Salta al contenuto

Fa caldo sì, ma solo nel dibattito

Mescolare l’ideologia con la ricerca scientifica non è stata una buona idea. Quando è iniziata la campagna di “coinvolgimento emotivo” dell’opinione pubblica sulle problematiche del clima sarebbe stato meglio evitare di cadere nella tentazione di creare delle convinzioni dogmatiche e con queste far leva sugli ambienti politici per raccogliere consensi dividendo il mondo in cradenti e scettici, buoni e cattivi. Ancora meglio sarebbe stato evitare di tacciare di negazionismo quanti non si sono adeguati al mainstream, evocando paragoni con la negazione della Shoah che non stanno nè in cielo nè in terra.

Forse la tattica avrebbe avuto comunque successo, il dissenso sarebbe stato comunque ridotto al silenzio, escluso dall’accesso ai posti che contano e schiacciato dai media e dall’opinione pubblica. Ma è arrivata la crisi economica mondiale e abbiamo assistito ad un curioso contrappasso. Il clima e l’ambiente, improvvisamente divenuti problemi di massima priorità grazie al loro ingresso nei salotti buoni della finanza internazionale, rischiano di uscirne proprio per la stessa ragione. C’è in effetti un solo settore in cui il consenso è assolutamente imprescindibile. Non è la scienza, ovviamente, è la politica. E con la l’attuale contingenza non c’è politico, a prescindere dal suo orientamento, che possa pensare di raccogliere consensi mettendo in pratica misure che piuttosto che combattere la crisi rischiano di accentuarla essendo fondate su una scienza imprecisa, ideologica o, peggio, dogmatica.

Ci hanno detto per un pò che la scienza del clima era giunta ad un buon livello di definizione e quindi c’erano i presupposti per agire. Sono stati buttati al vento un pò di soldi seguendo questo consiglio, ad esempio con il protocollo di Kyoto. Quando le risorse hanno iniziato a scarseggiare qualcuno ha voluto vederci chiaro, i reietti tacciati di negazionismo invece di disperdersi sono aumentati di numero e qualche leader politico ha deciso di starli a sentire. E’ accaduto in Australia, Nuova Zelanda, Polonia, Repubblica Ceca, Giappone ed anche in Italia. Nel resto del mondo poi le voci di dissenso sono sempre più numerose. Il collasso del “consenso” è stato in verità alimentato dalle evidenze. La temperatura ha smesso di aumentare da circa dieci anni e la CO2 non si è mai fermata. Decine e decine di ricerche scientifiche hanno smascherato il catastrofismo dello scioglimento immediato dei poli, degli uragani sempre più potenti e distruttivi, del ritorno della malaria, dell’inesorabile salita del livello dei mari etc etc1.

E’ cambiato il vento? Probabilmente no, perchè altrove le cose vanno diversamente. E’ appena di ieri la notizia che il “Climate Bill” della nuova amministrazione americana, ovvero il nuovo comparto di leggi che dovrebbe dare il via ad una economia verde imponendo soprattutto grossi limiti alle emissioni di gas serra, ha ottenuto pur faticosamente l’approvazione della Camera dei Rappresentanti. Ora, sia pur con minori possibilità di successo e molto lavoro negoziale ancora da fare, si appresta ad affrontare il dibattito al Senato. Alcuni dicono che quella sarà la sua fine, altri sostengono che un successo definitivo segnerebbe una svolta epocale. Altri ancora, come ad esempio le associazioni ambientaliste più estremiste, hanno già sollevato pesanti critiche alle modifiche che il provvedimento ha dovuto subire per ottenere questo primo successo ed avrebbero voluto ancora di più, posto che lo ottengano ovviamente.

