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La truffa dei report IPCC allo 0,0084%

Questo post è un pochino più lungo del solito e prosegue il ragionamento iniziato col mio precedente articolo, ma ritengo opportuno affrontare diverse questioni apparentemente sconnesse in un unico post, per poter dare una visione quanto più completa delle dinamica e delle difficoltà della scienza moderna. Quindi invito cortesemente i lettori interessati ad armarsi di pazienza e di una calcolatrice.

 

Nel mio ultimo post ho messo in evidenza un qualcosa che ad alcuni è apparso strano, l’esistenza di una disciplina come la climatologia e la contemporanea non esistenza dei climatologi, intesi ovviamente nel senso classico del termine, cioè come coloro che sono esperti di climatologia. A tal riguardo è stato fatto il paragone con la figura del medico il quale, pur operando in un campo complesso quale quello della medicina, non si può dire che non esista; in effetti, ma a ben vedere nemmeno il medico esiste. A questo punto in molti penseranno che il discorso stia prendendo la via dell’assurdo, come si può affermare che i medici non esistono se tutti noi ne conosciamo parecchi e all’occorrenza li consultiamo, ammesso di non esserlo noi stessi, insomma comunque la si ponga vi verrebbe esclamare che non si può dire che i medici non esistono, eppure non esistono, hanno smesso di esistere molto tempo fa.

 

 

Leggendo le biografie dei grandi scienziati del passato ci si può rendere facilmente conto di un fatto al giorno d’oggi sorprendente. Quasi sempre le scoperte e le rivoluzioni son state fatte da ragazzi piuttosto giovani, inoltre, vedendo le loro età si capisce che già intorno ai 20 anni venivano considerati dei luminari nelle loro rispettive discipline e talvolta i più prolifici e brillanti riuscivano a divenirlo persino in diverse discipline contemporaneamente. Si sarebbe tentati di affermare che ciò era dovuto al loro genio e, sicuramente, almeno in parte questo può essere vero. Ma il motivo principale è molto più banale, il corpo delle discipline scientifiche a quei tempi era talmente scarno che spesso poteva essere racchiuso in un solo libro e nemmeno molto grosso. Prendiamo uno dei personaggi più geniali della storia, Newton, supponiamo di catapultarlo nell’era moderna da ragazzo ed inserirlo nel moderno mondo scolastico e poi accademico. Ci aspetteremmo che in virtù del suo enorme genio riesca facilmente a prendere in mano le scienze della gravitazione e cosmologia per far loro fare un nuovo balzo in avanti, ma probabilmente ne rimarremmo delusi. Anche ammettendo di riuscire ad estraniarlo delle enormi fonti di distrazione dell’era moderna, non riuscirebbe con tutta probabilità a portare avanti nuove rivoluzioni e sicuramente non ci riuscirebbe da ragazzo (pare avesse gia elaborato la legge di gravitazione intorno a 20 anni). Newton oggi passerebbe tutti gli anni della sua giovinezza a studiare le conoscenze scientifiche accumulate durante gli ultimi secoli, sarebbe costretto a passare anni a studiare fisica, matematica, fino a livelli per lui impensabili, dovrebbe vagliare le miriadi di esperimenti scientifici realizzati per farsi un’idea della complessità della natura e, solo dopo tanti anni, potrebbe finalmente cercare di mettere assieme tutta questa enorme mole di dati e tentare di venirne a capo. Potrebbe facilmente fallire nell’impresa. In passato uno scienziato brillante studiava la scarna mole di dati allora disponibili, e spesso questa prima parte veniva completamente finita ben prima dei 20 anni, poi si passavano gli anni seguenti a rimuginare sulle nozioni acquisite avendo padronanza dell’intera materia, il risultato e che una mente brillante, dopo qualche anno di ragionamento riusciva a scoprire qualcosa di nuovo, e ciò accadeva di solito dopo anni di esperienza, cioè dopo i 20 anni di età. Quando chiesero a Newton come avesse fatto a scoprire le leggi della gravitazione lui rispose: “By thinking on it continually”, niente lampi di genio come narrano le leggende, ma solo lunghi e costanti ragionamenti.

 

Tornando al medico non possiamo non notare che le stesse identiche situazioni si riscontravano anche per loro. I primi medici, se bravi, erano quegli individui nella cui mente era contenuto l’intero corpo delle scienze mediche, da soli stabilivano di che genere di male soffriva il paziente e sempre da soli erano capaci di cercare le erbe medicinali e prepararle per la somministrazione, questo era il medico. Oggigiorno la funzione del medico non è più assolta da un unico individuo, ma di una rete di individui composta da parecchie migliaia di persone che interagiscono tra di loro. Il corpo delle scienze mediche è talmente vasto che non può essere contenuto in un’unica mente, servono migliaia di menti, ciascuna specializzata in un piccolo ramo della disciplina, inoltre nessuna di queste migliaia di menti specializzate nei vari campi della medicina è capace di sintetizzare i farmaci da se, per questa parte ci sono altre migliaia di menti specializzate in chimica che eseguono queste sintesi, ciascuna per ogni tipo di farmaco, poi ci sono altre migliaia di individui che fungono da collegamento tra le migliaia di medici e le migliaia di chimici delle industrie farmaceutiche, insomma si è costituita un’intera rete di persone per continuare a fare il lavoro che prima era svolto da un singolo individuo. Dal punto di vista del paziente non è cambiato molto, si continua a far capo ad una sola persona, che al massimo ci manda dallo specialista, ma di solito tutto finisce con un individuo e per tradizione millenaria questo individuo è il medico, il nome è rimasto, e poco importa se in realtà quel medico non conosce tutta la medicina o non ha la più pallida idea di come si sintetizzi il farmaco che ci prescrive, e non importa se non ha nemmeno le competenze per accertarsi se all’interno di quelle pillole ci siano effettivamente le molecole che la casa farmaceutica dichiara, noi per tradizione millenaria consideriamo lui il medico. Anche se ora l’equivalente della figura del medico del passato è un’intera rete di individui, non avendo la nostra grammatica inventato dei termini nuovi per tenere conto di questi fatti, continuiamo semplicemente ad usare il termine vecchio, anche se ormai svuotato dell’originale significato.

 

Ma ci sono altri settori scientifici e tecnologici che non hanno una tradizione millenaria con i nomi dei rispettivi mestieri, quindi ci troviamo di fronte a situazioni difficili da definire e talvolta persino da comprendere ed accettare. Fino ad un recente passato era facile catalogare le cose, esistevano i vasi e di conseguenza esistevano i vasai, coloro che li fabbricavano, esistevano le sedie ed i tavoli e di conseguenza il falegname, gli orologi e gli orologiai e cosi via; oggi purtroppo esistono molte cose senza che esista nessuno in grado di farle da solo. L’esempio più classico è quello di un moderno aereo di linea, nessuno al mondo è in grado di progettarlo per intero da solo, ciascun individuo o sottogruppo di individui si occupa di una piccola parte della progettazione, e poi tramite prove ed errori si armonizzano le varie parti prima di realizzare il prodotto ultimo. In pratica abbiamo l’aereo moderno senza che esiste il progettista dell’aereo moderno, ed essendo questa una conquista recente dei tempi moderni, ancora una volta la grammatica non ha provveduto ad inventare un nuovo termine capace di spiegare le cose esaustivamente. La climatologia è una scienza enormemente più vasta e complessa della scienze necessarie a progettare un aereo, e a differenza di quest’ultimo siamo ancora molto lontani dal realizzare un modello di clima “funzionante” realisticamente. In definitiva se è impossibile che esista un progettista di aerei moderni, è a maggior ragione impossibile che esista un climatologo, cioè l’individuo che padroneggi da solo le scienze del clima.

 

La questione principale delle scienze moderne non sta nel semplice problema grammaticale dell’ideare termini nuovi per descrivere situazioni complesse, sarebbe anche facile inventare nuovi termini, climatologo, aeroprogettista, il vero problema che questo stato di cose genera sta nell’individuo singolo, il quale per quanto possa essere bravo e motivato non si riuscirà mai non solo a divenire esperto, ma nemmeno rimanere al passo con un ramo scientifico che sia anche solo moderatamente vasto; e questo chiama immediatamente in causa un’altra figura che non esiste realmente, lo scienziato. Gli scienziati non esistono, esistono solo persone che si occupano di scienza, e la differenza è enorme, gli scienziati nell’immaginario collettivo sono individui completamente razionali che ragionano solamente su dati concreti utilizzando la logica, invece le persone che si occupano di scienza sono solo persone, e come tali hanno sempre opinioni preconcette sui fenomeni che stanno indagando, e tendono a preferire irrazionalmente una soluzione ad un’altra se non ci sono troppe evidenze sperimentali contro. Consideriamo le scienze del clima. Uno scienziato vero non dovrebbe trarre le conclusioni, dovrebbe limitarsi a dire che siamo ancora lontani dall’avere una piena comprensione dei meccanismi climatici composti da miliardi di meccanismi di azione e controreazione, ma una persona che si occupa di scienze del clima ad un certo punto della sua vita sente il bisogno di trarre delle conclusioni, e poco importa l’essere consapevoli che non solo non si potrà mai conoscere l’intera bibliografia esistente, e che anche se la si conoscesse questa è ancora lontana da una soluzione, ad un certo punto si sentirà il bisogno di tirare le somme, perché per l’individuo l’idea di passare la vita a studiare fenomeni di cui non conoscerà mai la soluzione è semplicemente psicologicamente inaccettabile. Questo stato di cose rende il terreno fertile per le intromissioni della politica nel processo mentale di ricerca delle conclusione da parte delle persone che si occupano di scienza; è estremamente semplice deviare la mente umana dal rigore logico, basta sfruttare la voglia intrinseca di risposte per argomenti che ancora non possono averne, e con una piccola spinta al momento giusto si può piegare l’intero corpo della scienza, compresi i suoi addetti, ai fini della politica. L’esempio più palese di questo fenomeno in tempi moderni viene proprio del settore delle scienze del clima e vede l’IPCC al centro di questo enorme meccanismo della politica che distorce le scienze. Ancora una volta, agli occhi dei sostenitori dell’IPCC, quest’ultimo esempio potrà sembrare di parte, pertanto intendo mostrare lo stato di cose usando semplicemente le dichiarazioni dell’IPCC senza distorsioni e verificandole con una semplice calcolatrice, perché i numeri contano molto di più delle opinioni.

 

Il modo in cui opera il panel in sintesi è il seguente.

