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Se non ti piace che tempo fa qui aspetta un minuto…

In certi posti basta un minuto perché il tempo cambi. E, in quel minuto, pare cambi anche la “fede” nel clima che cambia.

Curioso, da quando la temperatura  media globale ha smesso di crescere malgrado le profezie di sventura e malgrado un contributo antropico sempre più pressante, il riscalamento globale e i sui sottoprodotti – cambiamenti climatici, disfcimento climatico e eventi estremi – sono diventati terra di conquista di studi sociologici.

 

Due le interpretazioni possibili. La prima è che il carro del clima che cambia è abbastanza grande da pemettere a tutti di salirci su. Il fatto che l’argomento assicuri copiose citazioni nello schizofrenico sistema dell’impact factor delle riviste scientifiche è di per se’ sufficiente a spiegare il fenomeno. La seconda, altrettanto probabile, è che dal momento che la gallina sta smettendo di fare uova d’oro, si spera almeno che invecchiando faccia il brodo, cioè, se non ti posso convincere scientificamente che ho ragione, almeno ti dimostro che sei strano se non mi credi, così risolvo il problema.

 

Appena ieri l’altro abbiamo parlato di uno studio che ha analizzato la velocità con cui i termini tecnico-scientifici inerenti il clima che cambia riescono a entrare nel sentire comune (a prescindere dalla loro comprensione), oggi parliamo di come la credulità nel disastro climatico prossimo venturo dipenda dal tempo che fa. In poche parole, se sudo credo al global warming, se ho freddo come minimo tentenno.

 

Climate change beliefs of independent voters shift with the weather

 

Opinioni come bandiere al vento (è il caso di dirlo!), comportamenti che però riguardano solo quanti sarebbero politicamente indecisi. Infatti nel paper in questione si dimostra che la suddetta fede e il suo opposto scetticismo, sono stabili a prescindere dal tempo che fa tra democratici e repubblicani in America (sospetto che lo stesso si possa dire della nostra sinistra e della nostra destra, ma mi perdoni Giorgio Gaber…), ma oscillano paurosamente tra quanti non hanno una precisa connotazione politica. E poi venitemi a dire che tutta la faccenda non puzza di ideologia da lontano un chilometro.

 

A prescindere dal fatto che questa ostinazione nel ricercare il più alto livello di correlazione possibile tra le ideologie (buone? Ognuno decida per se’ quali) e atteggiamenti rispetto a tematiche che dovrebbero essere solo scientifiche è insopportabile, questa ricerca di giustificazioni sociologiche è chiaro sintomo di debolezza dell’argomento e in più ora descrive una tendenza che, questa sì, cambierà drasticamente quando cambierà il vento. Infatti, mentre le leggi della fisica sono sempre le stesse,  e malgrado gli sforzi profusi quelli che ci raccontano che moriremo arrosto non sono ancora riusciti a sovvertirle, gli orientamenti sociologici cambiano a seconda dei tempi. E non sempre in meglio.

 

L’unica cosa che non cambia mai è la costante presenza di qualcuno che ti vorrebbe spiegare come funziona il mondo o, nella fattispecie, come funzionerebbe meglio se tu non fossi scemo. Ma, da scemo perfetto, appunto, non ci credo.

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Published inAttualità

2 Comments

  1. donato

    Ricapitolando: i repubblicani si fanno influenzare un poco dalle ondate di calore, i democratici restano incrollabili nella loro fede indipendentemente dalle ondate di calore, le opinioni degli indipendenti invece “dipendono” dalle ondate di calore. Morale: è sbagliato parlare di indipendenti perché in realtà dipendono dalle temperature e dalle previsioni meteorologiche! 🙂 🙂 🙂
    Ciao, Donato.
    p.s.: vi assicuro che non ho bevuto, mi è venuta così.

  2. Udik

    C’e’ qualcosa che non va nel grafico. La linea dei Democratici e’ perfettamente piatta, come e’ possibile che non subisca il minimo “inquinamento” da parte della popolazione degli Indipendenti? In altre parole, se per gli altri due gruppi il rischio sale con la temperatura del giorno, come e’ possibile che assolutamente nessuno di coloro che si classificano come Democratici subisca questo effetto?

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