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A.A.A. Chillo è ‘o paese d’ ‘ove s’accattano o’ pannello solare.

Si sgonfia l’utopia di Desertec: all’Europa l’elettricità del Sahara non serve più. L’esportazione di energia pulita dal Maghreb al Vecchio Continente non è più l’obiettivo primario del progetto. Questa in sintesi l’intervista a Paul van Son, amministratore delegato di Desertec Industrial Initiative, che ha dovuto ammettere il ridimensionamento totale del programma, che era stato pensato per soddisfare il 20% dei consumi elettrici europei entro il 2050.

 

Dopo che la crisi economica ha smesso di permettere cospicui investimenti pagati dai cittadini europei sotto forma di incentivi caricati in bolletta o aumento sotto la forma di qualche nuova tassa, erano aumentati i sospetti che il progetto fosse tecnicamente affascinante ma economicamente insostenibile. Su CM abbiamo pubblicato un post in proposito il 12dicembre 2012.

 

 

Dopo aver letto previsioni date per certe su cosa sarebbe accaduto tra decenni in campo climatico ed energetico, colpiscono le affermazioni di Paul van Son: «Francamente, quattro anni fa Desertec era tutta una questione di trasportare l’energia dal Nord Africa. Abbiamo abbandonato questo pensiero unilaterale. Ora si
tratta di creare mercati integrati in cui le rinnovabili porteranno i loro vantaggi. Questo è il principale obiettivo». Desertec “non è praticabile nella sua forma originale, perché è troppo costoso e utopico. Finora non ha attratto sufficienti finanziamenti”, ha commentato Peter Droege, presidente di Eurosolar, un’associazione di settore, aggiungendo che Desertec ha racimolato pochi fondi dai potenziali investitori.

 

Secondo le stime, servirebbero almeno 400 miliardi di euro per installare 100 GW di capacità verde nella fascia sahariana. La scoperta è che l’Europa non bisogno di questa costosa potenza aggiuntiva installata a migliaia di km. Inoltre in Europa non c’è ancora un mercato unico dell’energia come vorrebbe Bruxelles, alcuni stati faticano a gestire l’energia discontinua generata dalle fonti rinnovabili in casa propria. Italia e Spagna, per
esempio, devono prima di tutto pensare a potenziare le rispettive linee di trasmissione.

 

La realtà è che dell’anidride carbonica non frega nulla ai decisori, ma solo ai tanti ammirabili volontari ambientalisti, le grandi lobby usano il problema per trarre profitti e quando questi non arrivano i progetti cadono. La faccenda è emersa ad esempio nel caso dei pannelli solari cinesi, non è importante che si riduca la CO2 e che questo avvenga con i minimi costi, fondamentale per tanti ecologisti è divenuto che i pannelli venduti siano europei.

 

Quando il programma Desertec fu pensato cercando di attrarre finanziamenti, tutti i mass-media ne parlavano, ad esempio qui o qui, ora che sta morendo, almeno nella sua forma originale, quasi nessuno ne parla sulla TV e sui quotidiani. Un po’ quanto accaduto al programma Helios in Grecia voluto sempre dalla Germania per vendergli i pannelli solari di produzione teutonica. Ora invece la Germania sta puntando sull’aumento dell’uso del carbone per produrre energia riducendo i costi.

 

Nel 2011 il titolo era “Contro la crisi la Grecia punta sul fotovoltaico”, nel 2012 “Helios, il progetto fotovoltaico ‘anti-debito’ della Grecia” (dal governo greco arrivano nuovi dettagli sul progetto Helios, che prevede di realizzare 10 GW di FV sui terreni demaniali greci e di esportare all’estero l’elettricità pulita così prodotta, per contribuire a risanare i conti del paese. Il piano ora sembra più concreto e potrebbe portare diversi benefici soprattutto all’industria fotovoltaica tedesca).

 

Recentemente il ministero dell’ambiente tedesco, il suo omologo greco e la task force della Commissione Europea per sostenere la Grecia hanno siglato un lettera di intenti per rafforzare la cooperazione tra i due paesi nel settore delle energie rinnovabili. Il comunicato stampa del ministero dell’ambiente tedesco, tuttavia, non ha fatto alcuna menzione del programma Helios, un progetto per l’installazione di 10 gigawatt di impianti fotovoltaici in Grecia per l’esportazione di energie verso la Germania e altri paesi europei, che era stato messo a punto tra il 2011 e il 2012 e presentato ufficialmente dal governo greco nel marzo del 2012.

 

Grandi spazi informativi quando i programmi partono e quasi niente quando finiscono o almeno se la passano male. Eppure continuiamo a definire questa come l’epoca dell’informazione, forse lo è ma l’informazione è sempre di più solo “commerciale”.

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Published inAttualitàEnergia

6 Comments

  1. Lucio Camporesi

    A volte mancano persino i “semplici” progetti…

  2. Guido Botteri

    Ho sempre pensato e scritto che fosse un pessimo progetto, e il suo fallimento non può che farmi piacere.
    Investiamo in progetti sensati, per favore !

  3. Lucio Camporesi

    ottimo articolo, davvero interessante
    saluti
    lc

  4. donato

    Mentre concordo con il contenuto del post, ho qualche perplessità sul titolo. A Napoli direbbero: “Chillo è ‘o paese addò s’accattano o’ pannello solare” 🙂 🙂
    Ciao, Donato.

  5. Ichnusa

    La Germania…
    Ha sostituito i panzer con i pannelli Fotovoltaici !!!

    • donato

      Bellissima.
      Ciao, Donato.

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