Salta al contenuto

Ma se tutto cambia, perché non dovrebbe cambiare il clima?

La domanda è retorica, perché in effetti il clima cambia eccome, praticamente da sempre. L’obiezione degli ultimi decenni, semmai, è se questo benedetto clima cambi male per causa nostra. Il mondo evoluto, ammesso che questo significhi qualcosa, già parecchi anni fa ha deciso che in base ad un male interpretato principio di precauzione il rischio non sia affrontabile. Vanno poste in essere delle azioni che, vada come vada, almeno sollevino il genere umano dall’eventuale responsabilità di un concorso di colpa.

E così, ormai sette anni fa, è giunta l’intesa europea del 20-20-20, accordo denso di nobili obbiettivi, definito da chi lo ratificò per il nostro Paese un accordo di grandissimo respiro, ma decisamente povero di realismo. In quella sede, tra le altre cose, si decise che entro il 2020 il 20% dell’energia primaria dovesse provenire da fonti rinnovabili o risorse ad esse assimilate. Il percorso attraverso cui ogni paese avrebbe dovuto arrivarci sarebbe stato abbastanza libero, con l’unico vincolo di un 10% almeno di energia derivata da biocombustibili. All’epoca, tanto per cambiare, pare fossimo in grande ritardo. Un breve estratto dall’articolo linkato:

Il ritardo italiano. Per quanto riguarda l’Italia, che parte con un grosso ritardo dopo anni di scarsa attenzione al problema, “bisogna veramente cambiare la struttura produttiva del settore energetico italiano” ha spiegato il presidente del Consiglio Romano Prodi, precisando che si tratta di “un impegno di grandissimo respiro, non è una cosa da poco”.

Si diceva di condivisione di scopi ma di libertà di azione. Nella libertà, si sa, alberga la fantasia, ma alla fine hanno optato tutti per la stessa soluzione. Una bella crisi economica con annessa contrazione dei consumi e quindi delle attività produttive a cui sommare, per legge, un costo sempre maggiore dell’energia. Una ricetta infallibile, che infatti ha funzionato perfettamente. Va da se’ che in tutto questo, l’unica cosa che proprio non avrebbe avuto senso fare, pena essere messi alla gogna dai solerti partner europei, era tentare la strada di un aumento della produzione e impiego delle fonti fossili. Infatti non l’abbiamo fatto. Anche in questo però ci ha aiutato parecchio la buona sorte, rappresentata nella fattispecie dalla tipica abitudine che ci contraddistingue a dire no a qualunque cosa. No al petrolio, no al nucleare etc etc.

Ma, dicevamo, tutto cambia. Ecco come appena ieri l’altro, l’accordo di grandissimo respiro ha cambiato pelle. E così Il Messaggero ha pubblicato:

Prodi: «Quel mare di petrolio che giace sotto l’Italia: possiamo raddoppiare la produzione di idrocarburi»

Fossimo stati negli USA avremmo potuto scrivere “drill baby drill“, perché si tratta di una vera e propria esortazione ad abbandonare l’errata interpretazione del principio di precauzione e provare  sfruttare le risorse di cui sarebbe in qualche modo ricco il nostro territorio. Altro breve estratto (neretto mio):

Abbiamo deciso di essere fuori dal nucleare, stiamo gettando una quantità di risorse non certo aumentabili nelle energie rinnovabili e siamo tuttavia lontani dalla sufficienza energetica. Cerchiamo perciò di utilizzare in fretta gli strumenti che abbiamo. L’Italia non è povera di petrolio e di metano, ma assurdamente, preferisce importarli piuttosto che aumentare la produzione interna. Nell’ultimo decennio abbiamo pagato all’estero 500 miliardi di euro per procurarci la necessaria energia. Un lusso che non possiamo più permetterci.

L’articolo è decisamente condivisibile. Ma c’è qualcosa che mi sfugge. Qualora volessimo e potessimo farlo, dovremmo interrompere il famoso grandissimo respiro turandoci il naso?

________________________________

Disclaimer: spero che a nessuno venga in mente di trasformare la discussione in un’arena, il colore dei polmoni è del tutto indifferente, la storia più o meno recente è al riguardo piuttosto chiara.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

30 Comments

  1. Rinaldo Sorgenti

    Chissà perchè quando si parla di questi argomenti subito si paventino drammi e tragedie immani (es. un’eventuale ondata oleosa nella laguna veneta – Angrea G. – 20.05.2014 -Hr. 13.50).

    E’ evidente che l’estrazione nei nostri mari avverrebbe con cautele e tecnologie che consentirebbero di evitare tali situazioni e quindi è davvero fuorviante evocare situazioni estreme. D’altra parte, coloro i quali demonizzano queste attività sul territorio italiano, hanno provveduto ad abbandonare l’uso di tali combustibili e degli strumenti: autom noto, ecc. che inevitabilmente necessitano di idrocarburi per essere utilizzati?
    Suvvia, sarà meglio sviluppare tali attività a casa nostra, valorizzando le ns. risorse e creando importanti opportunità di lavoro a casa nostra, oppure meglio che si facciano lontano (così mettiamo la coscienza in pace?

  2. Andrea G.

    Gentile Botteri (stai paragonando mele con pere), gentile Crescentini e gentile Rovati sto soltanto dicendo che non vorrei avere ragione.
    E sottolineo nuovamente che l’intervento dell’ineffabile Don Prodi mi puzza parecchio.

    • Guido Botteri

      Gentile Andrea G., vuoi essere così cortese da spiegarmi perché la gente fugga da Paesi in armonia con la natura (dove però l’aspettativa di vita è la metà della nostra) e voglia trasferirsi nei nostri Paesi industrializzati, avvelenati, inquinati, cancerogeni, dove però, appunto l’aspettativa di vita è il doppio ?
      Non sarà che lo sporco (veleni, inquinamento, tumori, ecc.) sia, sì, un male da combattere, ma che sia ancora più importante preservare il bambino (industrie, progresso, sviluppo) ?
      Vorrei che mi rispondessi su questo, senza deviare il discorso, per favore.
      Te ne sarei veramente grato, perché di solito le persone, quando si accorgono di avere torto, cambiano discorso o tacciono. Evidentemente hanno letto Schopenhauer (“L’Arte di avere ragione”).

    • maurizio rovati

      Beh, potrebbe essere uno Shopenhauer riveduto e corretto in salsa precauzional-notav.
      Il titolo suonerebbe più o meno così: “L’arte di non vorrei avere ragione”…

    • Andrea G.

      Gentile Rovati precauzional-notav sarai tu. Io sono tutto tranne che un precauzional e un notav.
      Non dovresti decontestualizzare il discorso “petrolio in Adriatico”. Io sto solo parlando di una cosa che, detta dall’ineffabile Prodi, mi puzza parecchio. E su questo mi sembra che Luca Fava abbia espresso dei concetti piuttosto chiari.
      Gentile Botteri parlando di mele e pere io non devio il discorso, ti faccio solo notare che produrre petrolio non significa necessariamente avere diritti, libertà, progresso e ricchezza generalizzata.
      Non confondere diritti e libertà con produzione di petrolio. Diritti, libertà e benessere generalizzato
      si hanno con la produzione di ricchezze (materiali e culturali). Non mi risulta che tantissimi paesi ricchi, democratici e liberi siano produttori di petrolio eppure sono ricchissimi e liberi.
      La Germania produce petrolio? La Svizzera? L’Austria? Il Belgio? La Finlandia? Lo usano e basta, mentre noi già ne estraiamo il 7% del nostro fabbisogno.
      E ti faccio la stessa osservazione fatta a Rovati, non decontestualizzare. Io sto parlando di ulteriore petrolio in Adriatico e ritengo che il gioco non valga la candela. Punto.

    • Guido Botteri

      Una volta i carabinieri erano (a torto) presi di mira dalle barzellette. A me dispiace, perché troverei altri ben più meritevoli di tale trattamento, ma la barzelletta è troppo simpatica per far questione, mi perdonino i carabinieri, a cui esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà.
      Dunque, un maresciallo manda un appuntato a fargli delle commissioni:
      “ecco qua, queste sono 50 lire per il giornale, e queste sono 50 lire per il caffè. E torna presto”
      L’appuntato torna dopo un po’, con la faccia smarrita e chiede timidamente
      “Maresciallo… scusate, non mi ricordo più quali sono le 50 lire per il giornale, e quali quelle per il caffè…” 😀
      Ecco, senza offesa, ma la tua obiezione mi sembra dello stesso tipo… quali sono i soldi che producono diritti, e quali quelli che non li producono…
      Hai citato Stati che hanno economie solide… non ho inteso dire che solo i soldi che escono dal petrolio creino diritti…
      ho detto una cosa diversa,
      forse non sono stato chiaro, e ne chiedo scusa,
      non ho detto che i diritti siano una consequenza diretta e automatica del petrolio… e nemmeno della ricchezza;
      lo sfruttamento del petrolio crea condizioni di maggiore ricchezza,
      qualsiasi fonte di ricchezza è la stessa cosa,
      non facciamo come l’appuntato…
      i diritti nascono per altri motivi, ma per essere concreti hanno bisogno di un’economia che li possa mantenere e rendere concreti.
      Che poi questi soldi vengano dal giornale o dal caffè, non cambia nulla,
      L’importante è che ci siano soldi per rendere concreti i diritti;
      e in Italia ci sono sempre meno soldi,
      e, di conseguenza, sempre meno diritti.
      Lo sfruttamento dei giacimenti costituirebbe l’occasione per un rilancio economico che garantirebbe anche più diritti.
      Un ultimo esempio, quando da piccolo vedevo quelle belle pannocchie lesse, che mi facevano venire l’aquolina in bocca, avevo diritto di mangiarle ?
      No, perché il diritto si acquisisce pagando una cifra che allora io non avevo. Se avessi avuto qualche soldo, avrei potuto esercitare il mio diritto di acquisto e quindi il successivo, conseguenziale diritto di sbafamento in santa pace.
      Che si voglia o non si voglia, molti diritti ci concretizzano quando si ha la forza economica per farlo.
      Sono stato più chiaro adesso ?
      Lo spero.

    • Maurizio Rovati

      Permalosetto…

    • Guido Botteri

      Mai rispondere alle domande scomode, no ? (^^^)
      Ho chiesto perché la gente fugge dai Paesi poveri (dove ci sono poche industrie) e cerca lavoro nei Paesi ricchi (pieni pieni di quelle industrie che, secondo taluni, toglierebbero il lavoro alla gente…).
      Posso avere una cortese risposta su questo punto ?

    • Andrea G.

      Non è una domanda scomoda, ha semplicemente una risposta ovvia.

    • Mario (real, ... )

      Talmente ovvia … che dopo una settimana di post non ti riesce di scriverla 😉

    • Guido Botteri

      Se è ovvia, perché non la dà esplicitamente ? Perchè dà ragione alla mia tesi ?

  3. Luca Fava

    PETROLIO E DIRITTI.
    Il petrolio non è né un male assoluto né un bene assoluto. Tra i grandi paesi produttori di petrolio ci sono la Nigeria e la Norvegia, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Il petrolio può essere una benedizione o una maledizione… dipende da cosa i politici decidono di fare con i soldi ricavati dal petrolio. per quel che riguarda l’Adriatico dal punto di vista geologico, purtroppo il lato italiano è già stato estensivamente esplorato. Non credo ci sia rimasto molto da trovare. Discorso diverso per il lato orientale. Ecco il perché dell’iniziativa del governo croato a cui, detto per inciso, le preoccupazioni dei no-triv, no-tav, no-spic, no-span italiani fanno un baffo.

    • Luca Fava

      Mi scuso in anticipo se il mio discorso suonerà un po’ pedante, ma da geologo che lavora nel mondo del petrolio, sono un po’ stufo di sentire parlare di queste cose a vanvera.
      Notizie di conferma dell’esistenza di giacimenti di petrolio non ce ne possono essere fino a che non si fa un pozzo che scopre quel giacimento. Questo per la precisione. La ministra Guidi, poi, non è proprio una persona molto informata (mi piacerebbe sapere chi sono i suoi consulenti) visto che ha affermato che l’Italia ha risorse di shale gas, cosa del tutto priva di fondamento.
      Per tornare all’Adriatico: in acque territoriali italiane l’Adriatico è un bacino maturo come si dice nel gergo dei petrolieri. Questo significa che è già stato estesamente esplorato. i risultati di questa esplorazione sono i tanti giacimenti di gas biogenico nella parte nord dell’Adriatico e alcuni piccoli giacimenti a Olio di scarsa qualità (heavy oil) nella zona centrale e meridionale. Non rimane molto da scoprire. Il settore ex-Jugoslavo è cosa diversa. La Croazia ha sicuramente molto gas biogenico da scoprire. dato che il bacino dell’Adriatico è asimmetrico (i geologi mi scuseranno se sto semplificando per farmi capire anche dai non addetti ai lavori), le condizioni geologiche sul lato orientale sono diverse e in Croazia, ma specialmente in Montenegro e Albania è possibile che ci siano riserve ad olio interessanti (ma tutte da provare). Ultimamente l’interesse si è ravvivato perché una compagnia inglese (Spectrum) ha effettuato una campagna di acquisizione di dati sismici su mandato dei paesi menzionati precedentemente. Il lavoro di interpretazione fatto dalla stessa compagnia sembra supportare un certo ottimismo. Io non ho visto i dati e quindi non posso giudicare. Spectrum ha tutto l’interesse a vendere i dati e quindi ovviamente sta propagandando la prospettività della zona. Molto Oil Companies sembra siano interessate e stanno visionando i dati. Chi vivrà vedrà: mi sembra prematuro parlare di nuova Norvegia.

    • Guido Botteri

      Ti ringrazio, Luca, per le precisazioni, anche perché le mie fonti sono indirette, e davano per certe quello che, come precisi tu, certo evidentemente non è.
      Ne prendo atto.

  4. Uberto Crescenti

    Non sono d’accordo con le preoccupazioni di Andrea G. sui pericoli paventati per il mare Adriatico a seguito di ricerche ed estrazioni di idrocarburi; non hanno. le preoccupazioni, nessun dato scientifico a sostegno. Desidero ricordare che in Italia, alla data del giugno 2012, sono stati perforati 7.137 pozzi per ricerca di idrocarburi, di cui 5.435 a terra e 1698 un mare. Di questi pozzi sono produttivi 576 a terra e 370 a mare. Tutta questa attività non ha prodotto nessun guasto ambientale. I timori di Andrea sono pertanto non condivisibili. I paventati danni al turismo sostenuti dalle associazioni ambientaliste non hanno ragione di essere, come dimostrano i giacimenti in sfruttamento da anni al largo delle coste romagnole, dove l’industria turistica estiva va sempre molto bene.

    • Andrea G.

      Gentile Crescentini, quella che fotografi è la situazione attuale, tutto lindo e perfetto.
      Era così anche il Golfo del Messico nel 1979 prima della Ixtoc, era cosi anche il Golfo dell’Alaska nel 1989 prima della Exxon Valdes. Vogliamo tornare al Golfo del Messico nel 2010 con la Deepwater Horizon?
      E stiamo parlando di batimetrie, correnti e coste moooolto diverse da quella pozzanghera fangosa che è l’Adriatico…

    • maurizio rovati

      La pozzanghera fangosa ha un volume pari a 33000 kmc.
      Lo sversamento Deepwater Horizon ( il maggiore della storia) ammonta a 780000 mc.
      Il rapporto è di 1 a 42.3 milioni.
      Se la frazione oleosa leggera non volatile si spandesse uniformemente sulla superficie avrebbe uno spessore inferiore al micron.

      Certo di danni ne farebbe parecchi e ancora maggiori ne avremmo per effetto dell’amplificazione mediatica e politica (da 10 a 100 volte la realtà) e per la caccia ai risarcimenti. Ma non è nemmeno automatico che debba per forza succedere un disastro, tanto più che probabilmente delle trivellazioni non si occuperà la BP che finanziava i verdoni e faceva tanto greeeeeen washing, ma poi risparmiava sulla sicurezza…

  5. Mario

    Petrolio finché serve, poi “fusione nucleare”, secondo me.
    Saluti a tutti
    🙂

  6. Not In My Back Sea

    e continuiamo a farci del male. Se gli italiani ci fossero stati all’epoca della fondazione di Venezia, la laguna sarebbe ancora intonsa.

  7. donato

    Solo gli stupidi non cambiano mai idea: sono felice che il prof. R. Prodi abbia rivisto la sua posizione e si sia reso conto della precipitazione e della scarsa saggezza di alcune scelte fatte dall’UE.
    Per il resto chi non può non desiderare un mare pulito, aria tersa ed ambiente in perfetta salute? Secondo me, però, senza rinunciare a tutto questo, dobbiamo procedere con calma e puntare alla sostituzione degli idrocarburi con fonti più pulite prendendoci tutto il tempo necessario a far maturare le tecnologie alternative. Procedendo come abbiamo fatto (e stiamo facendo) non facciamo altro che procurarci dei danni: disoccupazione, de-industrializzazione, fuga di cervelli, riduzione dei diritti (come giustamente scrive G. Botteri) e via cantando.
    Aggiungo che senza soldi non si cantano messe: tradotto significa che in momenti di crisi come quello attuale, uno dei primi tagli ad essere fatti riguarda gli investimenti in ricerca. E, così facendo, si instaura un meccanismo perverso che porta al blocco dell’evoluzione tecnologica ed alla decadenza della società perché, volenti o nolenti, una società che non cresce inevitabilmente decadrà (personalmente, ma è solo una mia opinione, non credo “all’equilibrio stazionario” delle società umane). E quando una civiltà imbocca il ramo discendente della sua parabola non sappiamo dove questa discesa (leggi decrescita) ci possa portare.
    Nel frattempo continuiamo, in modo masochistico, a farci del male in nome di quel maledetto consenso che, ogni anno, per alcuni mesi paralizza i nostri decisori politici impedendo loro di fare i passi necessari a portarci fuori dalle secche della recessione e della crisi economico-sociale ( vedi il processo delle riforme rinviato a dopo le elezioni europee).
    E mi fermo altrimenti vado OT in un campo in cui il nostro “padrone di casa” preferisce che non ci si addentri 🙂 🙂 .
    Ciao, Donato.

  8. Andrea G.

    Purtroppo anche questa volta non sono d’accordo con Prodi.
    Uno sfruttamento massivo di giacimenti petroliferi in Adriatico potrebbe avere conseguenze tragiche sugli ecosistemi e sul turismo, sia in Italia che, ovviamente, in Croazia.
    L’Adriatico non è il mare del Nord o il Golfo del Messico, per la conformazione stessa del bacino, delle correnti marine e della batimetria, anche un “minimo” ed accidentale sversamento di petrolio potrebbe portare alla morte di numerosissime specie animali e di innumerevoli attività economiche che dal mare e dalle coste traggono l’unica fonte di reddito.
    Vi immaginate Venezia e la sua laguna raggiunte da una marea nera?
    Il gioco vale la candela?

    • Guido Botteri

      se non lo facciamo “anche” noi, lo faranno i nostri vicini
      quindi avremo “tutti” i pericoli che temi,
      forse anche di più,
      senza nessun vantaggio.
      Il petrolio è in comune,
      se lo estraggono loro, estraggono anche il nostro,
      e noi resteremo in questa crisi che sta riducendo sempre di più i nostri diritti
      (hai notato che le crisi affondano i diritti ? No ? Io sì, anche per esperienze personali, mie e dei miei amici e conoscenti).
      Però il benessere se lo terranno tutto per loro.
      Vuoi la fame, la disoccupazione, l’azzeramento dei diritti e delle conquiste fin qui fatte ?
      La tua idea porta a questo, sappilo.
      Secondo me.

    • Filippo Turturici

      Non per fare l’antipatico, ma a Venezia c’e’ gia’ Porto Marghera con il suo Petrolchimico, e soprattutto il Canale dei Petroli che la’ conduce le petroliere attraverso il cuore della Laguna…
      I rischi ci sono e sempre ci saranno, ma visto che viviamo in una societa’ largamente basata sugli idrocarburi (che, a dispetto dei “piccopetroliferi”, vivra’ ancora a lungo, tra scisti ed idrogenazione del carbone) e che non possiamo permetterci di vivere un regresso tecnologico ed economico tutta’altro che “felice” (se non per chi lo vive a spese altrui), sarebbe quasi suicida non cogliere l’opportunita’ di ridurre la dipendenza energetica dall’estero, specie in tempi di profonda crisi economica e sociale del paese.

    • Andrea G.

      Ribadisco e chiarisco meglio: ne noi ne loro.
      Secondo me il mare Adriatico, per sua natura, è estremamente vulnerabile e con lui, ovviamente, tutte le popolazioni rivierasche (e non solo).
      Ho notevoli dubbi che il petrolio adriatico possa portare ricchezze generalizzate e diritti e libertà in più.
      La mia idea del futuro coincide molto probabilmente con quella di Botteri e Turturici, escluso l’Adriatico.
      Per quanto riguarda Venezia e Porto Marghera…mi sembra il ragionamento di chi butta il sacchetto della spazzatura fuori dal cassonetto “tanto è già tutto sporco”.
      Non è che devo aggiungere danno al danno ma devo cercare di eliminare anche i danni esistenti, vedi le navi da crociera davanti a San Marco.
      Inoltre, e la butto li, l’intervento di Prodi mi puzza un po’…

    • Guido Botteri

      No, Andrea, non ci siamo. Siamo un Paese che per puro autolesionismo (probabilmente foraggiato da chi all’estero ha interesse a togliersi di mezzo un concorrente ingenuo) stiamo distruggendo la nostra economia.
      Tu forse non ti sei accorto che più siamo in crisi, più si perdono diritti.
      Forse questo non ti è abbastanza chiaro, ma io che ho lavorato davvero, e che ho vissuto queste cose e le ho viste con i miei occhi, ho visto i diritti aumentare quando le vacche erano grasse, e li vedo sparire ora che son magre.
      Ho ben chiaro che i diritti sono un’invenzione umana, e non esistono in natura. E come invenzione non naturale, si reggono finché hanno una copertura finanziaria.
      Una persona disabile ha diritto a certe cure ? Sì, e perché ? Perché degli uomini hanno fatto delle leggi che stabiliscono quel diritto, e hanno stabilito delle coperture finanziarie che rendono reale e concreto quel diritto.
      Così, verso la fine dell’anno, il disabile ha diritto (teorico) ma in pratica gli viene negato perché “non ci sono soldi”. Informati, perché questa è la realtà.
      E come per il disabile, così vale per qualsiasi altro diritto.
      Diritto allo studio ? Libri gratis ? Vai dal libraio e ti dice che se vuoi il libro (che ti spetta) devi pagarlo, perché “il Comune non ci paga da anni”.
      E così è per tutto, i diritti esistono se e in quanto c’è un’economia sana e florida.
      Se non ci sono soldi decadono tutti i diritti.
      Questa è la realtà, al di là delle chiacchiere.
      Quindi, impedire una crescita economica vuol dire annullare i diritti. Fattene una ragione.
      Io te l’ho dimostrato.
      Hai scritto: “né noi, né loro”… ok, incomincia da loro, allora.
      No, loro non sono stupidi come lo siamo noi. Siamo un popolo di gente che si beve qualsiasi campagna tesa ad impaurire la gente, qualsiasi bufala.
      E a forza di perdere occasioni di benessere (che portano con sé una vita più lunga e maggiori diritti) perderemo tutto quello che avevamo conquistato con il sudore e la nostra creatività.
      Informati sulla aspettativa di vita dei Paesi dove ci sono industrie, veleni, tumori, inquinamenti… e ti accorgerai che è il doppio dei Paesi dove tutto questo non c’è…
      e ti accorgerai di come siano minimi i diritti in quei Paesi dove si vive “in armonia con la natura”.
      Io l’ho spiegato, ma repetita juvant. Sarò breve.
      L’industria (e in questo caso quella estrattiva) è come un bambino sporco.
      Se dicessi che lo sporco è cosa buona direi una falsità. lo sporco è un male (minore) e lo combattiamo, giustamente.
      Ma se, per paura isterica dello sporco, buttassimo il bambino, faremmo una cosa pazzesca.
      Questa è dunque la mia idea. Salvare assolutamente il bambino-benessere, cercando di limitare per quel che si può i danni dello sporco.
      Secondo me.

    • Andrea G.

      Gentile Botteri grazie per avermi aperto gli occhi…
      Quando parli di informarmi sull’aspettativa di vita dei Paesi ti riferivi per caso a chi vive nelle zone limitrofe a Porto Marghera oppure a Taranto oppure oppure alle mie Portovesme e Sarroch?
      Per quanto riguarda i diritti potrei anche essere d’accordo ma non mi sembra che in molti paesi estrattori di petrolio, tranne gli USA, le popolazioni abbiano diritti e libertà anche solo paragonabili ai nostri/e. E non ci siamo certo arrivati estraendo petrolio in Adriatico.

    • Guido Botteri

      Andrea, visto che fai sarcasmo, ti metto il link dove puoi verificare a chi mi riferisco
      http://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_aspettativa_di_vita
      faresti bene a studiarlo con cura.
      I diritti non sono automatici, naturalmente. E in certi Paesi la situazione è più complicata, anche per ragioni storiche e religiose.
      Ma una condizione economica “favorisce” i diritti. Per esempio, mi risulta che ci siano Paesi del Golfo, non particolarmente noti per diritti e libertà, dove la popolazione non paga le tasse… anche questa è una concessione verso il popolo, che è possibile solo grazie ad una economia fin troppo florida.
      Viceversa nei Paesi molto poveri le condizioni del popolo sono assai dure, purtroppo.
      Sarà un caso che la gente scappi proprio da Paesi poveri per andare a cercare rifugio e lavoro nei Paesi ricchi, industriali, avvelenati, inquinati, cancerogeni e quel che vuoi tu ?
      Sarà un caso, secondo te, o ti risulta che la gente scappi dalla Germania per rifugiarsi nella natura vergine e “naturale” (mi sia concesso) della Zambia o del Mozambico ?

  9. Ichnusa

    Ma in fondo, di che vi lamentate voi Italiani ?
    Qui in Sardegna abbiamo da poco abbandonato il progetto del Galsi a favore di due Rigassificatori, contro i quali già insorge tutto il pollaio di Galline Prataiole che da noi, ma non solo, ha fatto un comodo nido…
    Galleggiamo su riserve enormi di Gas ma i soliti noti si oppongono poichè, è stranoto, l’Isola ha la naturale vocazione turistica !
    E tutta la politica locale si accoda, a questo pensiero unico che individua nell’industria tutti i mali della Sardegna…
    Si arriva a scrivere questo, nei programmi elettorali:
    “Per la gestione dei rifiuti l’intervento immediato deve avvenire secondo le tre R:
    Riduzione dei rifiuti – Riuso dei beni – Riciclo dei prodotti e dei materiali.
    Solo la parte residua deve essere trattata con sistemi (trattamento a freddo) che non creino problemi all’ambiente e alla salute, quindi NO AGLI INCENERITORI! Non bruciamo il nostro futuro.”
    E il messaggio, supportato da studi che indicano un aumento delle neoplasia in tutti i siti industriali, che viene recepito dalla popolazione è che Industria = morte, a prescindere…
    A nulla valgono le prove contrarie che indicano che solo laddove vi è progresso ed energia a basso costo, la vita media della popolazione aumenta !

  10. crescenti uberto

    Il messaggio di Prodi è secondo me totalmente condivisibile. Come noto il Governo croato sta favorendo la ricerca di idrocarburi in Adriatico. Le indagini sismiche hanno evidenziato nel sottosuolo marino delle strutture molto interessanti che potrebbero fornire gran quantità di petrolio. In Italia la incosciente attività dei No-Triv produce solo danni. La colpa è che non si fa informazione corretta sull’argomento Ci si inventa l’attribuzione di terremoti alla perforazione di pozzi di idrocarburi, si grida ai guasti ambientali conseguenti alle ricerche (subsidenza, erosioni costiere, danni al turismo) che al contrario sono inesistenti o comunque mitigabili, e così via. Si assiste così alla sottomissione di candidati politici alle intemperanze degli ambientalisti, che invece di essere correttamente informati, vengono accontentati per tema di perdere consensi elettorali. E’ ciò. ad esempio, che sta accadendo in Abruzzo dove tutti i candidati di tutti gli schieramenti alla Presidenza della Regione fanno a gara a sparare contro il petrolio. Nessun commento in merito. Stiamo veramente cadendo i basso. E poi ci si mette anche la RAI 3 che la scorsa settimana su Report ha mandato in onda una trasmissione contro le ricerche e sfruttamento di idrocarburi che fa gridare vendetta e vergogna. E’ difficile difendersi da questa malainformazione. Molti di noi geologi siamo intervenuti mandando e-mail alla redazione di critica e assoluta non condivisione con quanto riferito dalla Gabanelli. L’ho fatto anche io, soprattutto contestando le dichiarazione di assoluta certezza dell’attribuzione all’Uomo del riscaldamento globale per colpa dell’utilizzo di idrocarburi. Ho ricevuto, è già molto, risposta che conferma però il loro saccente ed arrogante comportamento. Auguri alla nostra Italia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »