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Precipitazioni intense e difesa del territorio

La nostra penisola è attraversata in questi giorni da una perturbazione che sta causando diversi episodi di precipitazioni intense. Giornali e media televisivi ci riferiscono che in varie regioni ci sono state disposizioni di chiusura delle scuole e di molti edifici pubblici, quale misura di prevenzione rispetto alle conseguenze che potrebbero derivare dagli allagamenti temuti; il ricorso a tali disposizioni sembra diffondersi a macchia d’olio, in quanto esse vengono generalmente considerate in modo positivo, quindi come utili azioni di mitigazione dei rischi. Ma le cose stanno davvero in questi termini? A mio parere si tratta di decisioni ben poco razionali che soddisfano delle logiche di “politicamente corretto” piuttosto che essere il frutto di un logico approccio scientifico alle questioni in gioco. Di seguito cercherò di spiegare sinteticamente i perché della mia opinione.

  • La quasi totalità delle perturbazioni autunnali è in grado di produrre delle piogge di forte intensità sul nostro territorio. Il problema, in sede di previsione, è però sapere dove ciò avverrà e con quale livello di intensità. Per capirsi: 30 mm in un giorno su un centro urbano difficilmente causeranno problemi, mentre, se si arrivasse a 100, è assai probabile che si determinino situazioni di seria difficoltà; purtroppo prevedere simili differenze è ancora oggi impossibile.
  • Qualunque azione di difesa dai rischi naturali deve essere progettata sulla base di un esame del rapporto costi/benefici. In proposito, sarebbe bene che all’opinione pubblica venisse comunicato con chiarezza il costo sociale del blocco delle principali attività per un’intera giornata, in una città (ieri questo blocco ha riguardato anche Roma, una capitale di 3 milioni di abitanti). La domanda da porsi è: «tali costi sociali sono tollerabili, in rapporto ai possibili danni che si vogliono evitare ed alla bassissima probabilità delle previsioni su cui ci si può basare?».
  • Nella stima dei danni ipotizzati per una pioggia violenta, non si deve fare di ogni erba un fascio, visto che i pericoli sono molto più seri nelle località ove vi sono anche condizioni di rischio idraulico, cioè rischi di piene improvvise ed impetuose di corsi d’acqua con piccolo bacino idrografico. È questo il caso, ad esempio, di Genova ma non lo è di Roma.
  • Ipotizziamo che le decisioni prese tra ieri ed oggi a Roma e in numerosi altri Comuni italiani siano razionali. Non vi è dubbio allora che – in considerazione delle normali condizioni climatiche dell’Italia – diverse volte ogni anno sarebbe corretto applicare le stesse misure preventive in tante città, soprattutto nelle zone a maggior pericolo, come la fascia costiera che comprende la Liguria e la Toscana settentrionale. Sarebbe logica una cosa del genere? Quali costi ne deriverebbero?
  • È forte la sensazione che le azioni preventive in oggetto siano anche dovute alle false idee che circolano in tema di eventi estremi, con la sempre più diffusa convinzione che siano aumentati per entità e frequenza e che quindi si renda necessaria la lotta contro un nemico molto più forte del passato.

Credo in sostanza che sia importante superare certi atteggiamenti che ultimamente hanno preso piede, per evitare di disperdere risorse pubbliche, senza ottenere dei risultati adeguati.
Si pensi in conclusione all’eventualità di una nevicata. In una nostra città del Centro come Roma (e, a maggior ragione, in una del Sud) un giorno di neve crea caos e grossi disagi; perché? Per il fatto che si tratta di una situazione inusuale, verso la quale non siamo organizzati e preparati a reagire; nei Paesi dell’Europa settentrionale la neve è cosa del tutto normale in molti giorni dell’anno e la vita fluisce tranquillamente. Purtroppo le piogge intense sono una caratteristica del clima del nostro autunno, per cui dobbiamo trovare le forme migliori di adattamento al verificarsi di tali fenomeni, evitando decisioni all’apparenza giustificabili, ma in realtà non razionali.

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Published inAttualità

8 Comments

  1. Maurizio Rovati

    Resta il dubbio sul fatto che altri magistrati abbiano emesso sentenza opposta per gli stessi fatti. Circa la frequenza con cui questo avviene nei tribunali, c’è da rimanere sbalorditi. Anche per questo confermo la pessima opinione che ho dei magistrati… da 40 anni a questa parte, per non esser fraintesi.
    Sono curioso di sapere perché uno solo ha avuto una condanna, seppur ridotta. Il braccio destro di Bertolaso… Sarà una… coincidenza?

    • donato

      “Sono curioso di sapere perché uno solo ha avuto una condanna, seppur ridotta. Il braccio destro di Bertolaso… Sarà una… coincidenza?”
      .
      Ai posteri l’ardua sentenza! 🙂
      Ciao, Donato.

  2. donato

    Durante la mia adolescenza pioveva di più rispetto ad oggi (oddio, si tratta di ricordi aneddotici senza misurazioni di sorta per cui valgono quel che valgono 🙂 ), ma ricordo nitidamente che dal balcone di casa si vedeva in lontananza il fiume ingrossato dalle piogge autunnali e non era raro che si sentisse parlare di fiumi come il Tammaro o il Calore posti sotto osservazione dal Genio Civile in quanto le piene minacciavano la stabilità dei ponti. Un anno (circa 40 anni fa) ricordo che, passando con l’autobus sul ponte vanvitelliano che attraversava il Calore in piena, il livello della piena sfiorava le arcate più basse.
    Le strade erano spesso interessate da smottamenti e frane improvvise causate dalle abbondanti piogge e, frequentemente, si arrivava tardi a scuola a causa di questi problemi.
    Nonostante tutto non ricordo che venissero interrotte le attività didattiche a causa della pioggia eccessiva. Per la neve il discorso era diverso.
    Come giustamente fa notare nel suo post S. Pinna, al Sud non eravamo preparati per le nevicate, ma le piogge, anche quelle abbondanti, non ci facevano paura. Uso il passato perchè oggi sembra che anche quella che una volta avremmo classificato come una normale pioggia, provoca allarme, timore e … blocco delle attività (di qualunque tipo).
    .
    Se andiamo ad analizzare bene gli eventi, ci rendiamo conto, però, che i disastri molte volte succedono per colpa degli esseri umani e non della natura. L’allagamento di un sottopasso deriva non dall’abbondanza di pioggia, ma, quasi sempre, dall’idiozia del tecnico progettista e dell’amministratore committente che hanno consentito la realizzazione di un’arteria stradale al di sotto del livello del terreno circostante senza le opportune opere d’arte necessarie al deflusso delle acque (l’evacuazione delle acque è la prima cosa che ci insegnavano nel corso di progettazione di strade all’Università).
    A Benevento, tanto per citare un caso reale, hanno realizzato un’arteria stradale che nel suo punto più basso si trova a livello del fiume Calore: in caso di forti piogge (come quelle di qualche decennio fa) l’allagamento è garantito e, se qualche malcapitato si trova nel fondo del sifone, anche la sua prematura fine. L’Amministrazione comunale ha, di recente, messo in opera un bel paio di semafori e altrettanti cartelli che invitano gli automobilisti a non entrare nel sottopasso in presenza di semaforo rosso: speriamo che tutto funzioni a regola d’arte!
    Possiamo attribuire la responsabilità di tutto ciò alla natura? Certamente no, ma la natura non ha il vizio di protestare o querelare per calunnia, gli uomini si.
    .
    Vorrei chiudere questo mio contributo con le parole di un cittadino romano intervistato in televisione durante uno dei servizi giornalistici dedicati al recentissimo allarme inondazione di Roma:
    <>.
    Una volta si diceva “vox populi, vox Dei”: mai citazione è stata più appropriata.

    p.s.: mi astengo (perché non conosco i fatti) dal citare il caso dell’argine di calcestruzzo armato (sic!) che ha ceduto nel Comune di Massa Carrara provocando l’allagamento di decine di immobili: si trovavano tutti in zona a rischio (a livello del fiume), ma se le mie impressioni sono reali, mi sa che l’uomo ci ha messo tanto, ma proprio tanto, del suo per produrre i guai che hanno suscitato lo sdegno (giusto, secondo me) della popolazione.
    Ciao, Donato.

    • donato

      Per un problema di formattazione la citazione del cittadino romano è andata a farsi benedire. La ripropongo:
      “Ma quale bomba d’acqua, ci allaghiamo perchè nessuno pulisce i tombini ostruiti dalle foglie”
      Mi scuso per il disguido.
      .
      Approfitto dell’occasione per compiacermi del “rinsavimento” della giustizia italica: i membri della Commissione Grandi Rischi che, secondo l’accusa, “rassicurarono” i cittadini aquilani circa gli eventi sismici in corso all’epoca del terremoto de L’Aquila, pochi minuti fa sono stati tutti assolti in appello. Due anni fa biasimai fortemente la decisione dei giudici che li aveva condannati (secondo me ingiustamente), oggi ho il dovere morale di ribaltare il duro giudizio circa l’operato della magistratura espresso, su queste pagine, due anni fa.
      Ciao, Donato.

    • Guido Botteri

      Mi associo

  3. Mario

    Parole sante 🙂

  4. Maurizio Rovati

    Certo che dopo aver propalato per anni che siccità e deserto avrebbero caratterizzato il nostro clima prossimo futuro, i nostri solerti amministratori avranno avuto qualche ragione in più per non curarsi di salvaguardare il territorio dalle precipitazioni.
    Come rimproverarli adesso se per porsi al riparo da spiacevoli contestazioni chiudono le scuole mentre giocano a scaricabarile tra loro. Tanto i media parlano solo di cambiamenti climatici causati dall’uomo. Per esempio in cina, a pechino, con la sola imposizione delle targhe alterne… e la chiusura delle fabbriche… e la riduzione del riscaldamento negli edifici e tante altre piccole cose come il fatto che è arrivato il vento, ecco, a pechino, hanno dato l’esempio di come noi dobbiamo lottare contro il cambiamento climatico. Tiè!

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