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Geonotiziario: notizie dal basso – TAMU, IL GIGANTE DEI VULCANI.

Intendendo per “basso” ciò che abbiamo quotidianamente sotto i nostri piedi, il sottosuolo, nella sua accezione più estesa, che prende in considerazione centinaia di km di spessore del nostro amato pianeta.

 

E’ notizia di circa 15 gg fa, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, la scoperta del più grande vulcano della Terra.  Parliamo del Massicio del TAMU:

 

…È alto circa 4 chilometri, largo 650 e ha un’area di circa 280/300 mila chilometri quadrati, più della Gran Bretagna e quasi quanto la superficie dell’Italia. La sua cima, però, si trova a quasi duemila metri sotto livello del mare. Il Tamu è così grande rispetto alla sua altezza che se qualcuno si trovasse in cima farebbe fatica a capire da che parte è la pendenza….”

 

fig_1

 

 

A prima vista si potrebbe pensare ad un errore, visto che il Mauna Loa, alle isole Hawaii, è alto circa 9.000 metri (quindi più del doppio), misurato dalla base del fondale marino fino alla cima, ma quello che fa la differenza, una notevole differenza, come si legge, è che il Mauna Loa “..ha una superficie molto più piccola, circa 5 mila chilometri quadrati…..

Il Tamu potrebbe essere classificato come il secondo più grande vulcano del sistema solare, paragonabile al Monte Olimpo di Marte, alto 22 chilometri, che ha un’area che è soltanto il 20 per cento più grande di quella del Tamu.

 

Fig_2

 

La cosa è interessante non perché il Massicio Tamu fosse ignoto e sconosciuto fino a ieri, ma perché dalla sua conformazione morfologica, era sempre stato ritenuto un massiccio costituito da più rilievi vulcanici coalescenti ed affiancati costituenti il rialzo più antico e più grande della catena sottomarina Shatsky, nel Pacifico nord-occidentale. Invece, a quanto si legge, le analisi di campioni di roccia prelevati dal fondo durante le campagne di perforazione e i risultati di prospezioni sismiche, hanno evidenziato come le immense distese di lava costituenti il rilievo siano state emesse tutte dalla stessa zona centrale, presumibilmente il cratere centrale prima del collasso calderico.

 

La conclusione a cui giungono gli autori è che il TAMU sia un enorme vulcano a scudo, originatosi sui fondali dell’oceano pacifico circa 145 milioni di anni fa, e rimasto attivo per circa 12-15 milioni di anni, periodo durante il quale le lave emesse evidentemente erano notevolmente calde e fluide, poco viscose, caratteristiche che hanno permesso alle colate di scorrere percorrendo grandi distanze prima del raffreddamento e quindi di accumularsi sovrapposte sui fianchi dell’edificio con bassissime pendenze su un areale immenso.

 

Fig_3In ultima analisi, le evidenze morfologiche e strutturali, non sembrano mostrare che la cima di questo vulcano sia mai emersa dalla superficie oceanica; sarebbe interessante poter valutare che tipo di conseguenze chimico-fisiche, e quindi biologiche, possa aver avuto nell’ecosistema marino, l’attività di una struttura vulcanica di queste dimensioni, considerando l’enorme quantità di emissioni laviche e gassose che l’hanno caratterizzata nei suoi 10-15 milioni di anni di vita, all’inizio del Cretaceo…

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Published inAttualità

2 Comments

  1. giovanni p.

    Nonostante queste scoperte parlino da sole il mondo (pseudo)scientifico legato all’AGW afferma che il dibattito è chiuso, sappiamo già tutto e quindi inutile discutere della veridicità di modelli, previsioni e quant’altro. Tanto per ripetersi, un po come la comunità scientifica ecclesiatica del passato nei confronti di Galileo. La cosa che mi pare molto interessante ribadire, ricollegandosi a questa scoperta del vulcano sottomarino, è che siamo ben lungi dal chiudere il dibattito e dal capire la realtà. Innanzitutto bisogna essere coscienti che tutti i margini attivi delle placche terrestri, ossia i margini divergenti si caratterizzano per la presenza di dorsali piu o meno attive ceh si estendono per migliaia di chilometri ( pensiamo solo a quella atlantica e pacifica). Queste dorsali non sono altro che una lunga cicatrice costituita da un susseguirsi di fessure da cui il magma subcrostale giunge in superficie, naturalmente assieme a gas tra cui CO2. CHiaramente tutto questo avviene sotto una spessa coltre di acqua che cela allo sguardo uno dei piu sconvolgenti fenomeni che coinvolgono la superficie del nostro pianeta. Da bravi uomimi occidentali noi siamo affini al detto occho non vede cuore non duole, o meglio se non vedo la cosa non esiste, un po come le guerre, la fame, i disastri ambientali ( quelli veri), allo stesso modo visto che noi le dorsali oceaniche non le vediamo ecco che semplicemente non esistono, per cui è sempre grande lo stupore per scoperte di questo tipo o come quella del canyon sottomarino in Groenlandia. Se vi fosse una maggire coscienza della relatà che va oltre alla mera visione oculare quotidiana forse invece di essere sempre stupiti saremmo solo gratificati dallo scoprire cose che sapevamo dovessero comiunque esistere grazie agli studi svolti fin ora. Ora mi chedo se di fronte a tutto cio sia lecito domandarsi quanto nei modelli IPCC indiscutibili le dinamiche sottomarine di questi sistemi tettonici, tra i piu grandi del pianeta siano state prese in (giusta) considerazione. In particolare mi chiedo quanto le emissioni di CO2 legate al vulcanismo sottomarino di dorsale siano state quantificate correttamente e considerate nel ciclo di scambio di CO2 tra oceani e atmosfera e nella concentrazione complessiva della CO2 negli oceani. Ammetto di non essermi particolarmente documentato sul tema ricordo solo che le stime di questi parametri da parte di IPCC&C sono generalmente fatte con valori costanti , un po come l’irraggiamento solare con un atteggimento del tipo “non adiamo troppo pern il sottile”, esattamente l’opposto per la quantificazione della CO2 antropica per la quale si cerca il ppm nell’uovo.

  2. donato

    E’ sorprendente quante cose ancora dobbiamo scoprire su questo nostro mondo che, secondo alcuni, non avrebbe niente altro da rivelarci. Non passa giorno che non si vengano a conoscere cose nuove: il canyon più grande della Terra seppellito dai ghiacci in Groenlandia, il secondo vulcano del sistema solare inabissato nelle acque oceaniche (già lo conoscevamo, ma NON sapevamo che era un UNICO edificio vulcanico), i modelli matematici che non riescono a simulare correttamente l’evoluzione del clima perché ignoriamo parte della fisica dello scambio di massa ed energia tra idrosfera ed atmosfera, il Sole che ci sorprende con uno dei cicli solari più atipici dell’ultimo secolo, ecc., ecc., ecc..
    Sarebbe molto noioso se non fosse così, invece possiamo dire che la nostra sete di conoscenza aspetta ancora di essere soddisfatta. Queste notizie mi fanno sentire più giovane (solo nello spirito, ahimé 🙂 ). Chissà quante cose restano ancora da scoprire? Il Bardo di Avon (con la o, si badi bene 🙂 ) aveva ragione: vi sono in cielo e in terra, Orazio, assai più cose di quante ne sogna la tua filosofia!
    Ciao, Donato.

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