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La realtà oltre il giardino

Chesterton ebbe a scrivere che la vita è un’allegoria che può essere compresa solo attraverso parabole. Questa considerazione, che in fin dei conti riecheggia l’insegnamento di Gesù Cristo, è stata fatta propria da Peter Sellers nel suo penultimo film, “Otre il giardino” (1979), per la cui trama completa se credete potete andare qui.

 

Il film ci pone di fronte ad una società in cui i media creano una realtà virtuale che si sovrappone a quella reale, esautorandola. Non per nulla Chance il giardiniere cerca di cambiare canale quando i ladri fanno irruzione nella casa in cui aveva da sempre vissuto e nella quale i fatti reali entravano solo attraverso il televisore. Lo stesso Chance poi, duramente percosso dai ladri e raccolto ferito da un benefattore, diviene consigliere di illustri finanzieri, che orientano le loro speculazioni con le sue letture all’apparenza sconclusionate dei fatti di borsa che gli vengono riportati.

 

 

Proprio a Chance mi capita sempre più spesso di riandare quando assisto impotente alla sarabanda di cavolate che sempre più opprime i nostri media e che, senza alcun filtro, vengono divulgate alla collettività, creando effetti di cui solo negli anni saremo in grado di cogliere appieno la portata.

 

Nel nostro piccolo, per cercare di reagire a tale situazione (perché l’insegnamento che ci viene dalle generazioni passate è che il fatalismo è sempre da rifiutare, con tutte le nostre forze), io e Guido abbiamo iniziato dieci mesi fa a produrre un commento meteo-climatico mensile riferito all’area italiana e basato sui migliori dati di misura a nostra disposizione e sul costante confronto con la climatologia. Nostro obiettivo è quello di fornire una fonte di dati gratuita e non affetta dal minchionaio mediamente elargito dai media (esempio: qualche giorno fa sul TG5 delle 20, l’uscita del sommario del report IPCC è stata commentata dicendo che “questo caldo settembre 2013 è la prova che il GW è una realtà”).

 

Non ho idea di quanti attingano ai dati dei nostri commenti e tuttavia colgo il silenzio assordante che viene dall’assoluta assenza di ritorni all’informazione diffusa, che mi pare di qualità enormemente superiore a quella di norma diffusa attraverso i media.

 

Ciò spinge a mio avviso a riflettere sulla seguente questione: interessa ancora a qualcuno la realtà o, media, politica e economia ci stanno ormai irreparabilmente portando verso quel mondo virtuale di cui fu profeta Peter Sellers in “Oltre il giardino” e che per inciso è terreno fertilissimo di sempre nuove “bolle speculative”?

 

E’ mia sensazione che urga una rivoluzione in senso galileiano e tuttavia non vedo alcuno in grado oggi di farsene carico.

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Published inAttualità

14 Comments

  1. Alessandro

    Se i commenti proseguono dopo due anni, il silenzio mancherà di essere “assordante”!

  2. Sui ghiacciai c’è da dire che ci sono state ritirate ed espansioni in passato. Nel periodo caldo medioevale i ghiacci erano sufficientemente ritirati da invitare popolazioni germaniche a passare i valici (con le tecnologie dell’epoca) per stabilirsi a sud delle Alpi, dove sono ancora i loro discendenti. Poi c’è stata la piccola era glaciale e i ghiacci si sono di nuovo espansi. L’iconografia di alta montagna, siano quadri o le prime fotografie, inizia quando i ghiacciai erano in un momento di massima espansione; poi hanno iniziato di nuovo a ritirarsi, ma come ha detto Guido siamo ben in anticipo rispetto all’inizio del supposto AGW. Certo che fa impressione confrontare le foto di oggi con quelle e con le stampe dell’800: ma se ci fosse stato qualche pittore di qualche secolo prima, oggi potremmo vedere antichi paesaggi con ghiacciai in ritirata. Dunque non ha molto senso farsi impressionare dalle foto: quel punto di riferimento a metà 800 era la norma, o era un massimo locale?

  3. Federico Vagliani

    Che sciocco, è vero, c’è il contributo delle nuvole all’albedo (ma anche quello delle nevi, allora, di segno opposto). Quindi il ciclo dell’acqua atmosferica è il meccanismo “centrale” della regolazione della temperatura terrestre, con contributi collaterali degli altri gas serra che producono un “offset” rispetto a quello che ci sarebbe se il solo gas-serra fosse l’acqua. Ah, finalmente ho le idee più chiare, grazie G.G. Ora mi chiedo, ci saranno senz’altro dei modelli abbastanza accreditati ,nell’ambiente della fisica planetaria , che trattano l’equilibrio termico terrestre. C’è qualche pubblicazione divulgativa ma non troppo in proposito?
    Grazie, Federico Vagliani.

    • Federico, di modelli quanti ne vuoi, anche accreditati. Ma se fossero in grado di riprodurre il sistema in modo soddisfacente non staremmo qui a parlarne. Circa le pubblicazioni, ne siamo sommersi, difficile dire da dove cominciare.
      gg

  4. Federico Vagliani

    Sono un regolare ricevitore del vostro CWF, lo apprezzo per la sua affidabilità. non me lo lascio mai sfuggire e vi ringrazio.
    Forse potete dirmi qualcosa a proposito di una questione sull’effetto serra a cui non ho ancora trovato risposta. Ho letto che anche l’acqua dell’atmosfera è un gas-serra e verosimilmente la sua concentrazione è lungi dal poter essere influenzata direttamente dalle attività umane. Ora, quale parte prende l’acqua, rispetto alla CO2 nel contribuire all’effetto serra? Perché non se ne sente mai parlare e la coscienza collettiva formata dai media e dagli ambientalisti è che i gas serra siano solo CO2, metano e pochi altri, ed il CO2 faccia la parte del leone? Inoltre l’acqua sembrerebbe dover contribuire ad un feedback positivo sull’effetto (più acqua–> più alte temperature, più alte temperature–> più evaporazione–> più acqua), ma non può esserci solo quello; dovrà pur esserci un meccanismo opposto, che ignoro del tutto, se no la cosa “divergerebbe”. Cosa mi dite? Non potrebbe essere proprio l’acqua il maggior garante della stabilità del sistema? Comunque i ghiacciai arretrano alla grande e chi li ha frequentati per una lunga vita lo tocca con mano.
    Se c’è solo la speranza di una resipiscenza dell’umanità, siamo (anzi voi giovani, siete) fottuti.
    Speriamo che l’IPCC abbia torto marcio e prima o dopo la cosa si manifesti. Ma i ghiacciai…..

    • Federico, il vapore acqueo è il gas serra più abbondante ed efficace. Contribuisce per circa i due terzi della totalità dell’effetto serra, contro la CO2 che è accreditata del 5/15% (in totale, non solo quella antropica).
      L’effetto amplificante che hai descritto è reale, fatto salvo il fatto che, fino ad oggi, non è osservabile; cioè, non ci sono evidenze di un aumento del vapore acqueo da evaporazione che confermi l’ipotesi. Come pure è reale un feedback contrario, mitigante, che vedrebbe in una maggiore nuvolosità un aumento della radiazione schermata e riflessa, quindi una diminuzione del calore assorbito.
      Circa il ruolo di regolazione, hai centrato il punto. È infatti con le piogge che l’atmosfera si libera del calore, come dimostra chiaramente quel che avviene dopo gli eventi di El Nino.
      Infine i ghiacciai che si ritirano. Anche questo è vero, ma è un processo iniziato ben prima che si potesse parlare di forzante antropica sul clima. Se ora sia accresciuto non saprei dirlo, quel che è erto è che siamo prossimi al picco e forse termine di un interglaciale, che per definizione, pur con oscillazioni di medio periodo climatico, deve necessariamente avere un trend di lungo periodo positivo delle temperature e un regresso del ghiaccio sul pianeta. Al riguardo, desta stupore il fatto che nonostante ciò, il ghiaccio marino stia aumentando in Antartide, mentre in Artico diminuisce e quindi la quantità complessiva di ghiaccio (sempre marino) sul pianeta sia invariata da quando la misura con i satelliti.
      gg

    • Luigi Mariani

      Faccio seguito a quanto da te evidenziato segnalando altre due evidenze che sfidano il nostro attuale livello d’ignoranza:
      1. sulla scogliera di Orosei vi sono tracce che indicano che il livello marino al culmine dell’interglaciale precedente al nostro (125mila anni orsono) era più alto di 8 metri rispetto ad oggi, come conseguenza del massiccio scioglimento delle calotte polari
      2. a riprova di quanto al punto 1 e cioè del gran caldo che fece nell’interglaciale Riss – Wurm, le scansioni sui ghiacci della calotta groenlandese recentemente eseguite dalla NASA (https://www.nasa.gov/content/goddard/nasa-data-peers-into-greenlands-ice-sheet) hanno evidenziato che tale calotta è costituita in gran parte da ghiaccio wurmiano o da ghiaccio accumulato dopo la fine dell’ultima glaciazione.
      Insomma, 125mila anni orsono, quando non c’era la componente antropica a spingere verso l’alto le temperature, le calotte polari si fusero alla grande. Colpa del sole?
      Luigi Mariani

  5. Paolo da Genova

    A me piacerebbe anche commentare gli articoli “nel merito”, ma onestamente non ne sono capace. Comunque, da uomo della strada e da lettore del vostro sito, devo dire che mi piace molto il “clima” di questo sito. Volendo citare ancora Chesterton, è bello vedere persone battersi per dimostrare che “le foglie sono verdi in estate”, come fate voi. Certo, non aspettatevi riconoscimenti pubblici, nemmeno in futuro, ma questo è il prezzo dell’onestà intellettuale. Non scoraggiatevi, per quanto conta vi ringrazio da parte mia e della mia famiglia per il vostro impegno a difesa del buon senso.

    • Caro Paolo, nessuno di noi è in grado di commentare nel merito tutto ciò che si legge e che ha una certa rilevanza nella vita. Venendo alla climatologia, il tuo commento vale anche per me: quando ci sono molte formule non posso certo seguire; i grafici vanno già meglio, ma non potendo seguire passo passo il processo con cui sono stati costruiti non posso “validarmeli” personalmente. Ma quando non si può seguire nel merito è utile ragionare sul metodo; in particolare, verificare se cose che vengono date per certe e scontate poi lo sono veramente. Certo, questa è solo la parte distruttiva di un’analisi critica, ma proprio per questo possono farla, almeno parzialmente, anche i non addetti ai lavori.

      “non vedo alcuno in grado oggi di farsene carico.”
      Questa frase è verissima e per me vale su tanti di quei piani che non hai idea. Spero di essere troppo pessimista. Invece, se abbiamo ragione, la via di uscita inevitabile sarà la distruzione creatrice. Quando sarà il momento di ripartire, i pensieri dissonanti giocheranno il loro ruolo.

  6. flavio

    “Lo stesso Chance poi, duramente percosso dai ladri e raccolto ferito da un benefattore, diviene consigliere di illustri finanzieri, che orientano le loro speculazioni con le sue letture all’apparenza sconclusionate dei fatti di borsa che gli vengono riportati.”
    “interessa ancora a qualcuno la realtà o, media, politica e economia ci stanno ormai irreparabilmente portando verso quel mondo virtuale di cui fu profeta Peter Sellers in “Oltre il giardino” e che per inciso è terreno fertilissimo di sempre nuove “bolle speculative”?”

    sembra una discussione sulla teoria del domino, non serve a niente controllare che sia vera o no, basta che i pezzi ci credano

  7. donato

    “Non ho idea di quanti attingano ai dati dei nostri commenti e tuttavia colgo il silenzio assordante che viene dall’assoluta assenza di ritorni all’informazione diffusa…”
    .
    Luigi, se può interessare, questo blog è molto più seguito di siti “mainstream” con tanto di comitati scientifici e “comitati per l’assegnazione di premi speciali”. E’ molto meno seguito di altri siti che si occupano di meteorologia e “battezzano” perturbazioni a più non posso. In termini assoluti non ho idea di quanti si connettono a questo blog, ma l’utente medio resta collegato due o tre minuti sulle singole pagine, quindi sono convinto che molte delle cose che scriviamo vengono lette e qualche traccia lasciano. Credo, comunque, che la nostra comunità non sia grandissima e che molti passano e leggono senza commentare. Non bisogna dimenticare, inoltre, che molte volte i post pubblicati sono abbastanza ostici e che gli argomenti scientifici, in Italia, non sono molto apprezzati. Comunque, come hai scritto in un commento ad un post di Teo, in qualche caso non è necessario essere in molti per battersi per una giusta causa (vedi Termopili) 🙂 .
    .
    “E’ mia sensazione che urga una rivoluzione in senso galileiano e tuttavia non vedo alcuno in grado oggi di farsene carico.”
    .
    Sono completamente d’accordo con te, anche, purtroppo, sulla nota pessimistica finale. La cosa grave, infatti, è che le pecche cominciano a vedersi già a livello di scuola superiore. Quando io ero studente il nostro compianto insegnante di matematica e fisica ci conduceva spesso in laboratorio per farci assistere e/o partecipare a degli esperimenti di fisica (ottica, acustica, ecc., ecc.). All’università, negli anni ’80 del secolo scorso, i laboratori funzionavano non bene, ma in maniera accettabile (ho frequentato quello di fisica, quello di idraulica, quello di geotecnica, quello di geologia, quello di complementi di scienza delle costruzioni, per esempio). Oggi le cose sono enormemente cambiate. Il laboratorio di fisica della mia scuola, in quanto ad attrezzature, è fermo agli anni ’70 del secolo scorso e molti colleghi gli esperimenti li fanno … in televisione o in rete 🙂 . All’università un esame di ingegneria (costruzioni di strade, per esempio) non prevede neanche un progetto, solo ed esclusivamente teoria. Un esame di idraulica si limita solo alla lezione frontale, senza utilizzo di laboratori ed attrezzature. Formule e formule, a migliaia (spesso senza alcuna dimostrazione) e nulla di pratico o di sperimentale, a tutti i livelli dell’istruzione. In un clima del genere che cultura scientifica si può mai creare? Chi la fa la rivoluzione galileiana? Nessuno, ovviamente.
    Ciò, però, non ci autorizza a rinunciare in partenza. Bisogna lottare, lottare e lottare, fino all’ultimo. Anche quando si ha l’impressione di parlare al vento. E qui, mi sembra, che le nostre brave battaglie le facciamo.
    Ciao, Donato.

    • luigi mariani

      caro Donato,
      concordo in pieno con quanto da te scritto. E’ che il rumore di fondo è tanto forte da farci smarrire le motivazioni di fondo del nostro agire, per cui è utile che qualcuno come te ogni tanto le ricapitoli.
      Ciao.
      Luigi

  8. Stefano

    Solo due piccole osservazioni: nel film non sono i ladri a entrare in casa, ma gli eredi del defunto padrone, e non viene pestato ma investito dam una ricca signora che lo soccorre portandoselo a casa dove il marito gravemente malato è costantemente assistito dal medico personale che si prende cura di lui.

    • Luigi Mariani

      Ringrazio molto per la correzione.

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