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Per fare il pellet ci vuole un albero

A volte mi domando se tutti quelli che discutono di “effetti” e “conseguenze” del riscaldamento globale, discettando eruditamente di feedback, di questo che genera quello, di quel meccanismo che porterà a quell’altro etc etc, si sono mai fermati veramente un attimo a pensare alle conseguenze di azioni di riparazione e mitigazione che sono state così leggiadramente proposte per la pronta risposta dei policy makers.

 

Ormai la macro immagine l’abbiamo, gli enormi sforzi negoziali sfociati nel mostro di Kyoto e successivamente arenatisi, hanno fatto solo danni economici segnando uno zero tondo tondo circa i già dubbi risultati climatici. Quelle che mancano, ma che stanno gradualmente diventando più nitide, sono le tante piccole immagini che questa fobia climatica ha generato.

 

Sulle nostre pagine abbiamo a lungo discusso dei biocarburanti, ieri toccasana della lotta alle emissioni, oggi tra le cause dell’aumento dei costi delle risorse alimentari primarie, nonché causa di emissioni paragonabili a quelle risparmiate.

 

Mi capita poi tra le mani un articolo sull’edizione europea del Wall Street Journal: “La caccia europea al combustibile verde ricade sulle foreste americane“. Cioè, per adempiere a non so bene quale dei tre “20” del famoso 20-20-20, le nazioni europee stanno alzando molto il consumo di pellet, anche per la produzione di energia. E siccome in Europa ci sono regole ferree per lo sfruttamento del legname e delle biomasse in generale, il pellet lo si va a comprare altrove, dove le regole sono evidentemente meno stringenti. Sicché, per ridurre le nostre emissioni bruciamo legname altrui, per di più pagato profumatamente (e ci mancherebbe!). Né più né meno come è stata delocalizzata verso paesi extra UE o comunque favoriti da obblighi di emissione meno stringenti gran parte della produzione industriale.

 

Ma che bravi che siamo, una volta lessi che usare il petrolio per produrre energia è come mettere pezzi d’antiquariato nel caminetto. E radere al suolo foreste per fare pellet da esportare verso un continente molto virtuoso ma scarsamente concludente a che genere di attività si può paragonare?

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Published inAttualitàEnergia

15 Comments

  1. Andrea

    Ai vari punti di vista vorrei sollo aggiungere una piccola precisazione.
    La maggior parte del pellet deriva da materiale ligneo inutilizzabile. I maggiori produttori europei sono della filiera del legno e recuperano gli scarti di lavorazione. Mancando questo recupero la relativa CO2 tornerebbe comunque in ambiente (ammesso sempre di considerare la CO2 un inquinante …).
    In alcune nazioni viene addizionato al legno un bel po’ di altro materiale di scarto, dal materiale organico animale al recupero dell’azione di riciclaggio dei materiali domestici.
    Buona giornata a tutti.
    Andrea

  2. giuppe

    Ho una bella stufa a pellet da qualche mesi cosi come un impianto da 20KWp fotovoltaico. E devo dire che mi ci trovo bene con entrambi. Perche’? perche’ la stufa mi fa risparmiare un bel po’ di quattrini visto il costo del metano (a scapito di un po’ di lavoro di pulizia devo ammettere) e il fotovoltaico perche’ mi garantisce una bella rendita annuale unita a un bel risparmio sulla bolletta. Ecologismo? no semplicemente interesse economico.

    • donato

      “… il fotovoltaico perche’ mi garantisce una bella rendita annuale unita a un bel risparmio sulla bolletta. Ecologismo? no semplicemente interesse economico.”
      .
      Mi fa enormemente piacere il realismo estremo di giuppe: finalmente uno che le cose le dice chiare e tonde, senza infingimenti e senza trincerarsi dietro ipocriti atteggiamenti salvifici. Giuppe, infatti, ha messo il dito nella piaga: il fotovoltaico semplicemente conviene. E come dargli torto? Gli incentivi sono tali e tanti che DEVE convenire e, difatti, conviene. Il problema, però, non è di giuppe che, giustamente, trae un vantaggio economico che la legge gli consente di trarre, quanto mio e di tanti altri utenti del servizio elettrico che versiamo i nostri soldi per pagare quegli incentivi che rendono il fotovoltatico di giuppe così conveniente.
      La domanda che io mi pongo e che tanti altri si pongono, però, è un’altra: conviene alla società consentire a giuppe ed a tanti altri che hanno installato un impianto fotovoltaico di lucrare la sua “bella rendita annua”? Secondo il mio modesto parere no. Questo, però, non è colpa di giuppe cui auguro di godersi la sua bella rendita annua per tantissimi anni ancora, ma di chi ha contribuito a creare il clima affinché questo si verificasse. Costoro, però, ne risponderanno alla Storia. Personalmente mi auguro che essi abbiano avuto ragione ed io torto: ne godranno i miei figli e, se avrò la fortuna di averli, i miei nipoti, in caso contrario saranno i miei figli ed i miei nipoti a pagarne le conseguenze (oltre a me che le pago già adesso 🙂 ).
      Ciao, Donato.

  3. Luciano Benvenuti

    Andrea Rossi ha dimostrato che la “fusione fredda” funziona con il dispositivo da lui costruito “E_CAT”. Mentre gli svedesi già ci fregano l’esclusiva del primo impianto….. http://e-catalyzer.it/http://www.prometeon.it/news.php.
    Ufficialmente non ne sentiamo mai parlare. E’ una bufala mondiale o … qualcuno ne sa di più? Grazie

  4. virgilio

    La storia del pellet è in fondo la stessa dell’altre iniziative ecologiste che quotidianamente sembrano studiate a tavolino per complicare inutilmente la vita, e l’economia, ai cittadini ignari e disposti (o costretti) a sottomettersi facilmente ai vari tipi di propaganda… come la famosa raccolta differenziata, che per quanto mi par di veder nella mia zona sta creando problemi d’igiene casalinga, di spazi condominiali e sprechi di tempo agli abitanti. Questo perché i sapienti ecologisti ritengono che gl’inceneritori siano strumenti mortali (evidentemente inventati per sterminare la popolazione in eccesso ed eventualmente anche minare la stessa salute di chi li progetta, chi ha invetato o progetta tali mostruosità tecnologiche dev’essere affetto da mania masochista o suicida, visto che l’eventuali emissioni venefiche colpirebbero anch’egli o la sua famiglia). Vorrei sapere dove oltre che qui, in Europa, si tediano i già tartassati inquilini e/o proprietari di appartamenti con questa “puzzolente” e rischiosa trovata di far ammucchiare rifiuti organici e pezzi di metallo tagliente, tipo scatolette aperte, o cocci di vetro o materia infiammabile per giorni all’interno delle abitazioni in attesa di riversare, tali rifiuti, in bidoni ingombranti nei pressi dei portoni, per poi venir caricati e trasportati in appositi automezzi non so dove…per poi riciclarli e ricavarne quantità di materiali che sono solo in limitata parte riutilizzabili e/o richiesti dal mercato mondiale. Considerando anche la produzione della plastica necessaria a produrre cestini e sacconi e suddetti bidoni, considerando che si chiede anche di lavare i contenitori e altri oggetti da buttare (ma non ci dicono che l’acqua è un bene da preservare e da consumare con la massima parsimonia?), considerando che il riciclaggio suppone viaggi dell’immondizia verso mete differenti dislocate lungo ogni territorio, con l’andirivieni d’automezzi nei magazzini di stocckaggio e nelle varie unità tecniche che devono ricombinare tali materiali: trasporti, conservazione e ricombinazioni che non credo non abbisognino di combustibile e conseguenti emissioni…
    Gli inceneritori avvelenerebbero feralmente l’ambiente mentre invece i “ricombinatori di materiali” sarebbero strumentazioni immacolate?! Senza considerare, gli dèi non vogliano, in caso di qualche grave epidemia la necessità di liberarsi il prima possibile di rifiuti dagl’interni abitativi… Boh! Richiedo, qui a fine email, a chi lo sapesse, se pure negli altri continenti ci si dà così tanto da fare per imporre alle popolazioni questa forzosa ammucchiata molto differenziata (e a livelli così minuziosi!) della spazzatura (non mi riferisco alla differenziata volontaria che comunque per alcune qualità e quantità di materiali può anche tornare utile). Chi può m’informi.

    • giovanni p.

      La reciclata si fa eccome , il punto è come renderla pratica per tutti. IN Svizzera e Germania si recicla molto ma il sisitema di stoccaggioe raccolta rifiuti non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello italiano. Poi la peculiarità itlaiana è che comune che vai e metodo che trovi oppure nelle grandi metropoli tutto cambia da un quartiere all’altro. In uno bidoni con la chiave dei singoli condomini, nell’altro grossi contenitori pubblici nell’altro ancora porta a porta in un altro nulla, in un altro ancora sacchetti la lasciare per strada…. Per quanto riguarda gli inceneritori smpre parlando di Svizzera e germania, diciamo che sono ormai superati, i loro inceneritori funzionano da 20 anni opiu e solo obsoleti, per cui si punta sul reciclaggio. Come la solito in Italia siamo indietro di 20 anni almeno. Dobbiamo fare gli incneritori ora che tutti gli stanno dismettendo vogliamo fare il nucleare ora quando tuti hanno prodotto energia con il nucleare da 40 anni e o ra si evolvono passando a fonti rinnuvabili o a centrali a carbone “pulite” oltre a risparmio energetico. Insomma geograficamente siamo in europa metre a livello sociale e di sviluppo siamo in Africa ( anche a livello geologico in effetti siamo africani)

  5. Ichnusa

    Per fare il Pellet ci vuole l’albero…
    Non sempre.
    Qui in Sardegna abbiamo scoperto, con sorpresa, che il cardo selvatico, con il quale i nostri avi hanno combattuto feroci battaglie a colpi di zappa per estirparlo dai campi e confinarlo ai margini della società contadina, è un eccellente combustibile !!!
    Numerosissimi studi lo attestano in modo assai serio, tant’è che noi Sardi ne abbiamo iniziato la coltivazione industriale…
    Sulla CO2 la Sardegna ha già dato e adesso vogliamo solo capitalizzare ( in euro ) il vantaggio tecnologico che stiamo acquisendo !!!

  6. giovanni pascoli

    Il bello poi é che leggendo un po su riviste che vendono stufe & C. risulta che la legna e il pellet sono considerati ecologici (ci deve essere qualche norma italiana e/o europea che non conosco, stilata molto probabilmente da IPCC & Friends). Sono considerati ecologici perché in pratica la CO2 emessa usando legna e pellets é la stessa in quantità che é stata assormbita dalle piante durante la loro crescita, quindi bilancio = 0. QUesto punto chiave ha degli aspetti molto interessanto per capire meglio la deformazione mentale delle tesi AGW.
    Innanzitutto tutti i combustibili fossili derivano da sostanza organica che in un modo o nell altro ha assorbito CO2 o nella fase di crescita o di trasformazione. QUindi a rigor di logica ( e soprattutto a rigor di fatto reale incontrovertibile) le emissioni di CO2 attuali non sono altro che la reimmissione in atmosfera di CO2 precedentemente intrappolata da organismi viventi, ne piu ne meno di quello che succede con il pellet. QUindi il carbone dovrebbe essere ecologico tanto quanto il pellet a livello di emissioni di CO2. In secondo luogo, visto che mi scaldo a legna posso dire che la CO2 é veramente l’ultimo problema, se mai fosse un problema, dellla combustion del legno che invece sprigiona polveri sottili, prodotti di combustione tossici e molto altro.
    Quindi per fortuna che non ci si scalda piu a legna altrimenti ci ritroveremmo con un’atmosfera fumosa stile Londra durante la prima rivoluzione industriale.
    Infine questo modus pensandi stupido, superficiale con cui si prevedono catastrofi planetarie, clima surriscaldato e altro come causa umana, supportato da sterili grafici e ancor piu sterili modelli senza fondamenta non puo portre che a queste situazioni in cui con slogan preconfezionati si trovano soluzioni inesitenti a problemi irreali, creando alla fine solo ultriori danni e disagi. I biocarburanti e l’eolico ( in particolare quello italiano) docent

    • Udik

      Giovanni, pero’ far tornare in atmosfera la CO2 che e’ stata assorbita nel corso di milioni di anni non e’ la stessa cosa che farci tornare quella assorbita negli ultimi dieci o venti. Sul fatto che bruciare legna abbia un bilancio del carbonio molto vicino allo zero non ci piove.

    • giovanni pascoli

      chiaro il concetto.
      Quindi provocatoriamente si puo dire che se sostituiamo le centrali a carbone con centrali a legna dovrebbe essere tutto a posto.

