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Doha, COP18: scusate il ritardo

C’è da cospargersi il capo di cenere. Anche CM, evidentemente ormai esposto agli stessi malanni di tutti i media, si è lasciato sfuggire l’inizio della diciottesima conferenza delle parti dell’UNFCCC, la consueta adunata annuale di volenterosi salva-pianeta. Trattasi di malanno stagionale, essendo questa la stagione della dimenticanza o, per meglio dire dell’oblio con riferimento ai temi climatici; gli ennemila e passa delegati accorsi in Quatar infatti se li sono dimenticati quasi tutti.

Va dato atto a Repubblica però, di non aver perso lo smalto e di aver messo in piedi appena in tempo un bel paio di pagine di anatemi climatici ad ampio spettro (dalla rassegna stampa ENEA).

C’è lo spazio “a volte ritornano” interamente dedicato ad un’intervista a Jeremy Rifkin ex profeta dell’idrogeno, oggi profeta a tutto campo, visto che l’idrogeno è finito guarda caso anch’esso nell’oblio per manifesta impraticabilità. E c’è lo spazio del terrore climatico in cui brillano nell’ordine le seguenti tre balle climatiche:

  • New York minacciata da uragani mutanti.
    • Sandy, per intenderci, quando è arrivata a NY era una Post-Tropical Storm, 3 gradini della scala Saffir Simpson sotto l’uragano del 1938 che la città la distrusse sul serio; ma allora si trattava di un “tipico” uragano, perché la CO2 nell’aria era tanta quanta si vorrebbe che ce ne fosse per evitare che questi eventi mutino, cioè 350ppm. Poco importa che l’IPCC braccio destro (corto) scientifico e sinistro (lungo) politico dell’UNFCCC abbia detto che per ora il global warming e gli uragani non sono nemmeno lontani parenti e poco importa che la temperatura dell’acqua della porzione di oceano che ha “cullato” Sandy sia di fatto diminuita dal ’38 ad oggi. C’è la COP18 e bisogna spingere sull’acceleratore.
  • Le popolazione africane premono ai nostri confini spinti dal Sahara che avanza.
    • Le popolazioni africane spingono ai nostri confini perché invece di spendere i soldi per affrontare i temi dello sviluppo di quelle zone del Pianeta, li buttiamo in circhi come quello che apre oggi a Doha. Difficile ci possa essere di mezzo il Sahara, perché di fatto invece di avanzare sta regredendo.
  • Gli italiani scappano perché quella che una volta era pioggia ora si chiama bomba d’acqua.
    • Bello slogan, poco importa che non ci sia un solo paper che abbia fatto due conticini in ordine a questo argomento per il nostro Paese. E poco importa che sempre l’IPCC, sempre nello stesso documento di cui sopra, abbia anche detto che se uragani e global warming non sono nemmeno lontani parenti, gli eventi piovosi intensi lo sono ancora meno.

Su tutto, un riscaldamento che avrebbe accelerato (parola della World Bank), quando di fatto, sia esso antropico, naturale o un mix delle due cose ha invece rallentato, anzi, si è fermato.

Poco importa anche questo. Quel che conta è che inizia la Cop18, che oltre al sovrannumero dei delegati avrà in comune con le precedenti occasioni anche il fatto di essere l’ennesima ultima occasione e di rimandare tutto come al solito alla successiva.

Per restare in tema di uragani mutanti quindi lo slogan di Doha sarà “mutatis mutandis” cioè cambiate solo l’essenziale, ovvero la location del prossimo giro.

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Published inAttualità

9 Comments

  1. […] prende in giro Conte, e mi è sembrata appropriata perché sui media, per introdurre l’ennesima conferenza circo climatica di DOHA 2012, sta serpeggiando la paura climatica che ha dei veri e proprio […]

  2. duepassi

    mamma mia, ora mi aspetto l’intervento di quello che condannava chi parla di climatologia senza essere climatologo, a tuonare contro Jeremy Rifkin, poveretto…come si azzarda, lui che è economista e non climatologo, a sentenziare (perché lui sentenzia, eh sì, come sentenzia…!) sul clima ?
    Me lo vedo, tutto rosso dall’ira, sudato e sconvolto. Eh sì, non c’è più rispetto per la climatologia, ora ne parlano tutti, psichiatri, ingegneri ferroviari, attivisti vari non laureati, e via dicendo, tutti pronti a dire la loro sulla climatologia:
    Non c’è più (altra) religione (che quella Gaia) !
    🙂
    dove sei ? Devo essere troppo distratto perché non vedo il tuo (giustamente risentito) commento.

  3. “L’incubo di 7 gradi in più, ora ci serve una rivoluzione”
    Un piccolo suggerimento, se la redazione ne ha voglia. Quando studiavo storia alle superiori mi incuriosì un riquadro del libro di testo che raccontava della fuga di Napoleone dall’Elba fino alla riconquista di Parigi. Durante le tre settimane in cui Napoleone risalì la Francia da Antibes a Parigi i giornali monarchici si esibirono in una sequenza di titoli sempre più roboanti, ma contemporaneamente sempre più falsi: Bonaparte veniva deriso, descritto come un poveraccio a capo di una banda di straccioni illusi, odiati dalla popolazione, che sarebbero presto stati spazzati via dall’esercito regolare… finché nell’edizione del 21 marzo (il giorno dopo l’ingresso a Parigi), preso atto della situazione (e chiaramente cambiato il direttore…) campeggiava l’esaltazione dell’impresa eroica dell’imperatore. Riletta a duecento anni di distanza l’effetto era esilarante (peccato che quel libro è andato perso e non sono mai riuscito a recuperare quei titoli via internet).
    Lunga premessa per arrivare al dunque: sarebbe bello raccogliere la sequenza di titoli di una manciata di giornali significativi, ad ogni COP, e tenerli da parte per rileggerli tutti in prospettiva.

    • Un lavoretto da niente Fabrizio… 🙂
      gg

    • Non per niente proponevo che lo facessero gli altri, mica io… 🙂

    • Fabio Spina

      NOn credo che sui quotidiani avrà molto spazio il COP18, neanche Greenpeace è andata. Ha detto che costa troppo, come se gli anni passati Durban, Balì, Cancun fossero state dietro l’angolo. Il rischio è che dal mercato del carbonio gli stati passino singolarmente alla “carbon tax” utilizzando i fondi per scopi che poco hanno da spartire con il rispetto dell’ambiente.

  4. donato

    Mamma Rai ha coperto l’evento con un servizio che è andato in onda oggi 26 novembre su Rai3 “Leonardo”. Il taglio del servizio mi ha sorpreso non poco. Più che un servizio che aprisse l’evento, infatti, mi è parso un “de profundis”: l’accento, sin dal titolo, era posto quasi esclusivamente sul fatto che Cina, India, Russia, USA e Canada ed Paesi emergenti non hanno alcuna intenzione di sottoscrivere atti tesi a limitare le emissioni di CO2. Probabilmente Doha 2012 è nata già morta.
    Ciao, Donato.

    • Fabio Spina

      Per ora mi sembra che non è previsto l’arrivo di alcun big della politica internazionale per la firma di alcunché, saranno presenti “solo” ministri di 100 stati. Non sembra il miglior viatico.

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