Salta al contenuto

Potere della desertificazione, è resuscitato il Trasimeno

Semplicemente no comment e occhio alle date. Buona lettura.

gg

 

Il lago Trasimeno diventerà una palude – 06/12/2008

Alle elementari, l’abbiamo tutti studiato. Il Trasimeno è il lago più grande del Centro Italia, il quarto in assoluto. Per ricordarcelo ci hanno ripetuto che è  grande poco meno del lago di Como. Quello che non ci hanno detto è che, nel tempo questo lago, dichiarato parco naturale, sta scomparendo. Oggi è già una specie di nano: più basso di 1 metro e 60 centimetri, al punto che si può andare a piedi a quella che, una volta, era l’isola Polvese. Stando agli ultimi calcoli, fra  ventincinque anni, nel 2032, il lago potrebbe essere morto, definitivamente inquinato, traformato in palude o, peggio, prosciugato. Il lago di Perugia è un malato cronico grave. Per cercare di salvare il Trasimeno i governi che si sono succeduti, soprattutto gli ultimi due, hanno investito oltre cento milioni di euro. Il tutto senza che mai fosse presentato un progetto di salvataggio o un piano d’azione circostanziato per gli interventi. Conclusione: il lago si sta prosciugando.

 

_________________________________

 

Allarme per i laghi dell’Umbria dal WWF

4/8/2010 – Il Lago Trasimeno, come quelli di Piediluco e Corbara, sono ormai gravemente malati a causa di una politica agricola scellerata

Il Lago Trasimeno, come quelli di Piediluco e Corbara, sono ormai gravemente malati a causa di una passata politica agricola scellerata, fortemente idrovora con forte uso di sostanze chimiche fertilizzanti le quali, assieme ad allevamenti zootecnici con il loro carico inquinante, e ai depuratori dei comuni lacustri sottodimensionati rispetto al fabbisogno, scaricano nel lago sostanze inquinanti con gravi conseguenze: formazioni di alghe, eutrofizzazione, concentrazione di inquinanti e metalli pesanti,  impaludamento ed altro ancora. Le avverse condizioni climatiche e di ricambio delle acque poi, completano il quadro della situazione.

Il WWF Umbria, con l’ausilio del suo nucleo di Guardie giurate volontarie ambientali, ha realizzato un dettagliato dossier “Il Lago Trasimeno visto da noi” in cui veniva documentata una situazione di degrado diffusa lungo il perimetro del lago. Bisogna dire che gli enti competenti, anche in seguito al risalto mediatico dato al suddetto dossier, sono intervenuti per migliorare  le situazioni segnalate.

L’agricoltura e la zootecnia sono poi, per chiudere, la ciliegina sulla torta delle preoccupazioni quotidiane. Agricoltura e Zootecnia che non sono più a misura d’uomo: gli allevamenti estensivi, le galline allevate a terra, i pascoli per il bestiame, le coltivazioni biologiche, l’uso di concimi organici, sono stati abbandonati per inseguire il profitto ad ogni costo e il più velocemente possibile, con conseguenze drammatiche per gli ecosistemi.

Parlando di acque, vista la nostra campagna nazionale “Libera fiumi”, che vede il Tevere diventare sede di scarichi di varia natura tanto da portare il WWF Umbria a depositare un dossier alle autorità  competenti per le verifiche necessarie.

 

__________________________

 

Umbria: lago Trasimeno ritrova lo zero idrometrico dopo 25 anni – 3/2/2014

Lago Trasimeno da record dopo le piogge degli ultimi giorni che hanno spinto il livello del lago, dopo 25 anni, a tornare in positivo. Era infatti il 25 luglio del 1989 quando le acque lacustri per l’ultimo volta in ordine di tempo avevano ritrovato il tanto sospirato zero idrometrico. Per l’esattezza e’ da ieri intorno alle ore 12,30 che il Trasimeno e’ tornato con il segno piu’, conservandolo ancora oggi alle ore 8, come registrano gli strumenti del Servizio difesa e gestione idraulica della Provincia di Perugia. “Il raggiungimento del livello di riferimento del lago Trasimeno – commenta il presidente della Provincia di Perugia Marco Vinicio Guasticchi – completa il grande sforzo profuso dalle Istituzioni, Provincia in prima fila, che ha consentito di valorizzare il favorevole andamento delle condizioni meteorologiche che si e’ avuto a partire dal novembre 2012″.
Alla stessa data dello scorso anno il lago umbro si trovava a 69 centimetri piu’ in basso del livello attuale. Per l’Amministrazione provinciale il risultato positivo e’ stato raggiunto grazie “all’importante attivita’ effettuata di concerto fra la Regione Umbria e la Provincia di Perugia che, attivando anche ingenti investimenti, ha consentito di effettuare un insieme di azioni”. Tali attivita’, oltre a mitigare gli effetti dovuti ai bassi livelli dei periodi siccitosi, hanno anche previsto la costante manutenzione degli immissari naturali e artificiali, consentendo di migliorare gli afflussi di acqua al lago. “L’ottima gestione idraulica della massa d’acqua – conclude il presidente – ha dunque condotto a questo storico traguardo, importante viatico per la ripresa e il consolidamento dell’immagine di questo territorio dal punto di vista economico e turistico. A ragione oggi possiamo affermare che il Trasimeno e’ realmente la perla dell’Umbria, tra i migliori volti con i quali la nostra regione puo’ mostrarsi all’esterno”.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

16 Comments

  1. maurizio rovati

  2. max pagano

    come dire…… benvenuti in Italia, la terra di pizza, mozzarella e mandolino….. e mafia, corruzione, ignoranza….. se per combattere la crisi economica esportassimo all’estero ciò di cui siamo tra i primi produttori al mondo (le ultime 3 cose che ho menzionato poco fa), altro che superpotenza….. conquisteremmo l’Universo…..

  3. beh, é una storia che va avanti ormai da oltre 10 anni, se avete voglia mettetevi comodi e avrete come passare il tempo …

    Mi assumo ovviamente tutta la responsabilitá di quello che scrivo che é poi solo un relazionare fatti avvenuti. Tanto poi non hanno le palle per denunciarmi ben sapendo che dico le cose come stanno e posso dimostrarle.
    Il Trasimeno ha subito un tracollo idrico dal 1988 fino ad oggi raggiungendo un minimo di circa -180 cm sullo zero idrometrico nel 2004. All’inizio nessuno gli ha dato troppa considerazione, poi con l’avvento dei cambiamenti climatici si é trovata la scusa giusta per noscondere il disastro causato dalle varie amministrazioni (regione e provincia di perugia in primis). Il Piano di Bacino del Fiume Tevere II stralcio funzionale per il Lago Trasimeno – PS2 prevede:
    – la sospensione delle licenze di attingimento durante tre giorni della settimana ad esclusione dell’uso idropotabile, in caso di decremento del livello del lago rispetto allo zero idrometrico compreso tra i 75 ed i 99 cm;
    – la sospensione totale delle licenze di attingimento e delle concessioni durante tre giorni della settimana, nonché il divieto assoluto di prelievo diretto nelle sei ore più calde della giornata, ad esclusione dell’uso idropotabile, in caso di decremento del livello del lago rispetto allo zero idrometrico compreso tra i 100 ed i 119 cm;
    – la sospensione totale delle licenze e delle concessioni ad esclusione dell’uso idropotabile, in caso di decremento del livello del lago rispetto allo zero idrometrico maggiore di 120 cm
    Considera che per alcuni anni il lago e’ stato costantemente sotto il -120 e nonostante tutto in deroga a tale legge si e’ continuato a dare concessioni ed attingimenti oltre a non controllare attingimenti abusivi e pozzi privati.
    Il risultato é stato un disastro ambientale e soprattutto economico dell’area diventata una delle aree economicamente piú depresse della regione con un crollo esponenziale del turismo (che é ovviamente legato alla presenza e alla condizione del lago).

    La Provincia di Perugia ha affidato i suoi studi ad uno dei baroni della universitá di Perugia che, attraverso sovvenzioni elargite dalla Provincia stessa, ha sentenziato che il problema del lago era dovuto alla diminuzione delle piogge (sti cambiamenti climatici …!). Stranamente il grande guru incaricato dalla Provincia ha fatto i suoi lavori utilizzando una stazione meteo fuori dal bacino (quando all’interno ce ne sono 7!) dicendo che fosse rappresentativa del bacino (non so secondo quale legge fisica quella fosse migliore) e utilizzando stime di tutti gli altri parametri quando esistono misure di tutto ció che serve (evaporazione ed attingimenti). Vivendo da quelle parti ed avendo una certa esperienza nel settore, ho cominciato ad avere qualche dubbio, ho scritto un progetto per il monitoraggio del lago che nessun ente pubblico ha voluto finanziare e alla fine ho trovato i fondi (molto pochi, ma pur sempre fondi) per lavorarci. Per trovare i fondi ho portato il mio progetto a tutti gli enti che pensavo fossero interessati (Regione, ARPA, Provincia, comuni, Parco) e mai nessuno mi ha protocollato niente (ero un coglione a quei tempi e pensavo che il genere umano fosse buono), un giorno al tg regionale dissero che erano stati stanziati alcune centinaia di migliaia di euro per un progetto che veniva descritto con le stesse identiche parole scritte nel mio, tanto che la mia collega di univ mi telefonó dicendomi “ma come, ci danno tutti questi soldi e non ci fai sapere neinte?!”. Peccato che il progetto fosse il nostro, ma i soldi non so a chi siano andati! Devo dire che alcuni anni dopo il dirigente della Provincia al quale avevo ingenuamente dato il mio progetto è stato indagato per corruzione, non so come sia andata a finire ma ci ho goduto. Comunque torniamo a noi. Da li sono nati i problemi. Primo passo avere i dati. La Provincia gestisce una rete di sette stazioni meteo distribuite in tutta l’area (rete eccellente, fatta negli anni 80) due idrometri e un evaporimetro, ma non mi hanno mai voluto dare ufficialmente accesso ai dati! Ufficiosamente sono venuto in possesso di questi dati (floppy disks da 3 pollici, mai utilizzati prima! mi ci é voluto un mese per sistemare il DB), li ho risistemati, validati, calibrati, archiviati ed ho creato il DB. Lo stato sia dei dati che delle centraline è pietoso, e la provincia pur sapendolo se ne frega. I dati (per lo meno a quei tempi, non troppo antichi visto che esistevano già chiavette usb, cd, dvd e quant’altro) venivano inviati via radio ad un vecchissimo pc e salvati quotidianamente da un addetto in floppy disk, il tutto gestito da un azienda privata. Un idrometro si trova all’ interno della rimessa della barca del guardiano di isola polvese, quindi l’ unica cosa che si vede è quando il guardiano prende la barca e rientra. Un altro idrometro è messo all’imbocco dell’emissario pieno di alghe ed abbandonato a se stesso. L’ evaporimetro viene (veniva?) manutenuto tipo una volta all’ anno. Insomma questa è la situazione in generale e il livello idrometrico ufficiale, nonostante la presenza di due idrometri automatici collegati via ponte radio alla provincia, viene (veniva?) comunicato da un dipendente di buona volontà che tutte le mattine prende la macchina e si reca a San Feliciano a leggere i valori in un idrometro di pietra. Ok, nonostante nessuno mi abbia voluto dare ufficialmente i dati, io li ho sistemati, li ho messi online ed cominciato a distribuirli a chiunque fosse interessato purchè non a scopo di lucro. Non ci crederete (o forse si …) ma anche la Provincia è venuta a chiedermeli (!), oltre a tutti gli enti che avevo contattato e molti altri. Il mio progetto è terminato (tra gli obiettivi non c’era il bilancio idrologico del Lago) ma sono tignoso ed ho voluto verificare le analisi del barone utilizzando i dati veri (siamo arrivati al 2008) … Tramite amici, ricerche in scantinati e molto altro sono riuscito a trovare anche i dati degli attingimenti, dei pozzi e delle concessioni.
    Risultato: la stazione che secondo lui doveva rappresentare il bacino era completamente scorrelata da qualsiasi altra stazione, le piogge che secondo lui avrebbero dovuto causare la crisi idrica era sempre state sufficienti per mantenere lo zero idrometrico (tranne in 2-3 anni che sarebbero comunque stati recuperati negli anni successivi) e le sue stime di attingimenti erano assolutamente inventate. Ho semplicemente ripetuto la stessa procedura seguita dal barone, stessi modelli ma inserendo dati reali (misurati) di evaporazione, attingimenti, e tutti gli altri parametri atmosferici.
    Ovviamente non potevo pubblicare questi risultati non avendo una fonte ufficiale di provenienza dei dati. Quindi ho cominciato a fare richieste ufficiali alla Provincia. Incazzandomi non poco per due anni ho inoltrato richieste (considerate che dalla richiesta alla risposta ogni volta passa oltre un mese) ottenendo ben poco, sempre risposte evasive con riferimenti a leggi e leggiucole dicendo che i dati non erano stati informatizzati o non si ritrovava il cartaceo, o era troppo difficile andarlo a cercare o addirittura era passato troppo tempo ed erano stati sottoposti a procedure di scarto. Per quei pochi che mi sono stati forniti, avevo la condizione che potessero essere usati a scopi scientifici ma non divulgati!! E qualsiasi cosa venisse fatta con quei dati doveva esser passata alla Provincia che aveva l’ ultima parola sulla decisione presa. A volte dovevo anche sottostare alla valutazione del contro-interessato (il solito barone) che si opponeva alla mia richiesta nonostante non avesse il diritto di farlo poiché le convenzioni erano scadute. Sia lui che la Provincia lo sapevano, ma ovviamente ero io che dovevo andare a scavare per scoprirlo ed incazzarmi ulteriormente. Insomma non erano molto contenti delle mie richieste, tanto che ad un certo punto il dirigente della Provincia non sapendo più come “arginarmi” decise di chiamare il gruppo di telerilevamento della uni con il quale avevo lavorato in passato (e con il quale stavo ancora collaborando) dicendo che se non l’avessi fatta finita con le mie richieste avrebbe chiamato il preside della facoltà e fatto prendere dei provvedimenti nei loro confronti (!!), loro che non c’entravano niente con me! Sapeva benissimo che non poteva minacciarmi in nessun modo vivendo ormai all’estero da diverso tempo (il suo potere si ferma dietro casa) e quindi ha pensato bene di colpire qualcuno che mi fosse in qualche modo vicino. Beh, a quel punto mi sono fermato anche perchè me lo hanno chiesto dalla univ. Ma ho fatto partire la denuncia. Ma non finisce qui, qualche mese dopo, l’Arpa organizza un convegno sul Trasimeno (con i molti soldi di uno di quei tanti progetti sul Trasimeno che hanno prodotto il nulla) e stranamente vengo invitato a presentare il mio lavoro, da una raccolta bibliografica si erano accorti che c’era qualcuno che aveva fatto veramente qualcosa. Io felicissimo accetto l’ invito e addirittura rimando di un giorno la mia partenza per Boulder (dove avrei dovuto lavorare come visiting scientist all’ NCAR … un po’ piu’ importante di un convegno al lago Trasimeno, ma la cosa mi interessava veramente). Arrivati a 10 giorni dal convegno contatto il dirigente dell’ARPA per sapere cosa voleva che presentassi e … sorpresa! Non ero stato selezionato!!! Avete mai sentito dire ad uno che viene invitato ad un convegno/conferenza che non è stato selezionato?!!! Beh a me è capitato anche questo (per fortuna solo quella volta!). Vado a vedere chi c’era tra gli organizzatori del convegno e … TATA! Organizzatori: ARPA e quel famoso dirigente della Provincia! Evidentemente al momento dell’invito il signore dell’ARPA aveva agito indipendentemente, poi ha dovuto fare i conti con qualcun’altro. Il mio viaggio era ormai rimandato, quindi mi presento lo stesso al convegno. Vietato per me parlare e fare domande al barone, durante una pausa caffe imbestialito vado dal dirigente ARPA che mi aveva invitato e parlando molto chiaro gli dico qualcosa tipo “forza, ormai le cose sono fatte, non prendiamoci per il culo per quale motivo non sono stato selezionato dopo un invito, ti rendi conto che cosa ridicola stai dicendo?! E la risposta fu che qualcuno aveva detto che del bilancio idrologico del lago poteva parlare solo il barone …
    Beh, per lo meno quel giorno anche il barone ha ammesso che gli attingimenti hanno avuto un piccolo impatto sulla crisi idrica 🙂 Si è probabilmente vergognato troppo a far vedere quello schifo di lavoro che aveva fatto.
    La storia è molto più lunga e complessa, ma credo di avervi ammorbato già abbastanza così. Se volete vedere la vera crisi del Trasimeno, da qualche parte ho ancora diversi plot che avevo preparato anni fa per la mia pubblicazione che rimarrà per sempre un inedito 🙂

    • Guido Botteri

      Se ti può consolare (aver compagno al duolo scema la pena) a me è successo qualcosa di simile.
      Una mia ricerca è stata pubblicata proprio da una persona a cui avevo affidato alcune misure (perché era lui ad avere i macchinari di misura). Per coinvolgerlo gli avevo ampiamente spiegato tutto (anch’io, da giovane, mi fidavo troppo delle persone…) e lui mi consegnò le misure solo dopo aver pubblicato “lui” la mia ricerca.
      Ero nel periodo di prova, e il giorno dopo era l’ultimo giorno. Quindi dovetti lavorare tutta la notte per fare i grafici e completare la relazione.
      Mi recai quindi al lavoro senza aver visto il letto… mi svegliai per lo strombazzare di uno, e lo evitai per istinto, quando ormai lo scontro frontale sembrava inevitabile.
      Si fermò, fu gentile con me, direi premuroso (non tutto il genere umano è malvagio).
      Così, oltre alla ricerca copiata, rischiai anche di perdere la vita, perché qualcuno aveva ritardato deliberatamente la consegna dei dati che gli avevo richiesto, per farsi bello con idee non sue…

    • donato

      @ Riccardo
      Dando un’occhiata a del materiale per la tesi di mia figlia, mi è capitato di leggere di un antiquario del 1600 che aveva dovuto rinunciare, per mancanza di soldi 🙂 , a pubblicare un lavoro su cui aveva consumato forze e sostanze per circa trent’anni. Dopo qualche secolo una parte del suo lavoro fu ritrovata e pubblicata (tra il 1915 ed il 1919) grazie all’impegno di un frate benedettino. Successivamente è stato ri-dimenticato 🙂 fino a che uno studioso locale lo ha segnalato al professore che segue la tesi a mia figlia: ieri sera a cento anni esatti dalla sua pubblicazione ho fotocopiato le dispense pubblicate e ho riflettuto sulla sorte di questo studioso (cui è stata dedicata anche una via cittadina): essere riscoperto con periodo secolare 🙂 .
      Non sono un amministratore di questo blog per cui ciò che sto scrivendo lascia il tempo che trova, ma se ciò che hai raccolto può essere pubblicato senza che ciò comporti conseguenze per chi lo pubblica, sarebbe bello dare uno sguardo ai tuoi grafici.
      Ciao, Donato.

  4. Scusate se mi intrometto, ma la cosa mi riguarda da molto vicino. Il Lago Trasimeno ha avuto grandissimi problemi idrici (e non solo) dalla fine degli anni 80 fino a due anni fa a causa delle politiche scelerate delle amministrazioni che hanno continuato a concedere attingimenti in deroga ad ogni regola anche quando la crisi era ormai evidente. Purtroppo la crisi idrica si è trascinata dietro anche quella economica dell’area lacustre basata sul turismo. Sono stati spesi molti più soldi di quelli menzionati sopra (milioni), il lago è stato un pozzo di fondi senza fondo con la scusa della crisi che secondo le amministrazioni era dovuta ai cambiamenti climatici, ormai deterrente per qualsiasi problema. Mai nessuno studio serio è stato fatto in merito e quando ho provato a dimostrare che il problema non erano i cambiamenti climatici ma gli attingimenti ho trovato un muro, niente dati a disposizione per me (anzi i dati li avevo ottenuti in qualche modo ma non posso pubblicarli!), minacce se fossi andato avanti con il mio lavoro, isolamento completo da parte di tutti gli enti. Sono in causa con la Provincia proprio per questo motivo.
    Esatto il problema erano i cambiamenti climatici ma il merito della resurrezione è tutto di Provincia e Regione che sono riuscite a far piovere. Aspettate qualche giorno, il lago in una settimana è arrivato a circa +15cm e non sono in grado in fermarlo poiché esiste un solo emissario che non credo riesca a reggere il carico e sinceramente non credo neppure che negli ultimi 25 anni qualcuno lo abbia manutenuto. Se le amministrazioni avessero studiato un po’ di storia avrebbero visto che il problema del Trasimeno era quello opposto, alla faccia dei loro attingimenti.

    • Commento davvero interessante Riccardo.
      Nei limiti di quello che si può fare senza esporsi, sarebbe interessante saperne un po’ di più di questa ‘storia’. Se credi, CM è a tua disposizione.
      gg

    • Marzio

      Ciao Riccardo
      sul fatto che siano gli attingimenti i responsabili dell’ultima crisi idrica del Trasimeno mi trovi pienamente d’accordo. Ritengo che lo spettacolo che certi politici provinciali hanno dato attribuendosi il merito d’aver fatto piovere non so se definirlo patetico, ridicolo …. demenziale?

      Non sono sicuramente un esperto di questi problemi, ma essendo per lavoro costretto a maneggiare parecchi dati mi sono divertito a fare un piccolo esercizio di aritmetica senza alcuna pretesa di scientificità:
      Su internet sono disponibili le misurazioni dei livelli massimi e minimi del Trasimeno dal 1912 al 2012, mi sono divertito a calcolare il delta tra livello massimo e minimo di ogni anno e ho diviso i dati ottenuti in 4 serie di 25 anni ciascuna. (Lo so, sono un “pervertito” dei numeri)
      Ebbene facendo la media dei decrementi annuali si ottiene un valore compreso tra 47 e 50 cm per le prime tre serie fino al 1986 (…ammetto ho un po’ barato la penultima l’ho fatta da 24 anni e l’ultima da 26 perché mi risulta che gli attingimenti siano cominciati nell’85 ) l’ultima serie presenta un “inspiegabile” aumento della media a 57 cm. Non solo da una rapida analisi statistica mi risulta che i dati dell’ultima serie non appartengono alla stessa popolazione delle altre 3 serie. E’ evidente che negli ultimi 25 anni è successo qualcosa , Pompaggio a manetta? chissà ..ripeto di gestione idrica non ci capisco niente e non so che valore possa avere il mio esercizietto di aritmetica
      Faccio una considerazione: 7 cm in meno ogni anno causano una perdita di 120 cm in 17 anni …. nel 2003 ne mancavano 180. Non solo, dando no sguardo un po’ più attento ai valori del decremento annuale mi sono accorto che l’aumento della media del decremento è causato più che altro dai valori più bassi mentre i valori più alti presentano addirittura un leggero calo. Sembra cioè che anche negli anni meno torridi evapori più acqua rispetto al passato mentre negli anni più caldi ne evapori un po’ meno …. A me sembra strano ma ripeto non ci capisco nulla .
      Per finire voglio dare un dato ufficiale: nel 2003 anno di gravissima crisi idrica la provincia dice che sono stati pompati 3.700.000 metri cubi dal lago si tratti di consumi DICHIARATI vattelappesca quanti ne hanno realmente succhiati , quindi altro che tutela! Questi signori anche con il lago agonizzante continuavano a pompare e a distruggere il turismo per farne letteralmente “carne di porco” .

    • ciao a tutti, avevo promesso a Guido di pubblicare nel blog tutti i dati e le analisi, ma a causa di impegni lavorativi non sono ancora riuscito a farlo. Mea culpa. Vedo che la cosa interessa cercheró di trovare un po´di tempo al piú presto. Marzio non sei molto lontano dalla realtá!

  5. maurizio rovati

    Chissà che imbarazzo il WWF, se poi la desertificazione continuasse così per qualche annetto…

  6. Gianluca Fusillo

    Per fortuna c’è stata “l’importante attivita’ effettuata di concerto fra la Regione Umbria e la Provincia di Perugia”….sono riusciti a far piovere!

    • Guido Botteri

      ma come avranno fatto ? Avranno chiamato qualche esperto della tribù dei Chirikawa, e avranno chiesto una consulenza su come fare la danza della pioggia ?
      Sinceramente, questo attribuirsi il merito che abbia piovuto, sembra anche a me paradossale…

  7. virgilio

    In questi ultimi giorni ai Tg Rai hanno riassunto la situazione climatica, da qualche giorno informano che negli USA la regione di New York è flagellata da freddo e neve mentre in California fa un caldo anomalo ed è, d’alcuni mesi, soffocata dalla siccità, in contemporanea qui l’Inghilterra sta passando uno degli inverni più freddi che da decenni si ricordi e in Asia la Cina (l’inquinatissima da emissioni industriali Cina) e il Giappone gelano come nei periodi più freddi da un secolo ad ora, mentre in Australia l’eccessivo innalzamento termico brucia campi e foreste…infine oggi ci hanno ricordato che in Italia, benché imperversi un maltempo piovoso pieno d’eventi estremi, la stagione è molto meno fredda del solito e la definiscono “un lungo autunno”. La mia riflessione è questa: nell’Est e nell’Ovest degli Usa (su nominati) la densità demografica e il tasso d’emissioni per combustibile fossile è suppergiù lo stesso…eppure pare si manifesti un tempo opposto, in Cina e Giappone sappiamo quale densità demografica alta abbiano e il grado d’industrializzazione, è vero che in Giappone sono attive numerose centrali nucleari ma comunque l’alto numero d’automobili e, non dimentichiamo, la sua quantità di navi e barche, una bella parte dell’economia nipponica è basata sull’attività marinara, assicura che vi si consumino sufficiente tot. di carburante fossile…mentre in Australia la popolazione è molto inferiore e rispetto alla sua vastità mi sembra che la sua attività industriale, in valore assoluto, non sia certo fra le prime del mondo eppure è in preda ad un inaspettato calore. Invece l’Inghilterra è senz’altro uno dei Paesi europei più industrializzati e con il consumo pro-capite, anche per riscaldamento, fra i più elevati…nel contempo l’Italia a causa della crisi economica sta riducendo l’impiego energetico, industrie e fabbriche stanno chiudendo, e anche quello per uso automobilistico non dovrebbe essere ai livelli dei decenni precedenti, ché più volte in questi due-tre anni ci dicono del calo del godimento di viaggi nei periodi di vacanze e ferie per la diminuita disponibilità finanziaria della popolazione; ora io m’aspetterei che laddove presumibilmente si verificano più emissioni di CO2, almeno che non mi sfugga qualche importante fattore, si presenti anche un clima più caldo invece, sempre ch’io non ignori qualche dato fondamentale, mi sembra che tali emissioni, da quanto sopra ho riportato, risultino alquanto non correlate alle osservate variazioni meteorologiche. O erro?

    • donato

      Il meccanismo d’azione della CO2, come gas serra, è un po’ diverso da quello da lei ipotizzato in quanto coinvolge lo scambio radiativo dell’intero pianeta e le conseguenze climatologiche sono mediate da una serie di eventi fisici particolarmente complessi che, partendo dal calore immagazzinato negli oceani, attraverso l’evaporazione umida ed i moti convettivi atmosferici, coinvolge l’intero pianeta attraverso una serie di feed-back e di forcing estremamente complessi e non ancora del tutto compresi. I mastodontici Modelli di Circolazione Globale (GCM) cercano di tener conto attraverso le equazioni fluido-dinamiche di Navier-Stokes ed equazioni termodinamiche altrettanto complesse, di tutte le grandezze in gioco, ma, purtroppo, non riescono a replicare che in modo grossolano il sistema.
      Quelli da lei citati sono accidenti meteorologici che poco hanno a che fare con eventi di rilevanza climatica e, a mio modesto avviso, poco o nulla influenzati dalla concentrazione (locale) di CO2 in atmosfera. La stasi delle temperature oggi registrata, per esempio, è un indice del fatto che non esiste una relazione di proporzionalità semplice tra concentrazione di CO2 e temperatura superficiale: se una relazione dovesse esistere sarebbe mediata da fenomeni fisici e chimici diversi da quelli fino ad ora individuati dai climatologi. Quali sono? Onestamente non lo so, nel mio piccolo cerco di capire e di orientarmi nella giungla sterminata di articoli scientifici che la rete ci offre. Mi creda, il sistema è molto, ma molto, più complesso di quello che possiamo credere e spiegazioni semplici, purtroppo, non esistono.
      Ciao, Donato.

    • virgilio

      Sì ma io son d’accordo con te (è meglio l’uso del pronome della seconda persona singolare se no pare che con la formalità voglia interporsi una barriera fra gli interlocutori) il fatto polemicamente da me puntualizzato è che tali eventi meteo nei mass-media, che poi son quelli che contano per la diffusione delle convinzioni fra cittadini comuni e attivisti politici, vengono di solito definiti, al contrario di come giustamente fai te, come rilevanti dal punto di vista climatico e a sostegno della tesi ufficiale AGW: altro che accidenti temporanei… Ed è per questo che quasi sempre quando informano d’un gelo inaspettato in qualche luogo s’affrettano subito a precisare che però c’è caldo torrido da un’altra parte (pure se tale parte si trova nell’emisfero sud dove non è inverno ma estate). Io come già accennai ritengo che il clima sia soggetto all’ “effetto farfalla” e sia influenzato da una sinergia di fattori che riguardano tutto l’insieme naturale, compresi i raggi cosmici, perciò son ben conscio che predizioni a medio e lungo periodo che paventino un letale aumento di calore oppure una fatale glaciazione, rientrano certamente nell’ambito delle ipotesi scientifiche ma non delle verità scientifiche. E comunque mi sembra che nel periodo terrestre denominato “carbonifero”, con flora rigogliosa e in cui comparvero i primi rettili (quindi una forma di vita più complessa di quelle precedenti) risulti che ci fosse una quantità d’anidride carbonica superiore all’attuale, o ricordo male? Ciao e grazie.

    • donato

      La terza persona perché, in passato, qualcuno si è sentito offeso dall’uso della seconda, quindi, nel dubbio….. 🙂 : dopo la tua precisazione non ci saranno più problemi.
      Tu scrivi:
      “E comunque mi sembra che nel periodo terrestre denominato “carbonifero”, con flora rigogliosa e in cui comparvero i primi rettili (quindi una forma di vita più complessa di quelle precedenti) risulti che ci fosse una quantità d’anidride carbonica superiore all’attuale, o ricordo male?”
      Ricordi bene, ma noi ci siamo evoluti in una situazione climatica diversa (abbiamo meccanismi di controllo della temperatura corporea che i rettili non hanno, come ben sai) per cui un ambiente come il carbonifero non ci sarebbe congeniale. 🙂
      Questo, comunque, è solo un inciso e non deve farci perdere di vista il nocciolo del problema: CO2 è un gas serra e, pertanto, è in grado di modulare la temperatura e, quindi, le condizioni climatiche terrestri, ma in che misura e con quali meccanismi? In altre parole qual è la sensibilità climatica del nostro pianeta: 4°C o più come paventano i sostenitori del CAGW o 1°C come sostengono altri? Io personalmente propendo per un valore compreso tra uno e due sulla base di alcuni studi tra i quali quelli del prof. Nicola Scafetta che ho avuto occasione di approfondire e condividere e come la pausa nell’incremento delle temperature globali sembrerebbe dimostrare.
      La discussione, però, è ancora in corso e per adesso non possiamo dare una risposta definitiva.
      Dietro questa definizione (sensibilità climatica), però, si celano tuta una serie di fenomeni che coinvolgono l’atmosfera, l’idrosfera, le superfici glaciali (marine e non), la biosfera e, non ultimo, il Sole e, soprattutto, le interazioni tra ognuno di questi elementi. Un guazzabuglio che gli studiosi cercano di comprendere attraverso i modelli più disparati: empirici, semi empirici, fisici e via cantando.
      Come vedi di carne a cuocere ne abbiamo messa parecchia. 🙂
      In merito agli aspetti della matematica del caos da te evocati mi trovi d’accordo, ma questo è un problema ancora più grosso di cui non ho la possibilità di parlare: impegni ineludibili mi chiamano altrove. 🙂
      Alla prossima. Ciao, Donato.

Rispondi a max pagano Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »