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Ancora sulla carbon tax

Successivamente ai precedenti interventi (qui e qui) mi è stato fatto notare che ho dedicato più tempo al tema dell’Emission Trading che alla Carbon Tax. Per qualcuno vi è l’esigenza di approfondire, qualcun altro invece ha interpretato questa disparità come una ammissione della validità dell’ETS sulla Carbon tax. Così non è o meglio, non è questo lo scopo dei nostri approfondimenti che al contrario vorrebbero offrire un minimo di supporto tecnico per consentire a ciascuno di trarre le proprie valutazione.

Sia come sia, ho reputato opportuno proporvi alcuni ragionamenti aggiuntivi rispetto a quanto già detto, proprio sulla carbon tax. Innanzitutto le ipotesi di partenza. Il nostro modello di politica ambientale opererà all’interno di un preciso obiettivo di abbattimento delle emissioni di CO2. Tale obiettivo sarà perseguibile attraverso un livello di conoscenza (che all’atto pratico è dato dalla Ricerca e sviluppo, e dal cosiddetto Learning-by-doing). In particolare oggi prenderemo in esame il modello elaborato da Goulder e Mathai1 .

Perchè questo modello è così interessante? Vedremo nel corso dell’esposizione che Goulder e Mathai dimostrano come, col passare del tempo, sia possibile aspettarsi una carbon tax decrescente. Richiamiamo due concetti:

  1. Costo marginale di abbattimento: è il costo aggiuntivo da sostenere per abbattere di una ulteriore unità le nostre emissioni;
  2. Benefici marginali: è il beneficio aggiuntivo che traiamo dall’aumento/diminuzione di una unità in una particolare attività.

Il costo marginale di abbattimento (CMA) è rappresentato da una funzione crescente, ovvero più riduciamo (abbattiamo) le nostre emissioni e più aumenteranno i costi cui dovremo far fronte per abbattere una unità aggiuntiva. Al contrario i benefici marginali (BM) sono decrescenti, infatti mano a mano che abbatteremo le nostre emissioni, sarà sempre meno percettibile il beneficio aggiuntivo. Vale a dire, il vantaggio di ridurre le emissioni da (ipotesi) 100 a 40 sarebbe visibile e chiaro a tutti, non altrettanto se passassimo da (ipotesi) 2 a 1.

Detto questo, non dimentichiamo che siamo in regime di tassazione sulle emissioni antropiche, quindi avremo un prezzo p che stabilisce la soglia ottimale di emissioni. Se non vogliamo pagare la tassa, dobbiamo abbattere fino al livello A (che per inciso è dato dall’intersezione tra CMA e BM nel grafico sottostante).

Abbiamo esordito introducendo il concetto di conoscenza, ovvero di Ricerca e sviluppo(R&S). Cosa accade all’aumentare degli investimenti in R&S? Registreremo un incremento tecnologico complessivo che porta ad una ottimizzazione dei cicli produttivi, ovvero ad una riduzione delle emissioni antropiche. Il modello di Goulder e Mathai, quindi, si fonda sul fatto che gli avanzamenti tecnologici portano ad una maggiore efficacia nella riduzione delle emissioni. Come si traduce tutto questo all’interno del nostro modello? Attraverso la riduzione dei costi marginali di abbattimento.

Ricapitolando, una tecnologia migliore (grazie agli investimenti in R&S) porta ad un abbassamento della curva CMA che andrà ad intersecare in un nuovo punto la curva BM, con un duplice effetto: da un lato aumenta il livello complessivo di abbattimento delle emissioni, dall’altro lato rende possibile ridurre la tassa sulle emissioni, in quanto il livello ottimale si è modificato.

Costi marginali di abbattimento

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  1. Goulder and Mathai, 2000 []
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