Salta al contenuto

Con il rischio di diventar noiosi

Da Nature Climate Change prima e da Science Daily poi: A causa del global warming la riduzione nella resa dei raccolti delle risorse alimentari primarie arriverà prima di quanto si pensasse. Quindi, chi l’avrebbe mai detto, sarà peggio del previsto.

Si tratta di uno studio messo a punto appositamente per la redazione del volume del Working Group II del 5° Report IPCC, la cui pubblicaizone è prevista per la fine di questo mese. In soldoni, anche un riscaldamento limitato e contenuto nei famosi 2°C, finirà per avere un impatto significativo, naturalmente in negativo, per i raccolti di riso, frumento e grano. E, quel che è peggio, è che non ce ne andrà bene una, perché l’impatto sarà negativo soprattutto per le aree con climi temperati e tropicali, arriverà circa verso il 2030 e sarà poi ancora più importante nella seconda metà di questo secolo. Inoltre, sebbene dai dati a disposizione non si possa scendere alla scala temporale annuale, l’estrema variabilità delle condizioni atmosferiche farà sì che ci saranno vincitori e vinti diversi diversi da anno a anno. Per meglio descrivere questo concetto gli autori hanno coniato un termine che per il tempo pazzo è fantastico: erratic, un colpo di genio. Ah, naturalmente, sempre tra vincitori e vinti, la resa dei raccolti sarà comunque negativa, qualora mai aveste sperato che potesse essere diversamente. A nulla varranno inoltre le contromisure che si potrà tentare di mettere in pratica. I ricercatori hanno tenuto conto anche di quello e hanno concluso che non ci sarà niente da fare.

Sin qui la preoccupante ma frizzante previsione. Ora la noia dei fatti, quelli accaduti in queste ultime decadi di ruggente global warming, di condizioni del tempo ‘erratiche’, di eventi estremi che impazzano da un capo all’atro del pianeta:

Idso-fig_8

Ci sono alcune cose che devono necessariamente essere ripetute, anche se non se ne può più.

Buona domenica 🙂

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

4 Comments

  1. Guido Botteri

    Chiedo scusa se il mio commento sia OT, ma avevo visto una domanda sul CERN e sull’esperimento CLOUD, a cui avrei voluto rispondere, ma non ho potuto per miei impegni.
    Ora non trovo più quel commento con la domanda, e quindi rispondo qui, scusandomi per il ritardo.
    Dunque, il CERN, nel suo rapporto annuale, a proposito di quel esperiemnto, ha scritto:
    “Also at the PS, the CLOUD experiment has completed its third year of operation. It is investigating how aerosols affect cloud formation, and whether they are influenced by galactic cosmic rays. The experiment has now studied a range of atmospheric vapours that are capable of condensing to form new aerosol particles — which may in turn grow large enough to seed cloud drops — and has measured the effects of ionizing particles on these processes. Work is under way to include the interactions of ions and aerosols with haze and clouds — processes that have never before been studied under controlled atmospheric conditions in a laboratory.”
    Dunque, l’esperimento è ancora in corso, come potete verificare, “Work is under way”

  2. donato

    Fermi tutti! Contrordine, compagni, abbiamo sbagliato tutto!
    Noi ci preoccupiamo della produzione di cibo? Noi ci preoccupiamo dei picchi delle varie materie prime? Noi ci preoccupiamo dei famosi 2°C di aumento delle temperature globali nel 2100?
    Tutte preoccupazioni inutili in quanto E’ PEGGIO, MA MOLTO PEGGIO, PROPRIO MOLTO, BADATE BENE, DI QUANTO PENSASSIMO: la civiltà umana è sulla via del tramonto e, tempo 15/20 anni, non se ne avrà più notizia: parola di, niente po’ po’ di meno che della NASA sulla base, ovviamente, 🙂 di alcuni scenari elaborati sulla base di modelli matematici molto complessi (sic!)
    http://ambiente.tiscali.it/articoli/14/03/civilta-umana-collasso-studio-nasa.html?AMBIENTE
    Nel post ci sono tutti i link ai lavori originali ed alle comunicazioni stampa.
    Ovviamente il post è un po’ strillato perché nei lavori originali le posizioni sono molto più sfumate, ma la vicenda è emblematica, secondo me, dei contorsionismi mentali che attanagliano certi ricercatori.
    Secondo un primo scenario, infatti, il collasso della civiltà umana dovrebbe iniziare non prima di 750 anni e concludersi entro un paio di centinaia d’anni (the end tra mille anni circa 🙂 ); secondo lo scenario peggiore il tutto, però, dovrebbe concludersi entro 200/300 anni. Secondo la stampa (The Guardian et al.), invece, stando alle dichiarazioni degli autori della ricerca, la fine potrebbe essere questione di pochi decenni!
    Dico io, possibile che esistono “menti” (pagate dal contribuente, USA in questo caso, ma è lo stesso 🙂 ) che si illudono di prevedere ciò che capiterà a 300/1000 anni da oggi? Se non siamo riusciti, con i nostri infallibili modelli matematici, a prevedere la crisi innescata dai sub-prime, possiamo immaginare di elaborare modelli che elaborano situazioni che si verificheranno tra secoli? E, infine, possibile che per farsi notare la si spari così grossa da prevedere il collasso della civiltà umana di qui a pochi decenni (con il rischio di essere scornati ed additati al pubblico ludibrio 🙂 )?
    Mah! Poi ci si lamenta che la gente non prende sul serio gli scienziati!
    Ciao, Donato.

    • Siamo nel medioevo Donato, versione 2.0.
      gg

  3. Luigi Mariani

    Caro Guido, penso anch’io che statistiche che indicano un incremento delle rese globali e pro-capite delle quattro principali colture (frumento, mais, riso e soia) che si mantiene da decine di anni vogliano pur dire qualcosa.
    Credo anche che esista un modo infallibile per fare avverare le previsioni di Ipcc che citi ed è quello di bloccare l’innovazione in agricoltura nei settori della genetica e delle tecniche colturali. Ciò in quanto gli incrementi di resa degli ultimi decenni sono frutto di tecnologia nella genetica (OGM inclusi) e nelle tecniche colturali (fitofarmaci, concimi di sintesi, sistemi d’irrigazione meccanizzazione, ecc.). Sarei curioso di sapere se nelle previsioni IPCC sia stata considerata la vocazione all’innovazione da sempre propria del settore agricolo o se addirittura si sia inclusa la deriva antitecnologica in agricoltura che è oggi fatta propria da tantissima cultura urbana mainstream (a partire dal principe Carlo d’Inghilterra e dai coniugi Obama, per non citare gli italiani…).

Rispondi a Luigi Mariani Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »