Salta al contenuto

Le scatole cinesi

Lo avessimo fatto noi avrebbe dovuto chiamarsi diversamente, per esempio “il gioco delle tre carte”, tipica manovra con cui certi personaggi svelti di mano ti levano anche i pantaloni se hai l’istinto suicida di cimentarti al loro gioco.

 

Di che parliamo? Ma di riduzione delle emissioni naturalmente! In Europa, si sa, siamo campioni di masochismo. Complici un non meglio specificato senso di colpa per aver da tempo agganciato il treno del progresso e un certo socialismo dalla pancia piena strisciante, ci siamo dati degli obbiettivi di decarbonizzazione che non riusciremo a raggiungere, a meno che non persista in eterno la crisi economica, ma che grazie ai soli tentativi di centrare il bersaglio ci stanno già portando in bancarotta.

 

Quando qualcuno si permette di obbiettare che, sia reale o meno la minaccia climatica, tutti i nostri sforzi sono comunque vani perché ci sono paesi che con un solo starnuto di CO2 fanno molto più di quanto non si possa riuscire a smettere di fare noi in materia di riduzione delle emissioni, c’è sempre qualcun altro pronto a dimostrare, dichiarazioni ufficiali alla mano, che quei paesi in realtà, pur emettendo tantissimo si stanno dimostrando già più virtuosi di noi.

 

La Cina, per esempio, ha fatto recentemente la mirabolante promessa di ridurre le sue emissioni per unità di PIL entro il 2020 del 40-45%. Un impegno che merita applausi a scena aperta. Davvero? Non proprio. Il segreto, o carta vincente nella fattispecie, è nell’aver legato l’impegno alla produttività al PIL, il cui rallentamento non è e non può essere preso in considerazione, almeno in termini di obbiettivi. Sicché, guardando ai dati del PIL cinese e delle loro emissioni del 2005 e del 2012, si scopre che alla fine di questa decade la Cina avrà ridotto le sue emissioni per unità di PIL del 40-45%, ma le avrà anche raddoppiate, semplicemente, eventualmente, mantenendo il rapporto emissioni/unità di PIL ai valori del 2005. Dal momento che oggi la Cina è ‘proprietaria’ del 27% delle emissioni totali sul pianeta, alla fine di questo periodo ne avrà aggiunto un altro 25%, cioè una volta e mezza quanto emesso in totale dala UE, dal resto d’Europa, dalla Russia e dall’Eurasia.

 

Tutto ciò, con piena trasparenza, perché in realtà non hanno mai fatto un segreto delle loro intenzioni, ma a noi piace pensare di essere i più cattivi, e con pieno diritto, perché nella classifica delle emissioni per unità di PIL la Cina figura tra gli ultimi posti, in ragione ovviamente di una popolazione sconfinata e ancora piuttosto affamata. Come lo saremo noi a breve, a meno che qualcuno non scopra che la virtù ha ottime qualità organolettiche.

____________________

NB: da qui.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

5 Comments

  1. Luca Fava

    A proposito di emissioni vorrei segnalare un dato molto interessante dal mio punto di vista.
    Se qualcuno lo ha già segnalato mi scuso in anticipo per la ripetizione, ma non sono un lettore così assiduo del sito.
    Ecco il dato:
    Gli USA hanno ridotto le emissioni di CO2 ai livelli del 1994. In pratica sono forse l’unico paese che, per non avendolo sottoscritto, rispetterà il famoso protocollo di Kyoto.
    A cosa si deve questo exploit? A diversi fattori, ovviamente, tra cui, e qui viene la parte interessante, il maggiore utilizzo di gas a discapito del carbone. E a cosa è dovuto il maggiore utilizzo di gas? Al boom della produzione di shale gas e quindi, in ultima analisi, all’uso del tanto vituperato fracking.
    Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli ambientalisti…

  2. e che dire allora della delocalizzazione della produzione industriale per cui molti imprenditori europei hanno spostato da tempo i loro affari in paesi emergenti dove tutto è più semplice; paradossalmente riattivare le attività produttive in Europa grazie a una normativa e a una tecnologia più sviluppata permetterebbe anche di contrastare non solo le emissioni di CO2 ma anche gli impatti ambientali…..

  3. Franco bacci

    Nel frattempo mentre si continua a far finta di ridurre le emissioni di Co2,l’Italia da alcuni giorni sta vivendo un clima tipicamente invernale ,con pioggia,freddo e neve.
    Come detto tante altre volte,la realtà’ va da una parte e la fantasia dall’altra e per fantasia ovviamente intendo il prossimo futuro innalzamento dei livelli marini,caldo invivibile e siccità’,guarda caso sta accadendo esattamente l’incontrario. Ma possibile che gli ambientalisti non si pongano qualche dubbio?

    • Franco il tempo non è il clima, non facciamo lo stesso errore di chi associa ogni evento all’AGW.
      gg

  4. donato

    Da un comunicato di Greenpeace Italia sull’abbandono della COP 19 da parte delle ONG e dei movimenti ambientalisti ( http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/news/Greenpeace-e-altre-Associazioni-della-societa-civile-abbandonano-COP19/ ):
    “Paesi che potrebbero avere un ruolo chiave come la Cina, non stanno ancora mettendo a frutto il proprio potenziale.”
    .
    A volte mi chiedo se alcuni ci fanno o …. ci sono 🙂 .
    E’ talmente semplice, ovvio, evidente che Cina ed India non ne vogliono proprio sapere di lacci e laccioli che limitino i loro movimenti, eppure c’è ancora chi crede che essi possano assurgere al ruolo di salvatori del mondo ponendosi alla testa di un processo riformatore che porti alla riduzione GLOBALE delle emissioni di CO2! Leggendo questa news e quelle sullo stesso argomento di altri movimenti ambientalisti, sembrerebbe che le speranze di tali movimenti siano nelle mani di questi Paesi e nella loro capacità di infondere nuova linfa al processo anti AGW.
    Avevo notato anch’io il gioco delle tre carte condotto dai cinesi di cui ha scritto G. Guidi. Ad essere sincero leggendo le dichiarazione del capo della delegazione cinese alla COP 19, mi ero convinto che la Cina i suoi interessi li stava difendendo a spada tratta ed a viso aperto, giocando tutto sul concetto di equità: bisogna ridurre le emissioni, ma lo dovete fare voi occidentali in quanto avete la “responsabilità storica” delle emissioni; bisogna compensare i paesi emergenti per i sacrifici compiuti per ridurre le emissioni, ma lo dovete fare voi in quanto anche noi (cinesi) siamo “emergenti”.
    Le conferenze delle parti dovrebbero assumere decisioni e, probabilmente, lo farebbero se non esistesse il problema dell’equità di tali decisioni. E’ su questo scoglio che si infrangerà il tentativo di governare le emissioni di CO2: equo per me ha un significato diverso da ciò che è equo per te. Con buona pace di chi spera nella razionalità “globale” che dovrebbe portare ad assumere decisioni nel nome del “bene comune” (pia illusione ideologica che non appartiene a questo mondo). 🙂
    Ciao, Donato.

Rispondi a Gianluca Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »