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La natura è in grado di auto regolarsi!

L’affermazione contenuta nel titolo sembra paradossale in quanto ovvia. Questa ovvietà, però, è sempre stata messa in dubbio da coloro che sostengono che il nostro Pianeta, per cause antropiche, è destinato a finire arrosto. Ora sembra che qualcuno stia cambiando opinione.

 

Il prof. L. Mariani in alcuni suoi post ed in molti commenti ha sempre sostenuto che i modelli climatici trascurano gli effetti dell’evaporazione e, quindi, del vapore acqueo nell’atmosfera. Egli sostiene, se non ho mal interpretato il suo pensiero, che una maggiore evaporazione e successiva condensazione del vapore acqueo, sono in grado di mitigare l’effetto riscaldante dei gas serra. Oggi, “passeggiando” in rete mi sono imbattuto in un comunicato stampa della Hebrew University di Gerusalemme ripreso anche da Science Daily  in cui si sostiene il ruolo raffrescante del vapore acqueo.

 

 

Il comunicato stampa fa riferimento a due studi pubblicati su Nature Climate Change (qui ) e sul Journal of Geophisical Research (qui) (purtroppo a pagamento) che dimostrerebbero quanto comunicato alla stampa dall’Università Ebraica di Gerusalemme.

 

Stando al comunicato stampa sembrerebbe che l’aumento delle temperature globali determini un aumento dell’evaporazione oceanica in particolare nelle aree tropicali. Il vapore così prodotto andrebbe a modificare le condizioni chimiche e termodinamiche della tropopausa tropicale (TTL)  e ne modificherebbe lo stato.

 

Questa zona della nostra atmosfera è molto importante in quanto regola gli scambi termici e di massa tra troposfera e stratosfera e la sua azione regolatrice dipende dal suo stato chimico-fisico. Secondo il meccanismo fisico individuato dagli scienziati le maggiori temperature superficiali del mare (SST) favoriscono l’evaporazione e arricchiscono di vapor acqueo la troposfera con un conseguente aumento delle precipitazioni e un raffreddamento della Tropopausa tropicale che si impoverirebbe di vapor acqueo al pari della sovrastante stratosfera.

 

Poiché l’effetto serra prodotto dal vapore acqueo si manifesta soprattutto nella stratosfera, si produrrebbe un effetto tampone che annullerebbe in parte l’effetto degli altri gas serra (CO2, ozono e via cantando). Questo stando ai risultati prodotti da alcuni modelli matematici chimico-climatici corroborati dalle osservazioni satellitari che ne avrebbero confermato i risultati.

 

Quello descritto per sommi capi mi sembra un meccanismo che consente al Pianeta di regolare la sua temperatura e, secondo gli scienziati di tre prestigiose università, impedirebbe il raggiungimento dei livelli di surriscaldamento della Terra previsto dai modelli matematici.

 

A questo punto  è quasi doveroso rispolverare il titolo di un vecchio post di G. Guidi: che brutto avere sempre ragione.

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Published inAttualità

12 Comments

  1. max pagano

    ops: ciecare ….. 🙂 :p

    • virgilio

      Appunto come accennavo sopra le variabili in gioco riguardo a previsioni climatiche, proiettate nei decenni a venire, son talmente tante e riguardano nemmeno solo i fattori atmosferici ma l’insieme delle dinamiche naturali, ad esempio emissioni di gas dal sottosuolo e addirittura raggi cosmici, che certamente possono definirsi ipotesi teoriche scientifiche ma non “certezze scientifiche ufficiali”. E per chi sa manovrare i numeri può risultare fin troppo facile aumentando, qua e là, la stima di qualche valore, avanzare aspettative allarmistiche nell’opinione pubblica e politica.
      Si deve rammentare che qualsiasi teoria può considerarsi fisicamente vera solo quando le sue predizioni si realizzano e solo se tali realizzazioni è dimostrabile che non sono possibili per cause diverse da quelle espresse da suddetta teorizzazione, ogni ipotesi che si verifica dev’essere in grado di falsificare le altre sue concorrenti. Perciò quando ci si dice che fra tot. anni gli oceani cominceranno o a surriscaldarsi irrevocabilmente o a congelare, e per colpa delle normali e necessarie attività umane, purtroppo bisogna attendere quei tot. anni, o secoli, per valutare come accertata la teoria. Prima, un ragionevole scetticismo è, in ambito scientifico, se non obbligatorio comunque perfettamente lecito e funzionalmente utile alla elaborazione stessa della tesi esposta: altro che definirlo spregiativamente “negazionismo”..! Qui, purtroppo, come scrisse E. Ionesco “si può predire qualche fatto solo dopo che è successo”. Comunque non è detto che non vadano prese preventivamente delle precauzioni ma purché esse non generino troppi danni: non ritengo si possa scambiare un danno imminente e certo per uno futuro e solo probabile…Ciao.

  2. max pagano

    1: finalmente non mi devo più cecare 🙂

    2: a proposito di autoregolazione della natura, mi sono imbattuto per caso in questo link, dove, udite udite, si ipotizza una nuova glaciazione, casuata dall’aumento di gradiente di salinità tra oceano atlantico centrale e Oceano atlantico Settentrionale, tale da bloccare la corrente del golfo e quindi congelare l’europa nord occidentale…..

    il link:
    http://www.marescienza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=597%3Arallenta-la-corrente-del-golfo-si-teme-glaciazione&catid=32%3Aoceanografia&Itemid=3

    non riesco a trovare riferimenti della pubblicazione di nature, citata, qualcuno ne sa qualcosa?

  3. virgilio

    Senti a ‘sto punto m’azzardo a buttar qua pure una mia idea, in riferimento all’autoregolamentazione naturale o fisica. Non l’avevo mai espressa ché mi pare troppo semplicistica però adesso mi sento stimolato pur se probabilmente sarà una stupidaggine e comunque ormai sul clima ognuno spara la sua… Pensai che dopotutto, a stringe-stringe, l’atmosfera è una macchina a gas… Quando i gas o una miscela di essi si scaldano…io dai tempi del liceo so, o credo di sapere, che si espandono ed espandendosi si raffreddano… Dico, se proprio è vero che il nostro gas atmosferico, qualunque sia, sta aumentando di temperatura allora dovrà prima o poi semplicemente dilatarsi e magari in piccola parte anche, le molecole più calde, evaporare un po’ nello spazio più esterno limitatamente sfuggendo alla gabbia gravitazionale, salvo, subito dopo aver ceduto energia ridiscendere raffreddate e con minor volume…
    Nel nostro sistema c’è sicuramente un pianeta, Venere, che è afflitto da effetto serra, se tale effetto termico in qualche modo non s’autoregolasse, date l’enorme temperatura alla sua superficie e in quota e dato che mi sembra l’astrofisica assegni a tali sue estreme condizioni almeno qualche centinaio di migliaia d’anni…se il calore aumentasse a ritmo esponenziale, come qui par suggeriscano i catastrofisti, ma allora Venere non dovrebbe esser già esploso o star sull’imminenza di farlo?

    • Luigi Mariani

      Penso che tutti concordino sul fatto che il sistema climatico è una macchina termica che scambia energia fra una sorgente (equatore) e un pozzo (i poli). In proposito posso ad esempio segnalarle “The Magnificent Climate Heat Engine” di Willis Eschenbach (http://wattsupwiththat.com/2013/12/21/the-magnificent-climate-heat-engine/ ).
      Debbo anche dire che basta sfogliare l’indice di un testo di climatologia fisica (es: Peixoto and Oort, 1993. Physics of climate, AIP) per rendersi conto che con il concetto della macchina termica ci fermiamo su per giù all’introduzione. Gli altri capitoli parlano di equazioni di governo, bilanci energetici e radiativi, processi di scambio fra i diversi sottosistemi (atmosfera, oceano, biosfera, ecc.), circolazione alle diverse scale, ecc. E tutto questo fiorire di modelli serve più a meno a darci ragione del perché in un certo punto del pianeta c’è/c’è_stata/ci_sarà una certa temperatura, umidità relativa, pioggia, vento, nuvolosità, ecc.
      Quello che scrivo non è per smontare la sua considerazione ma per invitarla ad approfondire il suo ragionamento con adeguati strumenti matematici.

    • virgilio

      Sì certo so che altri sanno che il sistema atmosferico funziona genericamente come una macchina a gas…e che ci stanno un sacco d’altri fattori che intervengono all’interno di esso, ad esempio anche l’attrito fra molecole, la vischiosità (non so se in questo contesto è il termine corretto) del loro fluido, eccetera…ed è ovvio che per individuare quello che la sinergia di tutti questi comporta, in merito a tempi e luoghi, son necessari calcoli complicati ed estenuanti, però comunque alla fin fine, vagheggio, se in qualche luogo atmosferico c’è un aumento della temperatura il gas che la compone deve comunque tendere, in quello specifico luogo, ad espandere il proprio volume e già questo dovrebbe comportare, immagino, una controtendenza all’ulteriore innalzamento tal temperatura: ciò è già un implicito e automatico elemento d’autoregolazione; inoltre mi chiedevo se è preso sufficientemente in considerazione, da parte di chi prevede un pianeta in ebollizione, lo scambio termico con lo spazio esterno, non essendo la Terra racchiusa in una scatola ma immersa nello spazio vuoto, o comunque molto rarefatto, e freddo dello spazio interplanetario… Dico ciò ché spesso sul fronte dell’AGW vedo stabilire date temporali di riscaldamento del pianeta come punti di non ritorno, almeno dai loro titoli pare che esso comincerà ad aumentare a ritmo costante come, almeno è l’impressione che può riceverne il lettore medio, se l’elemento gassoso del pianeta fosse confinato senza sbocchi per un eventuale suo calore in eccesso. Dal punto di vista matematico mi pare che l’insieme meteorologico sia rappresentabile con equazioni non lineari e che sia inquadrabile in quella che viene definita teoria del caos, avendo così tante variabili e i cui modelli evolutivi dipendono dall’amplificazione di variazioni minime delle condizioni iniziali, condizioni esse stesse soggette ad un gran numero di fattori più e meno elementari, e con diverse incognite variabili, e la cui quantità e rispettive priorità sono da scegliere o comunque da disporre in una scala di valori i cui termini v’è sempre il rischio che risultino, pur involontariamente, troppo soggettivi o condizionati dall’obiettivo teorico che ci si propone… Per cui tracciare previsioni affidabili, a medio-lungo termine, risulta sempre un po’ un azzardo: in sintesi mi pare si tratti del cosiddetto effetto-farfalla. E, se non sbaglio, fu proprio un meteorologo, di cognome Lorenz, (intorno al ’60) a ideare o comunque offrire un contributo importante a questi studi sulla dipendenza così speciosa dell’evoluzione dei sistemi complessi (quali il clima) da condizioni iniziali e piccole variazioni che possono anche solo casualmente intervenire negli sviluppi successivi dei fenomeni, o meglio “epifenomeni”, in esame. Mi pare che i climatologi AGW facciano un po’ come chi in ambito economico (in relazione a redditi e tassazione) indica a sostegno della propria tesi la “curva di Laffer”, mentre forse sarebbe più rispondente alla realtà di quel contesto la modifica che di essa propose, ironicamente, il matematico e filosofo Martin Gardner…se non ricordo male in un articolo scritto per “Scientific American”. Ho accennato alla macro-economia perché mi viene che la materia climatica somigli un po’ a quella, almeno quando si tratta di previsioni che riguardano anni e non settimane o mesi, ne abbiamo tanti disparati esempi in questi periodi, e a volte una generale semplificazione che ne ribadisca le complicazioni e le incognite può tornare utile. Saluti e grazie della risposta.

  4. luigi mariani

    Caro Donato, ti ringrazio anzitutto moltissimo per la riflessione.
    Siccome poi sono stato chiamato in causa, puntualizzo in modo del tutto sintetico e non esaustivo il mio punto di vista circa l’effetto mitigatorio dell’acqua in atmosfera:
    1. l’acqua evaporando negli strati atmosferici più prossimi al suolo (boundary layers) raffredda le superfici: Priestley in un suo lavoro del 1966 osservò che se tutta la superficie terrestre fosse coperta da un prato irriguo la temperatura di superficie non potrebbe eccedere i 30°C
    2. l’acqua è il principale attore dell’effetto serra planetario (nubi + vapor acqueo danno grossomodo il 75% dell’effetto serra complessivo). Lasciando stare le nubi e limitandoci al vapore acqueo, possiamo dire che, in virtù del suo ruolo chiave nell’effetto serra, è atteso che Il vapore acqueo atmosferico amplifichi sostanzialmente il modesto incremento termico dovuto all’incremento di CO2 in atmosfera (aumenta CO2 -> aumenta la temperatura -> aumenta il vapore acqueo, soprattutto per evaporazione dagli oceani -> aumenta ulteriormente la temperatura -> aumenta ulteriormente il vapore acqueo per evaporazione… e così via con quello che in termini tecnici è noto come runaway greenhouse effect, fino al brasato finale).
    Tuttavia, come capita di vedere nel ciclo di El Nino, l’atmosfera usa liberarsi dell’eccesso di vapore acqueo con le precipitazioni, il che impedisce di fatto l’instaurarsi di un runaway greenhouse effect.
    3. l’iride adattivo di Lindzen è un altro feed-back negativo mitigatorio, molto discusso e legato invece al comportamento dei cumulonembi in atmosfera tropicale.
    E fin qui si fermava la mia immaginazione.
    Quello proposto negli articoli da te segnalati mi pare qualcosa di ancora diverso, su cui non mi pronuncio prima di aver letto gli articoli stessi.
    Comunque rimarco, in sintonia con quanto da te scritto, che la capacità di autoregolarsi del sistema climatico è mirabile e sfugge spesso alla immediata comprensione umana. D’altronde un sistema con meccanismi di regolazione mono robusti di quelli che via via scopriamo man mano che approfondiamo le nostre conoscenze non sarebbe rimasto in stato stazionario per gli ultimi 2 milioni di anni (Pleistocene). Questo tuttavia non dovrebbe tranquillizzarci ma spingerci a misurare, misurare, misurare ed inoltre a migliorare i nostri modelli interpretativi e predittivi.
    Ciao.
    Luigi

    • donato

      Luigi, per prima cosa mi scuso per aver eccessivamente semplificato il tuo pensiero, in secondo luogo mi piacerebbe sapere qualcosa di più sui due lavori che ho citato nel post. Purtroppo, però, sono a pagamento e quindi preclusi ai più.
      Se qualcuno avesse la possibilità di accedere agli articoli un commento più particolareggiato sarebbe il benvenuto.
      .
      p.s. agli adm: complimenti per il nuovo look del blog.
      Ciao, Donato.

    • Luigi Mariani

      Caro Donato,
      in primis concordo sul giudizio: finalmente un look che evita di accecarsi…

      In secondo luogo sono aihmè costretto ad autocorreggermi. Infatti Pristley nel suo lovoro del 1966 (Priestley, C.H.B., 1966. The Limitation of Temperature by Evaporation in a Hot Climate. Agricultural Meteorology, 3 (241-246) ) diceva in sostanza che la temperatura di superficie di un pianeta totalmente coperto da prati irrigui non potrebbe eccedere i 33-34°C ed analogamente la temperatura di superficie di un pianeta totalmente coperto da oceani non potrebbe in ogni caso eccedere i 30°C.
      Putroppo la memoria fa cattivi scherzi…..

      “Se qualcuno avesse la possibilità di accedere agli articoli un commento più particolareggiato sarebbe il benvenuto.” -> se riesco a procurarmi gli articoli te li invio in modo che possiamo ragionarci su meglio.
      Ciao.
      Luigi

    • @Donato e Luigi
      Grazie, abbiamo dovuto/voluto cambiare anche per ragioni tecniche alla ricerca di un editing più stabile. C’è ancora qualcosa da fare ma siamo nell’ordine di pochi punti percentuali. Un grazie enorme a Claudio Gravina che si è sobbarcato l’ennesima seduta di ore in doppia cifra per tutti noi.
      gg

  5. Guido Botteri

    Mi ricordo che scrivevo qualcosa del genere prima ancora di conoscere questo sito, quando ancora scrivevo per altri siti con il nickname di duepassi.
    Ancora una volta le tesi di noi scettici (non ero certo né il primo né il solo a scrivere queste cose) si confermano vere, mentre le tesi dei sostenitori dell’AGW barcollano sempre di più sotto i cazzotti del tempo, sia cronologico che atmosferico, che continua a non fare quello che prevedono loro.
    Senza voler sentenziare, ma in tutta umiltà, mi pare che in un mondo più caldo, con oceani più caldi, e in un pianeta dove le terre emerse sono solo il 29% e il resto è acqua, avrebbe dovuto esserci più vapore acqueo (per quanto un metro cubo di aria trattenga normalmente più vapore acqueo se è più calda…a patto che non incontri mai fronti freddi 🙂 ) e quindi maggiori precipitazioni.
    Ora ce lo confermano gli studi dell’Università Ebraica di Gerusalemme; speriamo che qualcuno si convinca.
    Secondo me.

    • donato

      “… speriamo che qualcuno si convinca.”
      .
      Caro Guido mi sa che “l’ultima dea” non ce la farà contro le granitiche certezze di color che tutto sanno: vuoi scommettere che, prima o poi, uscirà fuori qualcuno che ci dirà che non abbiamo capito nulla di ciò che sta scritto nel comunicato stampa e che il pianeta continua a scaldarsi come, anzi, più di prima e che la pausa nelle temperature globali è la “solita bufala negazionista”? 🙂
      Ciao, Donato.

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