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Ma quanto caldo fa al freddo?

Come ampiamente descritto anche sulle nostre pagine, qualche settimana fa il ghiaccio artico ha girato la boa del minimo stagionale, prendendo quindi nuovamente la via del congelamento. Quest’anno i media non si sono abbandonati ai soliti peana, quella disponibile era in effetti una ‘non notizia’ in termini di clima che cambia e cambia male, perché per diverse ragioni, non tutte note, si è sciolto molto meno ghiaccio di quanto se ne é sciolto nelle passate stagioni calde. Inoltre, altra ‘non notizia’ di questi giorni, il congelamento sta avvenendo molto in fretta, tanto che l’estensione del ghiaccio (figura sopra IARC-JAXA la fonte), è già quasi in linea con la media di riferimento.

 

E’ però chiaro che se una notizia non c’è qualcosa si deve pur fare per crearne una, per cui, dal flusso interminabile di pubblicazioni scientifiche in materia di clima che ormai ci sommerge, ecco spuntare un paper e un comunicato stampa dell’università che lo ha patrocinato che in modo piuttosto lapidario recitano:

 

 

Prima di proseguire rileviamo che tra il paper (sotto) e il comunicato stampa (sopra), l’Artico canadese diventa tutto l’Artico. D’altro canto, se nel paper si parla di dati di prossimità provenienti da una singola località, l’isola di Baffin, e li si può scientificamente ascrivere all’intera porzione di Artico occupata dal Canada, non vedo perché non si debba poi fare ancora meglio in sede di propaganda estendendo le conclusioni a tutto l’Artico. Il Polo Sud evidentemente è davvero troppo lontano, altrimenti ci sarebbe potuto rientrare alla grande anche lui.

 

Comunque, dai suddetti dati di prossimità, resti di vegetali per lo più, e con pratiche di datazione al Carbonio 14, gli studiosi hanno desunto che le temperature sperimentate da quella zona negli ultimi cento anni potrebbero non aver precedenti negli ultimi 120.000. Di più, sebbene il caldone sia per loro effettivamente iniziato ai primi del ‘900, in realtà sono le ultime decadi a detenere il primato. Appunto, come opportunamente specificato, le decadi dell’aumento dei gas serra e del global warming ruggente.

 

Nell’usare con tanta sicumera il termine ‘unprecedented’, naturalmente, a nessuno è venuto in mente che se quelle piante sono state seppellite dal ghiaccio e dalla neve per tanti anni, conservando così gelosamente le informazioni necessarie alla datazione che altrimenti sarebbero svanite qualora il ghiaccio si fosse ritirato per un certo periodo e poi tornato, vuol dire che c’è stata un’epoca certificata da questa datazione, in cui a quelle latitudini, in quella baia e, perché no, in tutto l’Artico canadese o addirittura in tutto l’Artico, quelle piante hanno goduto di condizioni climatiche idonee al loro prosperare. Pare quindi che più che altro le piante dimostrino con la loro mera presenza e non già con sofisticate e attendibili (?) tecniche di datazione, che la faccenda ha invece dei precedenti piuttosto evidenti. E’ curioso come a menti tanto argute e capaci possa essere sfuggito questo particolare.

 

Le stesse menti che rilevando che per una ragione o per l’altra delle aree diversamente decisamente ostili alla vita possano tornare ad accoglierla, considerano questo fatto una iattura.

 

Ma veniamo all’isola di Buffin, teatro di questo evento così rappresentativo. Nel comunicato stampa leggiamo che il caldo vero è arrivato solo nelle ultime decadi, almeno così dicono i dati impiegati nel paper. Tra questi, ancora molto curiosamente, forse non compare la serie storica delle temperature dell’isola, che il GISS della NASA rende però liberamente disponibile (dati).

 

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Un bel trend piatto per gli ultimi 50 anni. Almeno in estate, quella appunto presa in considerazione nello studio. Ora, il ghiaccio nella zona starà pure venendo meno, almeno questo è quello che è successo ultimamente e non è detto che a breve la musica non cambi ancora, visto per esempio il ‘fresco’ che ha fatto anche lì negli anni ’70, ma non so fino a che punto possa essere un problema di temperature o di assenza di precipitazioni. Quand’anche fosse, però, sarebbe comunque facile trovare anche per questo aspetto una bella spiegazione orientata al clima che cambia per cause antropiche, appunto la spiegazione buona per tutto.

 

 

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Published inAttualità

2 Comments

  1. giovanni p.

    Non capisco come questi emeriti scienziati depositari della conoscenza non si siano ancora resi conto che terremoti, eruzioni vulcaniche, inondazioni frane, siccità siano tutte colpa dell’uomo. Lo avevano già capito gli uomini preistorici e le civiltà che ci hanno preceduto. L’unica soluzione é fare delle offerte e dei sacrifici eventualmente umani per placare la collera degli Dei e cercare di ricreare l’Eden perduto.

  2. franco bacci

    In effetti il fatto che il ghiaccio artico sia in ripresa e’ una non notizia.
    Lo stesso si puo’ dire dell’Antartico. Fa notizia solo cio’ che diminuisce e da attribuire ovviamente all’effetto serra da cause umane.
    In questi giorni,(ieri hanno dato una notizia in televisione ai tg),si amplifica l’attuale situazione meteorologica : fa caldo al sud italia dove si fa ancora il bagno e tempeste scorrono al nord europa segno inequivocabile di cambiamento climatico, hanno istituito,dicono,un coordinamento che si occupera’ degli effetti dei cambiamenti climatici( quindi altre persone da pagare).
    Queste sono le notizie , il clima sta cambiando per colpa dell’uomo e occorre investire per monitorare il tutto.
    Si potrebbe pensare se non ci sia una regia in tutto questo, volutamente si nasconde cio’ che intacca la teoria dell’AGW e si amplifica cio’ che la sostiene, come in tante cose e come in tanti altri campi; la scienza,l’osservazione scientifica e oggettiva e’ subalterna all’ideologia.
    Si e’ detto in passato che una volta la scienza era subalterna alla religione oggi lo e’ alle varie lobby o interessi di gruppi che a seconda delle loro “mire” o finalita’ agiscono di conseguenza.
    Franco battaglia in un suo recente articolo dice che l’IPCC e’ costituito da politici e non da scienziati.
    Pazienza, andiamo avanti.

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