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L’Unione Europea e l’ETS, codice rosso.

Era lo scorso aprile, l’ETS, il mercato europeo dei certificati di emissione, giungeva al pronto soccorso in codice rosso. Il Parlamento Europeo, pur soffrendo moltissimo, aveva votato no al ritiro dal mercato di un certo numero di permessi di emissione. La proposta allora bocciata giungeva dalla Commissione UE, con la Commissaria Connie Hedegaard impegnatissima a tirare le fila della policy comunitaria in materia di emissioni.

 

Appena qualche giorno fa, il malato terminale è stato resuscitato con quello che probabilmente si rivelerà il classico brodino. Nuovamente chiamato al voto sull’argomento il Parlamento Europeo ha approvato il provvedimento, pur di stretta misura, dando una boccata d’ossigeno al prezzo della tonnellata di CO2 che ha recuperato qualche centesimo di Euro.

 

Nel frattempo, è comparsa sul web l’iniziativa di 40 associazioni della società civile (si definiscono così non chiedetemi cosa significa), che chiede di porre fine allo stillicidio e abolire definitivamente il sistema ETS. Quelli che seguono sono i punti di forza della loro richiesta:

  • L’ETS non ha ridotto le emissioni di gas a effetto serra.
  • L’ETS ha funzionato come un sistema di sussidi per i settori inquinanti dell’industria.
  • Prezzi del carbonio volatili e sempre più bassi sono una caratteristica dell’ETS.
  • L’ETS aumenta i conflitti ambientali e sociali nei Paesi del Sud del mondo.
  • I mercati di carbonio sono particolarmente suscettibili alle truffe.
  • Risorse pubbliche dissipate dalla creazione di mercati che non sono in grado di raggiungere obiettivi di interesse pubblico.
  • Il sistema ETS ci vincola a un sistema economico incentrato sull’utilizzo dei combustibili fossili.
  • Lo schema ETS impedisce che altre misure efficaci contro i cambiamenti climatici vengano messe in pratica.

 

A margine del voto europeo, l’ANSA riprende le dichiarazioni della portavoce del WWF Italia che giudica questo voto l’azione minima per salvare il mercato ETS. Bene, a noi chi ci salva dal mercato ETS?

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Published inAttualità

Un commento

  1. giovanni p.

    Non capisco bene il succo del discorso. Da quel poco che ho studiato l’economia mi é sempra parsa una disciplina che cerca di rendere oggettivo e matematico un concetto soggettivo e filosofico. Dal mio punto di vista é chiaro come il sole a mezzogiorno che la quotazione in borsa della Co2 e la cessione dell’aria che espiriamo alla finanza non possa che avere come risultato speculazioni , guadagni stratosferici per pochi e danni diffusi per molti.
    Quindi per me l’ETS andrebbe abolito perché non é altro che l’ennesima truffa legalizzata a livello globale verso i cittadini e a favore degli speculatori finanziari. Inoltre non si sa dove e a chi finiscono questi soldi della Carbon TAX, non di certo a cose utili per l’ambiente e la società. Comunque il discorso é sempre il solito, si fa una falsa guerra a un falso problema e si chiudono gli occhi davanti a quelli veri, 2 su tutti,
    1) le fabbriche di manufatti in amianto che hanno ucciso migliaia di persone nei decenni passati senza che nessuno muovesse un dito e oggi si va in crisi isterica per un fibrocement che a confronto di quello ceh si resiprava nelle officine di Casale é come paragonare un bicchiere di acqua sporca a uno di cianuro.
    2)l’ilva che inquina da decenni, non con la CO2 ma con diossine e metalli pesanti, distruggendo l’economia ittica del mare piccolo e quella dell’allevamento di ovini & C nella zona oltre ai morti e alle malattie nei bambini, senza che mai nessuno muovesse un dito dalla SX alla DX permettendo di sviluppare questo complesso siderurgico alle soglie di uzna città con criteri antiinquinamento degni dei soliti paesi del terzo mondo.
    Forse che un centesimo dei soldi presi dalla Carbon tax é stato utilizzato per attenuare o risolvere questi 2 casi di inqunamento? non mi sembra.

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