    • Guido Botteri

      Udik, ma le piante che catturano a fare il loro atomo di carbonio, che se ne stava beato nella molecola di CO2 ?
      Loro abbassano la percentuale di CO2 in atmosfera, e noi, furbi, ce la ri-emettiamo ?
      Ma se davvero vi spaventa tanto il livello di CO2, e le piante lavorano per abbassarlo, perché mai poi le bruciate per riottenere il livello di CO2 che vi spaventava ?
      Dite la verità, non è un tentativo di tornare al medioevo, se non alla preistoria, a bruciar legna, con rendimenti bassissimi e inquinamenti altissimi ?
      Capisco i poveracci che non si possono permettere qualcosa di più moderno, e van raccogliendo legna dove possono, ma far passare per “soluzione ecologica” un ritorno al passato, mi sembra un po’ troppo.
      Vogliamo parlare del costo in superficie boschiva ?
      Vogliamo parlare del cibo che potremmo produrre invece di far legna ?

    • Udik

      Naturalmente non dico che convenga bruciare legna- ovvio- per un’infinita’ di motivi. Volevo solo mettere i puntini sulle i: il bilancio del carbonio del bruciare legna e’, almeno teoricamente, nullo.

    • giovanni p.

      Vedi Udik in questa frase che tu scrivi:
      il bilancio del carbonio del bruciare legna e’, almeno teoricamente, nullo.
      sta tutto l’inghippo e il problema del corretto approccio alle scienze della Terra.
      IL fatto che tu dica “teoricamente” indica forse che incosciemente ti stia rendendoconto di non dire una cosa molto cretta o oggettiva. Il bilanci è nullo rispetto a cosa? rispetto a quali dati spalmati su quale scala spazio temporale? LA risposta è chiara, rispetto ad una scala paragonabile alla vita di un uomo se va bene o magari a qualche decennio se osiamo spingerci all’estremo?.
      Dai un occhiata a i grafici su questi siti che mostrano la viariazione di Co2 nel passato geologico della terra.
      http://www.biocab.org/carbon_dioxide_geological_timescale.html
      http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Phanerozoic_Carbon_Dioxide.png

      COme puoi chiaramente vedere il quaternario e l’olocene sono 2 periodi in cui la Co2 è stata la più bassa in assoluto da sempre, e anche di molto. Per cui per me il bilancio della Co2 a livello geologico è in netto deficit, anzi mi verrebbe da aggiungere che se il trend continua cosi ben presto la co2 sarà talmente bassa che le piante avranno difficoltà a crescere e riprodursi con conseguneze nefaste su tutti gli altri esserei viventi. Inoltre se dovessi credere ai catastrofisti AGW e all’importanza divina sulle temperature globali che essi le attribuiscono avrei timore che continuando il trend in discesa della CO2 a livello geologico si andrà verso una glaciazione permamente e definitiva del nostro pianeta. QUindi la tua storiella del bilancio nullo è un puro artefatto, come ce ne sono tanti in questa società, creato semplicemente utilizzando solo dati che interessano ( scartando quelli in controtendenza) e mettendoli in un grafico in una formula matematica o peggio ancora in un modello. IN questo modo si puo dimostrare scientificamente e matematicamente che la CO2 governa il clima, cosi come che le patate e il prezzemolo sono cancerogeni, che l’influenza aviaria è peggio di quella classica, che le guerre sono giuste e cc.ecc.ecc. è un arte vecchia come l’uomo quella di ingannare i propri simili per gli interessi di pochi.

  7. Comunque, a proposito di gas e petrolio, nei giorni scorsi sia la stampa che la tv hanno ampiamente parlato della rivoluzione fracking in corso negli USA, con molti paesi OPEC in subbuglio che chiedono di *ridurre* la produzione per tenere alto il prezzo (cosa che poi servirebbe a poco, il fracking è vantaggioso oltre una certa soglia di prezzo del petrolio che ormai i paesi occidentali hanno dimostrato di aver digerito). Gli USA si propongono anche come esportatori in Europa, facendo concorrenza ad arabi e Russia. Bel successone per i previsori del famigerato picco, eh?

    • Eh Fabrizio, prevedere è difficile, soprattutto il futuro!

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