Il 24 settembre 2013 un terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito un’area occidentale del Pakistan uccidendo oltre 260 persone e lasciandone senza casa centinaia di migliaia. L’evento ha anche dato origine a una nuova isola non lontano dalla costa.
La nuova isola, nei pressi della città di Gwadar, regione del Balochistan, fra pochi mesi probabilmente sarà sparita. L’isola-terremoto, come è stata subito chiamata, è sorta dal mare, fenomeno raro ma non unico, ha una forma un po’ ellittica, 176 metri per 160, con una superficie quindi di 23.000 metri quadrati circa ed un’alteza massima di circa 20 metri sul livello del mare.
Gli scienziati, però, sostengono che non durerà molto. “È un fenomeno transitorio”, dice Bill Barnhart, geofisico dello U.S. Geological Survey. “È probabile che nel giro di pochi mesi l’isola sarà già scomparsa, si tratta semplicemente di un grosso ammasso di fango che dal fondo del mare è stato scaraventato in superficie”. In effetti isole di questo genere si creano con l’azione dei cosiddetti “vulcani di fango”, e nel mondo ce ne sono diversi. Secondo gli scienziati è esattamente ciò che stiamo vedendo al largo delle coste pachistane.
Secondo le agenzie di stampa l’isola è apparsa all’improvviso nei pressi del porto di Gwadar dopo il terremoto. Secondo AFP è alta tra i 18 e i 21 metri, larga 91 e lunga 37. Il nuovo pezzetto di terra è a poco più di due chilometri di distanza dalla costa e a circa 400 chilometri dall’epicentro del sisma. Negli ultimi 70 anni un fenomeno simile si è ripetuto ben quattro volte nella zona e gli scienziati pensano sia dovuto al fatto che i terremoti, frequenti e violenti in quella zona dove si incontrano le zolle continentali Indiana, Araba ed Euroasiatica, mettono in moto i sedimenti marini. Sarebbe una colonna di gas che esce dal fondo del mare grazie al terremoto a far emergere il materiale che forma queste isole “provvisorie”, destinate però a sgonfiarsi come un soufflé man mano che il gas esce all’aperto attraverso le mille fessure che si formano nella parte semisolida emersa.
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Fonte: http://www.nationalgeographic.it





ciao Donato, sì, è come dice Fabrizio, considera che in quella zona il fondale è al massimo a 20 metri di profondità, non oltre, quindi in pratica è un “vulcanetto” di fango rigonfiato dal gas risalito attraverso i sedimenti dopo la scossa;
“…L’isola, come già detto, sembra essere composta soprattutto da fango proveniente dal fondo del mare, anche se le foto testimoniano la presenza di alcune rocce, spiega ancora Barnhart, che dal suo laboratorio a Golden, in Colorado, sta studiando le immagini e i resoconti che arrivano dal Pakistan.
“Con l’isola è salito in superficie anche un polpo morto e molte persone si sono messe a raccogliere il pesce che era rimasto intrappolato nel fango”, continua lo studioso. Sempre in Pakistan, dopo il terremoto del 2011 era nata un’altra isola di fango lì, che, dice Barnhart, “è durata solo uno-due mesi prima che l’acqua la facesse sparire”…..”
ma per la serie “le curiosità del mondo di sotto” vi racconterò un’altra storia nel prossimo post che, o quest’altra storia, che per chi sta qui a Roma e dintorni è già diventata fonte di fantasiose elucubrazioni e qualche “simpatica” profezia catastrofica.
“Sarebbe una colonna di gas che esce dal fondo del mare grazie al terremoto a far emergere il materiale che forma queste isole “provvisorie”, destinate però a sgonfiarsi come un soufflé man mano che il gas esce all’aperto attraverso le mille fessure che si formano nella parte semisolida emersa.”
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Max, scusami per la domanda forse sciocca, ma quest’isola è ancorata sul fondo o è galleggiante? In altre parole è stato il fondale marino a gonfiarsi e ad emergere dal mare (un po’ come se si fosse formata un’escrescenza), o un pezzo di fondale si è staccato emergendo dalle acque come un palloncino gonfiato?
Ciao, Donato.
A quanto ho capito io l’isola è ancorata e il fenomeno è un mix delle cose che dici: fondale gonfiato più fuoriuscita di materiali fangosi. Il motivo per cui non durerà a lungo è dato dalla natura del materiale: appunto fango, che verrà sciolto e pian piano asportato dalle correnti, e non lava che si solidifica in roccia (non che la lava sia garanzia di per sé per la stabilità: la Ferdinandea era formata da colate di lava, ma non ha mai resistito a lungo).