 

Una volta formati i gruppi di lavoro (in maniera antimeritocratica, cioè niente meritocrazia ma rappresentatività geografica e di genere!), si procede in 3 stadi per la stesura finale dei report. Nel primo stadio ci lavorano sopra solamente gli esperti, non di clima ovviamente, ma delle singole discipline che confluiscono nei vari report. Tale fase dura circa 8 settimane, minimo 6, ma noi per i nostri conti consideriamo 8 piene. La seconda fase vede uniti per l’ulteriore revisione dei lavori scientifici, gli esperti e i rappresentanti governativi. La seconda fase prevede la durata minima di 8 settimane (e si, è proprio cosi! Quando la politica entra in scena la fase di correzione della politica sulla scienza può durare più della prima fase, mai di meno!). In fine la terza ed ultima fase, quella della preparazione dei famosi Summaries for Policy Makers e di ogni altro tipo di sintesi o relazione finale, partecipano solamente i rappresentanti governativi. Ricapitoliamo prima lavorano le persone di scienza, poi le persone di scienza insieme ai rappresentati governativi delle oltre 120 nazioni partecipanti, ed infine quest’ultimi sono gli unici che partecipano alla stesura delle parti di sintesi, cioè quelle che poi vanno a finire su tutti i media. Tutti si immaginano i resoconti come esclusivamente scientifici, ma in realtà gli “esperti” (non selezionati meritocraticamente come abbiamo visto) dei vari settori disciplinari iniziano il lavoro, per venire poi estromessi man mano che le fasi di stesura procedono. In pratica ogni parola che sta scritta sui report deve passare per approvazione politica. Forse ad alcuni tutto ciò potrà sembrare non troppo scandaloso, ma provate ad immaginare il nostro caro Newton che si mette a negoziare la teoria della gravitazione coi politici, che magari gli dicono che la variazione d’intensità dell’attrazione col reciproco del quadrato della distanza non va bene, meglio accordasi con un reciproco della distanza semplice prima di mandare alle stampe la teoria. Ecco, ora forse vi apparirà una cosa tanto stupida e demenziale che nemmeno nei peggiori film comici potrà essere rappresentata, infatti a tali assurdità si arriva solo all’IPCC.

 

Ma non preoccupiamoci dei politici, pensiamo solo alle persone di scienza.

 

Abbiamo detto che loro per la prima fase hanno a disposizione 8 settimane di tempo, supponiamo che siano dei draghi e che riescano a lavorare perfettamente lucidi e concentrati 7 giorni su 7 e per 10 ore di lavoro al giorno; in totale fanno 560 ore di lavoro, 33600 minuti. Come abbiamo visto nel precedente post, nel solo 2012 son stati prodotti circa 1800000 articoli scientifici, ma ora non dobbiamo tenere in considerazione gli articoli prodotti in un anno, perché mente che vuole sondare i segreti del clima deve analizzare tutti gli articoli riguardanti tutti gli esperimenti e tutte le considerazioni prodotte in ben oltre un secolo di lavori scientifici. Restando ottimisti diciamo che il nostro gruppo di esperti IPCC deve considerare e avere saldamente in testa le conoscenze racchiuse in una cifra molto ottimistica di 10 milioni di articoli scientifici, elaborati nel tempo. A questo punto dobbiamo fare delle scelte di logica, non possiamo immaginare di dividere i 10 milioni di articoli scientifici per i tanti componenti dell’IPCC, per il semplice fatto che tutte le conoscenze devono essere amalgamate ed elaborare assieme, in modo da preparare una versione unica e coerente, quindi gli articoli che andranno a comporre la bibliografia devono essere discussi all’interno dei gruppi, di conseguenza non ci resta che scegliere se considerare gli esperti in questione seri o cialtroni, nel senso che son seri se effettivamente analizzano la bibliografia e son cialtroni se decidono in un istante per alzata di mano se utilizzare o meno le considerazioni dei singoli lavori; fuor di dubbi consideriamo i componenti come seri. A questo punto attribuiamo un tempo minimo di 10 minuti per l’analisi e la discussione di ogni articolo (in realtà come molti sapranno a volte quando si discute seriamente un lavoro all’interno di un gruppo numeroso si può anche andare avanti per ore, ma i nostri esperti sono dei draghi non dimentichiamolo!). Ora dobbiamo considerare un altro problema, questi esperti dovranno pur scrivere qualcosa, e tra una stesura ed una correzione, almeno metà del tempo vola via, (e solo perché sono dei draghi,  i normali esseri umani ci impiegherebbero di più); cosi facendo rimangono 16800 minuti per l’analisi degli articoli, che dividendoli per i 10 minuti ad articolo fanno la dignitosa cifra di 1680 articoli esaminati, ovviamente da dividere tra tutti i gruppi di lavoro. Il che significa che se nei report ne entrano di più vuol dire che i nostri esperti hanno fatto un pò i cialtroni mettendo i lavori in bibliografia senza discuterli con la dovuta attenzione, ma noi faremo finta che quella è la cifra giusta, perché loro son persone serie. A questo punto il calcolo che ci rimane da fare diventa semplice; degli ottimistici 10 milioni di lavori che dovrebbero essere analizzati compiutamente ne vengono analizzati solo 1680 che altro non sono che lo 0,0168 % dei lavori indispensabili per una completa analisi bibliografica, ed è anche una cifra veramente ottimistica. Ora forse a qualcuno verrà il leggerissimo dubbio che la presunta sicurezza prossima al 100% delle conclusione IPCC sulla bontà dell’ipotesi AGW è forse una cialtronata visto che ottimisticamente si basa al massimo sull’analisi dello 0,0168% della letteratura scientifica del settore, ma in realtà la situazione è ancora peggiore perché non abbiamo considerato dei punti essenziali.

 

Nel regolamento IPCC è specificato che è possibile inserire anche la letteratura grigia, motivandone l’importanza della scelta. A questo punto potreste porvi la seguente domanda:

“Per quale diavolo di motivo dovrebbero perdere prezioso tempo ad analizzare la letteratura grigia, cioè tesi di laurea, articoli di associazioni ambientaliste etc, se in quel poco tempo si riesce a malapena ad analizzare lo 0,0…% della letteratura peer review del settore in esame?”

La domanda posta è assolutamente legittima, ma se ve la siete posta siete in realtà un pò ingenui. Se ci pensate bene non c’è alcun mistero sul perché di questo assurdo comportamento degli specialisti IPCC. La risposta sta nell’inizio di questo post e in quello precedente da cui questo è nato.

 

Come abbiamo visto non esistono i climatologi, nel senso che non possono esistere per ragioni squisitamente fisico-matematiche e fisiologiche individui esperti in climatologia, e anche se esistessero non avrebbero le risposte cercate perché la maggior parte dei miliardi di meccanismi di azione e retroazione che compongono la rete del clima sono ancora da studiare. Quindi uno scienziato vero, se interpellato sul clima dovrebbe semplicemente rispondere “non abbiamo ancora elementi sufficienti per trarre delle conclusioni”; ma abbiamo anche visto che più che scienziati esistono persone che si occupano di scienza, e queste ultime ad un certo punto della loro vita sentono la necessita di trarre delle conclusioni anche se arbitrarie, ma quelle conclusioni per quanto scientificamente scorrette devono essere motivate per dare una parvenza di serietà, ed ecco che si arriva all’apparente assurda scelta di abbandonare la letteratura peer review per mettersi ad analizzare la letteratura grigia; la usano per una ragione semplice, perché in essa sono presenti dei dati e delle conclusioni assenti nella letteratura peer review (altrimenti userebbero quella non vi pare!?). Insomma per giustificare le poco razionali conclusioni basta truccare un pochino le regole della scienza ufficiale senza dare troppo nell’occhio.

 

Anche se abbiamo capito, con l’aiuto di una semplice calcolatrice da tavolo, come stanno le cose, giusto per curiosità rifacciamo i conti per la letteratura peer review.

 

Consideriamo che la letteratura grigia come quella utilizzata nei precedenti report IPCC è sterminata, il numero di lavori prodotti in tutto il mondo è difficile da stimare, ma in ogni caso i vari gruppi di lavoro per poterla utilizzare, per trovare esattamente quel che serve a corroborare le loro idee, devono per forza di cose spendere molto tempo ad esaminarla, quindi dei 16800 minuti rimanenti al netto del tempo perso per scrivere e correggere le bozze, non meno della metà deve essere speso per passare in rassegna la letteratura grigia, facciamo la metà, quindi rimangono 8400 minuti destinati alla vera letteratura scientifica, che per il breve ma dignitoso tempo di lettura ed analisi di 10 minuti ad articolo fanno l’irrisoria cifra di 840 articoli che possono effettivamente essere letti ad analizzati ed elaborati in un testo unico stilato dagli specialisti. Questi 840 articoli rappresentano la totalità e vanno divisi per il numero di capitoli che sono elaborati dai diversi gruppi di lavoro dei report.

 

In definitiva a fronte di almeno un 10 milioni di pubblicazioni che ottimisticamente costituiscono il corpo della climatologia L’IPCC ha il tempo di analizzarne concretamente solo 840 che in percentuale fa:

Percentuale letteratura esaminata = (840/ 10000000) x 100 = 0,0084 %

La percentuale è assolutamente ridicola, e non dimentichiamo che è anche ottimistica, e può essere realizzata solo se i componenti dei gruppi di lavoro sono veramente dei draghi. Se nei report entra un maggior numero di lavori significa semplicemente che son stati messi lì senza le dovute analisi, non c’è il tempo.

 

Questa terribile percentuale dello 0,0084 % significa una sola cosa, che i membri dei gruppi di lavoro, non avendo il tempo di analizzare i dati esistenti, iniziano il loro lavoro avendo già deciso chiaramente quali saranno le conclusioni dell’analisi bibliografica, il che è l’esatto opposto del corretto processo di analisi scientifica. Da qui ne segue che la letteratura che entra a far parte dei report altro non è che il più vergognoso e sfacciato lavoro di Cherry Picking della storia dell’umanità; e non c’è verso di poter asserire il contrario, se queste cose fossero analizzate in un tribunale con tanto di calcolatrice ed agguerriti avvocati, i membri dell’IPCC non potrebbero che ricevere una giusta e meritata condanna.

 

In definitiva, non solo quel che viene fuori dai report IPCC non rappresenta affatto lo stato delle scienze che compongono il corpo della climatologia, ma non essendo gia abbastanza distorto ed alterato quello che esce dalla penna degli “esperti” di scienza, i politici ci mettono la loro mano pensante alterando ulteriormente i lavori e facendoli passare dallo 0,00..% allo zero assoluto di validità scientifica, in pratica quel che viene fuori è al 100% un’opinione politica. Ovviamente tutto questo non è frutto della mia opinione, non ho inventato nulla ne su modi in cui lavorano né sui tempi di lavoro, è tutto dichiarato da loro qui , io non ho fatto altro che prendere in mano la calcolatrice. Nel prossimo report che sta per arrivare avranno la faccia tosta di dire al mondo che stavolta la scienza del clima è sicura al 99% che le conclusioni raggiunte nel modo che abbiamo visto rappresentano una realtà scientifica, e di questo passo la sicurezza degli esponenti IPCC sulla validità dell’ipotesi AGW crescerà più velocemente delle temperature terrestri. E vista la serietà della cosa nei report degli anni venire si avrà almeno il 102% di confidenza, tanto ormai ogni traccia di buon senso è stata accuratamente cancellata.

 

Qualcuno forse si chiederà come farà tutta la stoltezza cosi prodotta dall’ IPCC a difendersi dalle critiche? Semplice, la stoltezza dichiarerà se stessa sapiente e dichiarerà la sapienza stolta od incompetente a criticarla.

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20 Comments

  1. Rinaldo Sorgenti

    Grazie ai richiami in fondo ad un post di ieri ho avuto la fortuna di incappare in questo lungo ma estremamente prezioso articolo di Tore Cocco a cui va il mio triplo GRAZIE!

    Approfitto quindi di fare un commento per contribuire a far si che altri siano invogliati a leggerlo.

    Per aiutare la collettività ad un minimo di riflessione sul tema – viste le enormi implicazioni etiche, morali ed economiche – bisognerebbe trovare (compito davvero arduo!) un serio divulgatore che prenda l’iniziativa per parlarne al grande pubblico. Mi è venuto in mente Piero Angela e la sua meravigliosa trasmissione “Quark”!

    Provateci, per favore, provateci.

  2. flavio

    scusate se m’intrometto ma mi sembra che si stia andando decisamente troppo per la tangente

    1 quello che dovrebbe svolgere l’ipcc non è un ruolo di analisi ma di metanalisi, che quindi non deve prendere ognuno dei ricercatori ed interrogarli per anni per scoprire se un 9 nella relazione finale negli appunti era uno 0 scritto male o se erano pagati da chi o se invece di fare le ricerche uno solo timbrava il cartellino per tutti gli altri che andavano a spasso, controlli che dovrebbero essere scontati dalla definizione di peer reviewed

    per stare all’esempio di newton, non devono passare secoli in poligoni, radar e telescopi a controllare le traiettorie di ogni proiettile, satellite, pianeta e galassia, per calcolare se un qualche asteroide colpirà la terra in futuro, possono prendere per vera G m(uno) m(due) /d2 (e correzioni relativistiche successive) ed è passata una frazione di secondo, pochi minuti al massimo

    2 un aereo non dovrebbe svolgere lo stesso percorso di una teoria scientifica, se non altro perchè progettare un’eliambulanza non richiede gli stessi requisiti di un bombardiere stealth e un aerotaxi quelli di un caccia imbarcato su portaerei

    per l’aereo bisogna quindi partire dal risultato che si vuole raggiungere e da quello pensare poi alle ali, ai motori, ai sedili etc, una teoria scientifica dovrebbe al contrario partire dai motori, ali etc che ci sono e dirci se insieme possono o no volare

    da ignorante mi viene senz’altro da chiedermi se, nel xxi secolo, questa meta analisi non possa essere svolta da programmi per computer, o al limite da scienziati in videoconferenza, eliminando in ambo i casi queste kermesse, ma arrivare a calcolare il minutaggio sugli articoli mi sembra un argomento alquanto…scivoloso? …debole?

    approfitterei poi ricordare una vecchia banalità ad a de orleans b “progrediremo, perché questo è quello che nei secoli — anche quelli bui — abbiamo sempre finito per fare”

    “nel lungo periodo saremo tutti morti”

  3. A. de Orleans-B.

    Grazie, Dr. Cocco, per un’attenzione tanto eccessiva quanto apprezzata.

    Leggendola con attenzione credo che ci separi più una questione generale di natura (mi scusi il parolone) epistemologica — la formazione e l’uso di concetti nuovi — rispetto ad una più attinente al clima — ma mi consenta di fermarmi qui, ho già abusato dell’ospitalità di CM!

    Grazie di nuovo, A.

  4. […] star bene.. .. poi per gli ipcc boys, se potete, leggetelo bene..la banda bassotti del clima.. La truffa dei report IPCC allo 0,0084% | Climatemonitor La truffa dei report IPCC allo 0,0084% alcuni spunti: l’esistenza di una disciplina come la […]

  5. Tore Cocco

    Gentile A. de Orleans-B,

    La ringrazio per lo spunto di riflessione, forse lei ha dato voce alle persone che dissentono, che spesso nelle discussioni tacciono, e questo è un male. Detto questo, vorrei contestare le sue contestazioni.

    Per prima cosa lei, usando la logica millenaria (legittima per carità) vede una disciplina, la climatologia, e sostiene che sia legittimo chiamare climatologo chi la studia. Facciamo la premessa che anche se il clima è definito come la media trentennale delle condizioni meteorologiche, per studiarlo sono necessarie conoscenze aggiuntive rispetto alla meteorologia; questo perché tutti i meccanismi che non vengono studiati da un meteorologo perché aventi una costante di tempo troppo lunga, e che quindi non influenzano le previsioni dei prossimi giorni, entrano invece nella climatologia, (per la previsione futura). Se poi si vogliono studiare anche i climi del passato allora la quantità di discipline che entra nel corpo della climatologia è enorme. In realtà avevo gia risposto a questo quesito nella discussione al precedente post, lei si chiede: Chi è il climatologo? La sua scelta a questo punto è chiunque, perché chiunque studi il clima è un climatologo, ma come spiegato, sono in disaccordo.

    Concordo sia lecito e persino doveroso studiare la CO2 in seno all’atmosfera, ma trovo illecito trarre conclusioni arbitrarie ed affrettate.

    Parafrasando la legge di Bloch : le conclusioni sono quel punto nel mezzo del ragionamento in cui ci si è stufati di pensare!
    Ebbene, nella scienza non ci si può permettere di fare coscientemente una cosa simile, non sarebbe vera scienza.

