Salta al contenuto

The day after tomorrow…non è mai arrivato!

Un breve reminder per i non iniziati alla cultura cinematografica catastrofica. The Day After Tomorrow è un film di qualche anno fa in cui si ipotizzava l’arresto della Corrente del Golfo con conseguente rapidissimo raffreddamento del clima del Nord Europa prima e dell’intero emisfero nord poi. Per gli eroi del film naturalmente c’era il lieto fine, per la catastrofe no, perché il pianeta piombava nell’era glaciale.

Teoria bislacca? Un po’, ma non così tanto, perché in effetti di studi sull’eventuale indebolimento, cambiamento o addirittura interruzione della CdG ce ne sono parecchi, non per presagire un’era glaciale magari, ma sicuramente per cercare di risolvere il rebus delle variazioni climatiche anche recenti che ha attraversato il nostro emisfero. E poi ci sarebbe il collegamento con l’attualità delle recentissime variazioni climatiche, con lo spauracchio, quello sì alquanto bislacco, del totale scioglimento dei ghiacci groenlandesi con l’acqua dolce che piombando nel nord Atlantico fermerebbe la Corrente del Golfo.

Al riguardo, prima di proseguire, sarà bene ricordare che la circolazione oceanica, di cui la CdG è solo una parte e neanche tanto grande, si chiama termoalina perché ha un motore che va a salinità e contenuto di calore, ma esiste anche per ragioni astronomiche, con tempi e modi molto diversi, ma né più né meno di quanto avviene per la circolazione atmosferica. Per cui, per fermare la CdG, innanzi tutto si dovrebbe fermare il pianeta, che però continuerà a ruotare attorno al proprio asse ancora per un bel po’.

E, infatti, è di qualche giorno fa la pubblicazione di un altro paper piuttosto interessante, in cui attraverso l’analisi di dati di prossimità di origine sedimentaria, viene sfatato il mito dell’arresto della Corrente del Golfo durante le fasi glaciali. Quel che sembra essere invece cambiato nei periodi di raffreddamento, è la profondità a cui le acque provenienti dall’Atlantico centrale si sono mosse verso il Nord Europa.

Persistent intermediate water warming during cold stadials in the southeastern Nordic seas during the past 65 k.y.

Escludendo quindi per periodi più o meno lunghi lo strato superficiale dai processi di riscaldamento, nel contesto di un fenomeno controintuitivo come l’aumento delle temperature di profondità nelle fasi glaciali, viene meno lo scambio con l’atmosfera con tutte le conseguenze (tutte tranne quelle del film) che è possibile immaginare e che la storia racconta con riferimento al clima del vecchio continente.

Al link poco sopra trovate l’abstract dell’articolo.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...Facebooktwitterlinkedinmail
Published inAttualità

Un commento

  1. Guido Botteri

    Mi sa che sanno scrivere lo script e la sceneggiatura del film, ma non quello del pianeta 😀

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Categorie

Termini di utilizzo

Licenza Creative Commons
Climatemonitor di Guido Guidi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Permessi ulteriori rispetto alle finalità della presente licenza possono essere disponibili presso info@climatemonitor.it.
scrivi a info@climatemonitor.it
Translate »