Salta al contenuto

Il clima e le ragioni per cui la temperatura non cresce più, fuori una!

Ormai sembra che sia diventato un gioco, più o meno con cadenza regolare, infatti, escono paper che affrontano il tema della latitanza del riscaldamento globale. Negli ultimi giorni ne abbiamo parlato qui. Inevitabilmente, con l’accrescersi dell’interesse scientifico sull’argomento, alcune delle ipotesi avanzate, anche quelle più credibili, possono essere accantonate.

E’ esattamente quello che è successo a una delle ipotesi più gettonate, quella dell’accresciuta quantità di emissioni di particolato solido in atmosfera (aerosol) derivata dallo sviluppo vertiginoso delle nuove potenze economiche e industriali del Pianeta nell’est e nel sud-est asiatico. Gli aerosol, infatti, sono derivati diretti della combustione e insieme a quelli di origine naturale, organici e inorganici, hanno il potere di schermare la luce solare se sospesi in atmosfera con un effetto simile a quello provocato dalle eruzioni vulcaniche. Ma sono anche fondamentali nei processi di nucleazione, cioè nella condensazione del vapore acqueo e formazione delle nubi, la cui presenza ha sia capacità di schermare la luce solare sia di rifletterla verso lo spazio. Tutti questi effetti, in linea generale, diminuiscono la quantità di radiazioni ricevute dalla superficie del pianeta, il loro contributo è quindi quello di un raffreddamento.

Tuttavia, qualche giorno fa, è stato pubblicato sul GRL un paper in cui questa materia è stata affrontata con l’attenzione alla distribuzione spaziale della concentrazione di aerosol, e i risultati sono assai sorprendenti, perché la scala spaziale interessata da questi processi ha fatto sì che l’effetto sia stato di riscaldamento, cioè il contrario di quanto atteso e indicato come una delle possibili origini dell’arresto dell’aumento della temperatura media del pianeta.

Climate impacts of changing aerosol emissions since 1996

Innanzi tutto, fanno notare gli autori, le emissioni di aerosol sono diminuite costantemente nei paesi occidentali in tutto il periodo da loro esaminato. Questo, a mia opinione, già la dice lunga sul fatto che lo sviluppo, se in un primo momento risulta essere dannoso per l’ambiente, diviene poi fondamentale ai fini della salvaguardia dello stesso. Ma andiamo avanti. Allo stesso tempo, però, le emissioni di particolato sono aumentate nei paesi che hanno visto uno sviluppo molto rapido. Il risultato finale è tuttavia quello di un bilancio netto della presenza in atmosfera di aerosol ancora leggermente negativo. Cioè, nel periodo in esame ed a livello globale, gli aerosl di origine antropica sono comunque legegrmente diminuiti.

Ma l’aspetto più interessante di questo studio, un risultato cui gli autori sono giunti grazie all’impiego di un modello che simula (o tenta di simulare) il contributo degli aerosol alle dinamiche del clima, è quello che ha identificato nello spostamento verso l’equatore delle concentrazioni più elevate la ragione del contributo riscaldante anzichè raffreddante. Scendendo di latitudine dall’Europa e dal Nord America verso la Cina meridionale e l’India, infatti, il contributo alla nucleazione degli aerosol, la loro capacità di accrescere la presenza di nubi, sarebbe infatti stato velocemente saturato, limitando molto più di quanto non accaduto in passato alle latitudini settentrionali l’effetto raffreddante. Il black carbon, inoltre, essendo presente sia sotto che sopra le nubi, avrebbe avuto in generale un ulteriore effetto riscaldante.

Il tutto, riportato alla scala globale, tenderebbe ad escludere quindi che la pausa nell’aumento della temperatura media del pianeta che stiamo vivendo da oltre 15 anni, possa essere stata causata dall’effetto schermante degli aerosol antropici e quindi debba necessariamente essere invece ascritta ad oscillazioni naturali.

Ciò significa, come già ci è capitato di far notare più volte, che se come è noto il forcing antropico da CO2 ha continuato ad esistere anzi ad aumentare, o la Natura è più potente di questo forcing o tutto il sistema ne è influenzato in modo minore, cioè il clima è meno sensibile all’aumento delle emissioni di quanto si immagini, cosa che, del resto, inizia anche ad emergere dalla letteratura scientifica più recente.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

3 Comments

  1. Fabio Vomiero

    A mio avviso il tema è molto interessante perché, se è vero che ci sono studi come quello citato (anche uno recente texano) che tenderebbero a sminuire il ruolo degli aerosol antropogenici nella modulazione del clima, è anche vero che esistono diversi lavori che invece suggerirebbero il contrario. Ad esempio Dunstone 2013 o Allen 2014 e altri, attribuirebbero agli aerosol antropici (prevalentemente provenienti dai Paesi asiatici in via di sviluppo, Cina in primis) influenze macroscopiche ed importanti sul sistema clima come per esempio sulla formazione delle tempeste Atlantiche o del Pacifico o addirittura un ruolo anche sullo spostamento verso nord della cella tropicale di Hadley. Per non parlare poi di lavori che documenterebbero la possibilità di questi aerosol di distribuirsi a livello globale nella bassa troposfera (studio giapponese del 2009) o dei numerosi lavori disponibili sull’importante effetto del deposito di black carbon sulle superfici ghiacciate del nostro pianeta che favoriscono e accelerano il processo di scioglimento. Quindi anche se i dati sono ancora incerti e i risultati a volte discordanti, credo sia comunque ragionevole ipotizzare che anche gli aerosol antropici, così come quelli naturali (polveri vulcaniche e sabbia principalmente), proprio perchè costituiscono un flusso in entrata nel sistema non trascurabile, possano avere un qualche effetto sul clima. Oltre che naturalmente avere un documentato effetto deleterio sui nostri polmoni. Sicuramente la questione dovrà necessariamente essere chiarita e approfondita ulteriormente dalla ricerca. Come sempre saluto tutti cordialmente.

  2. Luigi Mariani

    Dall’articolo emerge che Cina (35%) e India (8%) danno un contributo sostanziale alle emissioni antropiche globali di aerosol. Luigi

  3. Come al solito si tratta di solo un articolo ma non dimentichiamo che la sensitivity alla co2 è sempre stata calcolata sulla base di effetti raffreddanti da parte degli aerosol per cui se questi ultimi tiratori al bersaglio…volevo dire…modellisti l’avessero azzeccata allora la sensitivity potrebbe essere bassa al punto della irrilevanza.

Rispondi a Luigi Mariani Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »