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Un bicchiere di Sole

Ultimamente mi sono imbattuto in una ricerca indiana sulcontributo dei raggi cosmici sul riscaldamento globale.

Contribution of changing galactic cosmic ray flux to global warming – (pdf)

La rivista non è molto conosciuta ma è inseritra nella lista ISI.

Cito:

[info]

La correlazione ben consolidata tra il livello delle nuvole basse e l’intensità dei raggi cosmici, che fungono da nuclei di condensazione per le nuvole, mostra chiaramente che una diminuzione dell’intensità dei raggi cosmici si traduce in un minore copertura nuvolosa bassa. La riduzione dell’albedo, a causa della minore nuvolosità a bassa quota, comporta un aumento della temperatura superficiale sulla terra perché diminuisce la radiazione riflessa nello spazio.

L’estrapolazione della intensità della radiazione cosmica galattica sulla base delle misure in 10Be proxy delle carote di ghiaccio, mostra chiaramente che l’intensità dei raggi cosmici è diminuito del 9% nel corso degli ultimi 150 anni, a causa del continuo aumento dell’attività solare. Presentiamo elementi atti a dimostrare che la componente della forzatura radiativa dovuta alla diminuzione dell’intensità dei raggi cosmici nel corso degli ultimi 150 anni è di 1,1 Wm-2, che è circa il 60% di quella dovuta all’aumento del CO2. Concludiamo che la previsione futura del riscaldamento globale presentato da IPCC4 richiede una revisione per tener conto dell’effetto dovuto ai cambiamenti a lungo termine dell’intensità dei raggi cosmici galattici.

[/info]

 

correlazione nuvole raggi cosmici Vezier

Nel grafico tratto dal paper la correlazione tra i raggi cosmici e le nuvole a bassa quota trovata da J.Vezier.

Ci sono molte pubblicazioni in netto contrasto con questi dati che attribuiscono ai raggi cosmici un effetto molto piccolo, forse perchè non si conoscono bene i meccanismi o i feedback che regolano la formazione delle nubi basse, ma queste di fatto sono calate e questo calo è correlato al flusso dei raggi cosmici a sua volta correlato con il flusso magnetico solare. Questa azione indiretta del sole è stata finalmente stimata, il valore è enorme e nessuno può sottovalutarlo.

stima forzanti radiative

 

Come evidenziato nel grafico sopra (IPCC 4AR) la forzante solare diretta  è solo di 0,12 Wm-2 su 1,6 Wm-2 dal 1750 in poi cioè non arriva nemmeno all’8% e il 96% delle forzanti riscaldanti è attribuito all’uomo: è una enormità non credete?

[blockquote cite=”Cartesio, Discorso sul metodo, 1637″]Nulla può essere assunto come vero se non ci appare come tale in modo evidente[/blockquote]

La forzante che J. Hansen stima per il CO2 è di 1,66 Wm-2 mentre quella solare è stata stimata solo 0,12Wm-2. La stima di 1,1 Wm-2 dovuta all’effetto solare indiretto sulle nubi, cioè il 60% di 1,66 del CO2,  è veramente alta e rimette in discussione tutta la stima delle forzanti e la conseguente politica di mitigazione climatica con la riduzione delle emissioni.

E’ ormai un mantra del mainstream scientifico che “senza l’inserimento delle forzanti antopogeniche non si ricostruisce il recente riscaldamento globale. Ciò che abbiamo scoperto finora va nella direzione di dire che gli influssi antropici sono probabilmente ormai così forti da “oscurare” la causa solare! Con buona pace di chi ancora crede che questo piccolo uomo possa fare tutto ciò che vuole sulla Terra senza tener conto dei suoi impatti sul sistema: la classica visione di uomo – padrone del mondo…”

Queste considerazioni sul ruolo del sole contemplano solo la forzante solare diretta, ma tutti sanno che non ci sono forzanti che giustifichino i picchi di caldo del’Holocene come evidenziato ad esempio qui.

Lo studio del paleoclima ci dice che ci sono picchi di caldo che si alternano a periodi freddi nei periodi interglaciali. Questi sono correlati con forzanti orbitali e con il flusso magnetico solare (e nel caso con attività vulcaniche) e con la forzante solare che però da sola non giustifica nulla perchè le variazioni solari dirette sono minime.

Quindi la forzante va ricercata altrove: nei fattori non ancora stimati come l’effetto indiretto del sole  o nei feedback legati alle forzanti solari dirette e indirette.

Le ipotesi sono tante e non solo l’azione sui nuclei di condensazione dei raggi cosmici, provo a sintetizzarle qui:

  • L’influenza del campo magnetico solare sulla formazione delle nuvole basse.
  • Un’azione sull’ozono sia da parte degli uv che dei raggi cosmici entrambi fluttuanti.
  • Cambiamenti nella circolazione atmosferica
  • Una maggiore forzante solare potrebbe determinare più evaporazione, e questo a sua volta più cumulonembi e meno nembostrati e sembra proprio che sia così.
  • Una maggiore forzante solare potrebbe immettere grandi quantità di acqua dolce per il disgelo e questo potrebbe influenzare le correnti oceaniche e la pompa termoalina.
  • Oppure le forzanti orbitali potrebbero influenzare la circolazione oceanica profonda dei fondali marini come è provato già facciano le maree lunari.

FORZANTI CONTRO PALEOCLIMA

A Udik (uno dei nostri lettori) ho chiesto  di sovrapporre la stima dela paleoclima degli ultimi 2000 anni di Ljungqvist 2010 solo proxy,  linea rossa con la stima delle forzanti di Crowley 2000, linea  blu per dimostare che le forzanti conosciute finora non giustificano il clima degli ultimi mille anni per almeno 700 anni di segiuto dal 1000 dc al 1700 dc. Come vedete  la divergenza durante il periodo caldo medioevale è enorme!

La stima delle forzanti di J Hansen è diversa da quella di Crowley 2000 perchè come tutti dovrebbero sapere nel 2005 J.Hansen ha raddoppiato i valori dei raffreddanti, Lindzen dice che lo ha fatto per far tornare i conti, di fatto sugli aerosol la conoscenza è davvero molto bassa. La differenza con il grafico di Udik si vedrebbe solo nelle due grandi eruzioni ad esempio a ridosso della LIA e dal 1940 in poi per i solfati antropogenici.

paleoclima moberg mann ljungquistmann

Se qualcuno pensa che Ljungqvist 2010 non sia significativo perché mancano i dati tropicali, nel grafico (tratto da Sceptical Science) c’è  la comparazione con Mann 2008 e con Moberg 2005. Come già affermato dallo stesso  Ljungqvist le tre ricostruzioni non sono uguali ma sono ben correlate, l’unica grande differenza è l’innesto dei dati strumentali in Mann 2008 che aggiunge ben 8 decimi ai dati proxy, il famoso artificio (trick) per nascondere il declino. Sovrapponendo la stima delle forzanti a questo grafico il risultato sarebbe identico a quello visto prima, le forzanti mancherebbero 700 anni su 1000.

Quindi ci deve essere per forza una forzante e/o un feddback sconosciuti che hanno dominato il clima nel passato, se questa forzante fosse l’effetto indiretto del sole avrebbe dominato il clima anche nel xx secolo.

fllusso magnetico solare McCracken 2007

Nel grafico tratto da McCracken 2007 è evidente che il flusso magnetico solare specie nei minimi continua a salire fino al 2000, secondo Solanki 2010 il flusso magnetico solare negli ultimi 100 anni è quasi raddoppiato.

Se non si conoscono i fattori che hanno determinato i picchi di caldo e di freddo degli ultimi 10000 anni che però sono correlati guarda caso al flusso magnetico solare, è davvero inaccettabile che si affermi di conoscere quelle che hanno regolato gli ultimi 60 anni. Non si può fare, perchè le forzanti naturali e/o i loro feedback non sono ancora conosciuti, la sola forzante solare diretta considerata non giustifica neanche uno dei picchi di caldo dell’Holocene.

Non solo, nemmeno le proiezioni climatiche si possono fare, proprio perchè i modelli non sono validati per l’ultimo picco di caldo conosciuto cioè il medioevo. Il fatto che per ora non esistano stime delle forzanti e/o feedback che hanno determinato i picchi di caldo del passato, come gli ultimi recenti, il periodo romano e quello medioevale, non significa che sono corrette le proiezioni correnti perchè non ce ne sono altre. Anzi significa proprio l’opposto, cioè che le attuali proiezioni climatiche sono sbagliate, perchè si è molto lontani dal capire il sistema climatico. Quindi siano 2, 3, 4, 5, o addirittura 6 i gradi di riscaldamento delle proiezioni a fine secolo, si possono giocare al lotto perchè non hanno alcun valore.

[blockquote cite=”Rino Gaetano”]Ambo, terno, tombola, e cinquina yeee, se vinco mi danno un litro di benzina[/blockquote]

Vent’anni di menzogne climatiche di disastri e catastrofi annunciate su tutti i media, di colpevolizzazioni di interi settori produttivi, energetico, dei trasporti e della zootecnia, processati senza alcuna difesa, grazie alle stime delle forzanti di J. Hansen (un fanatico catastrofista) che hanno prodotto le famose proiezioni climatiche di riscaldamenmto antropogenico. Invece si sono persi tutti in un bicchiere di sole.

[blockquote cite=”Malika Ayane – Tre cose”]e poi invitami a bere un bicchiere di sole spiegami senza nemmeno parlare che gusto ha[/blockquote]

******************************

@Udik, grazie ancora!

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Published inAttualitàClimatologiaSole

14 Comments

  1. […] qua una spiegazione del perché la correlazione CO2 T non può essere una prova della causa effetto Un bicchiere di Sole | Climatemonitor ti segnalo il terzo grafico che vedrai solo su CM lo trovo stupendo! segui bene la linea viola e […]

  2. […] La stima delle forzanti attuale di Hansen (putacaso) è enormemente sbagliata come già visto qui, perché si sta sottovalutando la forzante solare indiretta responsabile di circa il 60% del […]

  3. Claudio Costa

    @ agrimensore
    grazie delle precisazioni.
    andremo arrosto?
    so che hai dei dubbi ma non troppi, io penso che il clima del futuro non si possa conoscere ma escludo che la tabellina di Hansen sia corretta sia nei riscaldanti sia nei raffreddanti

  4. Claudio Costa

    @ Agrimensore

    su feedback: non so a cosa ti riferisci ma c’è un’azione diretta sulla formazione delle nuvole basse, si preusme sia la ionizzazione da parte dei raggi cosmici con conseguente formazione di nuclei di condensazione in percentuali diverse anche a secodna degli aerosol presenti naturali o antropici che siano.. A questo punto si innescano altri parametri ad es la quantità di vapore in atmosfera, che è un feedback: con più vapore si potrebbero formare più cumolonembi e meno stratonembi e viceversa, ma è solo un’ipotesi(se ne discuteva con Steph tempo fa)
    Te lo cito: “Nubi: dipende. Sono nubi di media quota e le nubi, come dicevo, sono cazzute. Riflettono la luce solare sopra (soprattutto quelle basse, soprattutto a spessore ottico elevato) ma al contempo emettono radiazione IR verso il basso al di sotto (soprattutto quelle alte, soprattutto a spessore ottico ridotto). Ma dipende anche da localizzazione (terra ferma vs oceani), latitudine, stagionalità, durata di vita. Certe nubi a certe latitudini in certe stagioni si comportano esattamente all’opposto rispetto alle stesse in condizioni diverse, ad es. anche le basse nubi riflettive in realtà possono benissimo produrre un feedback positivo perché, in presenza di oceani più caldi, tendono a dissolversi.
    http://climafluttuante.blogspot.ch/2010/12/jamais-vuso-far.html
    Quello che lo studio (incompleto, vedi anche questo http://journals.ametsoc.org/doi/abs/10.1175/2011JCLI3972.1
    ci dice è che i trend sui continenti non sono forti e significativi, ma in generale le nubi a media e alta quota (in particolare delle ML) sono diminuite mentre quelle a bassa quota non mostrano alcun andamento. Nelle regioni polari boreali aumentano a tutte le quote di riferimento.
    http://imageshack.us/a/img853/6510/schermata20120915a15414.png
    Ergo: meno nembostrati sui continenti significa meno dimming ma sugli oceani può pure essere una spia del GW degli oceani.”

    su polemiche: chiedo scusa ma ho il dente avvelenato sia perchè mi hanno trattato male, sia perchè il mio settore è troppo tartassato dale finte esigenze di mitigazione

    • agrimensore g

      @Costa
      A me sembra che quell che descrivi siano in parte meccanismi che regolano la formazione di nubi, in parte feed-back sul clima dovuti alle nubi come elemento di retroazione, ma non feed-back che regolano la formazione di nubi.
      Un feed-back per me è qualcosa che, prendendo in input una grandezza X che è l’output di un processo, provoca (tramite retroazione) l’aumento/diminuzione (feedback positivo/negativo) della stessa grandezza X.
      Tornando all’articolo, circa l’indeterminatezza degli effetti degli aerosol, prendendo per buoni il celebre specchietto riepilogativo che hai postato in fig. 2 e la stima ufficiale della sensibilità climatica, direi non dovremmo azzardarci a diminuire gli aerosol emessi dall’uomo, rischieremo di arrostire presto.

    • Guido Botteri

      Scusa agrimensore g se insisto, ma mi pare di aver mostrato che un aumento di temperatura, per la legge di Stefan-Boltzmann, causa una maggiore irradiazione. Più aumenta la temperatura, più aumenta l’irradiazione, e non con legge lineare, ma alla quarta potenza. Cioè l’irradiazione aumenta maggiormente rispetto all’aumento della temperatura. Cos’è questo, se non un feedback negativo ?

    • agrimensore g

      Ho risposto sopra. Scusa, non avevo saltato la tua donìmanda, semplicemente pensavo di aver inviato il commento ma si deve essere perso per strada…

  5. agrimensore g

    Ho trovato la ricerca degli scienziati indiani molto interessante. Riporto le conclusioni in orginale:
    “contribution to climate change due to the change in galactic cosmic ray intensity is quite significant and needs to be factored into the prediction of global warming”

    Cosa c’è dietro quel “to be factored”? Secondo me, almeno un paio di cose.

    1- Naturalmente incide sulla parte relativa all’attribution. In tal senso, per me, umile lettore di blog, sarebbe interessante che eventuali successivi lavori che utilizzano la Granger causality comparassero direttamente la concentrazione della CO2 e l’intensità dell’HMF (sempre che i dati siano ritenuti abbastanza consolidati). Preferirei l’uso dell’HMF perché mi sembra che, in un certo senso, si correli con tutta l’attività solare.

    2-Secondo me significa anche che bisogna tener conto della CRI nella parametrizzazione dei modelli. Ad esempio, potrebbero essere rivisti i parametri/pdf che si applicano per simulare la formazione di nubi. E in questo senso avere incidenza sulla stima della sensibilità climatica.

    Poi, una domanda: premesso che l’articolo tratta la composizione del forcing radiativo, non dei feedback, non ho capito cosa s’intende con “i feedback che regolano la formazione delle nubi basse”?
    Lo chiedo perché trovo che spesso venga definito “feedback” ciò che feed-back non è. In merito, riporto un esempio che ho notato sia tra sostenitori che tra scettici sull’AGW. Ho trovato più volte scritto che il feed-back negativo più grande è la stessa legge di Stefan-Boltzmann. Ecco, secondo me, da un punto di vista sistemistico, non è affatto un feed-back (semmai il problema).
    Infine, Claudio, per quelli che sono i miei gusti, avrei preferito che un articolo come questo rimanesse focalizzato sull’aspetto scientifico, rinunciando alla chiosa polemica, altrimenti, temo, l’attenzione dei lettori/commentatori si potrebbe concentrare più sulle tue opinioni finali che sul resto.

    • Guido Botteri

      da:
      http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Stefan-Boltzmann
      “La legge di Stefan-Boltzmann, chiamata a volte legge di Boltzmann o anche legge di Stefan, stabilisce che la potenza irradiata da un corpo nero è proporzionale alla quarta potenza della sua temperatura:”
      U=s * T^4
      dove s= sigma
      (non riesco a copiare la formula, non mi accetta i simboli, così ho dovuto trascriverla così)
      è quella quarta potenza che costituisce un feedback, perché per un aumento di 1 grado, da T a (T+1), la potenza irradiata aumenta da
      U’ = s*t*t*t*t
      a
      U” = s*(t+1)*(t+1)*(t+1)*(t+1)
      esempio da 300 gradi Kelvin a 301 gradi Kelvin aumenta da
      s*8.100.000.000 a s*8.208.541.201
      con una differenza di s*108.541.201
      lo stesso aumento di temperatura da 301 a 302 gradi Kelvin avrebbe prodotto invece una differenza di
      s*109.628.415
      che è maggiore
      cioè
      all’aumentare della temperatura, un aumento uguale porta ad una maggiore potenza irradiata (quindi a un maggiore raffreddamento) e questo costituisce, mi sembra, un feedback “negativo”

    • agrimensore g

      Scusatr pensavo di aver già postato la risposta, prova reinviarle:

      Scusa Guido, non ho capito il motivo della frase nell’ultima paresentesi: perchè porta a un raffreddamento? Vuoi dire che se la legge anzichè legare le potenza irradiata con T^4 la legasse, chessò, con logT, o con t^0.5, tanto per fare esempi, sarebbe un feedback positivo? E perchè mai?
      Se la T terrestre passa da 301 a 302 K è proprio perchè la Terra è “obbligata” a irraggiare la potenza ricevuta. Da qui il “problema”, cioè l’aumento di T.
      Secondo me.

      P.S.: fammi sapere quanto ti devo per il copyright della chiusa. 🙂

    • Guido Botteri

      Ho scelto 300 e 301 gradi Kelvin per semplicità e perché poi sono temperature non “lunatiche” 🙂
      Ammettiamo dunque che la Terra si riscaldi di un grado, e per semplicità diciamo da 300 a 301 Kelvin.
      Perché si è riscaldata ? Questo non lo sappiamo, e comunque è un altro problema, qui stiamo discutendo se la legge di Stefan-Boltzmann costituisca o meno un feedback negativo, giusto ?
      Quindi, per qualsiasi motivo si sia riscaldata, dobbiamo capire se quella legge tenda a opporsi al riscaldamento (feedback negativo) o lo faccia ulteriormente aumentare (feedback positivo).
      La radiazione è perdita di calore, su questo siamo d’accordo ?
      Maggiore è la radiazione, più calore viene emesso dalla Terra.
      Ho dimostrato nell’altro commento che la radiazione è maggiore all’aumentare della temperatura, ma non linearmente. Sarebbe maggiore linearmente se la legge fosse
      U = s T
      allora, all’aumentare della temperatura, aumenterebbe proporzionalmente e linearmente. Ma la legge ha invece la temperatura alla quarta potenza, e questo vuol dire che la radiazione aumenta “più” che linearmente, per cui se la Terra si riscalda linearmente (per esempio) essa però emette molto di più, e tanto di più quanto maggiore è l’aumento.
      Questo è il motivo per cui il Sole emette più energia quando ci sono le macchie. Le macchie sono zone a temperatura più bassa, e quindi da quelle zone il Sole emette molto di meno, ma contemporaneamente ci sono zone più calde, e proprio da queste zone più calde il Sole emette molto di più, per cui in totale le macchie corrispondono a momenti di maggiore attività.
      a titolo puramente orientativo faccio questo esempio:
      6+6 = 12
      4+8 = 12
      6^4 + 6^4 = 1296+1296 = 2592
      4^4 + 8^4 = 256 + 4096 = 4352

    • agrimensore g

      Beh, Guido, io la vedo in maniera un po’ diversa. Ti scrivo come la vedo io.
      Tu scrivi “Perchè si riscalda la Terra?” A me vien quasi da rispondere: “si riscalda proprio per la legge di Stefan-Boltzmann”. Cioè, per ottenere l’equilibrio radiativo la Terra è “costretta” (passami il termine) a riscaldarsi così da riuscire a pareggiare l’aumento di IR in ingresso. A voler essere precisi, la Terra (intesa come superficie terrestre) potrebbe fare un’altra cosa (sto prendendo il punto di vista della Gaia di Lovelock 🙂 ): usare l’energia ricevuta come calore latente. Una volta scrissi un articoletto, per nulla rigoroso, proprio per sollevare questo tema: di tutte le IR che arrivano in più sulla superficie terrestre per effetto serra quale parte sarà usata come calore latente per evapotraspirazione?
      Tornando al nostro quesito, per me la legge di Stefan-Boltzmann è in un certo senso “il motore” del riscaldamento, non un feedback.
      Ora, provo a prendere il tuo punto di vista. Immaginiamo che anzichè per aumento del calore ricevuto per irraggiamento, la Terra si scaldi, chessò, per aumento del calore interno magmatico: la legge di Stefan-Boltzmann sarebbe un feedback negativo? Io non capisco perchè dovrebbe esserlo. La temperatura rimane quella, non viene diminuita. E ti ripongo la domanda: se la legge anzichè U = sT^4 fosse (per assurdo) U = sT^0.5 per te sarebbe un feed-back positivo?

  6. Claudio Costa

    aggiungo a corollario che la diminuizione della nuvolosità a bassa quota potrebbe (ma metto il condizionale perchè non ho trovato ricerche a riguardo) aver influito sul raffreddamento stratosferico, per il conseguente calo di raggi riflessi dalle nuvole stesse. E’ un dettaglio importante perchè il raffreddamento stratosferico viene invec indicato come prova dell’AGW

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