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Il Sole, i vulcani e le temperature del mare

Sarà il sole a scaldare il mare quest’anno, e non saranno i vulcani a raffreddarlo, a Dio piacendo e geologia permettendo. Però pare che proprio il sole e l’attività vulcanica nel suo complesso abbiano giocato un ruolo importante, ove non determinante, per le temperature superficiali dell’Oceano Atlantico degli ultimi secoli. Lo dice un gruppo di ricercatori che ha appena pubblicato uno studio su Nature Communication:

Evidence for external forcing of the Atlantic Multidecadal Oscillation since termination of the Little Ice Age

La ricerca è liberamente disponibile e inoltre su Science Daily c’è un articolo che ne approfondisce i contenuti.

Si tratta di un lavoro di collezione di dati osservati direttamente e di dati vicari con i quali è stato ricostruito l’andamento dell’indice AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation), ovvero quelle variazioni in positivo e in negativo con periodo circa trentennale delle temperature superficiali dell’Atlantico. Con un trattamento statistico piuttosto pesante, i dati sono stati poi messi in relazione con l’attività solare, ovvero con la componente UV della radiazione solare derivata dal numero delle macchie solari e cioè dal ciclo undecennale del sole, e con l’attività vulcanica. La prima, attraverso un meccanismo piuttosto complesso che passa per il tramite della relazione stratosfera-troposfera dovrebbe incidere sull’AMOC, cioè sulla componente meridionale della circolazione delle correnti atlantiche esercitando un forcing positivo, cioè di riscaldamento con un ritardo tra la causa e l’effetto di circa 5 anni. I vulcani, per parte loro, dovrebbero invece avere effetti raffreddanti più immediati, connessi con la dispersione in atmosfera di particolato solido che scherma la radiazione solare e favorisce il raffreddamento.

ncomms4323-f4
Figure 4: Spatial relationship between external forcings and instrumental North Atlantic SSTs.

Ora, come gli stessi autori documentano nel loro paper, la forte correlazione (che non è una relazione causale a meno che non si prendano per assunto i meccanismi suindicati) che sussiste tra le dinamiche dell’AMO e quelle dell’attività solar e vulcanica, crolla in modo significativo e improvviso andando indietro nel tempo fino agli anni in cui è terminata la Piccola Età Glaciale, quasi a significare che altri o i medesimi forcing più che contribuire alle oscillazioni dell’AMO abbiano avuto un impatto tale a scala ben più ampia della sola pur vasta area occupata dall’Oceano Atlantico, da rendere illeggibili nei dati i loro effetti.

ncomms4323-f1
Figure 1: Past AMO variability and changes in solar and volcanic forcing.

Questo lavoro, pur interessante, presenta però più punti di debolezza che di forza. Certo, la correlazione con le ‘forzanti esterne’ sole e vulcani, come le definiscono gli autori, è certamente molto elevata per il periodo post-PEG, ma la sua brusca diminuzione, pur non casuale, mina non poco la possibilità che possa sussistere una relazione causale diretta. Relazione alla quale inoltre nello studio si accenna appena, limitandosi ad una breve descrizione degli effetti della radiazione ultravioletta sull’ozono stratosferico e quindi sulla circolazione in alta atmosfera che poi si ripercuote nello strato atmosferico inferiore. Di lì alle temperature del mare ed alla regolarità delle oscillazioni dell’AMO c’è parecchia strada da fare.

Ad ogni buon conto, come succede purtroppo raramente, il paper è open source, per cui, non mi resta che augurarvi buona lettura!

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Published inAttualità

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