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Quando l’ozono viene dall’alto

Nell’immaginario collettivo l’ozono è quasi semrpe associato all’omonimo buco, ossia a quella zona della stratosfera polare meridionale dove lo strato di ozono che scherma la radiazione ultravioletta su tutto il pianeta si assottiglia fin quasi a scomparire del tutto durante l’inverno. Ne consegue che l’ozono è più o meno per tutti un gas ‘buono’.

L’ozono è però un gas altamente nocivo ma, per nostra fortuna, negli strati più bassi dell’atmosfera, in particolare in quello a contatto con la superficie è quasi sempre in concentrazioni molto basse. L’ozono è però anche prodotto da reazioni chimiche di chiara origine antropica per cui nella bassa atmosfera è di fatto una sostanza inquinante soggetta a monitoraggio e regolamentazione.

Qualche giorno fa la NASA ha pubblicato un video molto interessante in cui si mostra la simulazione modellistica di quanto accaduto il 6 aprile scorso nei cieli degli Stati Uniti centrali. Dopo aver rilevato al suolo concentrazioni di ozono molto alte, la cui eventuale origine antropica potrebbe essere oggetto di attenzione da parte dell’EPA (Agenzia federale per la Protezione dell’Ambiente), si è posto infatti il problema di definire se quelle alte concentrazioni di ozono potrebbero essere attribuite ad una intrusione di aria stratosferica nello strato atm0sferico inferiore, la tropopausa, e quindi avere origini naturali, oppure essere imputabili ad altro.

Il tracciante di una eventuale “iniezione” di ozono dall’alta atmosfera verso la superficie, potrebbe essere identificato – e nel video della NASA qui sopra questa sembra essere la spiegazione – in una folding della tropopausa, ossia in una discesa di aria stratosferica verso lo strato inferiore all’interno di una circolazione ciclonica. Tuttavia nel video e nell’articolo che ne ha accompagnato la pubblicazione si parla dello Stato del Colorado, un’area che il 6 aprile scorso è stata interessata dal passaggio di una saccatura, comunque non particolarmente profonda o accentuata (fonte).

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Va detto però che il tracciante delle “dry intrusion” è la vorticità potenziale, per la quale non sono riuscito a trovare una rappresentazione risalente al 6 aprile. Né ho potuto recuperare immagini da satellite nella risoluzione che aiuta a identificare le masse d’aria, altro strumento molto utile in questi casi.

A parte la resa spettacolare del video, quindi, si dovrà attendere che vengano compiute le analisi di dettaglio dell’evento per capirne la dinamica. Per chi volesse approfondire l’argomento delle intrusioni di aria stratosferica, che figurano tra le dinamiche di scambio stratosfera/troposfera più significative ai fini ad esempio della previsione di eventi convettivi molto intensi, segnalo una presentazione molto interessante scovata sempre tra le pagine della NASA (click qui sotto per scaricarla).

Download Tropopause Folding – ppt 7mb

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Published inAttualità

Un commento

  1. Si consiglia la lettura di una

    Monografia
    Descrizione Il buco d’ozono: catastrofe o speculazione? / Giorgio Prinzi, Antonio Gaspari
    Roma : SEDIC, stampa 1992
    191 p. ; 17 cm.
    Codice SBN CFI0253806

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