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Mezze stagioni? Sì, ma con la virgola.

L’amico Fabio Spina ci offre con la sua solita ironia un commento ad un articolo uscito su La Repubblica all’equinozio di primavera. Quale occasione migliore della data d’inizio della primavera astronomica per commentare i dolori di quella meteorologica?

 

 

Sicché, con estremo sollievo salutiamo la rinnovata vitalità delle stagioni di transizione, periodi climatici che credevamo ormai persi nella feroce alternanza tra il gelo invernale e la calura estiva tipica di un clima ormai allo sbando. Ma, attenzione, non è tempo di abbassare la guardia, perché tra le stagioni è scoppiata la guerra. Una ruba tempo all’altra, con il caldo (neanche a dirlo), che starebbe decisamente prendendo il sopravvento.

 

Notizia bella o brutta? Non saprei, c’è chi dice che le grandi città siano più sostenibili se hanno un clima mite, giacché quelle con clima rigido consumano un sacco di energia in più, ma il discorso è controverso. Per trovare una soluzione a questo quesito si potrebbero interpellare gli esperti del Servizio Meteorologico di Sua Maestà la Regina Elisabetta, ma dobbiamo aspettare che spalino la neve fuori all’ufficio, perché stanno appena uscendo dal marzo più freddo degli ultimi 50/60 anni.

 

Nell’attesa, scopriamo che qualche altro esperto ha calcolato fino alla seconda cifra decimale quanto durano effettivamente le stagioni. Non è dato sapere cosa si intenda esattamente, perché benché i numeri siano estremamente precisi (molto oltre il limite del ridicolo), a farli saltar fuori non sono i costosissimi sistemi dell’era della tecnologia, ma l’esperienza sul campo, cioè gli occhi degli agricoltori, degli esperti di botanica, dei bird watchers e così via, senza dimenticare anche i calli delle zie, che pure ne sanno se farà bello o pioverà. Duemila specialisti e quindicimila volontari, per uno studio dello U.S National Climatic Data Center (che Repubblica non linka e non ho voglia di cercare), ci avvisano che “stando alle statistiche più recenti le quattro stagioni reali (non quelle del calendario) oggi sono così divise: la primavera dura 92,76 giorni l’anno, l’inverno 88,99, l’estate 93,65 e l’autunno 89,84 giorni. Ogni anno la primavera si riduce di un minuto a vantaggio dell’estate e l’inverno si accorcia di un minuto e mezzo a vantaggio dell’autunno.”

 

Che spettacolo ragazzi, sotto col pulsante!

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Published inAttualità

3 Comments

  1. virgilio

    Non commento quest’articolo ma vi passo una notizia del 6 aprile data al telegiornale rai e riportata anche su web, che stranamente qui non vedo. Risulta che i ghiacciai antartici stanno aumentando la loro grandezza, ciò è definito “paradosso del riscaldamento globale” dagli stessi climatologi “accalorati”, e questo sarebbe il risultato della maggior temperatura che fa squagliare l’acqua dolce ghiacciata al Polo Nord, provocando per la sua minor densità, un raffreddamento dei mari che alla fine sta facendo ghiacciare il Polo Sud, e comunque nel prossimo inverno forse farà righiacciare parte dell’Artico… Come si dice: qual meraviglia ci riserva sempre la scienza, soprattutto quella climatologica! Il riscaldamento globale che fa freddare i mari, e considerando che la Terra è piena di mare…prima o poi pure il resto. Mi stupisco che qui non si faccia cenno a quest’informazione: non vi starete pure voi pian piano facendo convincere dai meteorologi accalorati??

    • No, la storia è semplicemente vecchia. Sono anni che si lambiccano per uniformare l’Antartide al paradigma dell’AGW senza successo, per cui ogni tanto ci si torna su.
      gg

    • virgilio

      Ah! OK… ‘sta cosa m’era sfuggita: ma allora perché l’hanno data come il risultato d’un nuovo studio?? Forse perché ogni volta che studiano s’accorgono che sbagliano…? E’ ovvio che se i ghiacci da una parte aumentano dall’altra devono diminuire, se no il pianeta sarebbe già tutto congelato da un pezzo…

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