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Da quando sono andati sulla Luna il clima non è più lo stesso

Le più ottimistiche previsioni stagionali per la primavera 2013, fornite nel periodo delle vacanza pasquali, erano state il 2 e 9 aprile rispettivamente:

 

  • “E il maltempo di inizio anno fa prevedere un’estate torrida come accaduto nel 2010[…], dopo questa fase iniziale ormai irrecuperabile, poi la primavera dovrebbe sbocciare in maniera vigorosa», sul “Corriere della Sera”;
  • “L’ultimo mese della stagione primaverile, Maggio, stante tale aggiornamento, potrebbe risultare all’insegna del bel tempo su gran parte della Penisola. Attesi frequenti periodi dominati da un campo altopressorio, prevalentemente di matrice oceanica, con temperature attorno la norma; instabilità al Nordovest mentre non si registreranno significative variazioni pluviometriche rispetto la norma altrove”.

 

Ora che invece il freddo ed il maltempo non sembrano lasciare la penisola e siamo a fine maggio, la situazione è descritta in vario modo dagli esperti:

 

  • il famoso Prof. Maracchi ha avuto molto spazio sui quotidiani, come “La Republica” ed “Il Messagero”, affermando che ”Per trovare una situazione di questo tipo, con neve e temperature tanto rigide ad appena una settimana da giugno, bisogna andare indietro di un paio di secoli”;
  • E’ ufficialmente il maggio più freddo degli ultimi 30 anni: almeno stando alle serie storiche del portale Ilmeteo.it, citate in una nota dal direttore, Antonio Sanò. “Non accadeva dai freddi anni ’80 quando le discese polari continuavano spesso fino a giugno o inizio di luglio [..]” (qui)
  • per Luca Lombroso “Finora non è stata una primavera fredda, dal punto di vista termico anzi direi che si è trattato di una primavera abbastanza normale […] Aspettarsi nel mese di maggio un caldo da mare, quella era l’anomalia […] Quello che quest’anno è stato straordinario sono state le precipitazioni […] Da un anno all’altro è normale che ci siano differenze. Il mese di aprile del 2010 è stato più freddo di quest’anno, mentre nel 2011 era stato straordinariamente caldo”.

 

Il maltempo ed l freddo a maggio-inizio giugno non sono frequenti ma neanche casi unici, come molti potranno verificare ricordando qualche comunione, matrimonio, sfilata, finale di calcio, etc. organizzate in questo periodo e rovinate dal maltempo. Quest’anno non è stata effettuata la tappa dello Stelvio, ma si può verificare con una breve ricerca che neanche questo è un caso unico. Il giro ciclistico d’Italia nel corso degli anni ha cambiato il periodo in cui si svolge, probabilmente perché certi dei benefici effetti del “global warming” si è andati alla ricerca di periodi con maggiore presenza di telespettatori. Generalmente negli ultimi anni la corsa è stata anticipata tornando al periodo del primo giro d’Italia. Si possono verificare le date e i passaggi sullo Stelvio rispettivamente qui e qui. Ad esempio alcuni periodi sono stati:

  • anno 1909 dal 13 maggio al 30 maggio;
  • anno 1949 dal 21 maggio al 12 giugno;
  • anno 1953 dal 12 maggio al 2 giugno;
  • anno 1984 dal 17 maggio al 10 giugno (impossibile passaggio sullo Stelvio);
  • anno 1988 dal 23 maggio al 12 giugno (neve sul Gavia);
  • anno 1994 dal 22 maggio al 12 giugno;
  • anno 1995 dal 13 maggio al 4 giugno;
  • anno 1996 dal 18 maggio al 9 giugno;
  • anno 1997 dal 17 maggio al 8 giugno;
  • anno 1999 dal 15 maggio al 6 giugno;
  • anno 2002 dal 11 maggio al 2 giugno;
  • anno 2003 dal 10 maggio al 1 giugno;
  • anno 2005 dal 7 maggio al 29 maggio;
  • anno 2009 dal 9 maggio al 31 maggio;
  • anno 2010 dal 8 maggio al 30 maggio;
  • anno 2012 dal 5 maggio al 27 maggio;
  • anno 2013 dal 4 maggio al 26 maggio;

 

Nonostante qualcuno affermi che da 200 anni non faceva così freddo a maggio, riportiamo alcuni fra i molti più numerosi casi “recenti” di primavere anomale con, quando disponibili, le spiegazioni degli esperti dell’epoca tratte dal quotidiano “La Stampa”:

 

fig 1 - 5 giugno 1953 nucleare

 

All’epoca l’inizio dell’articolo era: “Persiste sull’Europa freddo e maltempo Altra neve caduta in zone montuose della Francia e dell’Italia – Fuochi nelle campagne lombarde per preservare il grano dal congelamento .Parigi, 4 giugno. Continua a manifestarsi in buona parte dell’Europa l’ondata di freddo e di maltempo. Nei Pirenei centrali è stata registrata Oggi una temperatura di —8° mentre su parecchie zone montuose della Francia è tornata a cadere la neve. Le affermazioni secondo le quali le repentine variazioni meteorologiche sarebbero effetto delle esplosioni atomiche sono state riprese oggi dal giornale conservatore “Le ‘Figaro” il cui esperto in meteorologia, Pierre Devaux, scrive fra l’altro: «E’ come se le esplosioni atomiche avessero prodotto un avvelenamento generale dell’atmosfera terrestre »”.

 

fig 2 - 9 giugno 1956
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Uragano sulle dolomiti, l’8 giugno 1956 la vittoria di Charlie Gaul sul Monte Bondone entrò nella storia essendo avvenuta sotto una fitta nevicata e mentre l’intero Nord Italia era sotto l’influenza di una discesa fredda che riporto la brina in pianura. Seguirono allo svolgimento della tappa arroventate polemiche.

 

fig 3 - 16 maggio 1972
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fig 5 - 1 maggio 1978 baroni
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L’Italia è interessata da un’intensa fase di maltempo, molto interessante cosa scrisse, a commento dell’articolo “La dolce primavera è rimasta nei ricordi d’un tempo”, il meteorologo Andrea Baroni all’epoca : “LA PAROLA AL METEOROLOGO Dovremo abituarci a temperature basse.

ROMA — Tra poco si incomincerà a parlare di estate meteorologica, eppure la primavera non è ancora entrata così trionfalmente come era nei nostri ricordi di un tempo. Le giornate di sole si contano sulla punta delle dita. Siamo al 1° di maggio e il cielo è coperto di nuvole su tutta l’Italia. La pioggia minaccia da vicino anche le regioni centromeridionali. Ci viene richiesto di spiegare i motivi di cosi palesi anomalie stagionali e di prevedere se potrà manifestarsi una inversione di tendenza in così bizzarri cambiamenti del tempo o se non sia il caso di pensare se il clima non finisca veramente per subirne conseguenze irreparabili. Certe domande se le sono poste alcuni climatologi di vari Paesi e di fama internazionale, senza peraltro riuscire a trovare, almeno per il momento, eloquenti risposte. Per quanto riguarda certi comportamenti nello stato del tempo, le carte della circolazione atmosferica a schema globale e le varie fonti, ottenute con l’impiego di precise radio-sonde e con l’ausilio di misurazioni effettuate con apparecchiature «imbarcate» sui satelliti meteorologici, mostrano da tempo una preminente azione del vortice polare a tutte le latitudini dell’emisfero Nord; azione che blocca o quantomeno attenua un tentativo di estensione verso il Nord, degli anticicloni oceanici, i soli in grado di portare tempo bello e caldo sui continenti sotto la loro diretta influenza. E’ come se gli oceani che dovrebbero funzionare da «serbatoi» di calore, data la loro capacità di conservare l’energia del Sole, registrino invece una perdita, una specie di impossibilità a «pompare» come un tempo. Da una circolazione atmosferica cosi tipicamente invernale non ci si può certo attendere un decorso stagionale nella norma, almeno nelle cosiddette regioni di transizione, la primavera e l’autunno. Il ripetersi di elementi di un tal genere finisce certo con l’influenzare il comportamento del clima su scala mondiale, i cui riflessi sulle attività umane sono sotto «gli occhi di tutti: danni incalcolabili alle colture, freddi eccezionali, caldi superiori alla media che cadono in brevissimo tempo e con tale intensità da provocare alluvioni, frane, smottamenti e inondazioni, oppure intensi periodi di siccità, avanzamenti e retrocessioni dei ghiacciai delle latitudini polari. E’ pur vero che variazioni climatiche nella storia della Terra sono sempre esistite, e che da oltre due milioni di anni le ere fredde, glaciali, si alternano con quelle meno fredde: ma il problema che assilla gli studiosi del clima è di tentare di scoprire le cause di possibili modificazioni indotte, sia pure involontariamente, dall’uomo, con l’intendimento di escogitare gli eventuali rimedi e di trovare le possibilità nel prevedere le variazioni a breve e a lungo termine di queste frustrazioni del clima. Gli studi in atto a scala globale faranno luce sui punti più oscuri di questi pressanti interrogativi, ma occorreranno degli anni e bisognerà attendere con fiducia e pazienza. Intanto consapevoli che l’Oceano Artico è in ulteriore raffreddamento, che il soleggiamento è diminuito anche in Italia, dovremo abituarci, molto probabilmente, a considerare come normale una giornata nuvolosa e come eccezionale una con il cielo sereno e ad accettare di buon grado le piogge e i venti, anche se una tale prospettiva per gente mediterranea come noi non è certo molto rosea. Nel tentativo di spiegare come stanno le cose forse siamo andati un tantino più in là del previsto e torniamo a noi, al tempo dei prossimi quattro o cinque giorni. Il Mediterraneo si presenta completamente sguarnito da ogni difesa dagli attacchi dell’aria fredda dalle regioni polari e da quelli di aria atlantica più mite ma pur sempre molto umida. Tra le due contendenti della regione mediterranea si stabilirà una specie di accordo sì che mentre la prima, quella settentrionale cercherà di farla da padrona al Nord, l’altra, quella occidentale, tenterà di compromettere lo stato del tempo sulle regioni centro-meridionali e sulle isole maggiori. Il peggioramento già avvertito sin da ieri l’altro tenderà a manifestarsi in modo più concreto domani. Su gran parte del Paese ci saranno piogge e temporali. Anche le carte di previsione a medio termine non mostrano accenni di una stabilizzazione atmosferica. Dobbiamo arguirne che per i prossimi tre o quattro giorni, nel migliore dei casi, tutto si svolgerà all’insegna di una grande variabilità. Andrea Baroni”.

