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Sull’orlo del disastro

Di catastrofismo ne abbiamo parlato spesso (e malvolentieri). Chi ci conosce sa che preferiamo ragionare a mente fredda sugli eventi, così come sa che invece ci “disturba” la notizia urlata e l’annuncio della catastrofe prossima ventura. Personalmente ritengo che a forza di urlare alla catastrofe, si genera una tale assuefazione nei lettori, tale da ottenere un danno doppio: primo, non gliene importa più niente a nessuno, secondo, quando arrivano le vere catastrofi, nessuno se ne accorge (finchè non sia troppo tardi).

Tutto questo preambolo per dire cosa? E’ semplice: per la terza volta in 5 anni potremmo essere prossimi ad un baratro, ad una catastrofe umanitaria prima e chissà cosa poi.

Che questo 2012 sia stato un anno a dir poco periglioso per i raccolti di mezzo mondo è un dato di fatto innegabile (peraltro Guido Guidi ne ha parlato più volte nelle ultime settimane, qui su CM e in particolare negli ultimi giorni sono stati approfonditi proprio questi stessi temi, a riprova che l’argomento è veramente un hot topic). Che cosa sta per accadere? Prima un breve riassunto dei fatti.

Innanzitutto ci troviamo di fronte alla peggiore ondata di siccità degli ultimi 50 anni negli USA (parola dei climatologi e non essendo il mio campo, chiedo fin d’ora eventuali conferme ai nostri gentili lettori). Altri fattori però fanno capolino nella storia meteorologica di questo 2012, quasi a voler comporre la cosiddetta e altrettanto abusata “tempesta perfetta”: una prolungata siccità nella zona del Sahel, in Africa, una stagione monsonica partita debole in India e una crescente incertezza sulla resa dei raccolti in Russia. Questi fattori messi insieme potrebbero dar vita ad una vera e propria catastrofe.

Come vedremo, tuttavia, il disastro non è imputabile alle sole condizioni meteo, bensì anche alla scellerata decisione di convertire il cibo in carburante (il biofuel). Su CM se n’è parlato in più occasioni e oggi, purtroppo, siamo qui a richiamare l’argomento nuovamente come aggravante numero uno della carestia prossima ventura.

Come i più informati lettori ricorderanno, una simile coincidenza di fattori si ebbe nel 2008: la speculazione sulle materie prime, la quota crescente dei terreni dirottata verso la produzione di biofuel fecero schizzare alle stelle il prezzo di grano, granoturco, orzo e altre materie prime alimentari. Ciò che ne seguì fu un’ondata di protesta (vere e proprie sommosse in realtà) dall’Estremo Oriente fino al Centro America (Messico e Haiti).

Il 2007 e il 2008 furono propedeutici per i successivi moti insurrezionali del 2010. Gli eventi sono più vicini cronologicamente e quindi più facili da ricordare. Tutto prese le mosse dalla rivolta per il pane in Nord Africa, dove altre micce erano già accese (lotta contro i vari despoti). I fuochi si unirono e detonarono nella Primavera Araba.

Non vogliamo qui fare una lezione di storia contemporanea, ma semplicemente ripercorrere alcuni fatti che ci portano al giorno d’oggi: non vi è infatti soluzione di continuità tra il 2007 e il 2012. E’ un sottile filo rosso che corre ininterrotto da anni ormai.

Si noti che in questi anni il costo delle materie prime alimentari non è mai sceso in modo significativo, al contrario mese dopo mese ha conquistato livelli sempre crescenti (anche a fronte di raccolti più che soddisfacenti). Ciò a riprova che in realtà, le condizioni meteorologiche sono solo una delle componenti della tempesta perfetta. In assenza di condizioni climatiche sfavorevoli, purtroppo, hanno continuato a insistere (negativamente) la speculazione, l’aggravio determinato dall’elevato costo del petrolio e dalla sempre crescente produzione di bio carburanti.

Detto per inciso, è interessante notare come sulla maggior parte dei siti ambientalisti la colpa sia stata individuata e definitivamente accertata: è il riscaldamento globale di natura antropica. E’ la CO2.

Da economista, mi piace notare come invece la maggior parte degli economisti prendano atto della siccità del 2012, ma vadano a disaggregare le componenti del prezzo per scoprire, appunto, la pesante e negativa influenza dei bio carburanti. Questo è ormai un problema conclamato e finalmente riconosciuto anche ai livelli più alti, anche in sede ONU. Penso di poterne dare atto, Climatemonitor è stato probabilmente il primo sito in Italia a porre la questione della pericolosità della produzione dei bio carburanti, in sostituzione delle colture alimentari.

A questo punto vi starete chiedendo se questi raccolti davvero poco soddisfacenti si tradurranno in nuovi moti di popolo. Ebbene, il 2012 registrerà il raccolto americano più basso degli ultimi 17 anni (stiamo parlando di circa il 40% del granoturco mondiale, tanto per capirci). A questo aggiungete che le riserve sono ridotte a quasi la metà della capacità totale. Risultato? Il prezzo del granoturco è andato alle stelle, acquistando ben il 60% da giugno 2012 (!).

C’è una piccola luce di speranza: siamo tutti aggrappati all’esito del raccolto di riso in Estremo Oriente, tuttavia dovremo aspettare l’autunno per avere dati consolidati. Se il raccolto alla fine sarà più che soddisfacente, tale da tenere i prezzi calmierati, allora forse riusciremo a contenere i danni e trovare altre fonti di sostentamento per la popolazione del terzo mondo. Se invece il raccolto dovesse risultare inferiore alle aspettative, facendo schizzare il prezzo anche di questa materia prima alimentare, allora il quadro sarà completo. E non si tratterà di un paesaggio bucolico di Monet, bensì del Guernica di Picasso.

