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Ciclone Haiyan, la cronaca climatica sterile dopo la tempesta

Purtroppo, con una puntualità e una precisione incredibili, il tifone Haiyan ha devastato le Filippine, giungendo sulla terraferma con un’intensità che se si fosse trattato di un ciclone tropicale sviluppatosi in Atlantico sarebbe stata oltre il massimo grado della scala di riferimento.

 

Ora si parla del ‘ciclone più distruttivo di sempre‘ e di ‘evento senza precedenti‘. Naturalmente a vanvera. Tra immagini raccapriccianti e situazioni tragiche, si innestano anche i commenti ora di questo ora di quell’esperto in materia. Heidi Cullen che Wikipedia identifica come “Capo climatologo e CEO ad interim di Climate Central, organizzazione no profit di analisi e divulgazione di ricerca scientifica sul clima“, quando ancora Haiyan era poco al largo delle Filippine ha twittato la sua opinione, identificando nella elevata temperatura delle acque di profondità della zona l’origine di tanta potenza. A seguire la NOAA, che diffonde un comunicato stampa che recita così:

 

Deep, Warm Water Fuels Haiyan Intensification
The intensification of Super Typhoon Haiyan is being fueled by “ideal” environmental conditions – namely low wind shear and warm ocean temperatures. Maximum sustained winds are currently at 195 mph, well above the Category 5 classification used for Atlantic and East Pacific hurricanes. Plotted here is the average Tropical Cyclone Heat Potential product for October 28 – November 3, 2013, taken directly from NOAA View. This dataset, developed by NOAA/AOML, shows the total amount of heat energy available for the storm to absorb, not just on the surface, but integrated through the water column. Deeper, warmer pools of water are colored purple, though any region colored from pink to purple has sufficient energy to fuel storm intensification. The dotted line represents the best-track and forecast data as of 16:00 UTC on November 7, 2013.

 

Le condizioni ambientali erano dunque ideali, wind shear debole e temperature dell’oceano elevate. A testimoniarlo un dataset messo recentemente a disposizione degli utenti il cui disclaimer è il seguente (neretto aggiunto):

 

NOAA View provides access to maps of NOAA data from a variety of satellite, model, and other analysis sources. NOAA View is intended as an education and outreach tool, and is not an official source of NOAA data for decision support or scientific purposes.

 

Ne deduciamo che l’intento della Cullen non era quindi né scientifico, né di orientamento della policy. Eliminate queste due possibilità resta però solo quella speculativa. Ci aiuta a capirlo Bob Tisdale, dalle pagine di di WUWT. Andiamo infatti a vedere la figura che accompagnava il comunicato stampa corredata di un’altra figura elaborata con gli stessi dati e con qualche riferimento geografico in più che ne abbatte sicuramente l’efficacia ma ne chiarisce il significato.

 

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L’energia potenzialmente disponibile per la formazione di tifoni, per come viene calcolata in questo dataset, è per la maggior parte sotto l’equatore e quasi tutto il percorso del ciclone Haiyan è fuori dalla “zona calda”. Questo mostrano gli stessi dati se rappresentati con l’intento di fornire informazioni piuttosto che di stupire o sostenere un’idea forse preconcetta.

 

Ciò non toglie che Haiyan sia stato un evento eccezionale, come lo sono tutti i cicloni tropicali che raggiungono quel livello di intensità, siano essi nel Pacifico o in Atlantico. Qui di seguito, ripreso pari pari da Wikipedia e postato sulle nostre pagine da Luigi Mariani, l’elenco dei dieci cicloni tropicali più distruttivi della storia per numero di vittime:

 

  1. 500,000 – 1970 Bhola cyclone East Pakistan (now Bangladesh) November 13, 1970
  2. 300,000 – 1839 India Cyclone India November 25, 1839
  3. 300,000 – 1737 Calcutta cyclone India October 7, 1737
  4. 229,000 –  Super Typhoon Nina—contributed to Banqiao Dam failure China August 7, 1975
  5. 200,000 – Great Backerganj Cyclone of 1876 India (now Bangladesh)    October 30, 1876
  6. 138,866  – 1991 Bangladesh cyclone Bangladesh April 29, 1991
  7. 138,366 –  Cyclone Nargis Myanmar May 2, 2008
  8. 100,000 – 1882 Bombay cyclone India 1882
  9. 80,000 – 1874 Bengal cyclone India October, 1874
  10. 75,000 – 1847 Bengal cyclone India October, 1847

 

Leggiamo allora dal Corriere della Sera un’altra spiegazione dell’evento, domande e risposte tra Giovanni Caprara e Guido Visconti, rispettivamente giornalista scientifico della testata e Climatologo dell’università dell’Aquila. Un breve estratto:

 

D: Ma il riscaldamento globale della Terra può essere la causa dell’intensificazione dei cicloni?

R: Il loro numero non sembra cambiato nelle statistiche, però è sicuramente aumentata la loro intensità. Alcuni scienziati attribuiscono la colpa al riscaldamento del nostro pianeta. «Purtroppo, però, – nota Visconti – non abbiamo ancora dati certi per confermarlo. I circa quaranta modelli teorici che si utilizzano per valutare la questione non forniscono la necessaria garanzia». Tuttavia i danni provocati sono in aumento. Oggi solo per gli Stati Uniti si calcola una perdita di nove miliardi di dollari all’anno e questo valore secondo le stime dovrebbe elevarsi a 30 nel 2100. Tenendo poi conto del riscaldamento globale la stessa cifra salirebbe addirittura a 42 miliardi di dollari.

 

Questo sotto, il parere della ‘scienza ufficiale”, l’IPCC, cui a quanto pare si deve fare riferimento solo se conveniente:

 

Current datasets indicate no significant observed trends in global tropical cyclone frequency over the past century … No robust trends in annual numbers of tropical storms, hurricanes and major hurricanes counts have been identified over the past 100 years in the North Atlantic basin… In summary, this assessment does not revise the SREX conclusion of low confidence that any reported long-term (centennial) increases in tropical cyclone activity are robust, after accounting for past changes in observing capabilities.

 

Ma qui si parla del Pacifico, non dell’Atlantico. In effetti, c’è un lavoro uscito su Nature che avrebbe identificato un trend di aumento dei cicloni più intensi per alcune zone nel breve periodo 1981-2005. Tra quelle zone però non figura il Pacifico nord-occidentale (area di nascita e sviluppo di Haiyan), per la quale il trend non ha invece significatività statistica. Semmai, con l’aiuto di un altro lavoro, che è andato ad investigare i danni provocati dall’impatto sulla costa dei ciccloni più intensi (categoria 3 o superiore), si scopre che il trend è…negativo.

 

WPAC.50-10.Weinkleetal

 

Eventi molto variabili e dati da prendere con il beneficio d’inventario, ma dati che anche in altre recenti ricerche mostrano una diminuzione dell’attività dei cicloni in quella zona, non un aumento.
Tra le tante cose che sono state dette in questi giorni (ieri Radio 24: “la potenza del ciclone Hayioan è stata sicuramente aumentata dai cambiamenti climatici…”) a qualcuno è capitato di sentir citare le informazioni di cui sopra?

 

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Published inAttualità

5 Comments

  1. Mario

    Ci risiamo con “unprecedented” l’aggettivo più usato (e abusato) da catastofisti in servizio permanente effettivo.
    .
    Solo che da una veloce ricerca online spunta fuori roba come questa:
    .
    Ecco l’elenco dei più potenti cicloni della storia ( in base al vento):
    1- Super Tifone Nancy (1961) , venti a 346 km/h , 882 mb di pressione. Si è abbattuto sul Giappone come categoria 2, uccidendo 191 persone.
    2-Super Tifone Violet (1961), venti a 330 km/h, 886 mb di pressione. È approdato in Giappone come una tempesta tropicale, uccidendo 2 persone.
    3-Super Tifone Ida (1958), venti a 322 km/h, 877 mb di pressione . Si è abbattuto ancora sul Giappone come categoria 1, uccidendo 1.269 persone.
    4-Super Tifone Haiyan (2013), venti a 314 km/h , 895 mb di pressione. È approdato sulle Filippine come categoria 5.
    5-Super Tifone Kit (1966), venti a 314 km/h, 880 mb . Non ha fatto landfall.
    6-Super Tifone di Sally (1964), venti a 314 km/h, 895 mb . Si è abbattuto sulle Filippine come categoria 4.
    .
    e si scopre che di eventi simili c’è ne sono altri di cui ben 5 (su 6) concentrati nel periodo 1958÷1966.
    .
    Sarà stata colpa dell’AGW anche allora?
    .
    Mah, vabbè.
    .
    link: http://www.3bmeteo.com/giornale-meteo/tifone-haiyan-yolanda-e-stato-il-piu–forte-della-storia–63689

    • Senza conclusioni affrettate, mi pare siano arrivati per lo più quando il sistema virava al freddo…
      gg

    • donato

      Ci provi, eh! 🙂 🙂 🙂
      Ciao, Donato

  2. donato

    Ieri notte in un reportage dagli USA, Giovanna Botteri, ci aggiornò sullo stato d’animo con cui i cittadini statunitensi vivevano le vicende del tifone filippino. Ad un certo punto la giornalista ebbe a dire che gli americani vivono le vicende filippine in modo molto diverso da noi italiani in quanto essi stessi, spesso, sono vittime di simili tragedie (ovviamente da imputare alla responsabilità umana che determina il GW 🙂 ) e, a titolo di esempio, citò il “tifone Sandy” che “pur essendo un tifone equatoriale, un tifone di origine caraibica”, si era spinto molto più a nord devastando New York.
    A parte la nomenclatura (i cicloni nell’area atlantica si definiscono uragani, se non erro, ma trattasi di un fatto secondario) ciò che colpiva era l’eccessiva semplificazione con cui i due fenomeni venivano confrontati: da un lato un ciclone che aveva investito con tutta la sua potenza la terraferma (Haiyan), dall’altro una tempesta tropicale, molto meno violenta. Tranne i pochi più addentro a queste problematiche, la maggior parte degli spettatori ha percepito il messaggio: gli eventi estremi sono sempre più violenti e la colpa è del cambiamento climatico indotto dall’uomo attraverso il suo operato. Linea di pensiero perfettamente aderente al mainstream social-scientific-political-corretto! 🙂
    Mah! A volte mi chiedo chi me lo fa fare a perdere tanto tempo a studiare, cercare di capire e, qualche volta, commentare pubblicazioni scientifiche tanto complesse quando tutto è chiaro e limpido. Sarebbe tanto comodo ed agevole farsi trasportare dalla corrente invece di nuotare controcorrente! 🙂
    Ciao, Donato.

  3. Guido Botteri

    “se si fosse trattato di un ciclone tropicale sviluppatosi in Atlantico sarebbe stata oltre il massimo grado della scala di riferimento.”
    sarebbe come considerare qualcosa di eccezionale l’altezza dell’Amai Dablang (6856 metri), perché se fosse nelle Alpi sarebbe ben al di sopra del Monte Bianco….
    http://www.globosapiens.net/wolfgang/picture-himalaya-amai-dablang-6.856-m-1703.html
    mentre non lo troviamo nemmeno nella classifica delle prime 14 vette più alte del mondo
    1. 8848 Everest
    2. 8611 K2
    3. 8586 Kangchenjunga
    ….
    14. 8027 Shisha Pangma
    (e stiamo ancora sopra gli 8000….)
    chissà a che punto sta l’Amai Dablang….voglio dire, non si può confrontare un qualcosa in un contesto del tutto diverso, come se fosse cosa del tutto eccezionale
    tanto più che
    – quasi tutto il percorso del ciclone Haiyan è fuori dalla “zona calda” –
    e il trend di aumento dei cicloni più intensi in quella zona è negativo.

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