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Addio pasta e capelli rossi, colpa dell’AGW

Rosso malpelo era un ragazzo dai capelli rossi tormentato dai pregiudizi dei suoi simili dell’omonima novella di Giovanni Verga. Pigmentazione della pelle e colore dei capelli presumibilmente indotti nei secoli e nei millenni dall’ambiente circostante. Come tutte le altre, del resto. Beh, ci crediate o no, il clima che cambia e cambia male farà scomparire i capelli rossi. Qualora foste interessati – chi scrive è fuori gioco per indisponibilità di materia prima – sarete costretti a tingerli, anche se avete una discendenza irlandese, scozzese o del nord dell’Inghilterra.

Questa perla di notizia gira sul web priva di ulteriori approfondimenti, fatto salvo il nome di un certo Alistar Moffat, che pare ci abbia pensato su parecchio. Del resto, mi viene da pensare, Erik il Rosso andò in Groenlandia perché faceva caldo e i suoi discendenti se ne andarono perché era tornato il freddo. L’avessero saputo sarebbe bastato loro darsi una mano di hennè.

Comunque, rossi, biondi, castani o neri che abbiate i capelli, la tragedia non finisce qui. Sempre a causa del global warming, o meglio dell’aumento della CO2 che lo pare lo generi, dovrete rinunciare a ben altro. Udite udite, dal 2050 o giù di lì, addio pasta al dente, solo robaccia molliccia che si attacca alle pareti secondo il leggendario test di cottura degli americani. Pare infatti che l’aumento della CO2, che è casualmente il cibo delle piante (strano veleno, non è vero?), farà sì crescere la produttività di alcune specie di vegetali tra cui il granturco anche del 20%, ma il grano sarà un po’ meno duro, quindi pasta scotta.

Altra perla di notizia, altro giro sul web.

Ora, il Paese è per metà sott’acqua, l’estremismo islamico semina terrore in mezzo mondo, Ebola miete vittime nell’altro mezzo e abbiamo appena scalfito l’elenco delle cose di cui forse dovremmo preoccuparci un po’ di più che del colore dei capelli o della cottura della pasta. Anche se sono catastrofi ascrivibili al clima che cambia. Ma quanto durerà questa follia?

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Published inAttualità

3 Comments

  1. Non so se si estingueranno o no. Ma mi ricordavo bene, è roba già detta parecchi anni fa, quasi 10:

    http://community.seattletimes.nwsource.com/archive/?date=20050509&slug=redhair09

    Solo che allora nessuno la associava all’AGW, ma a una mera questione di geni recessivi. Eh già, l’AGW all’epoca non vendeva abbastanza.

    È una variante di una storia simile, relativa all’estinzione dei biondi. Come potete vedere, è considerata una bufala:

    http://en.wikipedia.org/wiki/Red_hair#Extinction_hoax
    http://en.wikipedia.org/wiki/Disappearing_blonde_gene

    Finite le stronzate nuove, devono riciclare quelle vecchie.

  2. Guido Botteri

    Vivo nel Sud, che ha una temperatura media maggiore della Scozia, e di persone dai capelli di colore rosso ne conosco varie; gente bella e simpatica ma che non sembra intenzionata a cambiare il colore dei capelli, né ad estinguersi.
    Vorrei proprio vedere su quali prove concrete si baserebbe una “ipotesi” del genere, e temo che sia solo protagonismo, come fin troppo spesso accade.
    Ricordo tante altre ipotesi fantasiose, non riconfermate e penso che questa sarà l’ennesima notizia senza fondamento che leggeremo, e non ne mancheranno altre, altrettanto fantasiose, perché in fondo la fantasia dell’uomo è superiore alla sua capacità tecnica e alla sua conoscenza.
    Senza altre, più concrete, prove, la mia risposta è
    “Alistar Moffat, la sua notizia finisce qui!”
    Come si fa a Miss Italia. 🙂
    Secondo me.

  3. Luigi Mariani

    Caro Guido, per quanto mi riguarda ho trattato il tema della qualità della pasta nel post “AUMENTO DELLA CO2 ED EFFETTI SULLE PROTEINE DEI VEGETALI: SARÀ APOCALISSE?” http://www.climatemonitor.it/?p=35631 uscito su CM il 23 aprile.
    Fermo restando che oggi i frumenti da pasta migliori in assoluto non si producono in Italia ma in Australia o Canada, per il resto non molto da aggiungere a quanto scrissi allora cercando di spiegare che abbiamo tutti i mezzi agronomici (es: concimazioni fogliari) per mantenere il tenore proteico delle granella a livelli elevati anche con alti livelli di CO2 (che peraltro daranno luoo a sensibili incrementi di resa se applicheremo gli strumenti agronomici – e ne abbiamo moltissimi – atti a contenere le limitazioni termica, idrica, ecc.).
    Temo tuttavia che una lettura realistica dei fenomeni non abbia diritto di cittadinanza a fronte di quella in chiave catastrofica, che fa comodo a troppi (anche se spesso non al cittadino, che di solito è chiamato a pagare tasse per contribuire al “salvataggio del pianeta”). Ciao. Luigi

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