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World Bank, il clima (e i soldi) nelle mani giuste

Soltanto qualche giorno fa abbiamo rilanciato sulle nostre pagine un articolo apparso sul Il Foglio e firmato da Piero Vietti circa l’ultima fatica della parte più attiva del movimento salvapianeta, ovvero la pubblicazione di uno studio che avrebbe messo a nudo l’esistenza di una cartello di finanziamenti oscuri per sostenere la propaganda anti AGW, una banda di sordidi cospiratori intenzionati quindi a fregarsene del clima che cambia e cambia male per continuare a perseguire i loro loschi affari. Non è mia intenzione ritornare sulla totale assenza di senso del ridicolo del solito ricorso al cospirazionismodi questo genere di approcci, basti pensare per esempio che gli ordini di grandezza tra quanto viene speso per la ricerca e per la cosiddetta lotta ai cambiamenti climatici e quanto impiegato invece per chi sulla faccenda nutre qualche leggittimo dubbio sono talmente tanti da non poter essere calcolati.

 

Nel prossimo futuro, più precisamente a partire dal 27 gennaio e per la bellezza di quattro settimane avremo l’ennesima riprova di questa differenza. La World Bank, istituto sovranazionale che non credo necessiti di presentazioni, ha lanciato una massiccia iniziativa di propaganda climatica, il MOOC (Massive Open Online Course), ovvero un corso on-line appunto di quattro settimane la cui presentazione, rivolgendosi direttamente ai potenziali discepoli, suona così:

 

Questo Massive Opne Online Course, ospitato dalla piattaforma educativa Coursera, è gratuito e contiene un’immagine delle più recenti evidenze scientifiche e azioni pratiche su quello che può essere fatto per contrastare il cambiamento climatico, una minaccia che riguarda tutti noi. Esplora gli scenari futuri del tuo mondo: la tua comunità sarà più arida o più umida? Sarà più calda o più fredda? In che modo le tue risorse alimentari e idriche saranno condizionate dal cambiamento climatico? Le città possono essere rese più verdi? Quali passi potete intraprendere tu e la tua comunità per prepararvi ad alcuni di questi cambiamenti?

 

La prima domanda sorge spontanea: che c’entra la WB con il clima che cambia? Risposta altrettanto spontanea. C’entra perché attorno al problema-non-problema del cambiamento climatico ruotano per esempio gli enormi interessi dell’approvvigionamento energetico da fonti tradizionali o alternative e del mercato delle emissioni, ma anche gli altrettanto enormi potenziali trasferimenti di risorse dai paesi sviluppati a quelli in via di sviluppo, materia questa oggetto di negoziati infiniti nelle conferenze indette annualmente dalle Nazioni Unite sul tema dei cambiamenti climatici. Un interesse tra l’altro con segno controverso quello della World Bank, che per restare al tema del clima che cambia, da un lato progetta iniziative come quella di cui stiamo parlando e si propone per convogliare fondi di un non meglio specificato risarcmento agli abitanti degli atolli del Pacifico minacciati dall’innalzamento del livello dei mari, dall’altro finanzia la costruzione di nuovi aeroporti su quegli stessi atolli per sostenerne l’industria turistica.  

 

Seconda domanda, perché si tratterà probabilmente di demagogia climatica? Per molti motivi. Il primo perché se i modelli climatici che producono gli scenari futuri sono in grossa difficoltà già con il solo parametro della temperatura media globale – prevista in deciso aumento e invece ferma da più di tre lustri, sono del tutto inutili se si scende alla scala spaziale necessaria per rispondere alle domande che abbiamo letto nella presentazione. Le situazioni che saranno quindi descritte come possibili scenari futuri non sono più vicine alla realtà di quanto potrebbe essere un eventuale nuovo romanzo della saga di Harry Potter. Peccato che con quei convincimenti i potenziali studenti saranno poi chiamati a sostenere le policy adottate se semplici cittadini, mentre dovranno addirittura implementarle se saranno decisori.

 

Il secondo è ancora più spinoso. Dalla presentazione del progetto estraiamo i nomi degli ‘insegnanti’ di punta:  Carol Turley, Senior Scientist al Plymouth Marine Laboratory, Thomas Karl, Direttore del NOAA National Climatic Data Center e Peter Gleick, President of the Pacific Institute for Studies in Development, Environment and Security. Peter Gleick??? Proprio lui, quello del fakegate (anche qui, su CM). Un breve promemoria. Gleick è reo confesso (nonché attualmente ancora protagonista di un procedimento giudiziario a suo carico) di aver sottratto e pubblicato dei documenti privati all’Heartland Institute, organizzazione privata, sostenuta da fondi privati, che finanzia anche ricerca sul clima, ma si rivolge per lo più ad ambienti e ricercatori dichiaratamente scettici sull’AGW. Bontà loro (e per nostra fortuna) si assumono direttamente la responsabilità delle loro scelte. L’ottimo Gleick aveva deciso, diciamo così, di tirar loro qualche palata di materiale di dubbia provenienza, finendo per seppellircisi sotto con una brutta figura di respiro, quello sì, globale. E con quale obbiettività e serenità d’animo pensate che vorrà raccontarci dell’incertezza che regna ancora sovrana nel campo dell’impatto delle attività antropiche sul clima? O come vorrà spiegarci la differenza sempre più marcata che va delineandosi tra le proiezioni e la realtà? Ma, soprattutto, perché la World Bank, che è mia, come sua, come di tutti, deve fare lobbying sui temi cari ai profeti della sventura climatica?

 

Che domande, sono dei mecenati no?

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Published inAttualità

Un commento

  1. Guido Botteri

    A proposito dell’aeroporto delle Kiribati, proporrei di rivedere il video di grillo, chiamato da lui “delirio” (titolo che mi trova perfettamente d’accordo 😀 ) dove grillo fa notare che è già scomparso un terzo dei ghiacci, e se continuasse così il mare si alzerebbe di 12 metri. Ma un terzo di dodici fa 4, e quindi dove sono i 4 metri di cui dovrebbe “già” essersi alzato il livello dei mari, sommergendo Venezia ?
    http://www.youtube.com/watch?v=6RbDdj62ciY
    Potete notare come grillo all’inizio del video, che dura 2:58 (potete perdere 3 minuti del vostro tempo per rendervi conto delle barzellette che racconta il comico, che sarebbero state adatte ad uno spettacolo comico, non ad uno spettacolo “serio”) citi Kiribati (103 mila ab.) da cui, secondo lui, starebbero fuggendo “centinaia di migliaia di persone”.
    Ok, è consuetudine dei comici, per far ridere, esagerare, e grillo forse è rimasto un comico….
    Dico questo senza intenti politici (la politica non mi interessa) ma con riferimento alla questione climatica, che invece mi interessa e molto, e che dovrebbe essere trattata seriamente, non diventare oggetto di esagerazioni e falsità, con affermazioni da barzelletta.
    Secondo me.

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