Nel frattempo i negoziati che precedono la conferenza di Copenhagen del prossimo dicembre sembrano essersi arenati sulle richieste troppo onerose dei paesi in via di sviluppo e sulla reticenza ed il relismo di quelli già sviluppati. Difficile dire cosa potrà accadere di qui a pochi mesi, ma certamente quanto sta accadendo oltreoceano sarà dirimente. Se il piano passerà è probabile che ci incammineremo tutti sul sentiero verde, sperando che porti da qualche parte. Se sarà bocciato gli yankees torneranno ad essere i cattivi, noi continueremo a fare i buoni ma con le mani legate e l’onda clima-catastrofica si sgonfierà.

Il clima? Perchè, a qualcuno importa davvero se tra cento anni farà un pò più caldo?

 

Reblog this post [with Zemanta]
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
  1. http://online.wsj.com/article/SB124597505076157449.html []
Published inAmbienteAttualitàClimatologia

19 Comments

  1. Lorenzo

    grazie mille per entrambi i links 😉

  2. Lorenzo

    @ Costa

    forse puoi fornire il link o riferimenti più circostanziati per gli studi del Prof. Macchi riguardo la disponibilità delle fonti fossili? 🙂

  3. Lorenzo

    Mi associo alla voce di altri nel far notare a Galati che una politica energetica condotta in modo razionale invece che sulle convinzioni religiose dell’AGW, arriverebbe agli obbiettivi con più rapidità e costi molto minori. Dunque quello che a prima vista potrebbe sembrare un effetto collaterale positivo di questa ideologia non è altro che uno specchietto per le allodole, mentre al contrario l’ideologia stessa è di ostacolo allo sviluppo intelligente ed economico di un sistema energetico rinnovabile e senza emissioni di alcun tipo.

  4. Ivan 72

    Le leggi negli USA per la limitazione dei gas serra sono passate per un pelo in Parlamento, al Senato la questione si prospetta ben più complicata, penso che il Senato sarà la causa della non approvazione di tali leggi.

    In ogni caso, la maggior parte della gente, in generale sembra ignorare il Sole come protagonista, anteponendo l’essere umano come responsabile principale del GW, insomma, in un mondo di serristi, se uno la pensa in modo diverso, viene giudicato negazionista in senso dispreggiativo, quasi come fu in un certo senso per coloro che venivano denominati eretici, anche se fortunatamente non siamo in tempi di inquisizioni.

  5. Claudio Costa

    @ Galati

    “Ecco a me pare che il post sottolinei cose le cui soluzioni rientrano nel comune buon senso:
    qualcuno vuole negare che il problema dell’Effetto Serra sia un ottimo stimolo per mettere mano alle politiche di approvigionamento energetico con i combustibili fossili destinati ad ultimarsi nei prossimi decenni, problema questo senz’altro prioritario alla sopravvivenza della nostra società…?
    Ecco non ammettere questo, ovvero il lato senza’altro buono della ‘green economy’, vuol dire non riuscire a vedere oltre il proprio naso ed essere si dei veri ideologi, o sbaglio?”

    Sbagli!

    -Le stime secondo il prof Macchi dei combustibili fossili sono : gas 200 anni, torba 600 anni, carbone 2000 anni.

    – L’effetto serra è un problema secondo un’ipotesi, che non nè ha dimostrazioni nè riscontri (a riguardo sto preparando un quizzone climatico giusto per te)

    -Mi piacerebbe sapere se ritieni utile (un lato buono della gree economy) lo scambio di quote CO2 su cui si basa la legge di Obama appena passata alla camera, in paesi che sostituiranno la foresta pluviale con piantagioni di palma da olio, (indonesia) eucalipto (Brasile) banane (Costarica) caffè (Ghana) ecc prendendo le quote pagate dall’occidente, per non aver deforestato.

    – confondi i piani energetici che devono comprendere il risparmio, e la diversificazione delle fonti, con l’imposizione della mitigazione climatica pena multa e multazze…ma solo per l’occidente.

    Per farti un esempio su come la catstrofe climatica ventilata sia usata come leva, i nuclearisti ( a parte qualche eccezione Zichichi e Battaglia) invocano al nucleare per salvare l’umanità dall’estinzione di massa dovuta ai cambiamenti climatici.
    Chi non la vuole si è organizzato e sono già attivi tre centrali a carbone con il sequestro, allora onde evitare la beffa la UE si è inventata la 20 20 20 dove è obbligatorio abbbattere le emisisoni ma non con il nucleare o il sequestro: ci vuole obbligatoriamente il 20% di energia rinnovabile, sperando che il capitale resti in casa che però è un utopia visto che i pannelli fv si faranno dove l’energia costerà meno, perchè il 70% dei costi dei pannelli è dato dall’enorme energia necessaria a produrli.

    La 20 20 20 dimostra inequivocabilmente che il problema non è l’effetto serra come dici ma il piano energetico.

    Mi piacerebbe da te sapere, cosa c’entrano in tutto questo le emissioni zoogeniche e lo scambio di quote.

  6. Luca Galati

    Ecco a me pare che il post sottolinei cose le cui soluzioni rientrano nel comune buon senso:
    qualcuno vuole negare che il problema dell’Effetto Serra sia un ottimo stimolo per mettere mano alle politiche di approvigionamento energetico con i combustibili fossili destinati ad ultimarsi nei prossimi decenni, problema questo senz’altro prioritario alla sopravvivenza della nostra società…?
    Ecco non ammettere questo, ovvero il lato senza’altro buono della ‘green economy’, vuol dire non riuscire a vedere oltre il proprio naso ed essere si dei veri ideologi, o sbaglio?

    • Lo abbiamo scritto mille volte Luca, non c’è dubbio che ci sia molto da fare al riguardo, non fosse altro perchè come dici tu l’energia in abbondanza ed a basso costo su cui si fonda il nostro sistema è agli sgoccioli.
      Ma sventolare per questo la bandiera della catastrofe climatica, premere per far passare provvedimenti legislativi facendo finta che servano a salvare il mondo da un problema che non esiste, per conseguire lauti guadagni stile ETS, acquisire rendite di posizione o giovarsi di altre speculazioni analoghe non è accettabile.
      Comunque, presto vedremo finalmente questo lato buono della green economy, sono ansioso di trarne giovamento.
      gg

    • Roby

      @ Luca Galati

      Mi permetto di dissentire totalmente dall’idea che l’effetto serra debba essere uno “stimolo” per le politiche energetiche.

      Le politiche energetiche sono una cosa, l’effetto serra un’altra.
      Sono cose che vanno risolte separatamente.
      Mischiare le due cose insieme è assolutamente sbagliato.

      Pretendere che la politica prenda delle decisioni sulle politiche energetiche perché c’è una teoria non dimostrata che collega le emissioni di CO2 con i cambiamenti climatici è esattamente come pretendere che la politica prenda delle decisioni sullo stato sociale in base al fatto che Saturno transita in Leone ed è trigono a Marte in Sagittario…

  7. MeteoGeek

    Sì è vero, dovreste proprio cambiare argomenti: speriamo che questo diventi il photoblog delle ferie estive di Guidi, Gravina & Co.

    M.G.

  8. admin

    @ Luca Galati

    Anche a lei rivolgo l’invito a essere più circostanziato in caso di accuse. Altrimenti si astenga.

    Grazie e buon proseguimento.

    L’Admin

  9. Achab

    Politicamente il consenso non c’è mai stato e non c’è ora. Il dissenso fa sentire più forte la sua voce “grazie” alla crisi economica e alla importante scadenza di fine anno.
    Scientificamente è invece avvenuto l’inverso, il consenso è via via cresciuto. Anche qui, e per gli stessi motivi, il volume della voce dei dissenzienti è salito, ma meno in termini di scienza e di pubblicazioni che di dichiarazioni sui media o altri mezzi analoghi.
    Mi auguro (illudo?) sinceramente che dopo Copenhagen tutti gli scienziati, sia i “pro” che i “contro”, rientrino nei ranghi e il dibattito torni nel suo alveo naturale dei congressi e delle riviste scientifiche.

    • La chiave di lettura come sempre non è univoca. La crisi può aver frenato gli entusiasmi e rallentato un processo dai nobili intenti per effetto della ricerca del consenso di chi fa la politica e non può permettersi scelte magari giuste ma impopolari. Per converso, vista la scarsità di risorse, potrebbe anche aver fatto emergere la necessità di vederci chiaro prima di buttare i soldi dalla finestra, perchè, alla lunga, anche queste sono scelte impopolari.
      Io continuo a pensare che non ci siano scienziati pro e scienziati contro. Dato il livello di incertezza, è normale che alcuni la vedano in un modo ed altri in un altro. Pro o contro sono invece quelli che dall’una o dall’altra posizione hanno qualcosa da guadagnare, da un lato chi vorrebbe comunque mantenere lo statu quo, dall’altro chi ha fatto con questi dogmi la propria fortuna mediatica ed anche economica. Dato che i primi sono i “cattivi” per definizione, gli altri recitano serenamente la parte dei “buoni”, poco importa che vendano robaccia pure loro 😉
      gg

  10. Luca Galati

    Ognuno può pensarla come vuole, ma per fortuna che quello che si studia all’interno dell’università è ben lungi dal mucchio di chiacchere reiterate ad hoc e realmente poco scientifiche che invece spesso si leggono…

    Saluti
    LG

    • Penso che tu abbia ragione. Sarebbe veramente ora di smetterla di concedere l’uso della parola e dell’opinione a tutti e tornare a lasciare che sia una ristretta cerchia di saggi illuminati ad indicarci la strada. Tutte queste chiacchiere poco scientifiche sono veramente insopportabili. Mi chiedo come chi sa veramente come stanno le cose, come te, possa continuare a leggerle 😉
      gg

    • giordano monti

      non so Luca Galati, ma uno dei motivi che mi spinge a frequentare i siti come il vostro è proprio per trovare conferme. Io sono molto preoccupato per il GW, anche se non sono certo che sia il problema numero uno dell’umanità (forse il principale è quello della sovrappopolazione e del consumo di risorse non rinnovabili), ma fino a quando le critiche alla posizione ufficiale sull’AGW saranno del tenore e del livello di quelle che si leggono in blog come questi, la mia preoccupazione non farà che crescere. Naturalmente, anche dentro di me c’è sempre la speranza che ci sia sfuggito qualcosa e che il quadro attuale del cambiamento climatico sia
      troppo pessimistico.

    • Cosa vuoi che ti dica, siamo comunque felici di poter rendere ad ognuno il servizio che desidera.
      Dirò anche che non mi sorprende affatto che nella lista delle tue priorità figuri in buona posizione la sovrappopolazione. Con questo altro dogma si completa il quadro della situazione. L’importante è avere certezze. Una domanda. L’Africa e l’Europa hanno più o meno la stessa popolazione, secondo te è sovrappopolata la prima o la seconda? E perchè le politiche demografiche si vorrebbero fare lì e negli altri paesi in via di sviluppo, di grazia? E perchè queste dovrebbero essere promosse da associazioni come il WWF? Misteri di fede o, appunto, di dogmi. Chiedo scusa se sono andato OT, ripeto, ad ognuno le sue certezze.
      Grazie per il tuo contributo, anche a me questo genere di opinioni servono a consolidare la voglia di continuare. Buona giornata.
      gg

    • giordano monti

      per quel che conta il mio parere, c’è troppa gente sia in Europa, sia in Africa. Su cosa faccia il WWF in Africa, francamente, non lo so proprio.
      Sono contento che lei abbia voglia di continuare: magari (è un consiglio disinteressato) dovreste variare un po’ di più gli argomenti e aggiornare un po’ il vostro armamentario.
      Grazie e buona giornata anche a lei.

Rispondi a Achab Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »