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Animo gente, manca davvero poco

Può darsi che la fine del mondo arrivi prima o poi. Sul web per esempio è fissata per il 21 dicembre prossimo, nello stile perfetto ma un po’ retrò delle catastofi solstiziali. Ma queste, per fortuna, sono solo bufale che prima evidenziavano ignoranza e credulità, ora mettono in luce patologie da abuso di social network.

Quella climatica di fine del mondo invece no, pare sia reale, ci dicono. Ci sono le prove, ripetono. E’ solo questione di tempo, ammoniscono. Anzi, può anche darsi lo abbiamo finito il tempo, sentenziano. Il tempo però, è si galantuomo, ma di quelli rigidi. Difficile che sia disposto a concedere deroghe se poi la fine non si presenta per tempo.

E così, accade che tra un tamburellar di dita e l’altro, in attesa ell’ineluttabile catastrofe ritardataria, passino 15 anni senza che il riscaldamento globale si faccia vedere. E sì che di CO2 ce ne abbiamo messa in atmosfera, che diamine! Ma lui niente, non si mostra, se ne sta comodamente nascosto. Forse nell’oceano, dove qualcuno pensa che sia? No, nella variabilità naturale. Incredibile, proprio quella che pensavamo di aver perso, di aver sovrastato, di aver azzerato.

Ce lo dicono i dati appena pubblicati dalla Climatic Research Unit (CRU, quelli del climategate per intenderci), serie storiche delle temperature medie globali appena aggiornate. Noi ne abbiamo parlato qui, per cui saprete, ma giova ripeterlo, che da questi dati il plateau, la stasi, la pausa del riscaldamento globale è evidente. Non che ce lo dovessero dire loro, in effetti, ma vederlo su grafico prodotto dalla CRU fa un certo effetto. Una notiziola che sta sollevando un po’ di polvere, malgrado ci sia già chi sta manovrando gli idranti per abbassarla. Mettiamo però qualche punto fermo:

  • Questo press release Ben Santer spiegava che per fare un discorso climaticamente valido in ordine alle temperature ci vogliono 17 anni. Tanti ne prendeva a ritroso in effetti per far capire che l’AGW c’è ma non si vede, cioè che i modelli possono prevedere periodi di stasi delle temperature, purché non siano troppo lunghi.
  • Phil Jones, capo della CRU, pensava nel 2009 che ci volessero 15 anni perché un trend assumesse significato. In una mail del pacchetto climategate diceva: “se gli anni di non riscaldamento dovessero diventare 15 ci dovremmo preoccupare”. Di cosa non è dato saperlo, forse del suo posto di lavoro. Ad ogni modo, per allontanare la preoccupazione, ora gli anni sono diventati 20.
  • Il Met Office, comproprietario dei dati in questione, chiamato in causa da David Rose sul Mail risponde che:
    • Un periodo di stasi anche di 15 anni (prima erano 10 ma, vabbè) ci può anche stare: che però diventino di più è improbabile, specie se non spunta fuori un super El Niño a dare una mano (per inciso El Niño con l’AGW non ha molto a che vedere, ma la speranza del catastrofismo generico medio è sempre l’ultima a morire.
    • Otto dei dieci anni più caldi da quando si usano i termometri sono arrivati nell’ultima decade (vero, ma con le temperature aumentate fino al 1997 c’è da chiedersi dove sia la notizia).

Sicché, siano 17 come dice Ben Santer, siano 15 o 20, magari 17,5 come riporta l’indeciso Jones, siano comunque più di 15 come dice il Met Office, questa stasi delle temperature globali gli anni giusti per entrare nei salotti buoni della climatologia li compirà tra poco, avendo trascorso la sua infanzia, ora adolescenza, all’ombra di eventi naturali su cui dopo tonnellate di gigabyte di post scritti al vento sentiamo dire che, sì, in effetti, è il caso di capirci qualcosa di più prima di raggiungere conclusioni affrettate.

Pare quindi che la variabilità naturale abbia sovrastato l’AGW. Ma non doveva succedere il contrario? Insomma, come al solito tutti hanno ragione e tutti torto. Quindici anni sono pochi, sia che il mondo si scaldi, sia che non lo faccia. Questa faccenda diventerà come quella della neve: l’AGW doveva farla scomparire, ma poi ci hanno detto che poteva farla aumentare perché non smetteva più di nevicare. C’è una spiegazione da “esperto” buona per tutte le stagioni. Prendiamo atto però che finalmente qualcuno si è accorto che il mondo esisteva prima dell’effetto antropico (quali siano il suo peso e la sua forma) e continua a esistere fregandosene di noi.

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Published inAttualità

14 Comments

  1. […] noi, così, per dare una mano. Alcuni giorni fa é stato pubblicato l’ultimo release del dataset delle temperature medie superficiali […]

  2. Alex

    Judith Curry, che mi sembra non schierata, e’ intervenuta nella controversia:

    ‘A note to defenders of the idea that the planet has been warming for the past 16 years. Raise the level of your game. Nothing in the Met Office’s statement .  .  . effectively refutes Mr Rose’s argument that there has been no increase in the global average surface temperature for the past 16 years.

    ‘Use this as an opportunity to communicate honestly with the public about what we know and what we don’t know about climate change. Take a lesson from other scientists who acknowledge the “pause”.’

    E lo stesso Met Office ha convenuto che il riscaldamento nel periodo in questione e’ stato di 0,03 gradi C per decade, cioe’ contenuto nelle barre di errore. Quindi non c’e’ stato riscaldamento statisticamente significativo, ma questo non hanno il coraggio di dirlo.

    Ora possiamo aspettarci che qualche catastrofista nostrano riconosca che in fondo “Mr. Rose” e il “Daily Mail” hanno ragione?

    • Difficile Alex, ormai discutono sui dettagli…dicono.
      gg

  3. licaone s.n.d.

    Sono pazzi questi climatologi del verdame?

    nel sito: http://www.consumatori.e-coop.it del mensile di ottobre per i soci coop, a pag.12-13-14-15 ci sono gli art. dei catastrofisti mercalli e tozzi, che educano raggirandoli i compagnucci consumatori sul futuro-prossimo disastro globale!

    • Almeno sapranno con chi prendersela quando si accenderà la luce. C’é la luce in fondo al tunnel, e non é il treno che arriva. La World Bank parla di incertezza climatica, comunicazione del rischio e decision making, una lingua di cui che quelli che citi non conoscono neanche l’esistenza.
      gg

  4. Vorrei segnalarvi questo articolo dall’Huffington Post che contiene un po’ di spunti di varia tendenza:

    1. Cita un papero in cui gli autori sostengono che il ghiaccio dell’Antartico si espande a causa delle correnti modificate dall’AGW in combinazione con il buco dell’Ozono. Questa mi mancava. “The scientists claim it is a result of changing ocean currents due to global warming in combination with cooling due to the hole in the ozone layer.”

    2. Contiene una curiosa contraddizione in una singola frase: “As a scientist, I side with the data. Although, the study has to be kept in perspective, since the ice growth is not enough to cover the ice loss in the Arctic. This infers that while the local temperature at the Antarctic is cooler, the average global temperature is rising.”. Cioè, lui si attiene strettamente ai dati, e siccome il bilancio del ghiaccio tra Polo Sud e Nord è comunque negativo lui ne inferisce che la temperatura globale è in aumento. A parte il fatto che mi sembra pazzesco liquidare tutto il sistema Terra con una considerazione macroscopica su due dati macro, inferire conclusioni non mi sembra la stessa cosa che “attenersi strettamente ai dati”.

    3. La conclusione è tuttavia realista: “non è la fine del mondo”. Siccome è inutile illudersi che ci possano essere azioni correttive tali da azzerare l’AGW, bisognerà adattarsi e, per esempio, le popolazioni costiere dovranno prepararsi a gestire inondazioni più frequenti. Ammesso che l’AGW sia vero, mi sembra una sana conclusione. Ma la domanda è: in passato, invece, cosa abbiamo fatto? Le popolazioni non si adattavano comunque ai cambiamenti? “Since we have an energy dependent world, it is highly unlikely that people will be willing to turn off their power and walk to work. Overall, this is not the end of the world. The earth has dealt with much worse (asteroids, shifting plate tectonics, and Snooki). Dramatic shifts in climate means we will have to move or adapted to colder winters and hotter summers. Luckily, we can adapt, but there will be casualties along the way. People living on coastal regions will have to deal with more violent storms and higher sea levels. Areas that once flourished may become famished, and it is likely that cities like Amsterdam and New York will have to deal with major flooding due to raising oceans. The main point is there is work to be done and it is important for people to understand the choices we are making, not for ourselves, but for future generations.”

    • Considerata l’assenza di ‘palle’ dell’attuale generazione (mi ci iscrivo a pieno titolo, ben inteso) almeno così qualcuno farà quello che gli uomini di ieri hanno sempre fatto e quelli di oggi non farebbero. Perché, naturalmente, senza AGW, il sistema di gestione delle inondazioni nei paesi bassi non avrebbe ragione di esistere. There will be’ casualties along the way…non so se sia più sciacallaggio o semplice stupidità. Spero la seconda.
      gg

    • Guido Botteri

      Scusami, Donato, ma mi pare che Jason Haraldsen abbia recepito appieno tutte le argomentazioni dei sostenitori dell’AGW, e le loro certezze. Non appartiene alla parte più spinta, ai CAGWisti, ma mi pare che non possa essere catalogato come una persona senza orientamenti. Orientato lo è, e decisamente. Forse vuol apparire una persona nel mezzo, ma quel che dice porta decisamente in una sola direzione.
      Sarebbe troppo lungo controbattere ogni punto, e del resto è una vita che si contestano queste posizioni.
      Su alcune considerazioni si può (in parte) concordare, ma non sul senso che lui intende dare a quei punti.
      Per esempio lui vede due (soli) scenari. Quello più favorevole ci porterebbe alle temperature di Venere (dice lui), ma tranquilli, in millenni. Cioè la fine del mondo ci sarebbe comunque, più tardi, ma ci sarebbe. Secondo lui. Ma su quali basi pretenderebbe che fosse accolta come “comune” la sua personale opinione ?
      Ecco, io non penso affatto che questa conclusione sia così ovvia e scontata.
      Che poi, questo è un modo di arrivare alla conclusione partigiana:
      “it is important for people to understand the choices we are making, not for ourselves, but for future generations.”
      cioè
      comunque fatelo per le future generazioni…
      sì, io lo faccio “proprio” per le future generazioni, perché possano vivere in un mondo ancora libero e progredito. Un mondo che va difeso da chi lo vuole far regredire, o con termini più accattivanti da chi vuole una “decrescita felice” (che non avrebbe nulla di “felice”).
      C’è un’altra cosa che non vorrei che passasse così pacificamente (lasciando stare le altre affermazioni, a cui siamo più abituati – e che appartengono al mondo serrista).
      Haraldsen dice: “Therefore, it is completely plausible that the ice growth in the Antarctic is as expected within the global warming model.”
      Cioè, sì, l’Antartide ha un aumento di ghiaccio, “ma” questo è previsto nel modello del GW.
      Ma vi siete dimenticati i tanti allarmi sull’Antartide che si stava sciogliendo, e “peggio di quel che pensavamo” ?
      Si può passare da quella del perché l’Antartide sarebbe stata in una fase di riscaldamento e di scioglimento di ghiacci assai pericolosa, peggiore di quel che pensavano… all’affermazione che “no”, l’Antartide NON si sta scaldando (affermazione che non viene fatta, ma deve desumersi facendo un ragionamento sulle loro parole) “ma” tutto questo è previsto nell’ipotesi AGW !
      No, io non ci sto a questo capovolgimento. Se si tirasse una moneta in aria, loro si riserverebbero sia la testa che la croce…eh no ! Quando le previsioni non si avverano, ammettano di avere sbagliato !
      Lo troverei più onesto.
      da:
      http://en.wikipedia.org/wiki/Wilkins_Sound
      In 1993, Professor David Vaughan of the British Antarctic Survey (BAS) predicted that the northern part of the Wilkins ice shelf was likely to be lost within 30 years if climate warming on the Peninsula were to continue at the same rate.[2]
      A study by the National Academy of Sciences in 2002 stated, “Because air temperatures are statistically increasing along the Antarctic Peninsula region, the presence of glacial meltwater is likely to become more prevalent in these surface waters and continue to play an ever-increasing role in driving this fragile ecosystem.” In 2008 David Vaughan conceded his predictions had been too conservative and that events on the ground were moving quicker than he anticipated
      cioè
      nel 1993 David Vaughan affermò che entro 30 anni (cioè tra 11 anni) la parte nord del Wilkins Ice Shelf sarebbe stata perduta, e nel 2008 affermò che le sue previsioni erano state troppo “conservative” e che il terreno si muoveva ancora più velocemente di quel che aveva previsto. Immagino che questo significhi togliere altri anni alla prevista perdita del ghiaccio.
      Invece ci dicono che l’Antartide sta guadagnando ghiaccio.
      Qualcuno si è per caso rimangiato il “peggio di quel che pensavamo” ? Non mi risulta. Invece, se ne escono che era tutto previsto. Siamo noi che non ci rendiamo conto che più ghiaccio sarebbe la prova fumante del maggior riscaldamento.
      Secondo me.

    • Guido,

      nel citare il pezzo di Haraldsen ho parlato di spunti di varia tendenza e con questo intendevo dire che ci sono molte cose che non mi convincono (ho detto che il punto 2 è una palese contraddizione: uno che si dice obiettivo e attaccato ai dati, ma tira conclusioni molto di parte e per niente scontate). Tuttavia, nell’articolo apprezzo almeno la sua parte di realismo secondo la quale lui non crede che siamo in grado di controllare il clima. Quanto al fatto che la catastrofe sia prevista tra alcuni millenni… be’, meglio di quelli che prevedono decine di metri di sollevamento del mare per il 2100, no?

    • Guido Botteri

      Scusami, Fabrizio, se per errore ti ho chiamato Donato.
      Su Haraldsen (nome vichingo) vedo che abbiamo giudizi diversi, tu vedi il bicchiere mezzo pieno, e io vedo il mezzo vuoto del parlare amichevole che nasconde e vuol far passare il messaggio fasullo e di parte.
      Questione di punti di vista. Rispetto il tuo, e colgo l’occasione per complimentarmi con te per i tuoi tanti commenti che ho molto apprezzato.
      Spero di vederti domani a Roma, in piazza di Spagna, dove esperti da ogni parte d’Italia (e non solo) verranno e saranno a disposizione di chiunque vorrà informarsi sulla questione nucleare.
      Io ci sarò.

    • Nessun problema per lo scambio di nomi, Guido. Per essere precisi, nel caso di Haraldsen non vedo il bicchiere mezzo pieno: c’è giusto un dito d’acqua, ma almeno non è vuoto. 😉 Sarebbe bello incontrare qualcuno di voi prima o poi, ma non sarà domani.

  5. Alex

    Ho seguito la controversia e le botte e risposta su varii blogs climatici e come al solito ciascuno tende a distorcere le statistiche a favore del proprio punto di vista.

