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USA: In arrivo due decenni di siccità naturale, poi ovviamente, disastro antropico!

Che i lettori di CM stiano pure tranquilli, non abbiamo deciso di darci alle previsioni pluridecennali. Anche in questo caso, naturalmente si tratta di un relata refero.

La notizia è arrivata in Italia per il tramite di Andkronos:

Negli Stati Uniti è allarme siccità per i prossimi due decenni, rischi anche per l’Europa

Titolo ripreso da un articolo del Washington Post:

Climate models that predict more droughts win further scientific support (I modelli climatici che prevedono più siccità guadagnano ulteriore supporto scientifico)

Entrambi gli articoli parlano di un nuovo paper pubblicato su Nature Climate Change:

Increasing drought under global warming in observations and models (Siccità in aumento durante il riscaldamento globale nelle osservazioni e nei modelli)

Naturalmente, abbiamo qualcosa da dire 🙂

Cominciamo dall’abstract del paper, in cui viene detto chiaro e tondo che uno dei problemi che le simulazioni climatiche hanno è quello di non riuscire a riprodurre con sufficiente fedeltà il pattern degli eventi siccitosi prolungati (e dunque climaticamente significativi) a livello regionale. Il problema sarebbe nella difficoltà, sempre a livello regionale, di riuscire a riprodurre le oscillazioni multidecadali e interannuali delle temperature di superficie dell’oceano. Dal momento che al variare del segno della PDO e dell’ENSO, indici che esprimono appunto queste oscillazioni, variano le dinamiche delle precipitazioni, se queste vengono meno il collegamento con gli eventi siccitosi è presto fatto (si fa per dire).

Il titolo del paper è chiaro come il sole: le siccità sono in aumento, sia con riferimento al passato, cioè nelle osservazioni, sia nel futuro, cioè con le simulazioni. Nel paper, troviamo la figura che segue e che rappresenta il pattern delle precipitazioni e il trend della percentuale di suolo globale interessato dalla siccità:

Il periodo in esame va dal 1950 al 2008. Il trend positivo è evidente. Si parla dunque di aumento degli eventi siccitosi, negli USA come in Europa, come chiarisce al WP l’autore del paper (neretto mio):

[info]

Gli Stati Uniti soffriranno una serie di forti siccità nelle prossime due decadi, secondo quanto pubblicato in un nuovo studio sulla rivista Nature Climate Change. Inoltre il riscaldamento globale avrà un ruolo di sempre maggiore importanza sulla loro frequenza e intensità, afferma Aiguo Dai, l’autore dello studio.

[/info]

Uhm, diamo un’occhiata al grafico sotto:

Si tratta del Palmer Drought Severity Index, in indice impiegato appunto per tracciare gli eventi siccitosi. Lo stesso che abbiamo visto rappresentato nella figura estratta dal paper. I dati sono disponibili sul sito dell’NCDC con un efficace tool che permette di plottarli insieme a molti altri parametri di eventuale interesse.

Non ho ragione (né strumenti) di dubitare che il trend globale sia in aumento, purtroppo l’NCDC rende disponibili solo i dati relativi agli USA, però non direi proprio che si possa identificare alcun trend specificatamente per gli Stati Uniti. Certo, se prendo i dati a partire dal 1950 e taglio fuori il Dust Bowl, il gravissimo evento siccitoso risalente agli anni ’30 ottenere un trend è più semplice.

Eppure Aiguo Dai, “considerato il trend attuale” dice di non essere stato sorpreso dalla siccità degli ultimi mesi. Mi vengono un paio di domande. La prima è semplice, visti i danni che questo evento sta provocando se lo sapeva poteva anche farlo sapere no? La seconda è più sottile, se il trend negli USA è nullo, perché invece se lo aspettava?

Una ragione c’è, in effetti e ce la spiega proprio lui. Si chiama PDO, oscillazione decadale del Pacifico, indice che da qualche anno è tornato in territorio negativo, come negli anni ’30. Una fase che ora come allora, avrà molto probabilmente un impatto negativo sulle precipitazioni per quella zona del Pianeta. Il problema però è che le simulazioni climatiche il segno della PDO, come quello dell’ENSO del resto, non lo conoscono e non lo riproducono, quindi non può essere quello il tracciante del driver delle situazioni di aridità.

Sembra però che con un opportuno trattamento statistico, Dai sia riuscito a ricongiungere i dati osservati con quelli simulati (non il contrario eh?). Per cui al persistere per i prossimi due decenni almeno di una fase negativa della PDO dovrebbero corrispondere due decenni di rischio aridità. Questa è la brutta notizia. Quella buona invece è che finalmente leggiamo che i forcing climatici a livello regionale (nella fattispecie continentale) sono di origine naturale e, malaugaratamente, non sono riproducibili dalle simulazioni climatiche.

Attenzione però, perché a tutto questo si sommerà l’AGW, parola ancora di Aiguo Dai:

[info]

“Il riscaldamento globale ha attualmente un effetto “sottile” sulla siccità, ma per la fine del ciclo freddo [della PDO], il riscaldamento potrebbe sostituirvisi e continuare a generare aridità”.

[/info]

Il concetto è questo: ora c’è l’aridità a causa del ciclo freddo NATURALE della PDO, che limita le precipitazioni. Domani con il ciclo caldo NATURALE della PDO, che le precipitazioni le favorisce, il riscaldamento genererà comunque una ulteriore evaporazione dal terreno confermando il rischio aridità malgrado la pioggia. Il fatto che ciò che evapora prima o poi piove e se evapora di più piove di più – slogan ufficiale della catastrofe climatica per cause antropiche – nella fattispecie non è contemplato in quanto non utile alla bisogna.

Come sempre, sono certo di aver capito male. Ogni eventuale spiegazione è benvenuta.

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Published inAttualità

8 Comments

  1. L’anno scorso ci sono state alluvioni negli USA e una portata del Mississippi eccezionale: http://www.meteogiornale.it/notizia/20424-1-eccezionale-piena-del-mississippi-rischio-alluvione Mi viene da pensare che gli USA dovrebbero potenziare le infrastrutture di captazione dell’acqua. Nel nostro piccolo, pure noi visto che in certe zone d’Italia questo inverno c’è stata sia pioggia che neve. Credo che si parli da decenni di un invaso artificiale da realizzare sul Po, che oltretutto lo renderebbe navigabile (il Rodano è disseminato lungo il suo percorso di opere di questo tipo), ma non se ne è fatto niente. Dunque, nell’attesa di capire (si fa per dire) se al prossimo ciclo l’AGW si sommerà o no, eccetera, non sarebbe il caso di fare qualcosa di concreto che non sia il taglio della CO2?

    • Scherzi Fabrizio? Queste cose costano e rischiano di essere utili…
      gg

    • Francesco Murano

      Senza contare che una cosa del genere avrebbe un impatto drammaticamente positivo sulla conservazione delle specie animali legate all’acqua. Uccelli migratori in primis, sempre piu’ a rischio per le bonifiche e la pressione venatoria.

    • claudio

      questa sarebbe logica mio caro, ma in Italia si spendono i miliardi per la mitigazione inesistente e non per l’adattamento facile facile pensa che sul Nilo ci sono decine di chiuse trasversali per trattenere l’acqua per l’irrigazione, addiritrtura stanno doppiando il fiume con un canale artificiale, noi abbiamo dei piani degli anni 60 che sono ancora fermi..in compenso avremo la TAV che non serve a nulla ma abbassa le emissioni dei trasporti..forse

  2. Maurizio Rovati

    Fa caldo e…
    Mi sento come una pussy-riot (de che?)

    tanto per dire… a milano fa caldo 30 a mezzanotte e uno impazzisce, hansen hansen hansen insegna, vabbe’…

    Il commento di un tizio mi ha fatto sorridere.

    La storia è questa, su WUWT trovo un link a un articolo su WIRED

    http://www.wired.com/wiredscience/2012/08/ff_apocalypsenot/all

    Il giornalista critica il millenarismo catastro-antropico con una bella sfilza di esempi e considerazioni.

    Alla fine c’è il commento che vi riporto
    The present growth rate of apocalyptic predictions is unsustainable! At this rate, there will be so many apocalyptic predictions that by 2015 half of the world’s GDP will be expended promulgating and refuting various apocalyptic scenarios! People will be so breathless with anxiety that they will be fainting and dying in the streets! WAKE UP SHEEPLE!! Unless we can find a way to stop making apocalyptic predictions, IT WILL BE AN APOCALYPSE!!11!!1!!2!!!!

    Traduzione

    Il tasso di crescita attuale di previsioni apocalittiche è insostenibile! Di questo passo, ci saranno così tante previsioni apocalittiche che entro il 2015 la metà del PIL mondiale sarà speso per promulgare e confutare vari scenari apocalittici! La gente sarà così senza fiato e ansiosa che ci saranno svenimenti e morti per le strade! SVEGLIA PECORELLE! A meno che non siamo in grado di trovare un modo per smettere di fare previsioni apocalittiche, sarà un APOCALYPSE! 11! 1! 2!!

    Beh, a me piace l’odore del surreale alla mattina…

    questo il link di WUWT

    http://wattsupwiththat.com/2012/08/17/apocalypse-not-i-love-the-smell-of-skepticism-in-the-morning/#more-69480

  3. Stefano

    Quello che ho capito io è che un giorno un un AGWista dice che le precipitazioni aumenteranno, il giorno dopo un altro AGWista dirà che diminuiranno, e alla fine comunque vada avranno ragione gli AGWisti.

  4. Nell’ambito della tutela delle risorse naturali, un modello di agricoltura sostenibile che integri l’agro sistema con l’ecosistema acquatico,gestito nella sua dimensione biologica,può essere una risposta concreta alle sfide imposte dai cambiamenti climatici e da un’antropizzazione sempre più invasiva. Eutrofizzazione, desertificazione,siccità, il riscaldamento del pianeta accelera i processi in corso e colpisce aree particolarmente fragili come l’Africa e l’Europa del Sud. I cambiamenti climatici imporranno nuovi sistemi di produzione agricola,in grado di proteggere l’ambiente e le potenzialità produttive delle risorse naturali utilizzate.
    http://www.agricolturadelleacque.it/

  5. Cosa vuoi capire Guido, al solito hanno preso il trend più recente e lo hanno estrapolato come se la storia della scienza non insegnasse prudenza. Lo aveva consigliato V Ferrara anni fa, siamo alle solite, sono tutte fregnacce fatte e finite, tanto vale chiedere all’astrologo, etc etc

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