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Pecore Contraffatte

Anche oggi avevo deciso di insistere sulla ricerca di una terza via alla discussione sui cambiamenti climatici. Ma mi sono appena accorto che ne esiste una quarta, ovvero la restituzione di una gran quantità  di braccia all’agricoltura o meglio, alla pastorizia. Dopo aver letto quanto segue, decidete voi se qualcuno dei coinvolti non farebbe meglio a cambiar mestiere.

Da ieri si è aggiunto un altro catastrofico effetto alla lista dei danni prodotti dal dannato clima che cambia. Il caldo fa restringere le pecore. Non è uno scherzo, anche se detta così fa morire dal ridere. In realtà  penso piuttosto che ci sia da piangere, soprattutto per la sorte di quanti hanno con passione dedicato la loro vita a studiare gli animali, fatto ricerche, passato ore e ore all’aperto per poi doversi coprire di ridicolo per poter ricevere un po’ di attenzione per i risultati delle loro ricerche.

E’ ormai certo, dice su Science Reporter (BBC) il prof. Tim Coulson, le pecore selvatiche Soay che vivono sull’isola di Hirta dell’arcipelago St.Kilda in Scozia,  si stanno rimpicciolendo a causa del global warming. Dal 1985 ad oggi una diminuzione del 5% delle loro dimensioni medie. Questo il fatto più grave, cui si aggiungono altri accessori non di poco conto come giovani pecore troppo frivole che partoriscono agnellini più piccoli etc etc. Stavolta sono veramente guai, occorre vederci chiaro.

Lo ha fatto per noi Luigi Mariani con una piccola ricerca. La stazione meteorologica più prossima i cui dati siano reperibili in rete è Lerwick, circa 500km a nord est dell’arcipelago sede dell’ovile in questione. I dati giornalieri di temperatura e umidità  sono reperibili liberamente sul sito ECAD. Siamo un po’ lontani ma l’ambiente oceanico è piuttosto omogeneo, per cui possiamo fare qualche conticino. Ed eccoli qua. Temperature sostanzialmente prive di trend significativo: massime in lieve calo e minime in altrettanto lieve aumento, cioè escursione termica meno accentuata; precipitazioni in aumento. La serie va dal 1931 al 2000, dati alquanto concordi.

tmax

tmin

rr

Non ho dubbi, ha ragione Luigi, le pecore sono state contraffatte, dato che si sono ristrette non a causa del caldo ma a causa della pioggia, non potevano essere di pura lana vergine.

Chissà  se sono venute in mente queste considerazioni anche al redattore del corrierone nazionale che ha riportato tout court questa notizia bomba tra le news. A lui va comunque un plauso, perché ci ha risparmiato la chiosa di Coulson sulla BBC: “Il prossimo passo sarà  quello di estendere la conoscenza dei cambiamenti passati in un modello di previsione, ma è troppo presto per dire se in cento anni avremo pecore chihuahua”.

Che Dio ci salvi dal modello pecoreccio!

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Published inAmbienteAttualitàClimatologia

25 Comments

  1. doppiaelica

    Post capzioso e non condivisibile.
    Lo studio cui si fa riferimento evidenzia una relazione fra cambiamenti del clima a scala regionale/locale (per altro in accordo con i conticini fatti) e dimensioni delle pecore. È un fenomeno noto che le dimensioni degli individui siano legate alle condizioni ambientali, si tratta di capire se le minori dimensioni medie osservate (come pure l’abbassarsi dell’età riproduttiva) siano effettivamente causate dalle variazioni climatiche della zona (che secondo il post ci sono state: “massime in lieve calo e minime in altrettanto lieve aumento, cioè escursione termica meno accentuata; precipitazioni in aumento”) che il dr. Coulson riassume così: “over the years, winters have been getting a little bit better”.
    Infine, non si parla mai di global warming ma di climate change (“We used a measure of how bad the winters were in Scotland, and this has been changing over the duration of the study,”) …e sappiamo che le due definizioni non sono sinonimi.

    • Ah, ok, è vero. Il global warming è diventato climate change, no, disfacimento climatico, no, cos’altro?
      Temo che la tua interpretazione del post sia capziosa. Il tema non è se sia vero o no che le pecore si siano adattate a condizioni ambientali diverse, l’esimio ricercatore ha tutta la mia stima. Il punto è che se non ci ficcava dentro il Climate Change il suo articolo non lo leggevano neanche i montoni.
      Quanto agli inverni ‘a bit better’, forse le metrate di neve arrivate negli ultimi anni avranno rinfrescato la memoria degli ovini. Vuoi vedere che sono ingrassate di nuovo?
      gg

    • mi ricordo all’epoca la giuliva si rifiutò di andare a vedere se il clima fosse cambiato, per le pecorelle, e si imbestialì quando arrivai a suggerire che se l’autore non si era preoccupato neanche di trovare la stazione meteo più vicina, si trattava di un paper di fandonie.

      L’articolo poi l’ho letto in toto, e l’impressione della fantasy fiction è rimasta. Contenti loro, di passare così la loro vita.

  2. […] citazione di Lindzen mi ha fatto tornare in mente la storia delle pecore scozzesi, per le quali si ipotizzava un restringimento del 5% della massa corporea in ragione delle […]

  3. […] viene in mente che la valanga di soldi che buttiamo per sapere cose assurde come quanto saranno grasse le pecore tra cent’anni potrebbe essere meglio impiegata per la salvaguardia del territorio? I Romani […]

  4. IL TEDESCO

    non sanno piü che inventarsi con la scusa dell emissioni di CO2 per metterci piü tasse

  5. IL TEDESCO

    non sanno piü che inventarsi con la scusa dell emissioni di CO2 per metterci piü tasse

  6. IL TEDESCO

    ma non e che fanno la doccia con l acqua fredda ste benedette pecore( LO SAPETE CHE GLI INDUMENTI DI PURA LANA VERGINE SI LAVANO SOLO DICO SOLO CON L ACQUA CALDA????????????????) SE NO SI RESTINGONO

  7. IL TEDESCO

    ma non e che fanno la doccia con l acqua fredda ste benedette pecore( LO SAPETE CHE GLI INDUMENTI DI PURA LANA VERGINE SI LAVANO SOLO DICO SOLO CON L ACQUA CALDA????????????????) SE NO SI RESTINGONO

  8. Ivan 72

    La sempre minore escursione termica mi fa pensare ad un cielo sempre o quasi sempre coperto, maggiori precipitazioni e come ha detto giustamente Guido Guidi, c’è da piangere, lana rovinata, anzi addio lana, pecore sempre più nane e spelacchiate.

    Riflettendo a questo punto sulla Zoologia, mi torna in mente la Preistoria, quando gli esseri viventi erano dei veri giganti, anche gli insetti erano enormi, poi dopo la scomparsa dei dinosauri, che dire dei mammiferi? Erano di dimensioni maggiori di quelli attuali, le evoluzioni di una specie sono sempre legate alle varie ere geologiche naturalmente in base ai vari cambiamenti climatici, le specie viventi in natura si sono sempre adattate all’habitat naturale ed ovviamente ai vari tipi di clima, basti fare un esempio tra il Mammuth e l’Elefante, il primo di maggiori dimensioni e caratterizzato da un pelo foltissimo perché viveva nell’era glaciale mentre l’Elefante non ha quel pelo folto perché vive nelle zone equatoriali e sub tropicali.

    La quarta via, magari uno studio sugli animali per determinare il destino climatico del nostro pianeta? La questione diventa sempre più complessa.

  9. Achab

    Tranquillo max, si è ridotto il peso ma magari è aumentato il numero. Chissà, forse la massa totale è pure aumentata. Costolette piu’ piccole ma porzioni piu’ abbondanti 😀

  10. max

    addio arrosticini di pecora….. 🙁

  11. Ok ok, siamo appassionati a questo argomento ed è giusto che ci ragioniamo su. Anzi, voglio fare altri due conti. Poniamo il caso che le pecore fossero domestiche e non selvatiche, siccome nessuno le tiene in casa per compagnia, ma piuttosto per (ahiloro) la produzione di latte e carne, un netto 5% in una trentina d’anni (rispetto a quali altri cambiamenti di adattamento non è dato saperlo) sarebbe una vera catastrofe alimentare. E’ infatti notorio che i problemi della fame nel mondo potranno essere risolti solo a suon di costolette e formaggio pecorino!
    🙂

  12. Achab

    @georgiadis

    i dati della stazione che ho linkato nel commento precedente, piu’ vicina all’isola in questione, raccontano un’altra storia. E comunque sia nel resoconto di newscientist che in quello della BBC si parla di lunghezza degli inverni e non di trend di temperatura.

  13. teodoro georgiadis

    Leggo ora l’interessante commento di max.
    Sono d’accordo “se”: il punto e’ che i dati sembrano far vedere “che no”.
    Che la biologia funzioni con quel “se” ed i dati dimostrano “che no” allora e’ proprio li’ il bias mentale che avvolge la comunita’ scientifica: vedi gli effetti dei cambimenti globali anche quando questi non ci sono.

  14. Paolo

    Che Dio ci salvi dai CAPRONI!!!!

  15. max

    in realtà l’ipotesi non è così campata in aria come potrebbe sembrare:

    nell’evoluzione biologica delle specie animali sono la norma gli adattamenti e la selezione di caratteristiche morfogenetiche in risposta alle condizioni ambientali;

    se è vero (e dico “se” perché non lo so) che in quella parte di Scozia negli ultimi decenni le T medie sono aumentate e la durata degli inverni rigidi è diminuita, è fisiologica e normale una risposta di questo tipo da parte di animali a sangue caldo;

    le dimensioni maggiori (come insegnano orso polare, tigre siberiana e tanti altri) conservano meglio il calore corporeo (grande incremento di volume corporeo a fronte di minimi incrementi della superficie esterna corporea attraverso la quale si disperde il calore), viceversa, se l’ “ambiente” vira verso condizioni climatiche meno dure, anche gli individui inizialmente meno favoriti hanno più chances di sopravvivenza, e a lungo andare, con il procedere delle generazioni, la loro percentuale rispetto al totale della popolazione può aumentare, spostando il picco e quindi anche il valore mediano di quella che biologi e ecologia chiamano la curva di variabilità genetica della popolazione….

    oltretutto, sempre SE è vero (e ripeto “se” sempre perché non lo so) che lì le T medie sono aumentate e la durata degli inverni rigidi è diminuita, anche il fabbisogno energetico e nutrizionale dei cuccioli diminuisce, e se “….erba e cibo sono disponibili per le pecore più mesi dell’anno, le condizioni di sopravvivenza non sono più così impegnative e anche gli agnellini più deboli possono restare al sicuro, anche se il loro peso non è aumentato molto nei primi mesi di vita; anche gli agnelli più gracili e che crescono meno e meno in fretta possono farcela e questo significa che gli animali di dimensioni più piccole stanno diventando via via più prevalenti nella popolazione….. (cit: la nuova ecologia)”….

  16. Achab

    C’è una stazione più vicina, a Stornoway, immagino all’aeroporto (58° 12′ 50″ N , 6° 19′ 40″ W)
    http://www.metoffice.gov.uk/climate/uk/stationdata/stornowaydata.txt

    Comunque, a leggere newscientist, la correlazione è con l’indice NAO. Detto questo, penso che nel caso della variabilità di una popolazione animale possano pesare molto i singoli anni più che il trend, cioè una maggiore sensibilità agli eventi estremi che selezionano o non selezionano in base alla mortalità.

  17. giordano monti

    Per una volta sono d’accordo con voi.
    Oggi però un altro noto quotidiano, ha fatto perfino meglio.
    Su repubblica si legge, insieme ad altre amenità, che i temporali di questi giorni sono chiamati dagli esperti “fenomeni connettivi” (sic!)
    Una lezione per tutti noi. Se non siamo preparati su quello di cui stiamo scrivendo, diamo retta a chi ne sa più di noi, (e possibilmente senza fare errori di trascrizione…c’è il copia-incolla) 😉

  18. Teo Georgiadis

    Scusate ovviamente 20:25

  19. Teo Georgiadis

    TG1 ore 10:25 pecore e clima ovviamente stessa notizia. Com’era quella di una bugia ripetuta un milione di volte che diventa verita’?

  20. Triste vedere come tanti “giornalisti scientifici” si riducano a fare i copisti senza pensiero critico

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