Salta al contenuto

Evoluzione del clima, vietato semplificare…ma va?

Uno dei mantra della catastrofe climatica prossima ventura è l’esasperazione di tendenze già esistenti. In particolare con riferimento agli aspetti idrologici, presagio vuole che le terre aride debbano diventare più aride e quelle umide ancora più umide. Il messaggio semplificato ha la solita efficacia di chi magari di scienza ne sa ma non la dice tutta ma di comunicazione ne sa molto di più, il che è tipico di un movimento salvapianeta che ha fatto della comunicazione la sua ragione di esistenza. Eccolo qua: “dry gets dryer, wet gets wetter”. Semplice e diretto no?

Attenzione però, perché ogni tanto capita anche che qualcuno provi a verificare. E così esce su Nature Geoscience un paper in cui effettivamente qualche verifica è stata fatta.

Global assessment of trends in wetting and drying over land

Il mantra di cui sopra, infatti, pare scaturisca essenzialmente da dinamiche riferite agli oceani, non alle terre emerse, perché pare che i pattern sugli oceani siano in qualche modo ricostruibili, diversamente da quelli sulla terraferma che invece presentano parecchi problemi di identificazione. Avrei qualche dubbio anche sulla fiducia accordata alla capacità di ricostruire i pattern climatici sugli oceani, ma passiamo oltre. Dopo aver raccolto una discreta mole di dati riferiti alle terre emerse gli autori di questo paper hanno scoperto che per 3/4 di esse non si riscontra alcun trend significativo di cambiamento, mentre per 1/4 ci sono dei segnali abbastanza solidi. Solo che la regola de mantra, secco più secco e umido più umido, vale solo per la metà di questa porzione. L’altra metà ha andamenti di segno opposto, secco meno secco e umido meno umido, che non mi pare proprio un disastro. Cioè 1/8 delle terre emerse rispetta il mantra, tutto il resto no. Di qui l’ammonimento degli autori:  

“Concludiamo che i cambiamenti all’aridità sulla terraferma, dove il potenziale per le conseguenze socio-economiche è più elevato, non hanno seguito una semplice intensificazione di pattern esistenti”.

Certo che ‘sti cambiamenti climatici son proprio strani. Per lo più non cambia niente e dove cambia in parte lo fa in meglio e in parte non si sa.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

3 Comments

  1. Guido Botteri

    http://it.wikipedia.org/wiki/Deserto_del_Sahara
    da cui
    // Segnali recenti indicano che il Sahara e le regioni circostanti si stanno “rinverdendo” a causa di un aumento delle precipitazioni. Immagini satellitari mostrano un vasto “rinverdimento” del Sahel tra il 1982 e il 2002 e l’aumento delle aree di pascolo è stato osservato dallo scienziato del clima Stefan Kröpelin //
    non mi pare che valga il “dry gets dryer”

    • Sarebbe interessante sapere cosa è successo dopo il 2002.

  2. Dopodiché sarebbe interessante sapere se questa grande assenza di cambiamenti e queste parziali presenze di cambiamenti sono le stesse o no del periodo pre-1950. Ma immagino che non lo potremo mai sapere.

Rispondi a Fabrizio Giudici Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »