Salta al contenuto

CICERO pro domo nostra

Si chiama Cicero il Center for International Climate and Environmental Research di Oslo, ed è il posto da dove arriva il sasso nello stagno di oggi. Uno stagno, quello della catastrofe climatica, che sta diventando sempre più mosso. Pare infatti siano lontani anni luce i giorni in cui non passava giorno che qualcuno non tirasse fuori qualche nuova e mirabolante ricerca per dirci che nel breve volgere di qualche anno avremo fatto la fine del tacchino al forno.

 

Adesso succede esattamente il contrario e la spiegazione è semplice. Fino alla fine degli anni ’90, le temperature medie superficiali del Pianeta salivano senza tregua e tutti cercavano di spiegarci dottamente il perché. Adesso che hanno smesso di farlo, i dotti più irriducibili di allora ci dicono che tanto prima o poi ricominceranno a salire, mentre quelli di oggi cercano di capire cosa stia accadendo.

 

E, meraviglia delle meraviglie, si sono accorti che il sistema, evidentemente, non è CO2 dipendente. Pare ci sia di mezzo anche la variabilità naturale, quella per esempio che ha fatto cambiare il clima da sempre. Ma non è tutto. Adesso anche i modelli di previsione non vedono più tutto questo caldo, così scopriamo anche che la sensibilità climatica, cioè l’aumento della temperatura media globale che dovrebbe arrivare in ragione di un raddoppio della concentrazione di CO2 rispetto al periodo pre-industriale, potrebbe non essere così alta come ci dicevano.

 

Il valore centrale della sensibilità climatica trovato da questo gruppo di ricerca è 1,9°C per un raddoppio della CO2, con l’estremo inferiore collocato a 1,2°C e quello superiore a 2,9°C. Numeri sensibilmente più bassi e anche più realistici di quelli riportati nel 4° Report IPCC del 2007 – 3°C il valore centrale, con 2 e 4,5°C come estremi.

 

Come interpretare queste informazioni? Come si legge all’inizio dell’articolo di Science Daily che ha rilanciato il comunicato stampa del Research Council of Norway (praticamente il nostro CNR), ossia pensando che una stima più bassa della sensibilità climatica conceda più tempo per correre ai ripari per i presunti futuri sconquassi del clima oppure prendendo atto che la strada per la comprensione di questi meccanismi è ancora lunga e ci sta che di sconquassi non ce ne siano proprio?

 

Difficile a dirsi. Comunque la differenza, raccontano i ricercatori, pare l’abbia fatta l’inserimento nei dataset delle informazioni relative all’ultima decade, ossia nel periodo più recente in cui si è livellato il trend delle temperature medie superficiali così come quello delle temperature di superficie degli oceani, in cui si sono iniziati a sentire gli effetti del progressivo cambiamento di segno delle oscillazioni multidecadali del Pacifico e dell’Atlantico e infine in cui è decisamente diminuita d’intesità anche l’attività solare.

 

Che strano, tutto questo scetticismo in un colpo solo…

 

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualitàClimatologia

4 Comments

  1. Fabrizio

    Guido, fai benissimo a rimarcare certe cose….
    Qui l’impressione generale che se ne ricava fa il paio con una mitica affermazione alla Ibrahimovic…
    “Ho sempre voluto giocare nel (scuadra del momento)”

  2. Guido Botteri

    In altre parole, ora concordano con noi su quelle cose per le quali ci chiamavano “negazionisti” qualche tempo fa…
    il tempo è galantuomo, si dice.

  3. Guido Botteri

    Ci avevano raccontato che la scienza era “settled”, e chi non si piegava al Pensiero Unico della CO2 che governerebbe il clima veniva chiamato “negazionista”, denigrato, attaccato in tutti i modi, accusato di prendere soldi dai petrolieri.
    Queste accuse continuano a circolare, nonostante basti poco per rendersi conto che i soldi circolano, sì, ma tra i sostenitori del Pensiero Unico.
    da:
    http://www.climatespectator.com.au/about
    “Why a dedicated website to climate change issues?
    Simply because the issue is so broad, and the business implications and opportunities so immense. The scale of new investment will run to the trillions of dollars”
    Per quanto qualcuno non abbia ancora capito che il vento sta cambiando, già molti sostenitori dell’ipotesi AGW stanno pian piano venendo sulle posizioni che erano degli scettici; magari cercando di non farlo notare, ma se guardate al concreto, non potete non far caso che anche loro “ora” dicono cose che gli scettici dicevano da tempo. Solo che lo dicono come se fossero una conseguenza della loro linea. Invece è un allinearsi a ciò che, giustamente ed in anticipo rispetto ai tempi, dicevano – e dicono – gli scettici.
    Non possiamo che rallegrarci che anche i detentori del Pensiero Unico si rendano conto della giustezza delle posizioni scettiche, ma dobbiamo evitare di far passare l’operazione di camuffamento.
    Ecco perché sono qui a mettere in chiaro queste cose.
    Sono stati gli scettici ad affermare che la CO2 NON è il solo fattore che influenzi il clima, e “ora” lo ammettono anche i credenti;
    sono stati gli scettici ad affermare che la sensibilità climatica era supervalutata, e “ora” lo ammettono anche i credenti;
    sono stati gli scettici a parlare di raggi cosmici, e “ora” ne parlano anche i credenti;
    sono stati gli scettici a parlare di ruolo del Sole, e “ora” ne parlano anche i credenti;
    sono stati gli scettici a parlare di variazioni dell’orbita terrestre e inclinazione dell’asse, e “ora” ne parlano anche i credenti;
    sono stati gli scettici a parlare di aerosol ed eruzioni, e “ora” ne parlano anche i credenti;
    sono stati gli scettici a parlare di ruolo degli oceani, e “ora” ne parlano anche i credenti;
    e potremmo andare avanti a lungo.
    Ma soprattutto, gli scettici, pur apprezzando che si sia “iniziato” con un primo “tentativo” di modellazione del clima a computer (cosa che andava fatta), sono dell’idea che questa modellazione vada corretta e integrata sulla base delle risultanze dal campo, ed ora si incomincia a vedere qualche voce, tra i sostenitori dell’ipotesi AGW, che incomincia timidamente a parlare di “correzioni, aggiustamenti” dei modelli climatici.
    Finora, da quella parte, si erano sempre “corretti” i dati per farli concordare con i risultati dei modelli climatici. Ma gli scettici hanno sempre pensato che semmai debbano prevalere i dati sperimentali sulle teorie, e non viceversa.
    Forse dunque il Pensiero Unico comincia a NON essere più così unico, e questo è un bene.
    Devono essere i dati a guidare la scienza, e dai dati partire le interpretazioni, e quindi le teorie. Nella scienza non è importante il consenso, quanto la rispondenza con quello che succede nel mondo.
    La scienza non si fa con i referendum:
    Volete che la CO2 governi il clima ?
    Volete Gesù o Barabba ?
    Volete che la Terra sia piatta o rotonda ?
    Le piante crescono senza leggere i report dell’IPCC, e i raggi cosmici non leggono gli autorevoli studi delle università inglesi o americane.
    Così, la natura, nel proseguire imperterrita nel suo corso, sta dando ragione alle posizioni scettiche, verso le quali stanno convergendo anche quelli che si riempivano la bocca della parola “negazionista” (in inglese “denier”). Non fatevi sfuggire questo importante trend.
    Secondo me.

  4. duepassi

    Stanno venendo sulle posizioni che erano degli scettici, cercando di non farlo notare…ma noi lo notiamo lo stesso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »