratica da un secolo circa prima di Cristo ad oggi, la temperatura media superficiale delle estati dell’emisfero nord è andata calando. Lentamente, ma calando. E così, meraviglia delle meraviglie, salta fuori anche che tanto il periodo caldo romano, quanto il periodo caldo medioevale, sono stati consistentemente più caldi delle decadi recenti.

Già, ma se le cose stanno così, cos’è che ha portato su le temperature negli ultimi anni in presenza di un forcing orbitale generalmente negativo? C’e’ spazio per cercare il colpevole, ma senza pensare che abbia compiuto il delitto del secolo, o del millennio, o dell’Olocene tutto, perché evidentemente delitti del genere accadevano anche prima, sia per valore assoluto, che per rapidità di occorrenza, che per dimensione spaziale. E allora nessuno bruciava combustibile fossile.

Del resto lo si legge chiaramente nell’articolo: “Le precedenti ricostruzioni potrebbero essere sottostimate”. Un modo elegante per dire che sin qui proprio non ce l’hanno raccontata giusta.

Seguono una nota lieta e una dolente.

La prima. Questa ricostruzione è in ottima correlazione con un paio di modelli climatici tra quelli che vanno per la maggiore e non presenta tracce di divergenza, il ‘morbo’ che spesso affligge i dati proxy dendrocronologici e che ha mandato al manicomio quelli del team, al punto che alla fine hanno deciso di omettere quella parte delle serie che non raccontava la storia giusta coprendosi anche di ridicolo.

La seconda. Se il trend di lungo periodo è negativo e rispetta il forcing orbitale, persistendo anche con l’avvento del riscaldamento globale delle ultime decadi, vuol dire – ma questo lo sapevamo già – che stiamo inesorabilmente andando verso una glaciazione, cioè che il periodo interglaciale che ha visto l’esplosione della nostra società sta per finire. Ci potranno volere alcune migliaia di anni e non sappiamo come avverrà, per cui magari non ce ne importa un accidente, ma temo che potrebbe non bastare bruciare tutti i combustibili fossili del mondo in una sola volta per evitare che accada.

Con buona pace del Team e dei professionisti dell’unprecedented.

L’articolo e’ qui.

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Published inAttualitàClimatologia

22 Comments

  1. […]  novità ( Esper 2012, qui su CM) sui metodi di analisi delle temperature del passato che riescono a smussare la divergenza […]

  2. claudio

    @DDL

    “L’anomalia del medioevo si alza ma di quanto? ”

    Se la divergenza fosse appianata in tutte le serie il valore globale dell’anomalia del periodo caldo medioevale si dovrebbe alzare dello stesso delta che c’è tra i dati proxy al 2000 e i dati strumentali sempre nel 2000, ad es secondo la ricostruzione del Liunquist 2010 http://www.climatemonitor.it/?p=24199.
    Ma anche in Mann 98
    Una serie di 2000 estati sono perfettamente in grado di delineare un trend di T annuali, anche perchè tutti i dati dendro riguardano soprattutto la fase di crescita delle piante che in inverno alle alte latitudini crescono davvero pochino.

    • donato

      Concordo pienamente.
      p.s. credo che, per un refuso, Mann 08 sia diventato Mann 98.
      Ciao, Donato.

    • Claudio Costa

      @ Donato
      no nel senso che anche in Mann 98 c’era molta differenza tra i dati proxy e quelli strumentali solo che i proxy non arrivano fino al 2000

      @DDL

      mi sembra interessato all’argomento, le propongo questa calibrazione fig 3

      http://journals.ametsoc.org/doi/pdf/10.1175/JCLI4011.1

      GABRIELE C. HEGERL, “Detection of Human Influence on a New, Validated 1500-Year Temperature Reconstruction” Journal of climate 2007

      ci avevea preso già nel 2006

    • donato

      Hai ragione. Non avevo capito che ti riferivi alla differenza tra i dati proxy e quelli strumentali relativi agli ultimi decenni.
      Ciao, Donato.

  3. donato

    “ddd” ha postato un bel grafico in cui si individua l’insolazione media a 65°N negli ultimi 200.000 anni e si prevede l’andamento di tale grandezza nei prossimi 130.000 anni. Sulla base di questo grafico ci troveremmo di fronte ad un minimo relativo dell’insolazione. Nel futuro, pertanto, si dovrebbe registrare un aumento dell’insolazione. Supposto che questo grafico sia corretto e che le oscillazioni termiche nell’emisfero nord dipendano esclusivamente dalla grandezza considerata (insolazione), mi piacerebbe sapere in che modo l’uomo (la “a” di agw sta per antropico) è in grado di determinare le oscillazioni visibili nel grafico stesso.
    Ciao, Donato.

    • Allora, parliamo di spaghetti, termine forse a te poco congeniale in termini climatici. Forse ti sfugge che nessun dato di prossimità e’ rappresentativo a livello areale, essendo per definizione tutti assolutamente puntuali. Ma se quelli su cui si basa ad esempio la ricostruzione di Mann pur puntuali sono rappresentativi a livello areale, allora anche questi lo sono. Quando qualcuno tirerà fuori una serie completa e omogeneizzata sia a scala spaziale che temporale delle temperature dell’emisfero nord (e già che c’è anche di quello sud, perché no) useremo quella, per ora si usa quel che c’è.
      Quanto al futuro nel lungo periodo, che nessuno di noi vedrà, ovviamente, a meno che i cicli di Milankovitch non siano clamorosamente smentiti, le ultime glaciazioni si sono ripetute con periodo di circa 100.000 anni, separate da interglaciali di 18-25.000 anni. L’ultima e’ finita all’inizio dell’Olocene, che ormai e’ un vecchietto. Magari nel frattempo arrostiremo, come dici tu, per davvero, ma poi stanne certo farà fresco, perché la normalità di questo Pianeta e’ il freddo, non il contrario. Comunque, lungi da me voler intaccare le tue granitiche certezze sull’AGW, così evidente, così incessante, così vero e così antropico, specialmente nella sua rappresentazione virtuale. In fondo che ce ne importa di quello che succede davvero, siamo così comodi nella rappresentazione virtuale della realtà, ci sono tutte le risposte, c’è il problema e c’è pure la soluzione. Davvero, non ci serve altro.
      Enjoy.

    • ddd

      estendere i dati di 1 singola ricostruzione all’intero emisfero nord non ha alcun senso sopratutto se si considera che quell’area è indiscutibilmente stata calda nell’mwp/rwp(e questo non è contradetto neppure dalle ricostruzioni del tanto odiato Mann) ma altre aree non lo erano; nonchè visto che si parla di cicli orbitalici alle basse latitudini l’andamento è opposto a quello dell’artico…
      http://www.livescience.com/21624-tree-rings-global-warming.html
      PS: il mis11, mis13 e mis17 sono durati 28k o poco più (mis17) l’attuale interglaciale dura da 12k.
      http://www.climate.unibe.ch/~stocker/papers/epica04nat.pdf

    • Indiscutibilmente stata calda. Chissa’ perché. Deve essere stata qualche strana congiunzione astrale. Del resto si sa il clima caldo e’ globale, quello freddo e’ locale, per definizione.
      Comunque, per la cronaca, nessuno e’ odiabile su base ideologica, malgrado qualcuno, leggi Mann, scriva di sentirsi in guerra con quelli che odia su base ideologica.
      E infine, ennekiloanni o meno, vedo che alla fine convieni che comunque si va verso un inversione di tendenza. Ripeto, che nessuno di noi vedrà, ovviamente.
      Ps: forse ti sfugge che la prima ricostruzione di Mann MBH98, si basava proprio su di una unica serie, guarda un po’.
      gg

    • claudio

      @ ddl
      certo che il nuovo metodo è stato testato solo in scandinavia e smussa la divergenza degli ultimi decenni…alzando difatto la stima della T nel periodo caldo medioevale: ma è altamente probabile che tutte le ricostruzioni delle T che hanno presentato il problema della divergenza finora, se rifatte con questo nuovo metodo non possono che alzare la stima del periodo caldo medioevale ovunque, perchè se la divergenza c’è negli ultimi decenni c’era anche nel medioevo e se la stima si alza negli ultimi decenni si alzerà anche nel medioevo. Quindi tutte le ricostruzioni regionali o emisferiche che utilizzeranno questo nuovo metodo, è altamente probabile che stimeranno il periodo caldo medioevale più caldo di quello stimato finora, soprattutto rispetto al famigerato Hockey stick di Mann.

    • claudio

      @ DDl
      e comuque sono gli stessi autori a suggerire che il la T su larga scala durante il periodo romano e meidoevale è stata finora sottostimata cito

      http://www.nature.com/nclimate/journal/vaop/ncurrent/full/nclimate1589.html#/ref-link-14

      These findings, together with the missing orbital signature in published dendrochronological records, suggest that large-scale near-surface air-temperature reconstructions9, 10, 11, 12, 13 relying on tree-ring data may underestimate pre-instrumental temperatures including warmth during Medieval and Roman times

    • Ció significa che i proxy delle alte latitudini non vanno bene e che quindi mancano informazioni sulla dimensione spaziale delle variazioni. Senza considerare che proprio alle alte latitudini gli effetti del GW si amplificano. Altra ragione per non azzardare conclusioni affrettate. Benvenuto nel club.
      gg

    • ddd

      L’anomalia del medioevo si alza ma di quanto? tenendo in considerazione che:
      1- Il forcing orbitalico ha segno opposto alle alte ed alle basse latitudini.
      2- si parla della stagione calda e non dell’intero anno
      quei -0.3°C/decennio nelle aree subartiche in estate quanto diventano sull’intero anno e mediati sull’intero globo?

    • Bella domanda. Dato peró che ha risposte solo empiriche, ecco che la certezza sulle dimensioni del riscaldamento scompare. Malgrado tutto e malgrado tutti.
      gg

  4. donato

    Seguendo il consiglio di alex1, ho letto l’articolo di Bob Ward da lui citato. La lettura mi ha suggerito alcune considerazioni. In buona sostanza l’articolo esordisce con il rinvio ad un caso caratterizzato dal travisamento dei risultati di una ricerca scientifica ad opera di un organo di stampa on-line. A seguito delle risentite richieste di uno dei co-autori della ricerca, l’articolo “disinformante” è stato rimosso dalle pagine web della testata. Ne prendo atto e stigmatizzo l’operato dell’organo di stampa.
    Quel che, però, non sono riuscito a capire, è l’attinenza del fatto con i commenti all’articolo cui si riferisce il post di G. Guidi. Mi sembra, anche dall’analisi di un testo che B. Ward attribuisce ad uno dei coautori di questa ricerca, che tra i due fatti vi siano delle macroscopiche differenze che non possono essere sottaciute.
    Per ammissione del dr. R. Wilson, coautore della ricerca, il paper di cui al post di G. Guidi, si riferisce alla ricostruzione, a partire da dati di prossimità, delle temperature estive della Scandinavia settentrionale e rappresenta un record di temperature regionali che “non è propriamente corretto estrapolare a livello annuale e globale”. Perfetto, completamente d’accordo, così come sono completamente d’accordo che il Mail sia andato troppo oltre nell’estrapolare risultati regionali a livello globale. Il dr. Wilson, però, prosegue nella sua risposta precisando che anche altre serie locali sono state estrapolate a livello globale e che lo studio pubblicato su Nature Climate Change dimostra che E’ PROBABILE che anche i precedenti studi possano aver SOTTOVALUTATO le temperature di precedenti periodi caldi come il RWP ed il MWP. Ovviamente, chiosa il dr. Wilson, la serie considerata deve essere confrontata con altre serie riferite ad altre regioni per poter valutare fenomeni globali. Io, per quel poco che possa valere, sottoscrivo parola per parola la dichiarazione di Wilson. Mi piacerebbe, però, sapere cosa ne pensa Ward del fatto che anche altre serie locali sono state estrapolate a livello globale. A proposito, qualcuno ha idea a quali serie si riferisce Wilson? 🙂
    Altra considerazione riguarda la vecchia e trita tiritera che l’anomalia termica medioevale sia riferita all’emisfero settentrionale e non riguardi il globo terrestre nella sua interezza. In tutta la letteratura allarmista si sbraita ai quattro venti che gli effetti principali del GW riguarderanno le alte latitudini e, poco, le aree tropicali. Mi sembra giusto, pertanto, analizzare ciò che nel passato è successo in quelle aree per indagare fenomeni globali. E’ stucchevole sostenere che ciò che succederà tra cento anni è prevedibile oggi, a livello globale, considerando l’evoluzione della situazione alle alte latitudini boreali mentre ciò che succedeva nel passato alle alte latitudini boreali non è rappresentativo della situazione globale. Il solito discorso dei due pesi e due misure.
    Ciao, Donato.

  5. Luigi Mariani

    Credo che gli autori (anche per spirito di autoconservazione) cerchino il più possibile di starsene alla larga dalle polemiche.
    Tuttavia dal lavoro emergono i seguenti importanti elementi (e per questo devo ringraziare di cuore Guido per averlo segnalato):
    1. si rivaluta la robustezza del riscaldamento avvenuto durante l’optimum romano e medioevale. Per gli storici (del clima e non solo) si tratta di un aspetto di grande rilevanza.
    2. si producono dati per un periodo (giugno, luglio, agosto) per il quale è di norma difficile trovare proxy vegetali utili per ricostruzioni termiche, in quanto in tale periodo di norma la limitazione termica non è rilevante
    3. viene aperta la porta al seguente dubbio: se l’attività solare in epoca romana e medioevale ha potuto far tanto rispetto al clima, quanto ha pesato il sole sul riscaldamento del 20° secolo? Scrivo questo perché secondo Usoskin et al. (2007) e secondo Solanki et al (2004) per trovare un sole attivo come nel 20° secolo occorre risalire al grande optimum postglaciale e cioè a 8500 anni orsono).

    Luigi Mariani

    Riferimenti citati
    Solanki S.K., Usoskin I.G., Kromer B., Schussler M., Beer J., 2004. Unusual activity of the Sun during recent decades compared to the previous 11,000 years, Nature, vol. 431, 28 OCTOBER 2004, 1084-1087.

    Usoskin I.G., 2008. A History of Solar Activity over Millennia, Living Rev. Solar Phys.,5, (2008), 3, 1-88 (diponibile gratuitamente a http://www.livingreviews.org/lrsp-2008-3)

    • claudio

      Ward non ha capito nulla dell’importanza del periodo caldo medioevale, perchè la stima delle forzanti attualmente conosciute non lo giustificano affatto il che significa che ci furono forzanti naturali sottostimate allora come adesso http://www.climatemonitor.it/?p=24199….non è difficile da capire.
      Ormai le balle vengono al pettine.

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