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Va’ dove ti porta il clima

E portati dietro una bottiglia d’olio d’oliva e una di vino, possibilmente Chianti, perché non è detto che se trovino ancora in giro.

 

Ecco qua, da AdnKronos:

 

Con il cambio di clima uliveti e vigneti ‘migrano’ verso il versante atlantico

 

Mettetevi comunque tranquilli, il problema, tanto per cambiare, non è oggi, sarà domani. Un domani però anche abbastanza prossimo e ben definito. Per cominciare si parla del 2020. Da quella data e non da un’altra, vigne e ulivi si sposteranno verso latitudini maggiori a causa del deficit idrico e dell’aumento delle temperature. Dove non faranno propriamente le valige, invece, le coltivazioni andranno in collina, specie i vigneti della zona del Chianti. Questo è il primo dei due studi di cui parla l’agenzia, cui segue un breve estratto dagli higlights::

 

 

Olive trees as bio-indicators of climate evolution in the Mediterranean Basin

 

Risultati

La ricostruzione degli areali di crescita dell’ulivo, ottenuta per l’Anomalia Climatica Medioevale (MCA, 1200-1300 AD) e la Piccola Età Glaciale (LIA, 1600-1700 AD) accoppiando gli output dell’NCAR-CSM al modello ecologico, sono in accordo con quanto osservato. Le simulazioni degli areali di crescita per future finestre temporali mostrano che è attesa un’espansione delle specie verso nord per il 2100.

Principali Conclusioni

Questi risultati dimostrano che l’NCAR-CSM può fornire un ricostruzione accurata del clima passato con risultati sensibili ai fattori di forcing del clima e quindi è più probabilmente che possa fornire proiezioni affidabili per il futuro. Inoltre, le condizioni di inaridimento e riscaldamento attese per le prossime decadi potrebbero determinare cambiamenti senza precedenti per il bacino del Mediterraneo.

 

Tutto molto bello, anche se spaventevole. Nutro soltanto una piccola perplessità: queste simulazioni così fedeli del passato e attendibili per il futuro, com’è che non riproducono il presente?

 

E questa dovrebbe essere la seconda pubblicazione, che praticamente dice le stesse cose. Lo scenario climatico impiegato per le simulazioni e l‘A1B, ossia quello che contiene le assunzioni socio-economiche forse più realistiche, ma che, come gli altri, per quel che attiene alle emissioni di CO2 e alle temperature ha sin qui fallito il bersaglio. Circa le piogge è forse il caso di soprassedere, aspettiamo che ci si asciughino le ossa.
Climate Change Impacts on Typical Mediterranean Crops and Evaluation of Adaptation Strategies to Cope With

 

Sicché, in un Mediterraneo più caldo e più arido Ulivi e viti se la passerebbero scura. Ma, naturalmente, si tratta di proiezioni, affidabili fino a quando non arriva la prova contraria. Appunto.

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Published inAmbienteAttualità

8 Comments

  1. franco bacci

    E’ dagli inizi degli anni 80 che continuano a tormentarci con l’effetto serra.
    Ma non la smetteranno mai?
    Gia’ a quei tempi si parlava di siccita’e scomparsa della neve.
    Quest’anno all’Abetone si sono avuti 3 metri e mezzo di neve fissa da Gennaio ad Aprile.
    Gia’ da alcuni anni nella zona di Firenze hanno messo cartelli con l’obbligo di catene a bordo da novembre a meta’ aprile,, che vuol dire? non solo la neve non e’ scomparsa ma e’ sempre piu’ presente anche a bassa quota.
    Quindi la fantasia e il mondo virtuale da una parte e la realta’ dall’altra.
    Ma cosa ci guadagnano?
    Ha fatto bene chi se ne e’ sempre fregato degli allarmismi…

  2. giovanni pascoli

    Interessante articolo che mostra tragicamente una volta di piu l’ignoranza dilagante e ormai la fede cieca in modelli fantascientifici , basati su dati selezionati ad hoc per ottenere i risultati sperati, vomitati da computer ormai paragonabili agli dei o agli oracoli egizio-greco-romani sempre piu potenti e sempre piu convinventi seppur irrealistici. Attendo con ansia il ritorno degli indovini che predicono il futuro leggendo le interiora degli animali e il volo degli uccelli.
    Cito giusto 2 cose
    1) Defici idrico. Allora si parla sempre e solo di deficit idrico riferito alla scarsità di precipitazioni, alla siccità, all’AGW. Peccato che nessuno dica mai che il deficit idrico attuale é legato principalmente all’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche da parte dell’uomo. L’acqua ormai é incanalata e convogliata a partire dai ghiacciai ( sorgente per le centrali idroelettriche), poi dalle sorgenti, e dai corsi d’acqua dova viene prelevata per uso potabile, per l’agricoltura ( che consuma piu del 50% del consumo di acqua toale) e per l’industria( che ne consuma un buon 40 %). Dopodiché visto che non ci basta abbiamo disseccato le falde acquifere pompando acqua da pozzi sempre piu numerisi, fregandocene bellamente , da bravi zotici ignoranti, dei tempi di ricarica delle falde , peraltro facilmente calcolabili anche da un bambino. E chiaro che se tolgo 10 e entra 5 la falda si prosciuga, indipendentemente da quanto piove. Per finire abbiamo l’inquinamento dei corsi d’acqua e delle falde che fa si che una parte delle risorse idriche non sia piu utilizzabile. Vorrei poi precisare che basta andare a vedere un po di dati nelle amministrazioni territoriali, oltre a pubblicazioni esitenti sull’argomento a livello internazionale dove è chiaro come il consumo di acqua per scopi antropici sia decuplicato in questi ultimi decenni.
    2) Vigne e ulivi si sposteranno verso latitudini maggiori a causa ……dell’aumento delle temperature. Questa affermazione é veramente paradossale, e rasenta la comicità grottesca. Se chi scrive queste scemenze avesse l’ardire di staccarsi dal suo schermo di PC e dai modelli che esso sputa, andasse a farsi un giro fouri dall’ufficio, dalla città in cui lavora e magari andasse in vacanza fuori da un villaggio turistico allora si renderebbe conto che nella REALTA succede quasnto segue. Facendo un bel giro nei pasesi nord africani, cito Algeria, Marocco e Tunisia per fare un esempio si renderebbe conto che nonostante le temperatura ben piu elevate del piemonte veneto e toscana, puglia ecc. nonostante un clima regionalmente piu arido e una stagionalità ben diversa dalla nostra le vigne e gli ulivi prosperano cosi come gli agrumeti e questi paesi sono tra i maggiori produttori di olive uva e arance, che spesso ci troviamo al mercato senza manco saperlo. Inoltre se queste persone avessero vissuto almeno un giorno in questi paesi si sarebbero resi conto di come essi producano vino e olio in abondanza (anche se di qualità diversa dalla nostra).
    Io vedo l’ignoranza associata a terrore che avanza, chi parla ha occhi e orecchie foderati di CO2 e AWG e non vede piu la realtà. IL periodo dell’inquisizione e della caccia alle straghe mi sembra piu attuale che mai. PEr me questo periodo storico sarà ricordato come Medioevo tecnologico o oscurantismo tecnologico

  3. Guido Botteri

    Proprio domani ho incontrato un olivo che stava facendo le valigie…
    – Ma come te ne vai ? –
    – E certo, non hai letto l’articolo ? –
    – Si, ma è ancora presto, si parla del 2020 –
    – Meglio anticiparsi, se no gli altri si fregano i posti migliori, e poi, a fare le cose in fretta mi si sciupano le olive –
    – E va bene, buon viaggio, ma mandaci una bella cartolina, ora che arrivi –
    L’ho guardato, domani, con un certo senso di angoscia, pensando alla siccità che ha bagnato le nostre colline, e spinge anche gli olivi ad emigrare… Italia, Paese d’emigranti, dove tutto va via, anche le viti e gli olivi…
    (Shelburn)

    • Luigi mariani

      Be’, negli ultimi vent’anni molti olivi centenari del nostro sud hanno fatto le valige per il Nord Italia (anche se i motivi della migrazione non erano climatici… e non si trattava nemmeno di migrazione volontaria). Credo che molti abbiano fatto una brutta fine perché ci sarà anche il GW ma il clima del settentrione – come qualcuno ha già avuto modo di ricordare nei commenti a questo post – mostra ogni tanto di scordarsene….

  4. luigi Mariani

    Caro Guido,
    ho letto solo l’abstract del lavoro che segnali, per cui considera le mie valutazioni come un commento del tutto generale sul tema dell’uso dei GCM per costruire scenari colturali futuri (gli stessi che farei agli autori qualora mi trovassi a referare un lavoro sull’argomento):

    1. la piovosità sul Mediterraneo dipende in larga misura da strutture precipitative a mesoscala (minimi di Genova, minimi dello Ionio, ecc.) e cioè troppo piccole perchè i GCM le possano simulare in modo credibile. Ad esempio gli ultimi 20 anni hanno visto le piogge salire al centro-sud e diminuire al nord (proprio l’opposto di quanto paventavano i “credenti” nei GCM)
    2. Le previste di temperatura dei GCM (come ben sai) non sembrano molto in linea con le temperature reali. Speriamo che migliorino col tempo, come a volte succede al vino…
    3. Gli ambienti oceanici (climi Cf di Koeppen) sono miti ma oltremodo ricchi di pioggia. Se il primo fattore li rende adatti a vite e olivo il secondo dà luogo a prodotto di qualità oltremodo scadente e con costi di produzione smodati (es. da trattamenti antiparassitari necessari per contenere la pletora di fitopatie indotte dalla pioggia e dall’umidità elevata).
    Insomma: gli studi basati su GCM possono essere interessanti ma ci andrei un po’ cauto nell’utilizzarli per orientare le scelte di strategiche di viticoltori e olivicoltori italiani.

    Luigi

    • Filippo Turturici

      Mi permetto di precisare, sul punto 1, che negli ultimi anni almeno il Triveneto ha invertito il trend, con un triennio 2008-2010 eccezionalmente piovoso (a Padova, 3 anni consecutivi >1000mm non capitavano dal XVIII secolo), seguito da un biennio 2011-2012 piú secco ma non certamente record, ed infine un 2013 che nella prima metá é di nuovo eccezionalmente piovoso (sempre a Padova, 2a primavera piú piovosa dal 1713, dopo quella del 1772).
      Speriamo poi che gli agricoltori non ascoltino questi profeti: qualcuno negli anni ’90 e primi 2000 lo fece, nel Basso Friuli, impiantando coltivazioni d’ulivo in pianura. I -20°C del dicembre 2009, inutile dirlo, le sterminarono, anche se il gran gelo duró solo un paio di giorni.

    • giovanni pascoli

      SI infatti il punto principale non é tanto la T media o globale, ma il fatto che basta una sola gelata e le piante non adatte se ne vanno. E’ stato cosi anche nel 2011 in piemonte per molte piante che esistevano da decenni.

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