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Se n’è accorto pure lui!

Pausa, intervallo, intermezzo, sospensione, tutte parole con lo stesso significato, riferibile a qualcosa che va in una certa direzione, smette di farlo per un po’ e poi riprende il suo percorso.

Siete lettori di CM, perciò avete già capito dove voglio andare a parare: il global warming si è preso le ferie. Un periodo di riposo neanche tanto breve se vogliamo, c’è chi dice siano dieci anni, chi dice siano quindici, insomma, qualcosa che comincia ad avere un certo significato. Pur vero che in termini di clima due o tre lustri sono un battito di ciglia, ma visto che ormai stiamo con la lente d’ingrandimento fissa sulle questioni climatiche è inevitabile che la cosa venga notata.

Fino a qualche tempo fa, anzi, diciamo pure fino a pochi giorni fa, se ti azzardavi a fare una riflessione del genere eri uno scettico nel migliore dei casi, un negazionista nemico dell’umanità nel peggiore. Adesso no, si può stare più tranquilli, perché anche James Hansen, la punta di lancia del catastrofismo climatico ha scritto la parolina magica. Ecco qua.

 

The five-year mean global temperature has been flat for the last decade, which we interpret as a combination of natural variability and a slow down in the growth rate of net climate forcing.

La media su cinque anni della temperatura media globale è stata piatta per l’ultima decade, cosa che interpretiamo coma una combinazione di variabilità naturale e rallentamento nel tasso di crescita del forcing climatico netto.

The current stand-still of the 5-year running mean global temperature may be largely a consequence of the fact that the first half of the past 10 years had predominantly El Nino conditions, and the second half had predominantly La Nina conditions.

L’attuale pausa della media su cinque anni della temperatura media globale potrebbe essere soprattutto conseguenza del fatto che la prima metà di questa decade ha avuto condizioni prevalenti di El Nino, e la seconda condizioni prevalenti di La Nina.

 

Stand-still. Ma andrebbe bene anche pause, hiatus o qualunque altro sinonimo vi possa venire in mente per esprimere questo concetto. Che però ha il trucco (neretto mio):

 

The continuing planetary imbalance and the rapid increase of CO2 emissions from fossil fuel  assure that global warming will continue on decadal time scales.  Moreover, our interpretation of the larger role of unforced variability in temperature change of the past decade suggests that global temperature will rise significantly in the next few years as the tropics moves inevitably to the next El Nino phase.

Il persistente squilibrio planetario e il rapido aumento delle emissioni di CO2 provenienti dall’uso di combustibili fossili assicurano che il riscaldamento globale continuerà a scale temporali decadali. Inoltre, la nostra interpretazione del ruolo più ampio della variabilità non soggetta a forcing sui cambiamenti della temperatura nella passata decade suggerisce che la temperatura salirà in modo significativo nel volgere di pochi anni quando i tropici andranno inevitabilmente verso la prossima fase di El Nino.

 

Cioè, Hansen immagina che si tornerà presto ad una nuova fase di prevalenza di condizioni di El Nino, per cui il forcing antropico e quello naturale dovrebbero tornare in fase consentendo alla componente non naturale di palesarsi con tutta la sua potenza facendo nuovamente aumentare le temperature.

 

Obiezione numero uno. E’ noto che l’Oscillazione Decadale del Pacifico (PDO), che alza e abbassa l’asticella della variazioni delle temperature di superficie dell’Oceano Pacifico equatoriale è in fase negativa e ci dovrebbe restare almeno per un altro paio di decadi, stato per il quale tendono a prevalere condizioni di La Nina, non il contrario. L’Oscillazione Multidecadale Atlantica (AMO) inoltre, dovrebbe aver raggiunto il picco positivo e volgere lentamente verso il territorio negativo. Le dinamiche oceaniche quindi vanno nella direzione opposta a quella verificatasi a partire dalla metà degli anni ’70 circa, periodo in cui ha iniziato (e pure finito verso la fine degli anni ’90) a ruggire il global warming. Certo, avremo altri e probabilmente significativi episodi di El Nino, ma non è dato sapere in base a questa congiuntura quale sia il segnale che lascia presagire che questi dovrebbero tornare ad essere prevalenti.

 

Obiezione numero due. Mi era sembrato di capire che nelle analisi e soprattutto nelle proiezioni di Hansen come dell’IPCC, ad esempio, la forzante di maggior peso, ove non di assoluto dominio, fosse quella antropica, che notoriamente non ha mai rallentato. Cosa avrebbe dunque prodotto il rallentamento del forcing climatico netto allora? Forse qualche fattore che non era stato tenuto nella dovuta considerazione? Che ne facciamo allora delle proiezioni di arrosto e disastro climatico su cui si è tentato (anche con discreto successo mediatico e finanziario) di innescare processi di policy di lotta al riscaldamento globale a scala planetaria?

 

Obiezione numero tre. E’ di pochi giorni fa anche la pubblicazione dell’ultima proiezione decadale della temperatura media globale dello UK Met Office, cui fa riferimento l’Hadley Centre, cioè la sede operativa del Working Group 1 dell’IPCC, gruppo che si occupa di fornire le basi scientifiche dei report dello stesso panel. Una proiezione che va nella direzione di una prosecuzione dell’attuale assenza di trend. Cosa leggeremo nel prossimo report IPCC, le sensazioni di Hansen o i risultati dei modelli di proiezione impiegati dal Met Office?

 

Obiezione numero quattro. Se si parla di pausa si immagina una ripresa, e Hansen lo dice chiaramente. Sarà utile allora ricordare che l’andamento che la curva delle temperature medie globali osservato è saldamente al di sotto di tutte le proiezioni di Hansen elaborate negli ultimi venti anni e più a prescindere da quale scenario di emissioni si prenda in considerazione. In sostanza la temperatura ha seguito un percorso inferiore al livello più basso che avrebbe dovuto seguire con lo scenario di emissioni di minore impatto. Dato che invece le emissioni hanno seguito e largamente superato lo scenario di peggiore impatto, tra quello che stanno facendo ora le temperature medie globali e quello che dovrebbero aver fatto secondo Hansen c’è una distanza siderale. Forse è giunta l’ora di cominciare a rivedere la fiducia riposta nelle sue sensazioni.

 

scenariosvstemp
Confronto tra proiezioni e osservazioni – Il Dataset di riferimento è quello del GISS della NASA di cui James Hansen è responsabile.

 

 

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Published inAttualitàClimatologia

12 Comments

    • Un bell’esercizio grafico Fabio. Mi piacerebbe sapere da dove viene tutto il caldo che si vede in Antartide dal momento che è cosa nota che l’unica parte del continente che ha subito un riscaldamento è la Penisola Antartica. E mi piacerebbe sapere anche da dove vengono i dati sul Polo Nord.
      gg

    • Fabio

      Guido,
      magari CM sta piantando tanti semini ma fuori qeullo che conta e’ quel mondo che diventa tutto rosso.
      Infatti quando parlo delle idee (fatti) di CM mi guardano strano …
      O forse alla fine saranno i fatti a dimostrare il contrario.

      Intanto, circa un anno fa, mi dicevi che avreste prodotto un pdf con le tesi side by side di chi e’ pro GW e chi no,
      sarebbe molto utile a mio parere, anzi avevi detto “contaci” … 🙂
      Forse non avete trovato nessuno disposto a sottoscrivere il pro ?

      Grazie

    • No Fabio. E’ che i semini ci mettono tanto a diventare piante. Quello di cui abbiamo parlato è un lavoro difficile e lungo. Ora, semplicemente, non ho il tempo di fare di più di quello che faccio, come non lo hanno i tanti amici che collaborano a queste pagine. Tutto qui.
      gg

    • Fabio

      Grazie comunque a tutti voi

  1. donato

    Duepassi ha ragione: lo scenario di riferimento è quello peggiore (A), gli altri all’epoca potevano avere un senso, ora non più. Allo stato dell’arte, quindi, si può dire che la realtà è completamente diversa dalla “previsioni” e, in particolare, è MEGLIO di quanto pensassimo. 🙂
    Una cosa, però, devo riconoscere ad Hansen: non ha avuto paura di ammettere che qualcosa nei conti non quadra. Questo è il senso di tutto il discorso, al di là delle sue sensazioni e di tutti i distinguo che caratterizzano il suo discorso e che, in un certo senso, “annacquano” il peso di quelle due parole (Stand-still). Lo scienziato ammette, in poche parole, che qualcosa non va per il verso giusto, ne prende atto e cerca di capire cosa è successo e come porvi rimedio.
    Con questo non voglio neanche minimamente concludere che Hansen ha cambiato idea, anzi! Hansen è sicuro del fatto che le temperature continueranno a salire, che quello attuale è un “pianerottolo” che conduce alla prossima rampa, però, cerca di spiegare questa pausa nel trend che sta diventando ingombrante. Le ipotesi che avanza per raggiungere l’obiettivo vanno dal rumore eccessivo dei dati grezzi, all’aumento della concentrazione di aerosol, alle varie fasi di ENSO negativo che si sono succedute, ecc.. Il principale motivo che impedisce ad Hansen di credere all’inversione del trend in modo definitivo, e lo dice chiaramente nel suo lavoro, è, però, lo sbilancio radiativo cui la Terra è stata ed è esposta. A mio modesto giudizio Hansen, con molta coerenza, fa il seguente ragionamento: la stasi nel trend delle temperature DEVE essere considerato un fatto temporaneo in quanto non si giustifica con le equazioni del bilancio radiativo della Terra e, soprattutto, con il valore della sensibilità climatica su cui si è verificato il consenso. Se il trend di incremento delle temperature fosse quello dell’ultima decade significherebbe che tutte le stime fino ad oggi accettate sullo sbilancio radiativo e sulla sensibilità climatica dovrebbero essere riviste così come dovrebbero essere riviste le equazioni ed i modelli matematici universalmente adottati in ambito climatologico. Per uno scettico una cosa del genere è nell’ordine delle cose, ma per uno come Hansen significherebbe fare una capriola, anzi un “salto della morte” che nessuno gli può chiedere. In questa ottica appare sincero il rammarico per la perdita della sonda spaziale con cui chiosa il suo lavoro: essa, infatti, avrebbe consentito, con le sue misurazioni, di risolvere, almeno in parte, il problema dell’influenza degli aerosol nel bilancio radiativo e avrebbe consentito di calibrare meglio gli algoritmi dei vari modelli matematici.
    La cosa che mi spinge a “pensare positivo”, infine, è la consapevolezza che di fronte alla crudezza dei numeri anche le “ideologie scientifiche” possono vacillare e, se vacillano, possono anche crollare. 🙂
    Ciao, Donato.

  2. Gianni

    Rilancio qui cio’ che avevo già segnalato in un precedente post: http://www.climatemonitor.it/?p=29527

    Sul sito di Nature Climate Change ho trovato una lettera di Frame e Stone (Assessment of the first consensus prediction on climate change) che sembra fare l’elogio del primo rapporto IPCC. Purtroppo non ho accesso alla lettera completa ma solo alle prime righe, che recitano:
    “In 1990, climate scientists from around the world wrote the First Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change. It contained a prediction of the global mean temperature trend over the 1990–2030 period that, halfway through that period, seems accurate. This is all the more remarkable in hindsight, considering that a number of important external forcings were not included. So how did this success arise? In the end, the greenhouse-gas-induced warming is largely overwhelming the other forcings, which are only of secondary importance on the 20-year timescale” (http://www.nature.com/nclimate/journal/vaop/ncurrent/full/nclimate1763.html).
    Puo’ qualcuno confermare l’accuratezza delle previsioni della temperatura globale fatte dall’IPCC cosi’ come l’importanza secondaria dei forcing non antropici?

    • Gianni, la mia sottoscrizione a NCC è scaduta. Ho bisogno di un po’ di tempo per reperire la Letter. Anzi, se qualcuno tra i lettori può dare una mano la leggiamo e vediamo.
      gg

  3. Fabio

    Note private:
    1) Avevo messo in evidenza “Temperature in forte calo al Nord”,
    ma il parser del blog lo ha cancellato.
    2) lo scorrere delle immagini di diversa dimensione WxH di prima pagina impedisce la lettura introduttiva dle post

    Ciao

    • Lo so, ci stiamo lavorando.
      gg

  4. Fabio

    Mi spiace, ma se continuano a scrivere titoli cosi in prima pagina, “Maltempo, week-end di pioggia e neve
    Temperature in forte calo al Nord”
    temo che articoli come “Se n’è accorto pure lui! ” rimangano sepolti dal mare delle idiozie e della incapacità.

    Il blog esiste ed è già qualcosa ma:
    Più alta la voce della sapienza !!!

  5. duepassi

    Le emissioni sono aumentate, NON sono diminuite, e quindi gli scenari ad impatto minore NON corrispondono a nessuna realtà, sono IPOTESI CHE NON SI SONO VERIFICATE.

    Uno scenario corrisponde a dire “non so cosa avverrà in futuro, mettiamo che succeda “una” di queste cose:
    “alte” emissioni (scenario A, quello più alto);
    emissioni “moderate” (scenario B, quello medio);
    emissioni ferme al livello del 2000 (scenario C, quello più basso).

    Ora, questa mancanza di conoscenza è stata colmata, NON si può più parlare di “scenari”, ma si deve parlare all’interno dell’unico scenario che poi si è verificato nella realtà, lo scenario A, quello più alto.
    Gli altri scenari semplicemente NON ESISTONO, sono ipotesi che non hanno avuto seguito.
    In questo unico scenario rimasto, la conclusione è quella già scritta nell’articolo:
    “tra quello che stanno facendo ora le temperature medie globali e quello che dovrebbero aver fatto secondo Hansen c’è una distanza siderale”
    ed è questa L’UNICA verità con la quale ci dobbiamo confrontare.

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