    Lei al punto 7 dichiara con tanta sicurezza che esiste il progettista di aerei moderni, ma posso dirle almeno questa volta con certezza quasi assoluta, che si sbaglia e le spiego il perché.
    Lei, mi perdoni, ma prende troppo alla leggera la mia dichiarazione, e considera il coordinatore alla stregua del progettista di tutte le parti, ma sta sottovalutando la complessità delle cose. Se considera tutto ciò che c’è nell’aereo moderno, come io realmente intendevo si convincerà di essere in errore. Condererei per prima cosa i cavi elettrici, le conoscenza per realizzare i cavi sono rispettabili per fare la parte in rame, ma poi consideri che i cavi moderni sono ignifughi, e la membrana esterna è stata progettata negli anni da fior di chimici per poter avere quelle caratteristiche, e non tutti i materiali vanno bene in tutte le condizioni. Vogliamo parlare poi delle conoscenze di fluidodinamica necessarie per progettare il profilo alare adeguato per sostenere il peso ultimo dell’aereo? O vogliamo parlare delle caratteristiche che deve avere il radar (che anch’esso va progettato), e mi dica che caratteristiche devono avere i sedili e come devo essere progettati per limitare al minimo la formazione di trombi nei passeggeri nelle lunghe percorrenze? E le garantisco che se gli statistici non esaminassero i dati dei passeggeri nemmeno sapremmo quanto dimensionare lo spazio disponibile per il passeggero ed il suo sedile o l’ergonomicità giusta di questi, si dice (ed a ragione) che sia più difficile progettare una sedia ottima, che un grattacielo. C’è gente che passa la vita solo a studiare queste cose, o solo a studiare in che modo si devono azionare le cinture di sicurezza. E mi creda possiamo tirare avanti in questa analisi per molto, e entrambi sappiamo che non è affatto possibile che esista un progettista unico di un aereo moderno. Quel che lei intende come progettista non è il progettista ma il coordinatore, che letteralmente fa shopping delle parti progettate da altri, ma cosi ci sono buoni in tanti, Se poi si fa chiamare progettista può anche starci (la grammatica consente di tutto) e magari lui stesso progetta della parti, ma oggigiorno è meglio abbandonare le manie di grandezza, e facile fare le cose, ma farle bene è un’altra cosa. L’osannato Steve Jobs non ha creato praticamente nulla, aveva gente che risolveva i problemi per lui, cosa assai diversa dai veri geni che risolvono i problemi sa soli.

    Mi perdoni ancora ma lei al punto 8 sembra veramente dimostrare quello che io ho asserito nei miei 2 post, cioè che la situazione della scienza moderna è psicologicamente difficile da accettare per molti, ma se guarda i numeri delle pubblicazione annuali, anche nei soli settori attinenti alla climatologia, si renderà conto che effettivamente non c’è scampo, il rospo è duro da ingoiare ma va ingoiato, ma attenzione questo non ci condanna affatto ad una frenata della conoscenza o cose simili, anzi, la situazione ci obbliga solo ad organizzarci diversamente, ad avere delle figure che coordinano ed assemblano le ricerche fatte da altri, senza farne di proprie; ma ripeto il tutto fa fatto senza trascurare nulla, nei modi e nei tempi che la scienza ha, e non per le scorciatoie politiche che sono delle farse come quelle dell’IPPC.
    Se poi lei dai tempi che i membri dell’ippc hanno a disposizione e con i modus operandi adottati, riesce a dirmi, con facili conti come ho fatto io, che in realtà loro hanno delle speranze di riuscire a fare una analisi concreta della bibliografia scientifica, allora ben vengano, se me li proporrà li leggerò volentieri. Io continuo a pensare che agendo in questo modo non si cavi un ragno da un buco, poi sempre lieto di cambiare opinione se ragionevolmente mi si dimostra il contrario, perché come lei sono sempre attendo alle altrui analisi, sono le uniche che ci consentono di metterci sempre in discussione.

  6. Andrea G.

    Gentile Alvaro de Orleans, dissento su di una sua affermazione al punto 7.
    Non si deve sottovalutare la “rete del merluzzo”. Non esistono fatti più o meno rilevanti che abbiano effetto o meno sul risultato finale. Essendo una rete anche l’elemento più insignificante ha un effetto sul totale. Non c’è via di scampo. Anzi, forse l’elemento che si crede sia il meno importante od influente determina tutto.

  7. A. de Orleans-B.

    Una frase che mi ripeto spesso perché mi ha molto aiutato nella vita è:

    “Non si impara mai molto da una persona con la quale sei d’accordo”

    Trovo questo post del Dr. Cocco molto stimolante, e spero di imparare molto, perché, sempre rispettosamente, resto in disaccordo con alcune delle sue premesse — e quindi con alcune delle sue conclusioni.

    Non sono d’accordo che la complicazione/complessità di una disciplina scientifica impedisca di etichettare chi la stia studiando “perché non può conoscerla integralmente” e negarne così una legittima esistenza mi sembra un controsenso; infatti:

    1. Esiste un concetto, “clima”, che descrive i parametri atmosferici a lungo termine e mi sembra legittimo concepire lo studio del clima come lo studio di questi parametri e chiamare tale studio “climatologia”.

    2. La persona che professionalmente studia il clima viene comunemente descritta come “climatologo” — ed il fatto che la sua conoscenza del clima sia ancora modesta nulla toglie alla validità della sua descrizione, che si basa sulla sua attività professionale e non su quanto, in quella disciplina, si tratti di un luminare o di un incompetente.

    3. “Nessuno sa tutto quello che serve per fare una matita” è una frase famosa che illustra come un oggetto apparentemente così semplice richieda, per poterlo produrre, una lista di conoscenze che nessuno conosce per intero — “la divisione del lavoro”, è una delle basi della civiltà industriale, rispetto a quella previa artigianale.

    4. Lo stesso discorso vale per qualsiasi disciplina scientifica: una sempre crescente mole di conoscenze prodotta da specialisti consentono al professionale che si dedichi a quella disciplina di “vagliare” l’essenziale dall’irrilevante e di farla progredire secondo le sue capacità — con un progresso a volte lineare, a volte dirompente.

    5. Veniamo al sodo. Sono solo un modesto ingegnere, ma mi ritengo sufficientemente colto per osservare quanto, rispetto a quando sono nato, un parametro atmosferico ritenuto stabile da secoli — la percentuale di CO2 nell’atmosfera — sia cresciuto, in pochi decenni di oltre il 30%, risvegliando un più che giustificato interesse per saperne di più, “…questo suona importante, sarà per il petrolio che bruciamo?” e mi pare apprezzabile che molti istituti iniziassero a studiare il tema, formulando le prime congetture sui possibili effetti sul clima.

    6. Che poi la politica abbia subodorato “l’affare della paura” è nella natura umana, e tutto il can can dell’IPCC mi sembra tanto deprecabile quanto comprensibile — follow the money — ma in un contesto storico credo che questa “infezione politica” sarà di durata contenuta — spremuto il limone, calerà l’infezione ma non il genuino interesse scientifico con I corrispondenti progressi.

    7. A questo punto inizia il disaccordo, ben evidenziato in una frase del Dr. Cocco: ” In pratica abbiamo l’aereo moderno senza che esiste il progettista dell’aereo moderno”.
    Non è vero!
    La stragrande maggioranza dei progetti innovativi, aerie e non, grandi e piccoli, ha un “architetto” che lo concepisce, lo promuove e lo guida fino alla realizzazione.
    Direi addirittura che più è complesso il progetto, più questo architetto diventa crucialmente necessario. Spesso resta sconosciuto ai non addetti ai lavori, ma c’è sempre un individuo che guida il progetto perché sa vagliare, tra milioni di fatti irrilevanti (la gran parte della “rete del merluzzo” del precedente articolo) quei pochi che hanno un vero effetto sul risultato finale. Penso ad esempi come il conosciuto Steve Jobs o l’oscuro ma dieci volte più rilevante Nazareno Strampelli — e in campo aeronautico, da Kelly Johnson (SR-71 et al) a Mike Sinnett (il “787”) o da Alessandro Marchetti a Aleksey Tupolev.

    8. Accettare la tesi del Dr. Cocco obbligherebbe a sentirci condannati ad annegare in una marea crescente di conoscenze, sempre più incapaci di ordinarle — anche sbagliando e correggendo — per separare le poche essenziali dalle molte catalogabili ma irrilevanti. Niente paura: l’evidenza mostra che, in generale, questo non stia avvenendo, né per gli aerei né per il clima o altri sistemi complessi. A volte imboccheremo strade sbagliate, vicoli ciechi, magari anche nastri di Mobius… ma, nell’insieme, progrediremo, perché questo è quello che nei secoli — anche quelli bui — abbiamo sempre finito per fare.

    9. Ma c’è tutta un’altra area di disaccordo: contesto la conclusione aprioristica sull’incapacità dell’IPCC di mai poter produrre qualcosa di buono in quanto organo delle Nazioni Unite, esemplificato anche nella frase: “Una volta formati [nell’IPCC] i gruppi di lavoro (in maniera antimeritocratica, cioè niente meritocrazia ma rappresentatività geografica e di genere!),…”
    Come fenomeno pervasivo questo non mi risulta affatto, né in senso stretto nell’IPCC — lì è vera, come in quasi tutti gli organismi internazionali, la prioritaria rappresentatività geografica, ma questa non implica affatto una negazione della meritocrazia all’interno di segmento geografico — né, ancor meno, in senso lato, dove le Nazioni Unite sono certamente afflitte da innumerevoli mali burocratici ma rappresentano una istituzione planetaria indispensabile e spesso funzionante silenziosamente e meglio di quanto pensiamo. Che “l’infezione politica” abbia seriamente condizionato l’IPCC è una dura realtà ma, a rischio di apparire ingenuo, mi sembra che quella organizzazione stia, suo malgrado, reagendo positivamente alla critiche — e sono sicuro che, come azioni correttive, vediamo solo la punta dell’iceberg.

    Quanto espresso sopra nulla toglie al mio apprezzamento per il post del Dr. Cocco e per le molte altre sue riflessioni che condivido.

    • giovanni p.

      Mi permetto di fare un appunto. La questione climatologia climatologi é una questione molto importante in quanto trattandosi di una disciplina piuttosto recente é chiaro che viene “aggredita” da piu parti da domini di ricerca adiacenti. Esattamente come avvenne per geologia, in quanto i primi “geologi” non erano altro che naturalisti, botanici, biologi ecc. che nei loro studi sul terreno cominciarono ad interessarsi anceh alle rocce e ai sedimenti. Nella climatologia é avvenoto e sta avvedenendo lo stesso. per cui persnone porvenienti da altri domini si interessano all’argomento e poi per vari motivi piu o meno leciti diventano degli esperti o dei climatologi. Proprio stamattina ho ascoltato un emissione di una radio svizzera dove veniva intervistato un professore ( un filosofo) che lavora al dipartimeno di geoscienze e ambiente a Losanna ( in quanto in questo dipertimento la geologia é stata fusa con la geografia e altre scienze umane) e parlava da perfetto integralista religioso, difensore a spada tratta dell ‘IPCC e dell’AGW utilizzanod le piu becere argomentazioni trite e ritrite, noi ( filosofi!) siamo la scienza, i climatoscettici che credono che la terra sia piatta, i mari che aumentano a dismisura,le temperature piu elevate fdegli ultimi 800 anni, ridurre le emissioni, mangiare meno carne ecc.ecc. Insomma un discorso che in se é equivalente a quello dei santoni amiericani che poi si danno fuoco tutti insieme appasisonatamente, ma che purtroppo proveniva da una voce considerata autorevole e di spessore e sicuramente pagate direttamente dall’IPCC ( ma non si puo dire, sono solo i climatoscettici a essere pagati dai petrolieri).
      Poi dico solo che personalmente ho formato studenti di ingegneria ambientale in master sulle frane che sulla carta ora sono degli esperti in frane, pur non avendo alcuna idea di cosa fossero fino a prima del corso e avendone una molto vaga alla fine. Quindi facciamo molta attenzione ai titoli di carta.

  8. giovanni p.

    Questo articolo, che apprezzo molto , solleva alcune questioni irrisolte e spesso ignorate nel campo della ricerca scientifica e non solo, questioni estremamente importanti e basilari. In primis la questione del “bagaglio culturale” di ogni disciplina che é aumentto esponenzialmente in questi ultimi decenni e che obliga a passare sempre piu tempo ad apprendere nozioni, formule, leggi, ecc.ecc. Potremmo pensare che un aumento anche solo lineare della mole di informazioni da apprendere obbigerà gli scienziatidel futuro a studiare per 40 anni prima di poter esprimere qualcosa di proprio ( diciamo verso l’età della pensione e della decadenza neuronale). L’altro aspetto é la specializzazione che in qualche modo é una conseguenza della prima questione riguardante l’aumento della mole di informazioni da apprendere. Soccome le informazioni sono troppe per ogni disciplina in maniera naturale si tende a specializzarsi sempre piu. IL grosso problema delle specializzazioni é che esse generano da un lato una miopia scientifica sempre piu accentuata verso grandi tematiche e problematiche e dall’altro creano dei sistemi quasi filosofici di discussione che rischiano per finire di discutere di aghi in pagliai e sessi di angeli. IN questo senso il progresso scientifico non puo che subire un blocco. Se poi aggiungiamo gli interessi politici ed economici ecco che le discipline scientifiche rischiano di diventare niente piu che delle fabbriche di prove fasulle per dimostrare cio che piu interessa e non cio che é vero. http://www.phdcomics.com/comics/archive.php?comicid=761
    cito sempre questo schema per me illuminante.
    Infine penso sia importante ricordare come uno scienziato-ricrcatore estremamente specializzato sia il miglior cane da guardia di interessi secondari, un po come l’avvocato del diavolo, in quanto nessuno piu di lui ne saprà su quello specifico argomento, al contempo cio che esula dal suo campo di azione sarà a lui sconosciuto e ricoperto da un’altra figura equivalente. IN qquesto modo grandi temi ad ampio raggio come il clima, saranno supportati da un team di esperti, tutti iperspecializzati in un settore specifico e quindi inattaccabili, soprattutto da un “generalista” che ha una grande visione di insieme ma non conosce a menadito i dettagli. Nel contempo la miopia della visione di insieme permette a questo gruppo di superesperti di adattare le loro molteplici visioni specifiche e dettagliate ai bisogni economico-finanziari e di potere necessari in un particolare momento storico, in pratica di creare teorie e previsioni ad hoc , fasulle ma supportate da enormi conoscenze specifiche e puntuali.

  9. Fabio Vomiero

    Gran bel lavoro, volevo fare i complimenti all’autore, condivido particolarmente tutta la parte dedicata all’analisi della scienza moderna e l’azzeccato esempio di un Newton proiettato nei giorni nostri in difficoltà a studiare scienze (non solo fisica). Continuo ad essere leggermente perplesso sulla figura del climatologo, in effetti quello che lei fa notare sull’iperspecializzazione delle discipline è tutto vero, ma un tentativo di coordinazione bisognerà pure farlo. Stesso discorso per quanto riguarda l’IPCC, condivido tutto, ma mi chiedo, un lavoro di meta-analisi in climatologia dovrà pure essere tentato o fatto da qualcuno, anche se chiaramente i risultati saranno sempre parziali ed incompleti. Perchè anche se scartiamo l’IPCC e gli elementi di conoscenza non saranno mai sufficienti, ci si dovrà comunque fare un’idea dello stato dell’arte in un determinato momento storico.
    Saluti a tutti.

    • Tore Cocco

      Certo, che un tentativo di coordinazione deve essere fatto, ma nei modi e nei tempi giusti. Se torniamo all’esempio dell’aereo moderno, sembra quasi una banalità a dirsi, ma l’armonizzazione della varie parti deve essere fatta solo dopo che le varie parti son state progettate, non prima, altrimenti l’aereo non funzionerebbe mai. La stessa cosa per il clima, ci sono talmente tante cose da studiare ancora, che tentare di trarre le conclusioni ora è semplicemente illogico, sicuramente è umano cercarlei, ma al momento se rimaniamo perfettamente razionali, l’unica cosa da fare e studiare quanto più possibile i meccanismi in gioco, senza mettere il carro davanti ai buoi.
      Poi per finire vorrei ribadire che in tutto il processo scientifico, dall’analisi alle conclusioni finali, deve essere fatto senza l’ingerenza della politica, per questo non può essere accettabile il comportamento dell’IPCC, la scienza non ha mai avuto bisogno di qualcuno che tragga le conclusioni per lei, e non è il caso di iniziare a farlo ora.

  10. teo

    e poi caro Tore non lo sai che si riescono a leggere anche 1000 articoli al giorno…chiaro non tutto tutto l’articolo…l’abstract, tanto li’ c’e’ tutto no???

    • Tore Cocco

      Caro Teo, hai ragione da vendere, ma si può arrivare anche a 2000, basta che uno del gruppo legga i titoli a voce alta, se non graditi si scartano al volo, e se graditi si fa lo sforzo di leggere l’abstract, e se piace anche quello per alzata di mano viene messo in bibliografia in 10 secondi. Non si può mica buttare tempo su cose inutili. Utile cosa il cherry picking.

  11. teo

    Caro Guido, queste cose non si dicono! Sono giuste ma non si dicono, ecchediamine!

  12. alex

    Grazie per questo articolo molto chiarificatore. Mi chiedo: nessuno può fare niente per fermare questa pagliacciata e bloccare lo sperpero di immense risorse pubbliche. I popoli sudano sangue per pagare questi signori e le soluzioni da loro proposte a problemi che non esistono.

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