    Due cose pero’ mi sembrano incontrovertibili:

    – la variazione indicata dal trend, qualunque direzione essa abbia, e’ compresa nella banda d’ errore e quindi non ha significato statistico:

    – Il continuo variare dell’ intervallo temporale significativo (ben sottolineato da G.G.) indica chiaramente che anche i sostentori del CAGW ne sono consapevoli, altrimenti non continuerebbero ad allargare la porta nel corso della partita.

    • donato

      Claudio, ho letto l’articolo del prof. Bardi da te citato. In questo articolo vengono illustrati argomenti ripresi pari pari da Skeptical Science mescolati con le risposte del Met Office a D. Rose.
      Scopo di tutto il discorso è dimostrare che non è affatto vero che il riscaldamento si è fermato in quanto bisogna prendere in considerazione tutto il periodo dal 1970 ad oggi e non solo quello dal 1997 al 2012. E’ pacifico che in questo periodo le temperature sono aumentate, mica siamo fessi, così come è pacifico che il rateo dell’aumento si è fortemente ridotto negli ultimi quindici anni. Di questo, però, non ci si vuole rendere conto e ci si trastulla con il ridicolo diagrammino “della scala mobile” che mette a confronto il modo diverso in cui gli scettici e quelli bravi percepiscono il grafico delle anomalie delle temperature (ovviamente idiota per gli scettici, intelligente per gli altri).
      Non importa a nessuno quello che a mio modesto parere rappresenta l’aspetto importante della questione da prendere in considerazione, cioè, che a fronte di un continuo aumento della CO2 in atmosfera assistiamo a una stasi dell’aumento delle temperature. Questo contraddice le conclusioni degli scenari IPCC. Anche di quelli più ottimistici. Invece di chiedersi perché e cercare di rivedere qualcosa in questi maledetti modelli, tutti i ricercatori si stanno affannando a cercare di dimostrare che c’è qualcosa che non va nelle misurazioni. Viene pubblicato un paper che ridimensiona i valori della sensibilità climatica (Douglass & Knox 2012) ed il riscaldamento globale? Non c’è problema. Se ne scrive subito un altro in cui si “dimostra” che i tapini hanno toppato nel calcolo del calore contenuto negli oceani (OHC) in quanto non hanno tenuto presente il calore immagazzinato nello strato compreso tra i 700 ed i 2000 metri di profondità e che sarebbe pari al 30% del totale. Sembra, infatti, che Levitus et al. 2012 abbiano ritrovato il calore scomparso 🙂 . Quindi non c’è problema, i modelli funzionano alla grande, tutto come previsto.
      Dopo decenni di temperature in aumento mi sembra ovvio che il calore doveva andarsene da qualche parte e dove se non nel mare? E’ ovvio che con l’enorme capacità termica dell’acqua ci vuole tempo per dissipare questo calore che, pertanto, continua a stazionare negli oceani e ci resterà ancora per decenni.
      Al fatto che esistono altri paper che dicono che l’Oceano Antartico si è raffreddato così come il Pacifico Tropicale orientale non si fa minimamente cenno (Gouretski et al. 2012). Anche perché tra poco troveranno il modo di smontare pure questo individuando qualche erroruccio sistematico annidato in chissà quale boa. Tanto l’importante è salvare il modello IPCC.
      Le temperature, però, non crescono. Neanche questo è un problema. E’ normale che ci siano dei periodi di stasi: parola di altri ricercatori. Solo che essi avevano previsto iati di 10 anni. Non c’è problema, 10 è molto vicino a 15 per cui non cambia niente. E se supereremo i 15 anni?
      Non so cosa succederà. Comunque l’attesa sarà breve. Basterà aspettare 2 o 3 anni e lo vedremo. Io, comunque, non mi meraviglierei più di tanto se, come dice Alex, continueranno ad allargare la porta in corso di partita.

      p.s. A proposito di commenti, ti sei perso quello che vorrebbe negare la qualifica di scienziato alla professoressa J. Curry perché il prof. Bardi sostiene che sarebbe “scorretta”? Roba da matti!
      Ciao, Donato.

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