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Eolico tra maxi-sequestri e progressi

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato questo breve commento all’uscita di un instant book in materia di fonti rinnovabili:

 

Chi ha ucciso le rinnovabili?

 

 

Il libro, che punta decisamente il dito verso le disinvolte politiche di incentivazione del settore dell’energia cosiddetta pulita e individua nel settore del fotovoltaico la fonte di una buona parte dei problemi che stanno via via materializzandosi, ha suscitato non poche polemiche, compresa una veemente reazione del presidente di Assosolare, che ha voluto giustamente far sentire anche la sua voce.

 

Ora pare sia il turno dell’energia eolica.

 

 

Leggiamo dal Corriere della Sera, ma la notizia è su tutti i media, che ieri ha avuto luogo una maxi operazione da parte della DIA, culminata nel sequestro record di beni per oltre 1,3 mld di Euro ai danni di quello che fino a ieri era ritenuto essere il re dell’energia green, specializzato nella costruzione e consegna chiavi in mano di parchi eolici ad elevato e sicuro rendimento, ove con esso più che l’energia prodotta si intende il denaro assicurato appunto dalle politiche incentivanti.

 

Appena un giorno prima però, cioè ieri l’altro, sempre sul corriere è apparso un altro articolo:

 

Eolico: crolla il costo dell’energia dal vento in Italia

 

Il costo della generazione di energia eolica sta diminuendo, soprattutto per il nuovo sistema di incentivi che per gli impianti con capacità nominale superiore a 5MW prevede un sistema di aste al ribasso. I produttori, dichiarando di offrire l’energia che produrranno per 20 anni ad un prezzo base meno un certa percentuale, ottengono gli incentivi se rientrano tra quelli che offrono il prezzo minore. L’avvicinamento del prezzo della produzione di energia eolica a quello mediato tra tutte le fonti tradizionali (tra le quali sussistono comunque differenze importanti), è difficilmente imputabile a progressi tecnologici e tantomeno ad una maggiore produttività, dal momento che il fattore di capacità medio di un impianto nel nostro paese si aggira intorno al 18%, quanto piuttosto ad una razionalizzazione della pioggia, anzi della grandinata di Euro di cui anche l’eolico ha goduto nel corso degli ultimi anni. Soldi che purtroppo appena poche righe fa abbiamo anche capito che fine hanno fatto.

 

E così, con le nuove normative in materia di incentivi che hanno imposto dei contingenti molto ristretti alla potenza incentivabile, 500MW all’asta lo scorso anno per l’eolico onshore a fronte di un ritmo di installazione di 1000MW/anno, chi aveva in animo di piantare pale eoliche anche dietro ai palazzi perché più che l’energia da esse generata serviva la struttura, consapevole di avere tra le mani un impianto a basso rendimento non ha provato neanche a partecipare alle aste, onde evitare di doversi impegnare per un prezzo non sufficientemente remunerativo. I 442MW di incentivi assegnati, sono andati probabilmente a chi poteva contare su di un fattore di capacità più elevato, ovvero su siti più ventosi.

 

Con questo sistema sta forse finendo finalmente la corsa all’installazione purché sia, che sin qui ha reso tanti soldi (a pochi ma da tutti) e poca energia. Al tempo stesso, si profila forse all’orizzonte un problema di saturazione, nel senso – ma non c’era bisogno di buttare realmente al vento fior di miliardi per capirlo – che l’energia eolica ha qualche chances di essere competitiva se prodotta in siti con le caratteristiche di ventosità ideali, siti che non sono poi così tanti il cui numero e il cui potenziale porrà inevitabilmente un freno alla quantità di energia che potrà essere prodotta ricorrendo alla forza di eolo. Quale sia questo limite non so dirlo, magari qualcuno ha già provato ad immaginarlo, ma la sensazione è che non sia poi così lontano.

 

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NB: grazie a Giulio Bettanini per il contributo a questo post.

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Published inAttualità

Un commento

  1. Io avrei una domanda per gli ecologisti. Oggetto: Ponte sullo Stretto e impianti eolici. Posto che del ponte, personalmente, non mi frega niente, l’obiezione più frequente da parte loro (*) è stata “non si può fare, perché i soldi andrebbero alla mafia”. Cosa che è senz’altro vera, in parte, perché da quelle parti qualsiasi opera pubblica porta soldi alla mafia. Partendo da questo presupposto, non si dovrebbero più costruire opere pubbliche in Sicilia, il che è già un assurdo. Ma ora il paragone è diretto: come predetto da molti, eolico e solare in Sicilia parrebbero un affarone per i mafiosi. Dunque, perché non vale la stessa obiezione?

    Ci sarà qualche lettore ecologista che vorrà rispondermi?

    (*) Ovviamente è stato anche detto che il ponte è inutile. Forse è vero, forse è falso: rispondere a questo tipo di domanda in Italia è praticamente impossibile perché tutti contribuiscono a creare una mole caotica di dati contraddittori. Tralascio quindi questo aspetto dalla questione, che ovviamente merita una risposta tutta sua.

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