fig 6 - 21 maggio 1984
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Nel 1984, ad esempio, il passaggio sullo Stelvio in quanto considerato intransitabile per la neve, nel 1988 la tappa del 5 giugno con la scalata del Passo Gavia vide condizioni meteo estreme, durante la notte la neve aveva imbiancato il passo ma gli sforzi degli organizzatori riuscirono a mantenere sgombra la strada, ma lungo l’ascesa calò la nebbia e riprese a nevicare. L’olandese Johan van der Velde che raggiunse per primo il passo poco dopo fu costretto a fermarsi a causa di un principio di congelamento, trovando rifugio in un camper, i veri problemi i corridori li ebbero durante la lunga discesa e sul traguardo di Bormio e furono moltissimi quelli che dovettero ricorrere a coperte calde per riprendersi dal gelo, mentre alcuni andarono incontro a principi di assideramento.

fig 7 - prima pagina 5 5 1991

fig 8 - 12 giugno 1994
12 giugno 1994 Il giro d’Italia è interessato dal maltempo nonostante fosse giugno inoltrato. – Click sull’immagine per ingrandire

 

Forse rileggendo il passato, il tempo meteorologico attuale rappresenta più che un angoscioso anticipo del futuro, un ritorno al passato finora illusoriamente sempre descritto come idilliaco. Negli anni ’70 era il periodo in cui molti, tra cui i miei nonni, erano certi che “da quando sono andati sulla Luna il clima non è più lo stesso”. Dopo pochi anni non si è più stai certi neanche del fatto che siamo andati sulla Luna.

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Published inAttualità

8 Comments

  1. Berninimx

    Mi viene da commentare con un non scientifico approccio della mia nonna che ricordava in dialetto Lombardo che: Fin al quaranta de mach non met via i strasc.
    Che sarebbe fino al quaranta di maggio (10 di giugno) non mettere via gli stracci ovvero i vestiti pesanti.
    Se la pensavano cosi, che potesse far freddo a maggio non penso fosse cosi raro.
    Ovviamente l’uomo comune non è scientifico e guarda le statistiche +/- c° ; n. giorni di pioggia, di sole ecc.
    La scala è molto più semplice: ho freddo, ho caldo, sto bene.

    • Castruccio

      Maracchi è un agronomo. Ne sa meno di me di climatologia. C’è solo da chiedersi perché gli danno corda.

  2. Fabio Spina

    Grazie della segnalazione del libro che leggerò con interesse, comunque l’ultima frase era unicamente la descrizione di cosa mi pare esser accaduto, senza voler sostenere la tesi del falso. Per discutere di tali argomenti non bastano poche parole. A presto

    • è un libro fatto molto bene: approccio scientifico, evidenze empiriche, prove storiche. Niente modelli statistici stiracchiati o elucubrazioni allarmistiche di giornalisti dalla memoria corta…

  3. luigi Mariani

    Caro Fabio,
    grazie per la trattazione molto ben documentata dell’anomalia termica del 2013.
    Da parte mia, pur riservandomi un commento più dettagliato per l’area italiana nel suo complesso (per il quale rinvio al commento mensile che uscirà fra qualche giorno a firma di Guido e mia) segnalo fin d’ora che la media del periodo 1-27 maggio 2013 per una stazione collocata nella zona centrale di Milano è risultata di 22.3°C per le temperature massime e di 12.9°C per le minime.
    Tali valori non paiono particolarmente anomali. Infatti la serie storica di Milano Brera (stazione collocata in una delle zone di Milano più affette dall’Isola di calore urbano) ci dice che per le massime basta riandare al 2004 per trovare un 21.1°C mentre per le minime occorre andare un po’ più indietro ma non di molto e cioè al 1995 (12.6°C) ed al 1991 (11.0°C).
    Ciao.
    Luigi

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