Si ragioni su questo: in Occidente e nei paesi benestanti si arriva a spendere tra il 10 e il 20% del reddito. Nei paesi del Terzo Mondo e in via di sviluppo si arriva all’80%. Non bisogna avere un Nobel in economia per capire cosa accadrebbe anche con un lieve incremento del prezzo delle materie prime alimentari. Oxfam ci fa sapere che un “misero” aumento dell’1% del prezzo delle materie prime, porterebbe immediatamente 16 milioni di persone nella totale povertà (e assenza di fonti di alimentazione). Questo scenario ovviamente fa gola a chi, in modo sconsiderato, sventola la bandiera della sovrappopolazione, della decrescita felicissima e dell’ambiente pulito sì, ma soprattutto senza esseri umani.

Personalmente sono tra quanti sostengono che la produzione di bio carburanti in competizione con le colture alimentari non solo sia un grave errore ma (Guido Guidi spero me la passi) addirittura criminale. Non stiamo nemmeno ad approfondire i numerosi argomenti tecnici a sfavore dei bio carburanti (mancata efficienza nel ridurre le emissioni di CO2, inefficienza del ciclo produttivo ecc.). Qui ci limitiamo a mettere in luce la totale inaffidabilità dell’intero sistema a monte della produzione, il cosiddetto “Food For Fuel”.

Siamo potenzialmente sull’orlo di una nuova catastrofe umanitaria, purtroppo però dovremo attendere ancora qualche mese per sapere con esattezza se l’esito sarà totalmente negativo, con conseguenze inimmaginabili, o solo parzialmente negativo, con scenari simili a quelli già visti negli ultimi cinque anni.

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Published inAttualitàEconomia

38 Comments

  1. Una possibile risposta ai biocarburanti è il fotovoltaico,la ricerca scientifica sta offrendo grossi passi in avanti in questo senso.

    • sì, sì, certo, certo.

  2. […] addietro vi abbiamo anticipato la possibilità di una crisi alimentare di proporzioni preoccupanti, dovuta principalmente […]

  3. Guido Botteri

    Marco Avignano mi chiede l’età. Ho 65 anni.
    Approfitto per chiarire una cosa:
    Non siamo noi a decidere quanti abitanti debba avere il mondo per vivere meglio, e “quali”, di conseguenza, debbano essere autorizzati a vivere, e quali no. Decisioni simili, nel loro piccolo, le hanno prese persone come Hitler e Pol Pot, tutta gente che non gode della mia simpatia.
    Gli abitanti ci sono, punto.
    Per portarli al milione, di qualcuno (com’era prima della domesticazione di piante ed animali), o ai 500 milioni di qualcun altro, bisognerebbe avere il potere di sterminare quelli in più (ed essere c osì mostri dal farlo). Dunque, non posso che essere fortemente contro. C’è “Rientro dolce” che vorrebbe che ci portassimo “spontaneamente” a due miliardi, ma non ci ha ancora spiegato come convincerebbe la gente in più a “farsi da parte”.
    Per cui questi discorsi mi ricordano gli appelli al risparmio in casa di zio Paperone… o parlar di diete in casa di anoressiche.
    Se quel che intendo dire non ti è chiaro, certi messaggi rischiano di avere più presa in Italia, dove c’è un’endemica diminuzione della popolazione d’origine, e nessuna in altre nazioni dove la popolazione sta realmente aumentando.
    Tra l’altro, avevo provato a spiegarti che il problema non è nel rendere la vita comoda a poche persone, impedendo la vita a molti altri, ma di rendere la vita sicura ai molti, perché così la crescita demografica diventerebbe sicuramente negativa.
    Quindi, PROGRESSO, non decrescita, che per sua natura non sarà mai “felice”, perché sarebbe come parlare della “bella morte” o della “allegra operazione chirurgica” (ahi, la cosa mi tocca un po’ troppo).
    Le risorse ci sono, chi lo nega, o mente o è male informato, e ci saranno per molti secoli ancora (come ho documentato su CM). Con sufficienti risorse energetiche, cade anche il problema acqua. Infatti gridano da anni che il mondo si sta scaldando (più evaporazione dagli oceani) e che il livello del mare sta aumentando, per cui mi parrebbe logico desalinizzare acqua di mare.
    Quanto al cibo, quello che può essere prodotto per gli umani non dovrebbe essere destinato alla produzione di combustibili (non ce n’è nemmeno bisogno), e poi progresso, tecnologia e risorse energetiche assicurano che la produzione di cibo aumenterà oltre le più ottimistiche previsioni.
    Secondo me.

    • donato

      Caro Guido, con riferimento all’età, dalle mie parti e, credo, anche dalle tue, si usa dire: “con la buona salute”.
      Ciao, Donato.

  4. Rinaldo Sorgenti

    Casualmente stamattina mi sono ricordato di questo importante sito ed ho letto alcuni degli ultimi articoli e relativi commenti.

    Questo in particolare ha sollecitato la mia attenzione, perchè nella sua essenza mette in evidenza uno dei gravi problemi che sta corrodendo e deformando la società (non certo l’unico) e sempre più incidente causa la situazione di crisi finanziaria che stiamo vivendo.

    Occorre unire le forze e fare uno sforzo mirato per uscire da questo circolo vizioso che ha ubriacato le menti e che sta producendo, a catena, un disastro di cui l’umanità dovrà vergognarsi tra non molto.

    Immagino non sia difficile valutare l’immensa ricchezza che è stata e continua (a ritmi addirittura incalzanti in Italia – basti considerare, solo come esempio, ma non certo l’unico pozzo nero – il record di risorse allocate agli incentivi perversi che vengono impunemente caricati sulle bollette elettriche di tutti i consumatori) ad essere sperperata a causa delle ideologie catastrofiste e fuorvianti connesse alle teorie dei cambiamenti climatici antropogenici, cavalcate da tanti opportunisti e innumerevoli speculatori.

    Lo stravolgimento di interi settori, come per esempio quello agricolo/alimentare (di cui a molte opportune e chiare focalizzazioni contenute nei commenti qui sopra), o quello energetico ed in particolare della generazione elettrica, gridano vendetta al cielo e devono portare gli uomini di buona volontà a reagire. E’ lo stesso momento critico che stiamo vivendo a richiederlo e pretenderlo.

    Un sussulto etico deve portarci a riflettere che quelle immense risorse avrebbero e dovranno essere imegnate per affrontare alcuni dei veri gravi problemi che riguardano l’umanità, a partire dalla fame nel mondo (dove appunto i gravi danni prodotti dall’assurda deformazione ideologica che ha portato ad usare i cereali per inefficaci impieghi energetici, sono eclatantemente evidenti) ed a cascata alle condizioni miserevoli in cui 1,6 miliardi di esseri umani sono costretti a vivere, senza ancora accesso alla stessa elettricità ed a tutti i benefici che tale fonte può poi consentire di realizzare.

    Giusto per fare un piccolissimo esempio (di casa nostra) di quale perversione ormai pervada l’opinione pubblica e buona parte degli addetti all’imformazione, basti considerare le parole di quel portavoce dei minatori del Sulcis (quello che sulle TV tutti abbiamo visto con i caschetto rosso) che arriva giustamente a dire che i nostri governanti arrivano a ritenere troppo costoso impegnare 200 milioni di Euro per avviare il Progetto Integrato del Sulcis (che consentirebbe peraltro di sfruttare l’unica risorsa energetica fossile solida ancora presente nel ns. Paese, oltre a sviluppare innovative tecnologie che si inquadrano perfettamente nelle vincolanti direttive europee), mentre si spendono 11 miliardi all’anno per finanziare con gli incentivi sistemi energetici spesso inefficaci e marginali. Peraltro, quel Progetto serve anche a richiamare l’attenzione su un problema grave che assilla il Paese e che riguarda l’elevato costo dell’elettricità che storicamente caratterizza la situazione in Italia, notoriamente un Paese trasformatore che necessita invece di disporre dell’elettricità a costi allineati a quelli dei maggiori Paesi europei per difendere la ns. competitività industriale. Nella stessa area del Sulcis sono collocate le uniche industrie metallurgiche che producono importanti metalli come: zinco.piombo ed alluminio partendo dal minerale, che sono in profonda crisi e che rischiamo il definitivo smantellamento, proprio a causa dell’elevato costo dell’elettricità, elemento per loro fondamentale per il loro processo produttivo. Questo comporta una crisi concentrata nel Sulcis che rischia di dirompere in gravi problemi sociali, essendo già quel territorio caratterizzato da un livello di disoccupazione elevatissimo.
    E c’è chi continua in questo Paese ad osteggiare anche ingenti investimenti privati già programmati, che proprio servono ad affrontare quel grave problema di competitività e sicurezza strategica per il Paese, ostracismo, “guarda caso”, ampiamente cavalcato dagli ambientalisti di comodo oltre che da politicanti di mestiere.

    Occorre mettere in campo un’azione di corretta informazione che aiuti il cittadino comune a comprendere ed a reagire a tale perversa e dannosissima strumentalizzazione.

  5. Fergus McGee

    Leggo ora tutta la discussione scaturita dal mio articolo. Ringrazio sentitamente tutti gli intervenuti. In generale posso dire che alcune delle osservazioni fatte da Avignano meritano un approfondimento che arriverà a breve in un prossimo articolo. Tuttavia mi sembra che l’approccio sia piuttosto generico e anzi decisamente confusionario quando parla di “accesso alle risorse” nei paesi del Terzo Mondo. Proprio non ci siamo. Egli parla di “crisi alimentari” e di cibo donato al Congo, nel suo esempio. Qui parliamo di derrate alimentari regolarmente importate ed acquistate. Sono due scenari completamente diversi.

    Rispondo anche a chi chiedeva le cifre sulle coltivazioni di biofuel in USA. Una fonte ufficiale, quale la World Bank, parla del 40% della produzione di granoturco convertita in biofuel.

    FMcG.

  6. Puntualmente e aspettatamente compaiono assurdi tentativi di trasferire la discussione sul piano personale. Purtroppo per i miei mancati interlocutori non ho voglia di parlare di me, per cui suggerisco di perdere tempo altrove.

  7. Lasciamo perdere l’ennesima discussione sul Picco del Petrolio…quello che mi chiedo è perché in un mondo sempre più ricco, con meno guerre e carestie, con meno morti per malattia, in un mondo meno inquinato, dove muoiono meno puerpere e sopravvivono più bambini i loro primi tre anni, il numero di atti violenti è in diminuzione, una larga parte dell’umanità vive meglio di un imperatore romano e tantissimi più possono realisticamente aspirare ad altrettanto prima della fine naturale della loro corrente vita, in un mondo dove è possibile visitare tutto ma proprio tutto come turisti a parte i fondali oceanici, e viaggi in auto di duemila miglia sono routine…

    …in un mondo così, dobbiamo riflettere su come vada tutto a rotoli (anche se non è vero), il futuro è tremendo (anche se non è vero) e staremmo tanto meglio se fossimo molti di meno e sarebbe bello accontentarsi e condannare i nostri discendenti a una svogliata stagnazione invece di seguire l’innato desiderio di stare meglio, e tanti altri pensieri infondati indimostrati veterosocialisti invidiosi nevrotici riguardo i quali ogni nostro antenato ci sputerebbe a ragione in entrambi gli occhi.

    Proprio, non lo capisco.

    • valery

      sarà perchè lei è vetoerofascista, invidioso e nevrotico?

      Commento moderato
      Valery, la finiamo qui.
      Admin

    • valery

      complimenti, provi a fare lo stesso con il signore di cui sopra.

      Commento moderato
      Le parole di Morabito erano generiche e non rivolte ad alcuno in particolare. Le tue erano dirette specificatamente a lui. Credo che questo sia palese. Se non ci arrivi evita i commenti.
      Admin

    • Quando uno non sa neanche che il primo nemico dei veterosocialisti invidiosi nevrotici etc etc, era un tale Karl Marx (noto fascista, ovviamente), non c’e’ da perdere tempo nel moderare, anzi, bisogna dare a tutti l’opportunita’ di dimostrare di quali profondi pensieri siano capaci.

    • valery

      perchè pensa anche di darmi lezioni di marxismo? si faccia pure avanti. Il suo sarcasmo, se di questo si tratta, è talmente elevato e profondo che io proprio non ci arrivo. Se potesse aiutarmi.. sa, vista anche la lezioncina di logica che ho letto sul suo sito penso che dibattere con una persona dotata di tale intelletto sia un onore ed un’occasione per tutti.

    • Marco Avignano

      Perchè quelli che vivono bene sono 1 miliardo, quelli che vivono + o meno bene sarranno 3 miliardi forse e i restanti vivono + o – come al medioevo?

    • La questione non e’ se tutti vivano bene (e magari!), la questione e’ se dobbiamo discutere come se il mondo stesse andando a rotoli quanto abbiamo prove su prove che cio’ non e’ assolutamente vero.

    • Marco Avignano

      C’è chi crede che continuando così si rischi seriamente a breve di compromettere tutto (io e molti altri) e chi pensa che in realtà è solo un momento di crisi e passerà (tu e tanti altri). Il tutto condito da una marea di siti che dicono che io ho ragione e altrettanti che dicono che tu hai ragione…. Ma poi la verità qual è? Solo la nostra impressione finale dopo aver analizzato i propri dati a disposizione e dopo lunghe riflessioni possono dirci in che senso siamo orientati, ma la VERITà non è per noi plebei e forse è meglio non saperla…

    • “Crisi” ormai è una parola inflazionata. Non esiste generazione passata negli ultimi 200mila anni che non avrebbe fatto carte false per vivere questa nostra benedetta “crisi”. Io mi preoccuperò quando i normali indici di sviluppo cambieranno direzione: la sopravvivenza delle donne al parto, la sopravvivenza dei bambini ai primi tre anni. E la durata di vita media. Si tratta di indicatori che contengono tutto, riguardo un Paese o il mondo intero: la ricchezza anche monetaria, la vulnerabilità individuale e sociale, lo sviluppo tecnico e scientifico, la capacità produttiva anche agricola, etc etc.

      Mi sembra invece evidente che non ci sia alcun segno a sfavore di tali indici, e anzi gli ultimi anni li hanno visto progredire come mai. Per cui, ripeto, non capisco perché fissarsi su questa idea senza ragione che le cose vadano sempre peggio, o addirittura che saremmo sull’orlo di una catastrofe tale da distruggere l’umanità.

      Probabilmente è l’effetto speculare del paradosso di Jevons: così come siamo destinati a consumare a più non posso, altrettanto siamo condannati a non apprezzare mai quello che abbiamo.

  8. Marco Avignano

    L’accesso alle risorse è dovuto da due cose:
    1- Trasporto e distribuzione, la meno importante dal punto di vista economico, dovuta per di più al petrolio e una parte di mano d’opera per la distribuzione nei paesi poveri
    2- Economica, faccio un esempio. Io USA produco 100 di grano con utilizzo di territorio, risorse e tempo. Di questi 100 cerco di coprire il mio fabbisogno, una parte lo metto da parte che non si sà mai, e il resto lo vendo.
    Mi capita una crisi alimentare in Congo (per esempio) e decido di donarlo per evitare sommosse e questo grano lo devo pagare al contadino con soldi pubblici. Io USA alla fine ci ho perso guadagno se non ho dei buoni motivi per tenere buoni i Congolesi perchè: il contadino è felice che vede i suoi soldi, ma il popolo vede aumentare il proprio “debito” e magari il contadino ha usato petrolio che arriva dall’Iraq che è costato SOLDI soprattutto e poi vite umane per portare avanti una guerra per avere la benzina a basso prezzo. Quindi se del Congo non me ne fotte, lo lascio nella sua M**DA. Sono stato cinico ma funziona così (associazioni umanitarie a parte, forse)

    Per quanto riguarda i biocarburanti leggi anche solo i titoli e gaurda le date:
    http://ecoalfabeta.blogosfere.it/2007/01/mais-invece-del-petrolio1-la-resa-energetica.html
    http://www.ecoblog.it/post/3892/arriva-il-biocarburante-addio-pasta
    http://www.ecoblog.it/post/5018/bruciare-biocombustibili-puo-essere-peggo-di-carbone-e-petrolio
    Per farti capire che quello che decide l’UE o l’ONU non sono, anche se paventate come ambientaliste, idee giuste o che piacciono agli “ambientalisti”

    • Guido Botteri

      L’ambientalismo è un insieme di idee varie e anche opposte (per esempio c’è un ambientalismo nuclearista – come quello di James Hansen – ed uno antinuclearista, ma ci sono mille e mille differenze, anche forti, per motivazioni, interessi, ideologie).
      Anche gli scettici non sono fatti collo stampino. Anzi, direi che, essendo per vocazione portati a pensare con la loro testa, gli scettici sono anche loro assai vari nelle loro posizioni.
      Poi, non c’è un confine preciso, dove metteresti la Curry, o Lomborg, e tanti altri sostenitori (ma eretici) del riscaldamento globale ?
      Io stesso, che disprezzo con tutto il mio animo i talebani ambientalisti, sono un amante dell’ambiente, ma trovo che ci sia (molta) differenza tra essere parsimoniosi ed essere avari, tra essere prudenti ed essere pavidi, tra essere buongustai ed essere ingordi. Insomma, c’è sempre un troppo, un troppo poco ed un giusto (che non neccessariamente sta a metà). Credo che questa frase non venga mai ripetuta abbastanza, perché l’ambientalismo vive di esagerazioni di concetti di per se buoni, se considerati nelle loro naturali dimensioni. Sono, per esempio, per l’uso del fotovoltaico (ma solo sui satelliti e in qualche situazione isolata, come in cima ad un monte, dove sarebbe poco economico portare linee elettriche), e sarò per il fotovoltaico sul tetto di casa mia (solo) quando sarà economicamente conveniente e mi darà energia quando voglio io e non (solo) quando vuole lui. In ogni caso sono contro (forti) incentivi. Lasciate che le tecnologie evolvano. Incentivate semmai la ricerca.

    • donato

      Ora vado OT, ma non riesco a fare a meno di cogliere il tuo assist. Proprio poche ore fa ho avuto occasione di scambiare qualche idea con un collega che opera nel campo del fotovoltaico. Pur avendo idee diametralmente opposte, le nostre discussioni sono molto pacate e, alla fine, conveniamo sempre su qualche termine del problema. Oggi abbiamo discusso del costo del fotovoltaico e, alla fine, abbiamo convenuto che ormai il costo di installazione è sceso a 2000 euro per kw installato (omnicomprensivo). A questo punto gli ho chiesto il motivo della riduzione del costo. Egli, in modo estremamente sincero, mi ha risposto che i costi elevati del passato erano dovuti agli incentivi elevati: con la riduzione degli incentivi, si sono ridotti i costi (non il contrario, come sostiene qualche anima candida). Le economie di scala, tanto care a certi ambienti, hanno influito poco o nulla sulla riduzione dei costi. Tanto per fare un esempio mi ha citato il suo caso personale. Quattro anni fa egli ha installato un impianto fotovoltaico domestico ed ha speso 2000 euro per kw in quanto, come operatore del settore, ha bypassato tutta la sovrastruttura affaristica che ha prosperato e prospera sul fotovoltaico e sugli incentivi statali. Come oggi. Per il fututo egli prevede un ulteriore calo dei costi, in parallelo alla riduzione degli incentivi. Il problema che impedirà al fotovoltaico di svilupparsi ulteriormente sarà costituito dalla rete di distribuzione che, a breve, non sarà più in grado di sopportare ulteriori allacciamenti di centrali fotovoltaiche. La ciliegina sulla torta è la considerazione finale: in Italia abbiamo raggiunto quasi la soglia di saturazione per le energie alternative. Oltre non si potrà più andare in quanto avremo sempre bisogno di una forte componente di origine termica che non dipenda dai capricci del sole, del vento e via cantando. A meno che non si ricorra a sistemi di accumulo, degni di questo nome, che possano compensare i momenti di defaiance delle fonti energetiche intermittenti o a vettori energetici alternativi come l’idrogeno. Di tutto ciò, però, ha chiosato, non vi è nulla di tecnologicamente maturo che possa essere utilizzato a breve. Detto da un ingegnere che opera esclusivamente nel settore del fotovoltaico e delle energie alternative. Il pragmatismo che caratterizza la nostra categoria, a volte, è impressionante e, in fondo in fondo, è fonte di soddisfazione.
      Sembrava quasi di sentire uno di noi che commentiamo su CM. 🙂
      Ciao, Donato.

    • claudio

      Concordo solo in parte: è vero che molte asssociazioni ambientaliste hanno criticato gli incentivi ai biocarburanti ma non tutte; vedi biodiesel tedesco o l’appoggio a Gore che inrtrodusse per primo in USA gli incentivi a olio di palma e etanolo (per poi pentirsene) ma soprattutto non c’è stata la stessa denuncia per tutt ele bioenergie. Mi spiego se uso mais a produrre energia la competizione alimentare è evidente, se invece uso olio esausto delle fritture la competizione alimentare è indiretta e quindi per gli ambientalisti va bene, perchè sono talmente eco grulli che non si accorgono ch eè competizione alimentare, lo stesso dicasi per la produzione di biogas con trebbie distillers sieri bolrande melasse scrti di mensa e tutti gli altri sottoprodotti che venivano trasformati in cibo dalla filiera zootecnica (il più grand esistema di riciclo del mondo) Ora invece l’olio esausto e gli altri sottoprodotti finsicono nelle filiera energetica però per sostituirli nei mangimi ( anch equelli per fare latte e uova) servono materie prime quindi olio vergine cereali o proteici. Quindi anch equesta è competizione alimentare.
      Non solo poi ci sono le colture che l’uomo non utilizza, ad es la colza (biodiesel tedesco), o la Jotropa, o l’insilato di triticale utilizzati nella filiera energetica ecc anche in questo caso si crea competizione prima territoriale, poi alimentare perchè dove si produce colza non si può produrre grano.

  9. Marco Avignano

    Come magari ho già detto in altri post mi piace sentire entrambe le campane (pro AGW e contro AGW) e vi dico per CERTO AL 100% che ad entrambe non piace il biodisel o l’etanolo fatto con generi alimentari non di scarto.
    Ve ne prego, anche voi non chiudetevi nello stanzino dei “sei della mia idea e ti seguo, non sei della mia idea e non ti ascolto a priori”.
    Poi soprattutto, c’è si un problema di sovrappopolazione, poche balle, si vuole vivere bene tutti ma non si è fatti il conto con l’oste.
    Mi dite, prendendolo per giusto, che il 30% del mais in USA viene coltivato per etanolo, ok lo diamo come cibo (sperando che vada bene anche per l’alimentazione quel mais da etanolo) e che di quel 30% di coltivato anche solo il 20% diventi etanolo. Poi sarà ci da coprire quell’ammanco di etanolo con petrolio, quindi più domanda e più alto il prezzo. Sò che magari non vi è simpatica ma prendendolo per vero leggete questo…

    http://petrolio.blogosfere.it/2012/08/caro-benzina-macche-siete-voi-che-guadagnate-troppo.html

    Noi ci lamentiamo, l’industria pure, i poveri anche (non credete che nei paesi poveri non si usi petrolio, anzi a volte è fondamentale per rifornimenti e agricoltura).

    A mio modo di vedere la coperta è troppo corta perchè siamo troppi e le scelte che facciamo scontentano sempre qualcuno, fossimo in meno ci sarebbero meno bocche da sfamare, meno esigenze e meno problemi o dico forze CA***TE? Non voglio dire che c’è da uccidere gente per ripianare la situazione, ma la natura è crudele e se ne fotte o mangi o muori. Forse non dovevamo neanche arrivare a 7 miliari di persone e adesso staremmo meglio (ma con i se e i ma non si vive).
    Mi chiedo e chiedo a voi, era il caso di prendere in considerazione il trattato del club di Roma a suo tempo sui limiti dello sviluppo?
    Spero di esser stato chiaro e chiedo scusa per essermi dilungato…

    • Sì, lo era, salvo poi rinchiudere gli estensori.
      Circa il “siamo in troppi”, ti invito a consultare il grafico publicato in questo post, dal quale si evince chiaramente che la produzione di cibo aumenta più velocemente della popolazione da decenni e che – parola della FAO – la fame nel mondo è un problema di accesso alle risorse, non di disponibilità delle stesse.
      Circa il fatto che i biocarburanti non piacciano a nessuno, ti rammento che costituiscono una imprescindibile quota del nostro (ed europeo) 20 20 20. Sinceramente se chi è convinto che il clima sia alla frutta ora non gradisce, poteva decisamente pensarci prima. O forse no, qualcuno lo ha fatto e pure bene!
      gg

    • Guido Botteri

      Marco Avignano, da
      http://www.bloomberg.com/slideshow/2012-08-13/highest-cheapest-gas-prices-by-country.html#slide8
      (un link del tuo link)
      “Italy raised gas taxes about 25 percent over the past year as part of Prime Minister Mario Monti’s austerity efforts to rein in the country’s budget. The tax is now the highest in Europe.”
      Mi fa piacere che ci sia qualcuno anche tra gli ambientalisti che, giustamente, si oppone a destinare colture, che potrebbero produrre cibo, alla produzione di etanolo. Ci sono parti non commestibili che si possono usare, oltre non andrei.
      Poi, non capisco la tua posizione. Siamo troppi, può darsi, ma non li ho fatti nascere tutti io (solo tre). 🙂
      Che ne facciamo di quelli che reputi “in più” ? Non mi è chiara, in pratica, la conseguenza della tua frase
      “Non voglio dire che c’è da uccidere gente per ripianare la situazione, ma la natura è crudele e se ne fotte o mangi o muori.”…cioè, in pratica, che vorresti fare ? Lasciare che la crudele natura uccida lei le persone, visto che non vuoi farlo tu direttamente ? Non mi sentirei di appoggiare questo tuo punto di vista (se ho interpretato bene il tuo pensiero).
      A te piace il Club di Roma ? Beato te che sei nei 500 milioni di fortunati prescelti per vivere (ma sei davvero sicuro di essere compreso anche tu? Io sicuramente non ci sono, e come me ben pochi Africani ed Italiani, credo).
      Hai detto tu stesso che non si vive con i se e con i ma, e qualche miliardario misantropo dovrà rassegnarsi a vedere il mondo popolato da quella specie a lui odiosa (l’uomo) ma alla quale appartiene anche lui.
      Qui su CM si è spesso parlato delle risorse, spiegando come siano finora fallite le profezie del profeta magno, quel Malthus che era passato all’altro Signore (quello Oscuro), tanto da auspicare una epidemia a Londra (per diminuire la popolazione).
      Malthus, e quelli come lui, ragionano in maniera statica, non sono capaci di capire che le risorse sono invece dinamiche, dipendono dalle tecnologie e dalla domanda. Credo che sia ormai chiaro a tutti che, per esempio, le risorse dette “fossili” sono ben lontane dal picco. Ormai è chiaro che passeranno vari secoli almeno. E con sufficiente energia si fanno tante cose, anche più cibo.
      La stessa visione statica che li ha spinti a inventare un’arbitraria “impronta ecologica”. Una delle cose più sbagliate che siano mai state concepite. Se fosse stata ideata prima della domesticazione di piante ed animali, per sfamare la popolazione attuale direbbe che ci vogliono sette mila pianeti.
      Ma io credo che la Natura spinga le specie insicure a fare più figli. Così i conigli fanno molto figli perché muoiono molti conigli, gli insetti fanno moltissimi figli perché muoiono moltissimi insetti. Gli elefanti si sentono molto più sicuri e fanno pochissimi figli, che difficilmente muoiono.
      Anche tra gli uomini succede lo stesso, e le specie più “sicure” fanno meno figli. L’Italia aveva crescita demografica “negativa” finché non sono arrivate da fuori persone più insicure che facevano più figli, e man mano che si sistemano, fanno meno figli.
      Il problema non è quindi di lamentarsi perché quelli in più non si son messi “da parte”. il problema è di dare più sicurezza anche alle genti del terzo mondo.
      Secondo me.

    • Marco Avignano

      Non dico che voglio farli morire di fame, ma che se nessuno aiuta gli ipotetici Congolesi in carestia, sarai d’accordo con me che muoiono se non trovano da mangiare… non mi sembrava difficile. Per quanto riguarda il club di Roma e dei 500 milioni di persone e la sovrappopolazione:”IO NON VOGLIO UCCIDERE NESSUNO”, il problema era farne meno prima e se per questo comunque preferisco non nascere in un mondo dove tutto va poi in rovina perchè abbiamo esagerato con i consumi, se tu preferisci vivere ma arrancare di giorno in giorno è una tua libera scelta (so che non siamo ora in questa situazione ma credo che ci arriveremo). Quella delle risorse che si muove in base alla domanda e che sono dinamiche mi sembra un po’ una cagata, è se ho petrolio 100 e ne uso 50, arrivo a metà e domanda alta o bassa ne ho fatto fuori 50… La domanda alta o bassa determina il prezzo ma non quanto ne ho usato.
      Tutto è da vedere se siamo realmente arrivati al picco, ma se guardi un qualsiasi documentario
      http://www.youtube.com/watch?v=lKLJVqBM6FM

      o guardi questo grafico

      http://www.quinterna.org/pubblicazioni/rivista/31/la_gra39.jpg

      Di nuovi giacimenti (petroliferi) non se ne trovano più molti di nuovi e grossi, eppure la domanda aumenta e il prezzo sale e ce n’è sempre meno. Poi sulle tecnologie, posso anche trovare un giacimento al centro della Terra che ci può soddisfare per 1 milione di anni ma mi costa 1000$ a goccia e diventa inutilizzabile anche se c’è la tecnologia per estrarlo ed è in abbondanza.

      Per quanto riguarda i figli, penso di essere la persona + insicura del mondo eppure non ho questo istinto a fare 20 figli, anzi, piuttosto che farlo nascere in un mondo di merda crepo io e basta.

    • Guido Botteri

      Marco, non credo che si risolva molto con gli “il problema era farne meno prima”. Arrivi tardi, le soluzioni vanno pensate per migliorare il futuro, NON per correggere il passato, perché, finora, nessuno è ancora riuscito a tornare nel passato e modificarlo, che io sappia, per cui anche la tua sparata “preferisco non nascere in un mondo dove tutto va poi in rovina perchè abbiamo esagerato con i consumi” mi lascia freddino, almeno fino a quando non avrai (e dimostrerai) il potere di nascere dove vuoi, nella Società che vuoi, né mi dice meglio l’altra tua sparata “se tu preferisci vivere ma arrancare di giorno in giorno è una tua libera scelta”, in quanto non ho scelta, il mondo non l’ho fatto io, e non sono, purtroppo, in gradi di modificarlo.
      Un po’ di stare coi piedi per terra, no ? Si chiama “realismo”, prendere atto di come sia la realtà, semplicemente.
      Quanto al tuo film su youtube, mi è bastato il titolo, per dirti che lo puoi pure buttare direttamente nella spazzatura, tempo perso, visto che di fonti c.d. “fossili” attualmente c’è un’abbondanza incredibile, e il picco del petrolio per il momento te lo puoi scordare, e per qualche secolo ancora. (A proposito, sarebbe ora di chiudere organizzazioni come ASPO, che sono centrate sul picco del petrolio… avendo fallito così clamorosamente non capisco che ci stiano a fare).
      Piuttosto guardati la realtà, per esempio:
      http://en.wikipedia.org/wiki/Bakken_formation
      al cui confronto i giacimenti dell’Arabia diventano sciocchezzuole, e ancor di più (ma è russo) il Bazhenov, un giacimento “mostruoso”:
      http://www.forbes.com/sites/christopherhelman/2012/06/04/bakken-bazhenov-shale-oil/
      altro che “picco del petrolio”
      chi parla ancora di picco del petrolio dovrebbe solo andare a nascondersi !
      Quanto alle risorse, vedo che hai le idee molto confuse, ma hai la fortuna di dialogare con me, che posso spiegarti ciò che non hai ancora capito. Tranquillo, è tutto gratis, e faccio a meno anche dei ringraziamenti, sono un generoso 🙂
      Dunque, cosa sono le risorse ? A casa mia, la risorsa latte, per esempio, è facilmente conteggiabile: vado nel frigo e vedo quanto ce n’è.
      Poi, ne mancasse, posso andare in negozio a comprarne dell’altro.
      Per il petrolio, il conteggio è meno facile, perché le risorse dipendono dalla domanda. Questa, se forte, tira su il prezzo. Ogni giacimento ha un costo di estrazione (che anch’esso è dinamico, perché si scoprono nuove tecnologie, ecc. ma non complichiamo troppo il discorso). Ad un certo prezzo di mercato, conviene estrarre da quei giacimenti che mi garantiscono un utile (nessuna persona sensata e non ideologizzata opera per perderci), e quindi (solo) questi giacimenti vanno nel conteggio delle “risorse”, anche perché altrimenti bisognerebbe conoscere l’entità di tutti i giacimenti esistenti, conosciuti e non, e questo non è possibile.
      Se il prezzo del petrolio sale, giacimenti che prima erano esclusi come “risorse” diventano convenienti, e vengono a far parte delle risorse (che quindi aumentano, NON sono statiche), e inoltre nuove tecnologie (come quelle per lo shale) rendono convenienti giacimenti che prima non erano conteggiati come “risorse”. Tu dirai che tutto questo ha una fine, prima o poi… non so, incomincio ad avere dei dubbi (ma non apriamo altri capitoli) ma anche se fosse, un picco del petrolio (intendendo ogni forma di fonte c.d. fossile) a 4 – 5 secoli non è un problema perché l’umanità nel frattempo troverà altre forme di energia, praticamente illimitate nel tempo e nella quantità (e ci sono, anche se non abbiamo ancora le tecnologie per utilizzarle, noi…ma le avranno i nostri discendenti).
      Questo è quello che è successo, un miglioramento di tecnologia ha reso convenienti enormi giacimenti di fonti c.d. fossili (Bakken, Bazhenov e altri) e quindi ha moltiplicato di alcuni ordini di grandezza le risorse disponibili, allontanando il picco di secoli. Praticamente possiamo dimenticarcene (e anche di chi andava agitando questo spauracchio sulla – sola – carta).

    • Marco Avignano

      Scusa la domanda personale, ma quanti anni hai?

  10. A. de Orleans-B.

    Senza mancare di rispetto al resto, questa resta per me la frase più importante:

    “Personalmente ritengo che a forza di urlare alla catastrofe, si genera una tale assuefazione nei lettori, tale da ottenere un danno doppio: primo, non gliene importa più niente a nessuno, secondo, quando arrivano le vere catastrofi, nessuno se ne accorge (finchè non sia troppo tardi).”

    Dobbiamo darci da fare — come fa CM nel campo della scienza climatica — per difendere l’integrità dei risultati scientifici dall’influenza degli interessi politici.

    L’alternativa è di rassegnarci alla proliferazione dei Lysenko… e alla corrispondente povertà — un futuro miserabile, perché saremo coscienti che avremmo potuto evitarlo.

  11. claudio

    aggiungo che tra le bioenergie c’è anche il biogas che viene prodotto in Italia e Germania principalmente da colture dedicate che quindi non sono destinate all’alimentazione, creando un buco di produzione, lo stesso dicasi per il biodiesel da colza e le bioplastiche da mais.

    • Luigi Mariani

      Il problema è che l’alimentazione e la produzone di generi di consumo essenziali (es: vestiario) di 7 miliardi di esseri umani si basa oggi su 1.4 miliardi di ettari di arativi.
      Se questi ettari (che sono oggettivamente pochi e per di più soggetti a erosione, urbanizzazione, ecc.) li destiniamo alle bioenergie senza una programmazione più che accurata, rischiamo di non starci dentro e di trovarci ogni anno in balia di siccità, gelate o altri accidenti meteo.

      In altri termini le bioenergie non vanno demonizzate ma nemmeno messe come priorità ->
      1. solo se c’è un eccesso rispeto a cibo e generi di consumo essenziali lo si dovrebbe poter destinare a bioenergie
      2. alle biomergie si dovrebbero poter indirzzare i liquami zootecnici ed i prodotti del bosco.

    • Simone Biserni

      Mi piacerebbe sapere chi è stato a censire la popolazione mondiale, ma anche quale metodo ha adottato per ricavare tale dato.
      Non voglio essere necessariamente polemico ma questa storia mi lascia perplesso, anche per il fatto che non si fa’ altro che parlare di “decrescita”.

    • Rinaldo Sorgenti

      Colgo l’occasione per salutare l’amico Luigi Mariani e ringraziare per la chiarezza e semplicità con la quale si evidenziano fattori importanti che hanno un’incidenza davvero significativa sulla situazione che stiamo vivendo, ma che continuano a non essere compresi ed approfonditi dalla marea di giornalisti, prevalentemente proni al catastrofismo ed a fare da cassa di risonanza all’ideologia pseudo-ambientalista che ha contagiato la maggioranza dell’opinione pubblica.

      Occorre uno sforzo particolare da parte dei positivisti e degli ottimisti per far emergere il buonsenso e la concretezza, indispensabile per interrompere questa deriva catastrofica che ha alterato anche i più banali concetti della natura e che sta “avvelenando i pozzi”.

      Organizziamo una serie di eventi e convegni per dibattere di questi temi nel tentativo di far riscoprire il buonsenso ed aiutare ad affrontare almeno alcuni dei problemi che abbiamo di fronte, evitando di continuare nello sperpero immane di risorse a cui ci hanno portato quelle ideologie perverse.

  12. donato

    Noto che le considerazioni esposte nel post stanno prendendo sempre più piede anche sui giornali, in televisione ed alla radio. La cosa potrebbe far piacere a chi la va sostenendo da qualche anno (qui su CM, la maggior parte degli autori e dei lettori che commentano), però, per quel che mi riguarda, avrei preferito che non fosse stato così. La “conversione” dei mass-media generalisti è indice del fatto che il baratro è dietro l’angolo e, per quel che ne so, non siamo affatto attrezzati ad evitarlo. Colpa di scelte sciagurate effetuate in passato.
    Chiudo con il titolo di un vecchissimo post pubblicato su CM: non è bello avere sempre ragione!
    Ciao, Donato.

  13. Fabrizio

    abbiamo da qualche parte una stima della frazione di colture alimentari trasformate per la prdoduzione di biocarburanti ?

    • Luigi Mariani

      A me risulta che grossomodo il 50% dei cereali Usa sarebbero oggi usati per produrre biocarburanti. Magari Fergus ha dati ufficiali e globali.

      Approfitto per dire:

      1. che concordo appieno con l’autore nel ritenere sciagurato l’uso di materia prime alimentari non eccedentarie per produre biocarburanti.

      2. che, una volta disinnescata la “bomba” delle bioenergie in agricoltura, il mercato delle materie prime alimentari ha in sè un fattore di stabilità enorme dato dal fatto che ogni 6 mesi abbiamo un raccolto di cereali e, dato che di solito le annate cattive non si veerificano mai contemporaneamente nei due emisferi, questo ha da sempre consentito di calmierare i prezzi.

      3. che la pippa delle bioenergie non è solo un fatto americano ma si riscontra a tutte le scale, perchè i “pifferai magici” hanno devvero lavorato alla grande. Ad esempio in Lombardia mi pare che siano stati ad oggi installati 300 digestori (finanziati anche con denaro pubblico) ognuno dei quali ingurgita la produzione di 300 ettari di mais (in un mondo perfetto i digestori dovrebbero funzionare con i reflui zootecnici risolvendo così un problema ecologico non da poco, ma qualcuno si è accorto anni orsono che se se li si fa’ andare a triciato di mais sono molto più efficienti….) ->
      300 x 300 fa 90.000 ettari di mais, sui 200.000 oggi in produzione, bloccati per produrre le bioenergie che “salvano il pianeta”. Poichè i produttori zootecnici lombardi necessitano del mais per alimentare bovini e suini (da cui dipendono il prosciutto crudo ed il formaggio grana che sono nostri prodotti di punta per l’export), non trovando mais sul mercato nazionale si rifoscono all’estero, facendo anch’essi lievitare i prezzi.

    • gbettanini

      Ah, e sono perfettamente d’accordo con l’autore sulla follìa insita nel bruciare prodotti alimentari nei motori o in impianti per produrre energia elettrica, anche perchè il bilancio energetico della coltivazione e della trasformazione in olio o etanolo è spesso negativo come scrivevo qui un paio di settimane fa:

      http://blog.forumnucleare.it/notizie/siccita-prezzo-dei-cereali-ed-energia/#more-11629

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